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Il Milan ha affondato la Juventus di Pirlo
10 mag 2021
10 mag 2021
Tre gol arrivati da tre grandi giocate estemporanee, ma una partita solida e dominata difensivamente.
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Foto di Morgese-Rossini / IPA
(foto) Foto di Morgese-Rossini / IPA
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Oggi è facile dire che la vittoria contro la Juventus sia stata la più bella e importante della stagione del Milan. Era uno scontro diretto e ha cambiato in modo evidente la classifica, il risultato è rotondo e tiene in vantaggio i rossoneri negli scontri diretti in caso di arrivo a pari punti con la squadra di Andrea Pirlo, e ad aggiungere valore ci sono il sollievo per aver interrotto una serie di sconfitte che a Torino andava avanti da dieci anni e il modo in cui è arrivato il successo, dominando il piano tattico anche senza una chiara superiorità nel bilancio tra occasioni create e concesse.Era già capitato che il Milan si schierasse con il 4-4-2. Per esempio contro il Manchester United, ma in quel caso tra i rossoneri c’erano diverse assenze e il cambio di sistema era servito innanzitutto per pressare meglio la circolazione dello United. Pioli era poi tornato al 4-4-2 contro il Sassuolo, stavolta con l’idea di trarre un vantaggio dalle uscite in pressione degli avversari, stringendo i due esterni (Saelemaekers a destra e Calhanoglu a sinistra) per portarli a ricevere alle spalle dei due mediani (Locatelli e Obiang).

Qui Obiang esce a pressare Kessié e Locatelli resta solo tra Saelemaekers e Calhanoglu.

Forse a indirizzare le scelte di Pioli era stato il fatto che lo United e il Sassuolo giocano con lo stesso sistema, il 4-2-3-1, e può darsi che considerazioni simili siano state alla base della sua scelta di riproporre il 4-4-2 contro la Juventus. È vero che in teoria il sistema della Juventus era meno leggibile. Pirlo ne ha alternati diversi durante la stagione, oggi però la sua squadra è meno fluida e in ogni caso, anche quando scalava e cambiava sistemi a seconda delle fasi, si è sempre difesa con il 4-4-2.Ancora una volta, contro una squadra schierata con la difesa a quattro e due mediani, Pioli ha quindi scelto di sovraccaricare la zona alle spalle dei centrocampisti avversari, rinunciando a un attaccante che parte da sinistra (Rebic o Leão) per avere, oltre a Calhanoglu, un giocatore abile a ricevere tra le linee: Brahim Díaz. Una mossa azzeccata: il piccolo trequartista spagnolo ha segnato il primo gol con un tiro a giro splendido e si è anche procurato un rigore, parato da Szczesny a Kessié (terzo rigore parato dal polacco sui quattro affrontati contro il Milan in campionato), oltre ad alzare il livello degli scambi stretti dei rossoneri nei pressi dell’area avversaria.Non c’è dubbio che il Milan sia stato la squadra migliore anche quando aveva la palla, la più sicura nella circolazione, quella che sapeva meglio come far muovere gli avversari e quali spazi cercare per creare problemi. È vero però che, pur creando spesso ottime premesse, di occasioni il Milan ne hanno avute poche, e che i gol esprimono innanzitutto il talento individuale dei rossoneri. Il tiro di Díaz, quello ancora più incredibile di Rebic e il colpo di testa di Tomori sulla punizione laterale battuta da Calhanoglu, più che rivelare il dominio del Milan a livello offensivo, sono momenti di grande brillantezza, tecnica e mentale, con i quali i rossoneri hanno girato dalla loro parte il confronto, una dote associata alle squadre più forti, con i giocatori migliori, e che per anni abbiamo associato alla Juventus.Il Milan cioè non ha dominato i bianconeri con la superiorità del proprio gioco offensivo, ma li ha battuti sul terreno che in teoria conoscono meglio, che per anni ha rappresentato la loro eccellenza, quello della solidità difensiva. Può sembrare strano dopo una partita vinta 3-0 - o forse no, vista l’importanza che diamo alla difesa in Italia - ma alla base di un successo così largo c’è innanzitutto la prestazione eccezionale a livello difensivo dei rossoneri. La Juventus ha tirato in porta solo una volta, con Bentancur subito dopo l’intervallo, e forse basta questo a dare l’idea sia del declino a livello offensivo della squadra di Pirlo sia della grande prova difensiva del Milan.

