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Juventus-Milan: il talento risolve i problemi
11 nov 2019
11 nov 2019
Una delle migliori prestazioni stagionali non è bastata al Milan.
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Foto di Alessandro Tocco / LaPresse
(foto) Foto di Alessandro Tocco / LaPresse
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Potersi permettere di sostituire Cristiano Ronaldo al 55’ (non era mai successo da quando il portoghese è a Torino), di tenere in panchina Paulo Dybala e Douglas Costa e scegliere il momento giusto per mandarli in campo e cambiare la partita è il motivo principale che ha permesso alla Juventus di battere il Milan a Torino per il nono anno di fila. Più in generale, è il motivo che in questo momento tiene i bianconeri in testa alla classifica, con un punto di vantaggio sull’Inter. Nei momenti più difficili nessun allenatore in Italia (e pochi altri in Europa) può cambiare gli scenari trovando la soluzione in panchina come Maurizio Sarri. La partita contro il Milan ha fornito un altro esempio di quanto sia forte e profonda la rosa della Juve e di riflesso ha mostrato la capacità di adattamento di Sarri, che a Napoli si era fatto conoscere per le sue idee forti e la scarsa predisposizione al cambiamento e in questi primi mesi da juventino si sta invece mostrando abile soprattutto a gestire i giocatori e leggere le partite.La lettura in corsa di SarriContro il Milan, prima ha riconosciuto le difficoltà di Ronaldo e lo ha fatto uscire, mandando in campo Dybala, poi ha sostituito Bernardeschi con Douglas Costa, ricavando dai due nuovi entrati le giocate che hanno deciso la partita. Sarri ha scelto gli uomini giusti e il modo più vantaggioso di utilizzarli, ha cambiato il sistema, rinunciando al centrocampo a rombo e alle due punte, e ha tenuto larghi Douglas Costa (a sinistra) e Dybala (a destra), cercando così di aprire la difesa milanista e creare spazi al centro.

Le posizioni di Dybala e Douglas Costa un minuto prima del gol dell’argentino.

L’azione decisiva si è sviluppata proprio con una ricezione larga a sinistra di Douglas Costa, che ha poi portato la palla verso il centro e ha creato lo spazio per lo scambio successivo vicino all’area rossonera attraendo fuori posizione Paquetá e facendo passare il pallone alle sue spalle, trovando Dybala dietro Bennacer. Dybala ha quindi scaricato all’indietro verso Bentancur che, sfruttando lo spazio liberato dall’uscita di Paquetá, ha trovato la linea di passaggio pulita verso Higuaín, abile a restituire la palla a Dybala senza far perdere velocità all’azione. A quel punto il numero 10 bianconero ha saltato Romagnoli e calciando in diagonale con il piede debole, il destro, ha trovato l’angolo più lontano.

I momenti chiave dell’azione: la ricezione a sinistra di Douglas Costa, il passaggio per Dybala dopo aver attirato Paquetá, il passaggio di Bentancur nello spazio liberato da Paquetá e il dribbling di Dybala su Romagnoli.

Per tutta la partita Sarri aveva cercato di aprire il Milan costruendo sulle fasce per creare spazi al centro e alla fine ha trovato la combinazione desiderata non tanto con i movimenti studiati ma affidandosi alla tecnica in spazi stretti dei giocatori schierati negli ultimi metri. Prima dei cambi la Juve costruiva preferibilmente i suoi attacchi partendo dai terzini, più avanti un giocatore (idealmente una mezzala che si apriva sulla fascia) fissava il terzino milanista, aprendo lo spazio per il taglio del trequartista (Bernardeschi) tra il terzino e il difensore centrale rossoneri.Lo sviluppo della manovra non era ovviamente rigido, gli scambi di posizione erano frequenti, in accordo con le diverse caratteristiche dei giocatori che si muovevano sulle due fasce, ma l'idea alla base era di allargare le linee milaniste e poi concludere l'azione negli spazi aperti al centro. Per raggiungere Bernardeschi, che da trequartista si allargava sul lato della palla con tagli verso l’esterno, la squadra di Sarri poteva anche rinunciare al solito palleggio e affidarsi a giocate lunghe. Con i suoi tagli dietro i difensori milanisti, Bernardeschi creava linee di passaggio avanzate oppure apriva spazi per tornare al centro dalle punte (Higuaín e Cristiano Ronaldo), innescando le combinazioni strette vicino all’area rossonera.Il pressing pensato da PioliA orientare in questo modo il possesso della Juve era anche il sistema scelto da Pioli in fase difensiva. Per contrastare il palleggio tra i vertici del centrocampo a rombo bianconero, e bloccare innanzitutto il triangolo formato dai difensori centrali e da Pjanic da cui ha origine la manovra della Juve, Pioli ha riportato il Milan a schierarsi col centrocampo a rombo e le due punte, affiancando Suso a Piatek per pressare i difensori centrali bianconeri e accentrando Calhanoglu da trequartista in marcatura su Pjanic. Indirizzata la costruzione sui terzini (Cuadrado e Alex Sandro), erano quindi le mezzali (Krunic e Paquetá) a uscire in pressione.

Lo schieramento disegnato dal Milan quando difendeva. In questo caso Bentancur blocca Krunic, che non esce su Cuadrado.

