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La Juventus ha patteggiato, cosa la aspetta ora?
31 mag 2023
31 mag 2023
Cosa è successo e cosa potrebbe succedere ancora.
(copertina)
Foto di Nicolò Campo / Imago
(copertina) Foto di Nicolò Campo / Imago
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Il contatore delle penalizzazioni si è fermato: la Juventus ha patteggiato un’ammenda per le cosiddette "manovre stipendi". L’accordo con la Procura Federale ha portato a una sanzione pari a 718.240 euro di multa, senza intaccare la classifica di Serie A, già segnata dal -10 comminato ai bianconeri per il caso plusvalenze. Senza perderci in questioni ontologiche sull’ammissione di colpa o meno (anche perché qui non ci si basa sul codice di procedura penale...), ciò che emerge dalla chiusura di questo procedimento è proprio la volontà da ambo i lati di chiudere tutto il capitolo legato alla precedente gestione del club.

In questo patteggiamento non rientra Andrea Agnelli: l’ex presidente bianconero però, tramite il suo legale, ha presentato un’istanza insieme al rappresentante della Procura Federale «al fine di ottenere un rinvio per proseguire nelle già avanzate interlocuzioni finalizzate alla valutazione di una proposta di accordo». Fino al 15 giugno, data dell’udienza presso il Tribunale Federale Nazionale, ha tempo per concordare una sanzione, come già fatto dagli altri amministratori deferiti (Fabio Paratici, 47 mila euro; Pavel Nedved, 35.250 euro; Federico Cherubini, 32.500 euro; Cesare Gabasio, 18.500 euro; Paolo Morganti, 15 mila euro; Giovanni Manna, 11.750 euro e Stefano Braghin, 10 mila euro, tutti elencati qui con le rispettive iniziali). Nel frattempo, la Juventus chiude i conti per quanto riguarda la giustizia sportiva italiana e aspetta sviluppi da quella europea, con l’ammissione alle competizioni UEFA ancora in ballo.

Le manovre stipendi valgono solo una multa?

Partendo dalle decisioni assunte in area FIGC, il dato lampante è che la violazione per «uso eccessivo del metodo plusvalenze» è stata sanzionata in misura maggiore rispetto alle manovre stipendi. Questo significa che la giustizia sportiva considera più grave il primo caso rispetto al secondo? Non per forza, anche se apparentemente può sembrare così. Se si è giunti a un'ammenda senza intaccare ulteriormente la classifica della Juventus, è perché le parti in causa - il club, appunto, e il procuratore federale - sono giunte a un accordo legato anche al primo procedimento. Per questo patteggiamento è stata infatti posta come condizione la rinuncia ad ogni ricorso sul primo filone, quello che ha portato al -10 per la squadra di Allegri nella classifica del campionato di Serie A 2022/23. I legali juventini, nell’attesa delle motivazioni della Corte Federale d’Appello (pubblicate nello stesso giorno in cui veniva accolto il patteggiamento sugli stipendi), si erano riservati di valutare la possibilità di un nuovo appello al Collegio di Garanzia dello sport del CONI. Appello che, a questo punto, viene escluso per far scorrere i titoli di coda su entrambi i processi in sede sportiva nazionale.

L’equazione manovra stipendi = multa, da sola, non regge. La Procura FIGC ha accettato di limitare la pena a un’ammenda e il Tribunale Federale Nazionale ha dato effetto a questa sanzione perché dietro c’era un altro procedimento ancora non concluso. La Juventus si tiene il -10 per le plusvalenze senza andare oltre con i ricorsi, i pm federali non calcano la mano sugli accordi con i tesserati per gli stipendi, limitandosi a quantificare la sanzione solo a livello economico. Stando al Codice di Giustizia Sportiva della FIGC (art. 126 e 127), i 718.240 euro di multa comminati ai bianconeri equivalgono alla pena prevista ridotta di un terzo, dato che il patteggiamento è intervenuto solo dopo il deferimento. Se l’accordo fosse stato raggiunto prima, allora la sanzione pattuita sarebbe stata pari alla metà della pena prevista (calcolatrici in mano: 538.680 euro). La sostanza non sarebbe cambiata: la Juventus avrebbe comunque chiuso la faccenda mettendo mano al portafogli, ma senza ricorrere sulla penalizzazione precedente, che già la esclude dalla prossima Champions League e al momento la tiene pure fuori dai piazzamenti per l’Europa League. Ma la presenza stessa dei bianconeri nelle competizioni UEFA del prossimo anno è in bilico per altri motivi, che vedremo dopo.

Stipendi e illeciti, ci sono precedenti?

Trovare precedenti di questo tipo non è affatto semplice. Anzi, è più facile dire che la Juventus possa rappresentare un caso unico, dato che le accuse sulle manovre stipendi vertono principalmente su quanto è stato comunicato (e quanto non è stato comunicato) in Borsa, con ciò che si riflette di conseguenza sui bilanci. Ma anche in questo caso, come per le plusvalenze, i fatti in questione «debbono ancora essere giudicati dal giudice naturale», come il club ha voluto sottolineare una volta incassato il -10. Inutile, dunque, fare paragoni con altre situazioni passate sui cui si è pure espressa la magistratura ordinaria. Si possono però analizzare casi in cui la giustizia sportiva ha sanzionato illeciti nei pagamenti degli emolumenti, senza per questo cercare analogie con le vicende bianconere. Il caso più recente riguarda il Foggia (poi fallito) della stagione 2018/19, penalizzato di 6 punti in Serie B.

