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Fabio Barcellona
Il classico di Natale tra Juve e Roma
24 dic 2018
24 dic 2018
Per il terzo anno consecutivo la Juventus ha battuto la Roma poco prima delle feste.
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Fabio Barcellona
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Alla sfida di Natale con la Roma, che ha chiuso la terzultima giornata d’andata del campionato di Serie A, la Juventus è arrivata con l’incredibile record di15 vittorie su 16 match di campionato, anche se nelle ultime partite era apparsa in leggero calo tecnico ed atletico. Completamente diverso il momento della Roma, finita in un circolo vizioso di infortuni, equivoci tattici e prestazioni fortemente negative che, paradossalmente, la sofferta e poco convincente vittoria contro il Genoa aveva ulteriormente confermato.

 

Nella ricerca della migliore soluzione possibile ai problemi della sua squadra, contro il Genoa, appunto, Di Francesco aveva schierato la sua squadra con un inedito 3-4-3 con Zaniolo in posizione di

che, nel corso della partita, si era tramutato in un 3-5-2 con l’arretramento del giovane centrocampista classe 1999 in posizione di mezzala.

 

Contro la Juventus, il tecnico della Roma ha scelto ancora una volta la difesa a 3, stavolta da subito con il 3-5-2: Santon e Florenzi sugli esterni, Cristante, Nzonzi e Zaniolo in mezzo al campo e Schick e Under stretti in fase d’attacco.

 


Il 3-5-2 schierato nel primo tempo dalla Roma. A differenza che nella versione vista l’anno scorso in Champions League, la difesa a 3 schiera Manolas a destra e Fazio centrale.






Come affermato da Di Francesco nelle interviste post-partita, lo schieramento scelto era funzionale a contrastare le tre punte della Juventus, spesso strette al centro dell’attacco, e ad avvicinare un giocatore a Schick, palesemente a disagio nel ruolo di punta unica. Il piano del tecnico giallorosso ha fallito però la prova del campo. Nel primo tempo la sua squadra non è riuscita a trovare il corretto equilibrio tra copertura degli spazi e pressing, mostrando come la soluzione scelta avesse ancora meccanismi troppo approssimativi per contrastare una squadra della forza della Juventus.

 

La Roma ha mostrato un’evidente difficoltà sia in fase di difesa posizionale che in fase di pressing. In particolare, quando i giallorossi provavano ad attendere la Juventus pressando solo all’altezza della linea di metà campo, l’interpretazione combinata della fase difensiva delle mezzali e degli esterni lasciava agli avversari gli spazi necessari a risalire comodamente il campo, abbassando così la linea difensiva.

 

Le mezzali (Zaniolo a sinistra e Cristante a destra) prendevano come riferimento per la propria posizione quella dei diretti avversari (Bentancur e Matuidi), mentre le due punte rimanevano strette sui centrali avversari proteggendo il centro del campo. Con Santon e Florenzi bassi, la Juventus usciva comodamente dall’impostazione arretrata utilizzando i terzini        e poteva consolidare il possesso, mettendo poi in inferiorità l’esterno avversario con un attaccante largo sul lato forte: in genere Dybala dal lato di Florenzi, e Ronaldo o Mandzukic da quello opposto.

 

Quando invece Santon o Florenzi provavano ad uscire più alti sui terzini, i tempi della pressione erano quasi sempre sbagliati e lasciavano alla Juve la possibilità di uscire utilizzando il palleggio, sulla fascia destra, e gli inserimenti di Matuidi alle spalle del centrocampo della Roma, su quella sinistra.

 

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Stavolta, sulla costruzione bassa della Juve, Florenzi sceglie di aggredire De Sciglio che però ha il tempo di passare da Pjanic per giungere a Dybala liberissimo alle spalle proprio di Florenzi.




Con il pressing la Roma è riuscita a recuperare qualche palla in posizione avanzata, soprattutto grazie alle qualità in pressione di Zaniolo, che hanno portato anche un paio di occasioni di tiro per la sua squadra, ma troppo frequentemente ha lasciato spazi alle spalle della prima linea di aggressione che la Juventus poteva sfruttare per ribaltare il fronte del gioco.

