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Fabio Barcellona
È una Juventus più tecnica
01 ott 2018
01 ott 2018
Dopo il primo (ottimo) quarto d'ora del Napoli, la Juventus ha soluzioni nuove a vecchi problemi.
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Fabio Barcellona
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Juventus e Napoli sono arrivate al primo scontro diretto con la sicurezza che deriva da  aver vinto, rispettivamente, sei e cinque partite nei primi sei turni di campionato. Anche quest'anno, quindi, quella tra bianconeri e azzurri era potenzialmente una sfida Scudetto e di sicuro si sono affrontate le due migliori formazioni della serie A. Ha vinto la Juventus, certificando il proprio valore e la distanza che sembra separarla, in questa stagione, dalle altre formazioni del campionato.

 

Al fischio d’inizio l’unica sorpresa nelle formazioni iniziali è stata la presenza, tra gli XI titolari juventini, di Paulo Dybala, con Federico Bernardeschi in panchina. L’argentino ha completato il tridente offensivo con Ronaldo e Mandzukic, nel 4-3-3 spurio disegnato da Allegri con un centrocampo costituito dal mediano Pjanic e dalle mezzali Emre Can e Matuidi. Carlo Ancelotti, da parte sua, ha sciolto l’ultimo dubbio del suo Napoli schierando Dries Mertens vicino a Insigne nel

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A caratterizzare i primi minuti di partita è stato il pressing del Napoli, insieme alle difficoltà in fase di non possesso del 4-3-3 bianconero. La squadra di Ancelotti ha iniziato con un pressing piuttosto aggressivo e organizzato sulla costruzione bassa della Juventus: con i due attaccanti in orizzontale che, in maniera molto precisa e diligente, provavano con i corretti angoli e tempi di pressione e l’opportuna postura del corpo a schermare Pjanic e ad indirizzare la circolazione del pallone verso le zone esterne del campo; dove poi il Napoli mirava a chiudere ogni possibile soluzione di passaggio alle Juventus.

 

Alle spalle dei due attaccanti si muoveva, in maniera estremamente proattiva, la linea dei quattro centrocampisti, pronta a scivolare orizzontalmente e a collassare lateralmente sul passaggio verso il terzino avversario. Un pressing orientato a chiudere le linee di passaggio, finalizzato ad orientare la manovra della squadra di Allegri verso un possibile vicolo cieco sulla linea laterale.

 


L’ottima qualità della pressione di Insigne, che scherma perfettamente l’uscita del pallone verso Pjanic, forza Bonucci a giocare con Cancelo, con la linea di centrocampo del Napoli pronta a scivolare sul terzino bianconero, chiudendolo sulla linea laterale.


 

I trigger del pressing del Napoli erano frequenti e comuni: la squadra di Ancelotti alzava la sua pressione su ogni ricezione di uno dei due centrali difensivi bianconeri, sui passaggi laterali di Szczesny e su ogni passaggio all’indietro. La circolazione bassa della Juventus è stata  costantemente ostacolata e, nel primo quarto d’ora di gioco, ha trovato grosse difficoltà a fare avanzare in maniera pulita il pallone. Una chiara spia dei problemi della Juventus è l’eccesso di passaggi lunghi di Bonucci, che ne ha giocati ben 6 (sui 10 lanci dell’intera partita) nei primi 20' di gioco.

 

Ma il Napoli è stato abile anche a sfruttare a proprio vantaggio la strategia difensiva della Juventus. Con Bernardeschi in campo, il 4-3-3 bianconero muta in un 4-4-2 difensivo, con l’ex fiorentino sulla fascia destra e Matuidi su quella sinistra; con Dybala, invece, la Juve difende secondo logiche diverse e meno conservative. Allegri non chiede all’argentino il grosso lavoro difensivo svolto da Bernadeschi, ma accetta di difendere con una linea di tre centrocampisti, lasciando le tre punte in attacco, in posizione piuttosto stretta. Così, a Emre Can, Pjanic e Matuidi era richiesto di coprire l’intera ampiezza del campo perché, solo occasionalmente, una delle punte si allineava con il reparto di centrocampo.

