La lettura è il viaggio di chi non può prendere un treno.
(Francis De Croisset)
Juventus e Inter non giocavano dalle loro ultime partite in Champions e in Europa League, rispettivamente contro Olympique Lione e Ludogorets. Addirittura, l’ultima partita in campionato dei nerazzurri era quella persa quasi un mese fa contro la Lazio. A giungere al big match, da giocare a porte chiuse e in un clima surreale all’Allianz Stadium, erano quindi due squadre reduci da due pesanti sconfitte negli ultimi incontri importanti disputati.
A Lione i bianconeri hanno giocato una pessima partita, evidenziando una volta di più le proprie difficoltà nel pressing, sempre timido e mai troppo organizzato, nella difesa posizionale eccessivamente passiva e nella circolazione del pallone troppo lenta e statica, per questo inefficace nel muovere gli avversari e creare pericoli. L’Inter invece si porta dietro dalla partita con la Lazio il problema dell’inserimento di Eriksen, Conte non aveva ancora trovato la maniera di utilizzare le qualità tecniche del danese senza stravolgere troppo le caratteristiche tattiche, estremamente definite, della sua squadra.
C’era quindi particolare curiosità per le scelte dei due allenatori. Conte ha rinunciato ancora una volta al contributo dal primo minuto dell’ex Tottenham, confermando Barella e Vecino ai fianchi di Brozovic e preferendo Bastoni a Godin nel suo 3-5-2. Sarri ha optato ancora una volta per il 4-3-3, che da tempo ha sostituto il 4-3-1-2 come modulo di gioco preferito dalla Juventus. La scelta forte del tecnico bianconero è stata la rinuncia a Pjanic, con il conseguente spostamento di Bentancur nel ruolo di mediano dal primo minuto. Il reparto di centrocampo è stato completato da Ramsey e Matuidi, mentre in attacco Douglas Costa e Higuain hanno accompagnato Cristiano Ronaldo, con Dybala in panchina e Cuadrado nuovamente arretrato nel ruolo di terzino destro.
Strategie a confronto
Sin dall’inizio la strategia delle due squadre è stata piuttosto chiara e l’andamento del match fino al gol del vantaggio di Ramsey ha seguito il prevalere dell’una o dell’altra. In fase di possesso l’Inter ha provato a pressare l’impostazione bassa della Juventus alzando gli esterni sui terzini bianconeri e Brozovic su Bentancur, controllando Ramsey e Matuidi con le due mezzali.
Young si alza su Cuadrado, Brozovic su Bentancur, Barella controlla Ramsey, le due punte giocano sui centrali avversari.
Quando la Juventus è riuscita a eludere la pressione alta dell’Inter, i nerazzurri hanno ripiegato nel consueto 3-5-2 piuttosto stretto, attento a coprire gli spazi centrali e a raddoppiare con Barella la marcatura di Young su Douglas Costa.
In fase di possesso palla, l’Inter ha provato a sfruttare a proprio vantaggio i punti deboli della Juventus emersi nelle ultime giornate: l’idea di Conte era quella di insistere nella costruzione bassa (preferibilmente spostando gli avversari verso il proprio lato sinistro, per utilizzare le qualità sia sul corto che sul lungo del piede mancino di Bastoni) e poi sfruttare l’ampiezza con una circolazione rapida del pallone o con i cambi di gioco verso l’esterno del lato debole. Bastoni è stato il giocatore dell’Inter che ha effettuato più passaggi (85) e le combinazioni tra lui, de Vrij e Young sono state di gran lunga le più frequenti.
Come di consueto, quando schierata con questo modulo, la Juventus ha difeso con due linee da 4, lasciando CR7 avanzato al fianco di Higuain nelle situazioni di difesa posizionale. Restava da capire come Sarri aveva pensato di gestire durante fase di pressing, e più in generale durante quella di non possesso, l’inferiorità numerica delle due punte contro i tre difensori dell’Inter, e su come evitare un’eccessiva libertà di manovra a Brozovic. La risposta del tecnico juventino è stata una strategia che ha richiesto un grosso lavoro di sacrificio a Gonzalo Higuain, costretto a difendere sia su de Vrij che su Brozovic.