I problemi dei satanelli di allora, meglio ribadirlo, non hanno nulla a che vedere con quanto accaduto alla Juve: i pugliesi vennero infatti accusati di aver pagato calciatori e tecnici in nero tramite l’utilizzo «di somme frutto di illecita evasione ovvero elusione fiscale» da parte di Ruggiero Massimo Curci, ex vicepresidente nonché possessore di quote del Foggia per il tramite di altra società. Se questo è il benchmark per togliere punti in classifica, allora forse appare più chiaro perché per la Juventus non siano state prese in considerazione nuove penalizzazioni.

Semmai il caso Foggia torna utile per un altro paragone. Come già detto, nel giorno stesso del patteggiamento sul fronte stipendi, la Corte Federale d’Appello ha pubblicato le motivazioni sulla sentenza che ha portato al -10 per le plusvalenze juventine. La quantificazione di questa nuova penalizzazione, ridotta dal -15 iniziale dopo l’accoglimento del ricorso da parte del Collegio di Garanzia dello sport del CONI e il proscioglimento degli «amministratori non esecutivi», si basa sulle responsabilità di ogni singolo amministratore inibito: i 30 mesi di Paratici valgono 4 punti, i 24 mesi di Agnelli valgono 3 punti in quanto presidente del Cda e legale rappresentante, i 24 mesi di Arrivabene 2 punti e i 16 mesi di Cherubini 1 punto. Totale: 10 punti. Nel 2019, per il vecchio Foggia, la Corte Federale d’Appello fece più o meno lo stesso ragionamento: dagli iniziali 8 punti si passò a 6 tenendo conto della modifica del format del campionato di Serie B (da 22 a 19 squadre, quindi con un alleggerimento proporzionale all’afflittività della pena) e dell’annullamento della sanzione per Domenico Sannella, inizialmente inibito per un anno. Nel suo caso, i 12 mesi vennero equiparati a 2 punti, mentre i tre anni di inibizione per Fedele Sannella portarono a 6 punti di penalizzazione. La logica, almeno da un punto di vista aritmetico, c’è.

La Juventus ora attende la UEFA

Con questo patteggiamento, la Juventus chiude i conti con la giustizia sportiva a livello nazionale, mentre sul fronte penale la partita è ancora alle fasi iniziali. Ma c’è un altro tavolo da cui si attendono segnali a breve: quello dell’UEFA. I bianconeri sono aritmeticamente certi di un piazzamento nelle coppe europee, non dovendo subire altre penalizzazioni oltre al -10 per il quale non faranno ricorso. Ciò significa, con una sola giornata di campionato rimasta da disputare, che non finiranno al di sotto del 7° posto, utile per qualificarsi all’Europa Conference League. Anzi, in base ai risultati di Roma (in casa con lo Spezia) e Atalanta (in casa col Monza), la squadra di Allegri potrebbe avere diritto a giocare la prossima edizione dell’Europa League, con una vittoria sul campo dell’Udinese. Sempre che il Club Financial Control Body della UEFA non decida diversamente.

A dicembre è stata avviata un’indagine su una potenziale violazione delle norme sul fair play finanziario e degli accordi transattivi siglati ad agosto per rientrare nei parametri. Se l’organo di giustizia del calcio europeo dovesse riscontrare violazioni, la sanzione potrebbe non essere solo pecuniaria (3,5 milioni già trattenuti dai premi col settlement agreement e in caso di inadempienza se ne aggiungerebbero altri 19,5). Tra le pene previste per il mancato rispetto delle norme finanziarie, infatti, c’è anche l’esclusione dalle competizioni UEFA. I tempi, però, stringono. È vero che la Juventus non vedrà comparire il proprio nome nell’urna di Nyon prima del 7 agosto, data del sorteggio dei play-off di Europa Conference League (con possibile esordio il 24), ma la terza competizione continentale aprirà i battenti della nuova stagione già il 20 giugno, col sorteggio del primo turno di qualificazione. Per quella data, la Camera Giudicante del Club Financial Control Body avrà dato il proprio verdetto?

Se anche fosse, l’iter potrà proseguire per altri due gradi di giudizio, fino al Tas di Losanna. Sempre che la Juventus, nell’eventualità di un’esclusione dalle competizioni europee, non accetti di sacrificare un anno di Conference League: lo scorso anno, vincendola, la Roma ha raccolto 19,2 milioni di euro dalla neonata competizione UEFA. Praticamente, un terzo di quello che i bianconeri si sarebbero garantiti con l’accesso alla Champions League tra starting fee, market pool e ranking. Un quarto di quanto ricavato nell’ultima stagione, chiusa con l’eliminazione ai quarti e un assegno da 77,4 milioni di euro. Cifre che la Juve non vedrà il prossimo anno, dato che per la prima volta dalla stagione 2011/12 resterà fuori dal gran ballo continentale. E non è detto che possa trovar spazio in una delle altre due coppe europee.

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