 


La Roma esce in pressing sulla costruzione bassa della Juventus. Florenzi si alza su De Sciglio, ma sia i tempi dell’aggressione che le distanze tra i reparti sono errati e consentono a De Sciglio di giocare un laser pass verso Bentancur, libero alle spalle della linea di pressione avversaria.


 

Oltretutto, quando pressata, la Juventus riusciva ad uscire anche giocando la palla dalla linea arretrata direttamente verso Ronaldo (4 sponde per CR7) e Mandzukic (4 duelli aerei vinti dal croato), che utilizzavano la loro fisicità contro i difensori della Roma per consentire alla squadra di scavalcare il pressing con una singola giocata verticale.

 

Di fatto, le difficoltà giallorosse in fase di pressing alto e nelle più prudenti fasi di pressione a cavallo della linea di centrocampo hanno consentito alla Juventus di consolidare il palleggio, specie utilizzando le uscite laterali per creare un lato forte della manovra, per poi provare ad attaccare, come di consueto, cambiando gioco verso il lato debole.

 



Inoltre, come spesso le capita quando riesce a dominare il possesso, la Juventus ha aggiunto alla propria circolazione del pallone ampie fasi di pressing e contropressing particolarmente aggressive, quando non in possesso. I bianconeri per tutta la prima frazione di gioco hanno difeso con un 4-3-3 puro, pressando i tre difensori giallorossi coi tre attaccanti, e alzando Pjanic sul mediano Nzonzi. A godere di una potenziale maggiore libertà erano Santon e Florenzi, ma la Juventus non ha avuto incertezze nell’aggredire i due esterni con i terzini, senza aver paura di lasciare Bonucci e Chiellini in parità numerica contro Schick ed Under (che non sono riusciti mai a reggere il confronto coi centrali bianconeri).

 

Il pressing della Juventus ha reso difficoltosa la circolazione palla della Roma, che oltretutto non ha quasi mai provato a consolidare il proprio possesso, sia perché gli esterni erano quasi sempre troppo bassi sia per la natura di squadra verticale, ma ha cercato precocemente le punte, riconsegnando presto il pallone agli avversari.

 

Per questi motivi, nel primo tempo la Juventus ha avuto il 63% del possesso, con una precisione nei passaggi dell’86% contro il 75% degli avversari. I bianconeri hanno tirato 13 volte in porta, contro le sole 3 conclusioni della Roma, e hanno raggiunto il gol con il solito colpo di testa sul secondo palo di Mario Mandzukic, favorito anche da un’indecisione di Santon che invece di aggredire il cross di De Sciglio, lo ha aspettato in posizione.

 

L’azione del gol della Juventus mostra la capacità multiforme della squadra di Allegri di adattare il proprio gioco alle mosse degli avversari ed è emblematica delle tendenze tattiche di tutto il primo tempo. Dopo una paziente circolazione da sinistra verso il centro, Bonucci in possesso del pallone, si è orientato per giocare il pallone alla sua destra verso De Sciglio. Florenzi ha provato ad anticipare il passaggio e De Sciglio ha reagito attaccandolo alle spalle, con Bonucci che ha scelto quindi di lanciare lungo verso l’inserimento avanzato del proprio terzino destro: un perfetto esempio di come la Juventus riesca ad attaccare leggendo le intenzioni della difesa e girandole a proprio vantaggio.

 

Bentancur, poi, ha recuperato il pallone (con il gegenpressing) e Mandzukic ha sfruttato la disattenzione di Santon.

 



In svantaggio di un gol e incapace di arginare gli attacchi avversari e di proporne efficacemente di propri, Di Francesco ha rivoluzionato la sua squadra, tornando al 4-2-3-1, con Zaniolo alle spalle di Schick e Under e Kluivert (subentrato a Florenzi) sugli esterni. La mossa del tecnico giallorosso ha portato all’immediata reazione di Massimiliano Allegri, che per affrontare uno schieramento distribuito in maniera più ampia ha abbandonato il 4-3-3 puro in fase di non possesso, arretrando con continuità Mandzukic sulla linea dei centrocampisti, difendendo così con un 4-4-1-1 che diventava un 4-5-1 nelle occasioni in cui Dybala si allineava a destra al reparto di centrocampo.