In fase di pressione Sarri ha progettato delle uscite diverse sui due “braccetti” della difesa a tre dell’Inter, i difensori laterali. A sinistra, Ronaldo si muoveva verso Skriniar, mentre a destra Douglas Costa si staccava dalla linea di centrocampo per contrastare Bastoni. In mezzo, Higuain si alzava su de Vrij in possesso palla per poi abbassarsi, sulla circolazione verso l’esterno del pallone, a chiudere le linee di passaggio verso Brozovic.
A uscire sugli esterni nerazzurri invece sono stati i terzini, Cuadrado e Alex Sandro.
La palla viaggia da de Vrij a Bastoni. Douglas Costa si alza sul difensore nerazzurro, Higuain osserva la posizione di Brozovic e si muove a chiudere la linea di passaggio verso il mediano interista, Cuadrado si alza verso Young.
La Juventus ha provato a costruire dal basso e, come l’Inter, ha utilizzato di preferenza un lato, in questo caso quello destro, per venire fuori dalla pressione avversaria. Cuadrado è stato di gran lunga il giocatore che ha effettuato più passaggi nel match (104) e i bianconeri hanno più volte utilizzato la maggior densità di giocatori sulla fascia destra per provare a risalire il campo in palleggio.
Le due facce del primo tempo
Come accennato, fino al gol di Ramsey l’andamento del match ha seguito alternativamente il prevalere di una o dell’altra strategia di gioco. Inizialmente la Juventus è stata più abile dell’Inter a sfuggire al pressing e ad attaccare alle spalle della pressione nerazzurra: ha coinvolto meglio e più frequentemente il proprio portiere (Sczcesny ha effettuato 35 passaggi riusciti su 37 tentati) e si è spesso appoggiata sul lato destro per risalire il campo. Per il successo del palleggio bianconero si è rivelato fondamentale il lavoro senza palla di Ramsey, la cui varietà e continuità di movimenti ha spesso liberato spazio per le ricezioni dei compagni di squadra.
In fase di costruzione bassa il gallese ha alternato movimenti verso il pallone, tagli verso l’esterno e corse profonde con l’obiettivo congiunto di ricevere il pallone o muovere la difesa avversaria e aprire spazi.
Ramsey attacca la profondità abbassando Bastoni e de Vrij, liberando così spazio per la ricezione del pallone al movimento all’indietro di Higuain. La palla circolerà poi verso sinistra e si concluderà con un pericoloso tiro in diagonale di Matuidi.
Grazie alla buona capacità di risalire velocemente il campo superando la pressione interista la Juventus è riuscita a concludere per ben 7 volte verso la porta di Handanovic nei primi 20 minuti di gioco, 5 volte su azione e due volte con colpi di testa di de Ligt seguenti a calci d’angolo.
Progressivamente, però, il palleggio dell’Inter è riuscito ad avere la meglio della strategia di pressing della Juventus e i nerazzurri hanno preso il dominio del pallone e anche quello territoriale: se nel primo quarto d’ora la Juventus ha avuto il 66% di possesso palla, negli ultimi 15 minuti del primo tempo a prevalere sono stati i nerazzurri con il 57%.
Il predominio dell’Inter è stato tuttavia molto meno pericoloso di quello della Juventus. L’Inter è riuscita a produrre solamente 0.6 xG, due soli tiri da dentro l’area, da posizione piuttosto defilata, e un solo tiro nello specchio di Szczesny.
1.6 gli xG della Juventus. Solamente 0.6 quelli dell’Inter.
A concorrere alla limitata pericolosità dell’Inter sono stati i soliti difetti nel gioco d’attacco nerazzurro e la buona prova della difesa della Juventus. La scelta di Sarri di non alzare Bentancur su Brozovic, tenendolo sulle linee di passaggio verso Lukaku e Lautaro, e l’ottima prova di de Ligt e Bonucci, hanno prosciugato la principale arma offensiva della squadra di Conte, che non è riuscita quasi mai ad attivare la propria coppia d’attacco.