 

Più frequentemente, il contributo delle punte alla fase di non possesso, si limitava alla copertura di una linea di passaggio interna verso uno dei due mediani del Napoli: un compito che risparmiava agli attaccanti bianconeri lunghe corse all’indietro e limitava il campo da percorrere in fase difensiva. I tre attaccanti della Juventus hanno orientato la circolazione del pallone verso l’esterno, e sulle ricezioni dei terzini del Napoli erano le mezzali Emre Can o Matuidi ad uscire in pressione.

 


Emre Can esce su Mario Rui, Dybala, che non si allinea con il centrocampo, prova a coprire la linea di passaggio verso Hamsik.


 

Va da sé che una strategia difensiva simile richiedeva un grosso contributo dinamico ai tre centrocampisti, che hanno dovuto scivolare continuamente da un lato all’altro del campo per contrastare il possesso palla dei terzini azzurri. Quando la squadra di Ancelotti è riuscita a muovere il pallone con sufficiente velocità da un lato all’altro del campo, senza dare al centrocampo juventino il tempo sufficiente a spostarsi orizzontalmente, la struttura difensiva dei bianconeri si è rivelata vulnerabile.

 

Il palo di Zielinski al sesto minuto di gioco è un chiaro esempio delle difficoltà bianconere: il Napoli è riuscito a fare circolare con rapidità il pallone da Mario Rui a Hysaj ed Emre Can è rimasto troppo distante da Pjanic. La linea di passaggio verso il taglio interno di Zielinski si è spalancata e il terzino azzurro è arrivato facilmente al compagno, che ha calciato pericolosamente colpendo il palo alla sinistra di Szczesny.

 

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Subito dopo che il Napoli è passato in vantaggio (con una bella combinazione tra Allan, Callejon e Mertens successiva a un errore di Bonucci che pressato sbaglia un passaggio per Dybala al centro del campo) la Juventus ha alzato il livello del proprio gioco.

 

Le difficoltà a superare il pressing del Napoli sono state risolte aumentando la qualità tecnica delle giocate, velocizzandole, rendendole più precise e meno banali. La circolazione del pallone si è sviluppata principalmente sul triangolo tecnico costituito da Bonucci, Cancelo e Pjanic, utilizzando Emre Can come pedina per creare spazi con il movimento.

 

Raggiunto con maggiore frequenza Pjanic, il pressing del Napoli è stato sorpassato agevolmente grazie alla superiorità numerica in mezzo al campo del 4-3-3 della Juventus rispetto al 4-4-2 del Napoli. Facendo uscire il pallone da destra, la Juve poteva trovare soluzioni semplici per risalire il campo utilizzando Matuidi, libero sul fianco esterno di Allan (accentratosi in pressione), oppure Dybala tra le linee e Cristiano Ronaldo nel mezzo spazio di sinistra.

 


La Juve esce dalla pressione sul lato destro del campo con Cancelo ed Emre Can. Hamsik esce sul tedesco che gioca su Dybala che si smarca alle spalle della pressione dello slovacco. I due interni del Napoli sono in inferiorità numerica, 4 vs 2, contro i tre centrocampisti juventini più Dybala. La Juventus può consolidare il possesso palla in zona centrale e pericolosa, spostandola preferenzialmente verso sinistra.


 

Risolto il problema di resistere al pressing avversario per consolidare il possesso palla nella metà campo avversaria, la qualità tecnica della Juventus ha condannato il Napoli a difendere contro un avversario capace di muovere il pallone velocemente, con brillantezza e imprevedibilità e che, con Emre Can e Matuidi, metteva anche un'enorme pressione fisica.

 




 

Il dominio del pallone (60.4% di possesso con una precisione superiore all’89% dal quindicesimo minuto al gol del vantaggio di Mandzukic) ha risolto anche buona parte dei problemi difensivi legati alla copertura dell’ampiezza con i soli tre centrocampisti.