 

Il nuovo contesto ha reso più equilibrato il confronto tattico tra le due squadre, con alcune falle dello schieramento della Roma che erano state tamponate dal 4-2-3-1: soprattutto, i giallorossi sono riusciti a presidiare le fasce con due giocatori (la coppia terzino-esterno) rendendo più difficoltose le comode uscite laterali della Juventus del primo tempo.

 


Under su Alex Sandro, coperto alle spalle da Santon su Mandzukic. La Roma del secondo tempo copre molto meglio le fasce e impedisce alla Juventus di consolidare il possesso grazie alle uscite dell’impostazione bassa sui terzini.


 

Il nuovo schieramento della Roma ha reso anche più semplice la circolazione del pallone, maggiormente palleggiata, costringendo così la Juventus ad abbassare il proprio baricentro.

 

Nella ripresa la percentuale di possesso è stata esattamente opposta a quella del primo tempo ma il ritrovato dominio del pallone non è stato sufficiente a pareggiare le sorti del match. Gli attacchi dei giallorossi non hanno trovato mai uno sbocco centrale e si sono risolti principalmente in cross che la difesa della Juventus ha controllato agevolmente.

 

Ben 21 dei 24 cross totali della squadra di Di Francesco sono stati giocati nel secondo tempo, ma solo in occasione di due calci piazzati Fazio e Cristante sono riusciti a prevalere sui difensori bianconeri, colpendo di testa in maniera poco pericolosa verso la porta di Szczesny. Gli altri due tiri della Roma del secondo tempo sono stati effettuati dal più efficace giocatore giallorosso, Nicolò Zaniolo, che ha trovato spazio al limite dell’area ma ha visto le sue conclusioni ribattute entrambe le volte da un’ottima protezione della porta di Giorgio Chiellini.

 


Nonostante il cambio tattico effettuato da Di Francesco abbia migliorato la partita della Roma, anche nel secondo tempo la squadra più pericolosa è stata la Juventus che ha tirato di più e in situazioni potenzialmente più favorevoli. Dei 20 tiri bianconeri, ben 15 sono partite da dentro l’area, mentre la Roma ha calciato 4 delle sue 7 conclusioni dell’area bianconera.




Le speranze per le possibili inseguitrici della Juventus erano riposte anche nel calendario della Serie A, che aveva destinato ai bianconeri una serie di partite potenzialmente complesse nella seconda parte del girone. Nelle ultime sei partite di campionato la squadra di Allegri ha affrontato Milan, Inter, Fiorentina, Roma e Torino. Ma la Juventus ha vinto tutte queste partite, evidenziando, qualora fosse necessario, il suo domino del campionato. Pur mostrando minore brillantezza atletica e tecnica, forse figlia anche di qualche infortunio, i bianconeri sembrano in grado di dominare alcuni momenti della partita e di gestire con relativa comodità le fasi in cui sono costretti a subire il gioco degli avversari, come nella partita contro la Roma.

 

La qualità della squadra di Di Francesco, priva di Dzeko (in panchina), Pellegrini, El Sharaawy e De Rossi (oltre che di Pastore, Karsdorp e Perotti tutti non al meglio e in panchina anche loro), non è stata sufficiente a riequilibrare le sorti del match anche dopo che le mosse nell’intervallo di Di Francesco avevano, in qualche maniera, annullato gli svantaggi tattici figli delle scelte iniziali del tecnico giallorosso.

 

In definitiva, il 3-5-2 con cui la Roma ha affrontato il primo tempo è apparso troppo improvvisato e troppo impreciso per pensare di poter contrastare la solidità e la fluidità della Juventus. Forse, considerato il periodo da cui veniva, qualche tifoso della Roma si aspettava una partita peggiore e nella partita di Torino la squadra ha dato segnali di vita, ma ancora una volta è apparsa tatticamente confusa e solo il passaggio alle certezze del 4-2-3-1 l’ha resa più solida. Per uscire dal lungo momento negativo sarà necessario recuperare tutti gli infortunati, ma soprattutto la squadra di Di Francesco dovrà ancorarsi a maggiori certezze tattiche.

 

 



 

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