Il centro, e non solo in senso metaforico, della partita della squadra di Pioli a livello difensivo sta nel quadrilatero in mezzo al campo, formato dai due difensori centrali (Kjaer e Tomori) e dai due centrocampisti (Kessié e Bennacer). Kjaer e Tomori hanno controllato Ronaldo e Morata, li hanno seguiti uscendo dalla linea anche in zone distanti dalla loro area, non si sono mai fatti sorprendere da passaggi o lanci alle loro spalle, sono stati puntuali negli scivolamenti laterali e nel coprire il lato corto dell’area sugli inserimenti dei centrocampisti bianconeri e, più in generale, hanno protetto alla grande gli ultimi sedici metri. Davanti a loro, Kessié e Bennacer hanno tolto alla Juventus qualsiasi possibilità di manovrare tra le linee, hanno alzato un muro nella zona di fronte ai difensori centrali e come al solito hanno coperto molto campo anche in orizzontale, per coprire gli esterni se venivano saltati o, più in generale, per seguire l’azione se la Juventus manovrava sulle fasce e chiudere le linee di passaggio in diagonale verso il centro.Qui sotto per esempio Chiesa resta libero perché Kessié si sta alzando su Bentancur, Calhanoglu è più avanzato e copre il passaggio verso Cuadrado, mentre Theo Hernández preferisce restare in posizione, dando quindi modo ai bianconeri di costruire un triangolo appoggiandosi a Chiesa.

L’esterno ex Fiorentina, che in questo caso si è spostato a destra, mentre Ronaldo ha preso il suo posto in ampiezza a sinistra, in effetti si appoggia a Cuadrado dopo aver ricevuto da de Ligt, e poi si muove in avanti subito dopo per chiudere lo scambio con il colombiano. Kessié però nel frattempo è tornato velocemente indietro, tocca il passaggio di Cuadrado e il Milan recupera la palla.

Se all’andata la squadra di Pirlo era riuscita a isolare Chiesa contro Theo Hernández, e grazie a questo duello aveva segnato i primi due gol, stavolta portare gli esterni in isolamento con i terzini del Milan è stato molto più complicato - ai bianconeri sono riusciti in tutto appena 5 dribbling (dato WhoScored). Qui sotto Cuadrado, schierato da terzino destro con McKennie davanti che gli liberava la fascia per farlo avanzare, è da solo contro Hernández e Calhanoglu. Kessié e Bennacer sono in area al loro posto davanti ai difensori, e Calabria, Kjaer e Tomori proteggono la zona davanti l’area piccola. Cuadrado rinuncia a prendere l’iniziativa e torna indietro.

Pressando meglio e accompagnando la manovra della Juventus sulle fasce, il Milan ha quindi evitato le situazioni che avevano causato la sconfitta nella gara di andata. I difensori non hanno dovuto gestire duelli in campo aperto dopo che le prime linee erano state saltate, e la squadra poteva scivolare comodamente in orizzontale garantendosi allo stesso tempo superiorità sulle fasce e protezione al centro. Qui sotto ancora una volta il giocatore più esterno della squadra di Pirlo (in questo caso Morata) ha davanti due milanisti (Calabria e Saelemaekers), l’area è coperta bene e anche la zona davanti ai difensori centrali è protetta, stavolta da Kessié e Díaz, perché Bennacer ha seguito l’inserimento di Rabiot.

L’inserimento sul lato corto del centrocampista, e cioè di Rabiot in questa azione, è l'unico movimento che ha dato qualche grattacapo al Milan. In questo caso Morata riesce a mettere la palla in area e Bennacer non segue Rabiot, ma alle sue spalle c’è Kjaer che lo copre e non fa passare il cross del francese.L’unico tiro in porta della Juventus è arrivato con un altro inserimento sul lato corto, di Bentancur, rimasto solo perché Bennacer non ha accorciato in tempo dopo che i suoi compagni sulla sinistra (Kessié, Hernández e Tomori) erano stati portati fuori posizione dallo sviluppo della manovra sulla fascia.

In teoria Bentancur poteva essere il giocatore che avrebbe fatto crollare il piano difensivo del Milan. A inizio azione si è spesso ritrovato da solo, perché la priorità della squadra di Pioli era la protezione del centro, con almeno un centrocampista sempre in copertura davanti ai difensori. Díaz rimaneva a metà tra l’uruguaiano e de Ligt, e quindi non era sempre in zona per pressare o chiudere la linea di passaggio verso il mediano, ma al Milan interessava più evitare di subire la verticalizzazione dietro i centrocampisti che pressare Bentancur.

