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Fabio Barcellona
La sconfitta della Juventus non è stata solo colpa degli errori
13 set 2021
13 set 2021
Ma di una confusione nella proposta di gioco.
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Fabio Barcellona
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Non è la prima volta che la partenza di campionato di una squadra di Massimiliano Allegri si rivela particolarmente difficile. Nel 2015, al suo secondo anno alla guida della Juventus, perse le prime due partite di campionato - in casa contro l'Udinese e in trasferta contro la Roma - e pareggiando in extremis la terza - a Torino contro il Chievo - ottenne l'unico punto nei primi tre match, una situazione analoga a quella attuale. Al suo esordio come allenatore in serie A, con il Cagliari, iniziò ancora peggio, perdendo le prime cinque gare di campionato. Se, come abbiamo visto, una partenza lenta non è una novità per Allegri, era davvero difficile immaginare un inizio peggiore per la Juventus, sia in termini di risultati che per la qualità del gioco espresso.

 

Il Napoli invece esce da questa giornata a punteggio pieno, ma la vittoria non deve far dimenticare una prestazione non eccezionale, dove per larghi tratti del match è mancata la brillantezza necessaria a scardinare la difesa a oltranza dei bianconeri.

 

 



La scelta quasi obbligata di lasciare a riposo i calciatori sudamericani appena tornati dagli impegni con le loro nazionali ha ridotto le possibili scelte di formazione di Allegri che ha disegnato una squadra che, abbandonando il 4-3-1-2 sperimentale e confuso negli uomini e nel modulo visto contro l'Empoli, ha ricalcato in pieno quella vista contro l'Udinese alla prima giornata di campionato, delineando così una prima continuità di intenti nella costruzione della squadra del tecnico livornese.

 

Da un punto di vista generale Allegri ha impostato una squadra che vuole difendere bassa e stretta e che per questo rinuncia a ogni tentativo di pressing a favore della ricerca immediata della compattezza nella propria metà campo. Una volta perso il pallone, non c’è la volontà di recuperarlo precocemente, facendo densità in zona palla, ma al contrario il primo obiettivo è quello di abbassarsi per organizzare una difesa posizionale. In fase di possesso, invece, la scelta sembra quella di prediligere una circolazione piuttosto verticale, orientata ad attaccare appena possibile in profondità, e che utilizza ampiamente gli inserimenti profondi delle mezzali. Partendo molto bassi sul campo, la transazione offensiva non può che essere spiccatamente verticale, con la ricerca di attaccare il più rapidamente possibile tutto il campo lasciato libero davanti.

 

Queste idee si sono tramutate nella scelta di uno schieramento stretto e basso (4-4-1-1) che aveva come priorità quello di difendere il centro del campo, costringendo il Napoli a passare dall’esterno. La posizione di Kulusevski, dietro Morata, era poi specifica per marcare il centrocampista basso del 4-3-3 del Napoli, in genere Fabian Ruiz.

 


Lo schieramento difensivo della Juventus. Si noti quanto siano stretti i quattro centrocampisti, che vogliono impedire ad ogni costo il filtrante alle loro spalle.




Nel primo tempo, impegnato contro il 4-3-3 del Napoli, il 4-4-1-1 della Juventus, pur concedendo parecchi calci d’angolo e calci di punizione dalle fasce nei pressi dell’area di rigore, è riuscito a impedire alla squadra di Spalletti di creare occasioni in zona centrale. Tutto quello che riusciva a fare il Napoli era attaccare dall’esterno, dove però grazie a un buon lavoro negli scivolamenti orizzontali della struttura difensiva juventina non riusciva ad evitare ai propri giocatori di tornare indietro.

 

Anche in fase di possesso palla, la Juventus ha ripreso l’atteggiamento visto contro: quando il possesso era consolidato l’esterno sinistro Rabiot (a Udine era stato Bernardeschi) ha costantemente stretto la propria posizione al fianco di Locatelli, impiegato come regista davanti alla difesa, mentre l’altra mezzala - Mc Kennie - si inseriva profondamente nel corridoio di centro destra (come Bentancur a Udine). L’ampiezza a sinistra veniva presa da Pellegrini, mentre l’altro terzino, De Sciglio stringeva la propria posizione al fianco dei centrali Bonucci e Chiellini. Di fatto lo schieramento della Juventus in fase di possesso palla ha disegnato una sorta di 3-5-1-1.

 


Lo schieramento offensivo della Juventus. Dal 4-4-1-1 si passa a un rombo di centrocampo con Rabiot che si avvicina a Locatelli e Mc Kennie che si allontana. L’ampiezza è presa da Bernardeschi e Pellegrini.