 

Tenendo il pallone tra i piedi, e in posizione più avanzata, la Juventus ha diminuito drasticamente le occasioni di difesa posizionale, in cui sarebbero potuti emergere i problemi evidenziati nel primo quarto d’ora di gioco, riuscendo a recuperare spesso il pallone con una riaggressione immediata - grazie alle eccellenze di Can e Matuidi e alla capacità di lettura di Pjanic. Anche le fase di possesso palla del Napoli venivano contrastate più avanti, provando con più coraggio a pressare la costruzione bassa della squadra di Ancelotti per evitare un comodo consolidamento del possesso palla e una più semplice risalita del terreno di gioco.

 

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Venuta a capo delle difficoltà tattiche del primo quarto d’ora, la Juventus ha fatto prevalere il suo talento tecnico e la fisicità di alcuni calciatori, raggiungendo il pareggio e poi il vantaggio grazie anche alla classe di Cristiano Ronaldo, decisivo con le sue giocate in ogni occasione da gol avuta dalla Juventus. A mezz'ora dalla fine l’espulsione di Mario Rui è stata un colpo troppo grosso da assorbire per il Napoli, già in difficoltà ad arginare le accelerazioni della Juventus e a rendersi effettivamente pericoloso per la porta difesa da Szczesny.

 




 


La Juventus 2018-19 è una squadra diversa da quella della passata stagione. Fedele alla filosofia di Allegri, che ama adattare l’abito tattico alle caratteristiche dei suoi giocatori, la squadra bianconera è stata trasformata dall'arrivo di Cancelo, Bonucci, Emre Can e, ovviamente, CR7. Paradossalmente è il gol subito dal Napoli che può, rivelare, in controluce, la diversità della nuova Juve.

 

Correndo all’indietro pressato da Mertens, Bonucci ha passato il pallone a Szczesny che, in una situazione abbastanza complessa, glielo ha ripassato. A quel punto il centrale juventino è andato da Pjanic, che sotto la buona pressione di Zielinski che ha potuto girarsi e i è trovato costretto a rigiocare il pallone sul suo lato chiuso, ancora verso Bonucci.

 


Zielinski orienta con la postura del corpo la giocata di Pjanic che torna su Bonucci sulla sua destra.


 

A questo punto, la soluzione più semplice per il difensore bianconero sarebbe stata quella di servire Cancelo davanti a sé, ma ha scelto invece una giocata più complessa, cercando Dybala in mezzo. Una giocata che, se fosse riuscita (e se Dybala fosse riuscito a giocare velocemente anticipando la pressione di Allan),  avrebbe potuto portare enormi benefici alla sua squadra, aprendo di fatto tutto il campo a sinistra, con il Napoli interamente collassato a destra per il pressing effettuato.

 




 

Nonostante il gol subìto proprio provando a sfruttare a proprio vantaggio - e quindi rischiando - il pressing del Napoli, la Juventus si è tirata fuori dalle difficoltà palleggiando ancora di più, e meglio, invece di trovare la scorciatoia dei lanci lunghi, tante volte utilizzata negli anni passati.

 

L’ingresso tra i titolari di ben tre nuovi giocatori nel reparto arretrato – Cancelo, Bonucci e anche il portiere Szczesny, più portato al gioco coi piedi del suo predecessore Buffon – ha disegnato una squadra che ama costruire dal basso utilizzando il palleggio, grazie alla tecnica e alla sensibilità tattica dei nuovi arrivati. A completare la fase di costruzione del gioco ci pensa Miralem Pjanic, che contro il Napoli dopo la fase iniziale della partita è stato raggiunto con continuità dai compagni del reparto arretrato e ha orchestrato il gioco della squadra con 86 passaggi e il 91% di precisione.

 

A centrocampo, poi, l’arrivo di Emre Can ha regalato ulteriore fisicità alla squadra, consentendo ad Allegri di potere rischiare di difendere – anche in una partita importante – con appena sette uomini sotto la linea del pallone. Le difficoltà a difendere posizionalmente  con solo 3 centrocampisti sono state superate diminuendo drasticamente il ricorso a tale tipo di difesa, aumentando cioè il possesso palla e alzando con Can e Matuidi la linea del pressing. Anche questa una via non troppo battuta dalle versioni passate della Juventus per migliorare la propria fase di recupero del pallone.