Bennacer si alzava in modo più aggressivo su Rabiot, mentre invece Kessié, se Díaz non riusciva a coprire Bentancur, non faceva lo stesso con l’uruguaiano, lo lasciava spesso libero di ricevere e preferiva coprire il centro, anche perché doveva guardarsi dai tentativi di McKennie di ricevere alle sue spalle (foto qui sopra).Quando tutti e due i mediani erano portati fuori posizione, il Milan poteva comunque contare sulla copertura degli esterni e sull’uscita di Kjaer e Tomori, sempre tempestivi nell’accorciare lo spazio in avanti se i mediani venivano saltati. Nel caso qui sotto Bennacer si è alzato su Rabiot, mentre Kessié sta tornando in posizione, ma il francese non riesce comunque a giocare in verticale alle spalle del centrocampo rossonero, un po’ per come è posizionato con il corpo e un po’ perché comunque la linea di passaggio verso Ronaldo non è semplice, visto che davanti al portoghese sta stringendo Saelemaekers e alle sue spalle si sta alzando Kjaer.

La scelta più facile per Rabiot è in orizzontale su Alex Sandro, ma ancora una volta i mediani del Milan rientrano velocemente in posizione e interrompono la manovra bianconera sul passaggio in diagonale verso il centro. In questo caso l’intervento decisivo per recuperare la palla è di Bennacer su Ronaldo.

Anche se si è spesso trovato solo, Bentancur non ha mai girato a suo vantaggio la libertà di cui godeva per mandare a vuoto il pressing del Milan, e anzi si è fatto notare per errori banali anche quando non era pressato. In aggiunta, la scarsa qualità di movimenti e la poca precisione tra le linee dei giocatori che gli stavano davanti hanno impedito alla Juventus di avere una manovra credibile all’interno dello schieramento milanista. [gallery columns="5" ids="68922,68921"]

Ok il pressing del Milan, ma questi errori rivelano difficoltà più profonde.

In pratica la squadra di Pirlo non riusciva né a far arrivare in modo preciso il pallone alle spalle di Bennacer e Kessié né a muoversi per creare dubbi nelle uscite della coppia di mediani e della linea difensiva alle spalle. Bentancur non riusciva a raggiungere la zona di rifinitura, e a loro volta Morata e Ronaldo non si facevano trovare in modo pericoloso tra le linee e nemmeno davano un’alternativa più diretta andando in profondità dietro la difesa. Magari Dybala avrebbe dato qualcosa in più tra le linee, e forse avrebbe dato anche un senso diverso alla presenza di McKennie, che in generale contribuisce poco alla risalita della palla e, in una squadra che già faticava di suo a far avanzare l’azione, ha finito per girare il campo senza incidere.A quel punto l’unico sbocco possibile per la manovra erano le fasce. La Juventus ha crossato molto, soprattutto a destra con Cuadrado (19 cross!), ma senza una buona manovra di preparazione, che permettesse alla squadra di risalire con ordine e di riempire l’area, dai cross i bianconeri non hanno ricavato occasioni, ma solo un po' di confusione. Il Milan ha gestito senza faticare anche queste situazioni, guidato da Kjaer e Tomori, non sempre perfetto in passato nei duelli aerei e nelle marcature in area, e invece impeccabile a Torino. Insieme i due difensori centrali hanno collezionato 13 spazzate (dato WhoScored).

Qui siamo nei minuti finali e il cross arriva da sinistra, ma il Milan è sempre in superiorità numerica al centro dell’area.

È stata insomma la grande prestazione difensiva, e innanzitutto quella del quadrilatero formato da Kjaer, Tomori, Bennacer e Kessié in mezzo al campo, la zona più importante da difendere, a creare i presupposti per la vittoria. In uno strano ribaltamento dei ruoli rispetto al recente passato, il Milan ha controllato senza affanni la partita quando non aveva la palla, e quando ha alzato il ritmo della circolazione ha creato molte volte le premesse per segnare, anche se è mancata un po’ di qualità al momento della rifinitura per avere delle chiare occasioni. A fare la differenza sono state poi le grandi giocate di Díaz e Rebic, un altro ribaltamento rispetto alle sfide tra i rossoneri e la Juventus degli ultimi anni, spesso decise dal talento dei giocatori più forti tra i bianconeri.Ora la lotta per la Champions League sembra più definita in favore della squadra di Pioli, che però ha davanti due sfide non semplici contro Torino e Cagliari, che non hanno ancora conquistato la salvezza e si schierano con un sistema che in passato ha creato dei problemi al Milan, il 3-5-2 (vedi le partite contro Udinese, Inter e Lazio).Per la Juventus, invece, questa sconfitta sembra la premessa per una rivoluzione, specie se davvero non riuscirà a rientrare nei primi quattro posti della classifica. A dare il colpo di grazia alle speranze della squadra di Pirlo potrebbe essere l’Inter di Antonio Conte nello scontro del prossimo sabato, lo scenario più crudele per i tifosi bianconeri, un’ultima beffa da evitare nella stagione più amara degli ultimi dieci anni.

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