Nel primo tempo la disposizione del centrocampo bianconero ha messo in difficoltà quello del Napoli. Il centrocampo azzurro, schierato a tre, si è trovato troppo spesso in inferiorità numerica contro il rombo della Juventus. I bianconeri sfruttavano questa superiorità per ottenere vantaggi ed attaccare velocemente verso la porta di Ospina. Questo grazie alle ricezioni di Kulusevski dietro la pressione portata dalle mezzali sul portatore di palla basso del centrocampo bianconero.

 

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Un esempio concreto dei vantaggi posizionali ottenuti dalla Juventus nel primo tempo. Rabiot, si abbassa, Mc Kennie si alza. Anguissa si alza su Rabiot e Fabian Ruiz rimane in mezzo tra Kulusevski e Mc Kennie. Rabiot trova Kulusevski con un filtrante alle spalle della pressione di Anguissa e lo svedese può puntare la difesa avversaria. Così nasce la migliore azione manovrata della Juventus nella partita.




In alternativa, approfittando dei ritardi e dei dubbi nelle uscite in pressione delle mezzali del Napoli sul mediano Locatelli, la Juventus ha utilizzato le lunghe aperture da sinistra verso destra dell’ex Sassuolo verso Bernardeschi per isolare l’esterno contro Mario Rui e attaccare lo proficuamente il corridoio aperto tra il terzino azzurro e Koulibaly con le corse di Mc Kennie.

 


La palla è alla sinistra dell’attacco juventino. Locatelli apre lungo per Bernardeschi che isolato contro Mario Rui servirà in profondità Mc Kennie che ha attaccato puntualmente il corridoio tra il terzino e Koulibaly. Una direttrice di attacco costante per la Juventus






Luciano Spalletti ha messo immediatamente in campo il nuovo acquisto Zambo Anguissa in un centrocampo a 3 insieme a Fabian Ruiz ed Eljif Elmas. Con la Juventus che ha concesso volentieri spazio e pallone agli avversari, il Napoli non è riuscito, se non occasionalmente, ad utilizzare la profondità per sfruttare le doti di Oshimen ed ha dovuto attaccare contro il 4-4-1-1 già schierato degli uomini di Allegri. Nel primo tempo gli azzurri hanno provato a muovere la struttura difensiva avversaria facendo largo uso della rotazione dei tre centrocampisti nella speranza, vana, di spostare i centrocampisti bianconeri e di aprire varchi per penetrare centralmente.

 

La buona disciplina del reparto mediano della Juventus ha però reso inefficace la strategia di Spalletti, con i centrocampisti costretti a passare dagli esterni, che però hanno avuto più di una difficoltà. A destra Politano si è spesso trovato isolato contro Pellegrini e Rabiot, mentre a sinistra Mario Rui e Insigne non sono riusciti ad eludere il controllo di Bernardeschi e De Sciglio, supportati da McKennie. Il Napoli ha collezionato corner e calci di punizione, ma, nel primo tempo, è stato incapace di rendersi concretamente pericoloso dalle parti di Szczesny.

 

Di contro, in fase di non possesso Spalletti non ha trovato concrete contromisure all’inferiorità numerica in mezzo al campo e i dubbi delle mezzali tra la scelta della pressione alta su Locatelli e il presidio della posizione per schermare Kulusevski si sono tradotti in vantaggi posizionali per la Juventus. All’interno di un ambiente tattico che nel primo tempo si è mostrato sfavorevole al Napoli, gli azzurri hanno anche commesso un grave errore che ha favorito il gol del vantaggio di Alvaro Morata e, sempre con un errore in disimpegno, hanno rischiato di subire un altro gol da Kulusevski, fermato in uscita bassa da Ospina. Il dominio nel possesso del pallone (69% di possesso palla nel primo tempo) non è riuscito a tradursi in controllo del match e in pericolosità a causa della prevedibilità della manovra offensiva e di indecisioni in fase difensiva.

 



Nell’intervallo Luciano Spalletti ha sostituito Elmas con Ounas abbandonando il centrocampo a 3 ed ottenendo immediatamente immediati vantaggi tattici, amplificati da una maggiore intensità di gioco. In fase di possesso palla il Napoli si è schierato chiaramente con un 3-2-4-1 con Mario Rui altro a sinistra, Di Lorenzo al fianco dei due centrali e Ounas e Insigne posizionati negli half-spaces. L’adozione stabile di questa disposizione posizionale ha consentito al Napoli sia di ottenere, finalmente, un po' di gioco interno alle spalle del centrocampo avversario che di rendere più efficiente l’aggiramento esterno.