Il particolare sistema di pressing studiato da Pioli ha avuto successo nel primo tempo, limitando le occasioni della Juve (solo due tiri in porta nei primi 45 minuti), particolarmente imprecisa anche nei suoi giocatori di maggiore qualità (su tutti Cristiano Ronaldo), e innescando anche qualche ripartenza che, con una migliore gestione della palla, avrebbe potuto creare dei problemi alla squadra di Sarri. Nel secondo tempo, quando la Juve aveva iniziato a uscire con più facilità sui terzini, Pioli ha quindi cambiato nuovamente sistema, mandando in campo Bonaventura al posto di Krunic e passando al 4-2-3-1, per coprire meglio le fasce senza rinunciare alla marcatura di Pjanic, controllato dal nuovo trequartista, Bonaventura.

Nella zona di Pjanic c’è Bonaventura, a destra Suso stava uscendo su Alex Sandro, mentre Calhanoglu sul lato opposto è più stretto vicino a Bennacer, per avere la possibilità sia di alzarsi su Bentancur che uscire lateralmente su Cuadrado. Inizialmente Sarri aveva schierato Douglas Costa da trequartista, senza toccare il centrocampo a rombo.

Il nuovo schieramento, e le diverse uscite previste, hanno forse fatto perdere un po’ di efficacia al pressing del Milan, anche se la situazione più favorevole per i rossoneri ha avuto origine da un recupero nella metà campo avversaria. Rabiot ha perso la palla in una buona situazione per la Juve, che era riuscita a liberare Bonucci e a saltare il pressing milanista trovando Rabiot di fianco a Bennacer. Con un controllo orientato l’ex centrocampista del PSG avrebbe potuto avanzare e impostare un attacco in parità numerica contro la linea difensiva milanista ma, invece di girarsi, Rabiot ha cercato un passaggio di prima all’indietro regalando la palla a Bonaventura.Il Milan si è così ritrovato sulla trequarti con la difesa bianconera aperta e la possibilità di mandare Rafael Leão a concludere in area alle spalle di Bonucci. La rifinitura di Bonaventura è stata però imprecisa e l’uscita di Szczesny ha impedito al Milan di avere una grande occasione. Un minuto dopo Dybala ha segnato, dando una sfumatura ancora più significativa a quel passaggio sbagliato di Bonaventura, che volendo si può leggere come il bivio decisivo della partita. [gallery columns="7" ids="51445,51446"] Il talento cambia le partiteLa sfida si è quindi conclusa con l’esito più scontato, ma il suo sviluppo è stato più equilibrato del previsto, considerando la distanza che c’è in questo momento tra la Juve e il Milan. La profondità della rosa e le numerose alternative a cui può attingere stanno rivelando un lato di Sarri rimasto nell’ombra a Napoli. La Juve non è ancora la squadra che probabilmente immagina il suo allenatore, ha avuto difficoltà a sviluppare il gioco centralmente per il pressing del Milan e ha commesso molti errori, e alla fine ha trovato la combinazione ricercata da tutta la partita quando Sarri ha rinunciato ai triangoli studiati sulle fasce per affidarsi alla tecnica di Douglas Costa e Dybala.Il talento crea i presupposti per cambiare le partite, e la Juve ne ha più di qualsiasi altra squadra in Italia, ma Sarri ha compiuto una scelta forte escludendo Ronaldo e non è banale nemmeno il modo in cui ha utilizzato Douglas Costa e Dybala, tenendoli molto larghi e puntando sulla loro qualità per trovare spazi al centro, come hanno fatto in occasione del gol, arrivato al termine di una combinazione di alto livello tecnico. Si poteva immaginare che Sarri avrebbe dovuto mostrarsi più flessibile di quanto sia stato a Napoli per sopravvivere alla Juve, ma non era scontato che si rivelasse così sensibile nella lettura delle partite e nella gestione della rosa.

La buona prestazione del Milan non è invece bastata per tornare da Torino con un risultato positivo. La squadra ha maneggiato le disposizioni fluide volute da Pioli meglio che nelle scorse partite, ha bloccato il palleggio della Juve con un pressing che prevedeva il centrocampo a rombo e le due punte e ha pure gestito bene la palla sulla prima pressione dei bianconeri, abbassando Krunic di fianco a Bennacer per guadagnare la superiorità numerica in zona centrale e poi costruendo con qualità sulle catene laterali.A destra si formava un triangolo con Suso, Paquetá e Conti, inizialmente più bloccato di fianco ai difensori centrali ma puntuale nello sviluppo dell’azione a sovrapporsi ai compagni. A sinistra invece il Milan si affidava alle combinazioni tra Krunic e Theo Hernández, mentre Calhanoglu, partendo dal mezzo spazio a sinistra dietro il centrocampo bianconero, si muoveva su entrambi i lati per partecipare all’azione, tagliando spesso verso l’esterno per creare linee di passaggio avanzate. Per alcuni tratti della partita il Milan è anche riuscito a schiacciare la Juve nella sua metà campo e a mettere in evidenza le difficoltà della squadra di Sarri nel difendere l’ampiezza, ma è stato poco consistente negli ultimi metri. Né Piatek né Leão hanno aiutato il Milan a concludere quanto prodotto fino all’ultimo terzo di campo e anche il conto degli xG rivela che la squadra di Pioli non è riuscita a creare grandi occasioni.Dopo 12 giornate i rossoneri hanno accumulato sette sconfitte e appena 13 punti, e ora hanno l’assoluta urgenza di dare continuità ai progressi mostrati a Torino per migliorare una classifica preoccupante.

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