 

Infine, al di là dell’enorme contributo tecnico e di personalità di Ronaldo, che contro il Napoli è stato decisivo anche oltre ai due assist e al palo precedente al secondo gol di Mandzukic, è stata la mobilità del portoghese ad aver imposto un attacco con posizioni meno definite e per questo, in definitiva, più imprevedibile.

 

La Juventus 2018/19 sembra una squadra estremamente fluida e guidata, nelle sue direttrici di gioco, dalla qualità e sensibilità tecnica dei suoi giocatori. Il calcio tanto amato da Massimiliano Allegri pare trovare una perfetta definizione in questa versione della squadra. È un calcio fatto di connessioni tecnico-tattiche tra i calciatori che, proprio per la sua fluidità, richiede una pronta capacità dei giocatori in campo di interpretare i singoli momenti di gioco e le specifiche situazioni di gioco.

 

La cattiva notizia per gli avversari della Juventus è che il processo di riconoscimento delle caratteristiche e assemblaggio della squadra che spesso ha richiesto ad Allegri parecchio tempo, sembra già, a fine settembre, in una fase piuttosto avanzata. Come spesso gli capita, il tecnico bianconero arricchisce le sue partite con decisivi accorgimenti tattici capaci di orientare i destini dei match. Contro il Napoli, ad esempio, la sorpresa nella formazione iniziale era la presenza di Paulo Dybala (al posto di Federico Bernardeschi in forma strepitosa) che, unita alla scelta tattica di utilizzarlo in fase di non possesso solamente per disturbare, in posizione centrale, le ricezioni di Hamsik, è stata funzionale a sfruttare uno dei difetti più evidenti del Napoli di questo inizio stagione: la difesa dello spazio tra le linee di centrocampo e difesa, specie in fase di transizione negativa o durante le fasi di pressing.

 

Esemplare, in questo caso, è l’azione del secondo gol della Juventus, in cui la posizione alta di Dybala in fase difensiva, consentiva ai bianconeri di ripartire velocemente in transizione servendo proprio l’argentino alle spalle del centrocampo avversario.

 

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Nel frattempo, Ancelotti sembra avere definitivamente scelto il 4-4-2 per la sua squadra. E a Torino ha preso una decisione piuttosto coraggiosa, provando a giocare un pressing aggressivo orientato alla ostruzione delle linee di passaggio, e se possibile a recuperare il pallone in posizione avanzata. Il piano tattico ha funzionato molto bene nel primo quarto d’ora della partita, portando al gol del vantaggio, nato appunto da una palla riconquistata nella trequarti campo avversaria.

 

Mediamente il Napoli ha recuperato il pallone in una posizione avanzata (41.3 m), tenendo la squadra molto corta (30.8 m) e il baricentro ad altezza media (51.3 m). Tuttavia, l’incremento della qualità del palleggio bianconero, unito forse alla difficoltà per la squadra di tenere costantemente elevato l’intensità e la precisione spaziale del pressing, ha progressivamente aperto delle falle nel sistema difensivo del Napoli che ha avuto poche armi per contrastare la qualità della manovra e degli attacchi bianconeri.

 

Gli azzurri hanno concesso ben 2.9 xG alla Juventus, mostrando di avere poche armi difensive, al di là del pressing, per contrastare CR7 e compagni. Più in generale, il Napoli in queste prime 7 partite ha concesso 10 gol agli avversari e, il dato degli xG subiti, pari circa a 1 per partita, è notevolmente peggiore di quello della passata stagione (circa 0.6 per match). Ancelotti, quindi, dovrà certamente lavorare sul miglioramento della fase di non possesso e, soprattutto, sull’efficacia della transizione difensiva e sui meccanismi di recupero dell’equilibrio successivi alle fasi di pressing.

 

I cambiamenti promossi da Ancelotti sono molto più radicali di quelli che le parole del tecnico lasciano intendere. Oltre al modulo di gioco, sono variati profondamente il ritmo e i principi stessi della circolazione del pallone e alcuni cardini della fase difensiva posizionale. La partita contro la Juventus - una Juventus già forte e pronta - è forse arrivata troppo presto nel percorso di trasformazione del Napoli, ma sarà davvero interessante seguirne l’evoluzione.

 

 

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