 


Due centrocampisti, Insigne e Ounas negli half-spaces, Mario Rui e Politano sulle fasce e Oshimen tra i centrali avversari: lo schieramento offensivo del Napoli nel secondo tempo.




La presenza di Ounas e Insigne al fianco e alle spalle degli interni juventini ha creato linee di passaggio che sono riuscite a penetrare all’interno della struttura difensiva bianconera, disordinando e abbassando la squadra di Allegri.

 

In aggiunta, gli scivolamenti orizzontali dello schieramento difensivo della Juventus sono diventati meno efficienti, sia a causa del maggiore gioco interno del Napoli, che faceva collassare internamente la struttura bianconera sia per il sopraggiungere dell’inevitabile fatica di una partita passata quasi interamente in trincea. Inoltre, la presenza di Ounas sul centro destra e i suoi tagli interno-esterno sulle ricezioni di Politano, hanno liberato l’esterno del Napoli dai costanti raddoppi di Rabiot, rendendo meno agevole alla Juventus di difendere sugli attacchi delle fasce degli avversari.

 


La ricezione interna di Ounas alle spalle di Locatelli.




Il nuovo schieramento ha avuto effetti positivi anche sulla qualità delle prestazioni di Fabian Ruiz e Anguissa in entrambe le fasi di gioco. La disposizione con due interni di centrocampo ha liberato Fabian Ruiz, originariamente impiegato davanti alla difesa, affiancandogli nelle due fasi Anguissa e permettendo allo spagnolo di giocare anche in zone di campo più avanzate e più consone al suo talento. Dall’altro lato, con più campo da gestire sia in fase di possesso che in fase di non possesso, il camerunense ha aumentato il proprio rendimento sfruttando al meglio le sue doti di recupero e contrasto. In fase difensiva il Napoli ha poi adottato con decisione il 4-2-3-1 marcando e schermando Locatelli con Ounas, tagliando in tal modo la rete di passaggi che nel primo tempo avevano permesso alla Juventus di sfruttare a proprio vantaggio il rombo centrale in fase di possesso palla.

 

 


Ounas controlla Locatelli concedendo la conduzione palla a Chiellini pur di non far ricevere l’ex Sassuolo.






La maggiore efficacia offensiva raggiunta dal Napoli nel secondo tempo ha abbassato ancora più la Juventus che, per questo motivo, ha avuto sempre maggiore difficoltà a ripartire e a percorrere i 60 metri di campo necessari a portare il pallone nell’ultimo terzo di campo. Il combinato tra la posizione sempre più bassa assunta dalla Juventus e la cerniera più ordinata costituita da Anguissa e Fabian Ruiz hanno reso sempre più difficile il lavoro di Kulusevski - su cui la Juve ha provato per tutta la partita ad appoggiarsi per risalire il campo - preso in mezzo dai due interni di centrocampo e più efficiente la transizione difensiva del Napoli.

 

 

A peggiorare l’ambiente tattico per la Juventus è stato il passaggio al 3-5-2 successivo alla sostituzione dello stremato Pellegrini con De Ligt e alla nuova disposizione adottata con l’olandese, Bonucci e Chiellini in mezzo e Bernardeschi e De Sciglio a presidio delle fasce. La presenza della linea a 5 ha abbassato ancora di più la Juventus, reso ancora più complicato risalire il campo e annullato di fatto i vantaggi numerici sulle fasce dove la coppia terzino-esterno di centrocampo è stata sostituita da quella formata da esterno e “braccetto” della difesa a 3 che ha costretto troppo spesso De Ligt ad uscire sull’esterno, in una zona a lui poco congeniale. Forse non casualmente il corner che ha generato il gol del vantaggio del Napoli ha avuto origine da un 1 vs 1 esterno di Zielinski su De Ligt concluso con un pericolosissimo cross rasoterra all’interno dell’area piccola, sventato con un intervento rischioso da Giorgio Chiellini.

 


Mario Rui impegna sull’esterno Bernardeschi, De Ligt è costretto a uscire esternamente su Zielinski che mette al centro un pericoloso pallone.








Gli errori individuali non possono essere un alibi per la partita persa e l’orribile classifica della Juventus. Perché in uno sport episodico e a basso punteggio come il calcio la gestione delle singole situazioni e la minimizzazione degli errori individuali sono un aspetto fondamentale del gioco e perché gli errori individuali sono spesso favoriti da errori e inefficienze generali, più ampie e meno visibili del singolo sbaglio. L’insufficiente qualità della prestazione della squadra è inoltre un’ulteriore motivazione per evitare di trovare negli errori e negli episodi la giustificazione della posizione in graduatoria della Juventus e della sconfitta di Napoli.

 

 

Al di là delle assenze, a cui in ogni caso lo stesso Massimiliano Allegri non ha dato pubblicamente troppo peso, è rintracciabile da Udine a Napoli una continuità tattica che sembra identificare le volontà dell’allenatore bianconero. Il tecnico della Juventus pare voler ottenere la compattezza di squadra in fase di non possesso utilizzando esclusivamente la densità difensiva e la protezione del centro in posizione bassa nella propria metà campo, a costo di rinunciare a qualsiasi tentativo di pressing e di riaggressione. L’obiettivo è quello probabilmente di ottenere il controllo del match attraverso la gestione degli spazi senza il pallone, utilizzando il campo grande e le ripartenze da palla recuperata come una delle principali armi offensive. In fase di possesso palla non sembra invece contemplata una circolazione del pallone volta ad abbassare gli avversari anche ai fini di rimanere compatti e preparare una riaggressione rapida, ma è privilegiata una ricerca, appena possibile, di attacchi rapidi utilizzando un campo ampio da attaccare con cambi di gioco e inserimenti delle mezzali.

 

In questo inizio di stagione la strategia di Allegri ha però messo in mostra enormi lacune. In fase di possesso palla, l’assenza visibile di meccanismi di consolidamento del possesso nella metà campo offensiva ha consegnato costantemente il pallone agli avversari, costringendo la Juventus, che ha concluso con il 32% di possesso palla, a giocare quasi unicamente la fase difensiva, stressando oltre modo, fisicamente e mentalmente, i faticosi meccanismi e l’attenzione necessaria alla difesa bassa e posizionale. Come a Udine, anche a Napoli l’attenzione difensiva dei bianconeri si è progressivamente sfaldata con l’avanzare della partita.

 

Le ripartenze sono diventate sempre più complesse, perché il campo da guadagnare è diventato troppo lungo e la compattezza della squadra è minata da una circolazione della palla mai orientata ad ordinare la squadra, ma che dilata il campo, alza costantemente le mezzali e cerca alla prima occasione di andare in profondità.

 

Allegri non è nuovo a partenze lente e nella sua carriera ha mostrato di avere bisogno di un po’ di tempo per mettere a punto i meccanismi delle proprie squadre. Tuttavia la Juventus è già a 8 punti dal Milan capolista e lo scontro con la squadra di Pioli è in programma domenica prossima. Intanto, già domani, la Juventus dovrà giocare la prima giornata di Champions League contro il Malmoe. Allegri dovrà trovare rapidamente una maggiore efficienza nei meccanismi di gioco, magari pensando anche di cambiare in profondità il progetto iniziale e abbracciando opzioni tattiche in entrambe le fasi di gioco più varie.

 

 

Il risultato finale sorride al Napoli di Luciano Spalletti che tuttavia non dovrebbe essere pienamente soddisfatto della prestazione della propria squadra. Nel primo tempo il Napoli non è riuscito a rendersi pericoloso, sbattendo contro il muro difensivo e soffrendo sia in transizione difensiva che a difesa schierata contro la superiorità numerica creata dai bianconeri a centrocampo. In fase offensiva l’assenza di riferimenti alle spalle del centrocampo avversario ha costretto il Napoli a uno sterile attacco dall’esterno, agevolmente controllato dalle due linee difensive della Juventus. In fase di non possesso la poca chiarezza nei tempi della pressione da portare a Locatelli e Rabiot ha consentito ai bianconeri di generare vantaggi concreti dalla superiorità numerica in mezzo al campo. L’ingresso di Ounas e l’occupazione stabile della trequarti campo ha migliorato l’efficienza offensiva e l’impiego dell’algerino nella zona di Locatelli in fase di non possesso ha esaltato le qualità in transizione difensiva di Anguissa e spezzato i collegamenti tra i componenti del centrocampo juventino.

 

Nonostante questo il Napoli, pur aumentando la pressione sulla difesa bianconera, ha avuto difficoltà a essere brillante nell’ultimo terzo di campo e al di là dei due gol, frutto di due errori piuttosto evidenti degli avversari, non ha creato troppi pericoli per la porta juventina.

 


Dei 2.1 xG creati dal Napoli, 1.1 sono quelli relativi ai tiri dei due gol, frutto di errori piuttosto evidenti dei giocatori della Juventus.




Nonostante la vittoria il gioco nell’ultimo terzo di campo e la pressione sui portatori di palla avversaria non sono stati troppo efficaci e non mancano certo gli aspetti del gioco su cui Luciano Spalletti dovrà lavorare. Per sua fortuna lo potrà fare dall’alto del suo primo posto in classifica.



 

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