Bentancur è stato il migliore, assieme a Bonucci, nell’intercettare i passaggi avversari (6 palloni intercettati), de Ligt ha vinto 4 dei 6 duelli con Lautaro, ma soprattutto Bonucci ha vinto 11 dei 12 duelli ingaggiati con Lukaku. Anche nel periodo del match in cui ha avuto il predominio del possesso, l’Inter è riuscita solamente ad attaccare l’ampiezza, ma per una volta la Juventus è stata piuttosto rapida a scivolare orizzontalmente da un lato all’altro del campo, specie coi due terzini, limitando in tale maniera anche i pericoli provenienti dalle fasce.
Lo spessore delle linee verso Lukaku e Lautaro evidenziano visivamente delle difficoltà dell’Inter a innescare le due punte, la sua principale arma offensiva.
Ramsey e Bentancur
La Juventus è riuscita ad andare in vantaggio nel momento forse di maggiore difficoltà del match, quando la pressione avanzata dei bianconeri non sembrava più in grado di evitare che l’Inter consolidasse il possesso nella metà campo offensiva. Piuttosto indicativo è il fatto che l’azione del primo gol bianconero abbia visto come protagonisti le due mezzali, in assoluta controtendenza con le abitudini della squadra, che ha sempre mostrato difficoltà ad accompagnare il gioco d’attacco con i propri centrocampisti.
Particolarmente positiva è stata la prova di Ramsey, giunto al secondo gol consecutivo in campionato. I suoi movimenti senza palla, oltre a facilitare, come già detto, la risalita del pallone, sono stati estremamente efficaci anche in fase d’attacco posizionale. Il gallese è sempre in movimento, è capace di attaccare la profondità e di smarcarsi tra le linee. In quest’ottica è indicativo che Ramsey sia stato il terminale preferito dei passaggi di Bentancur (ben 13 passaggi dall’uruguaiano al gallese).
Al movimento senza palla l’ex Arsenal aggiunge l’abilità tecnica di dialogare sullo stretto coi compagni. Nell’azione del magnifico gol di Dybala, Ramsey si è distinto per la capacità di accompagnare l’azione di ripartenza e per la qualità del dialogo tecnico con l’argentino.
Ugualmente positiva è stata la prestazione di Rodrigo Bentancur. L’uruguaiano ha giocato un’ottima fase di non possesso, coprendo una porzione di campo orizzontale molto vasta, fondamentale per proteggere la linea difensiva, ma ha brillato anche nella circolazione della palla. Bentancur ha avuto una precisione del 91% nei passaggi e ha messo in mostra una distribuzione del gioco rapida, varia e coraggiosa, orientata quando possibile a cercare il compagno tra le linee e capace di accelerazioni improvvise sia palla al piede che con lanci lunghi, come in occasione del gol di Dybala.
Dopo il gol di Ramsey
Dopo il gol di Ramsey, la Juventus ha preso il controllo del match, alzando al 65% la percentuale di possesso nella parte centrale del secondo tempo. Il palleggio bianconero è diventato sempre più fluido, favorito anche dall’ingresso in campo di Dybala che, oltre a realizzare il gol del definitivo 2-0 con una serie di colpi di elevatissimo livello, ha aiutato la squadra nella circolazione del pallone.
Antonio Conte ha provato a cambiare la partita inserendo prima Eriksen al posto di Barella e passando successivamente al 4-3-1-2 con Skriniar terzino destro e il danese come trequartista. Nonostante le mosse del suo allenatore, l’Inter ha continuato ad avere grosse difficoltà a creare occasioni da gol, evidenziando una volta di più di possedere poche alternative tattiche in fase d’attacco alle giocate della coppia di attaccanti.
La buona partita difensiva della Juventus ha nuovamente evidenziato le difficoltà della squadra di Conte contro squadre capaci di tagliare le linee di passaggio verso le sue punte e l’assenza di un gioco interno sufficientemente credibile da muovere con efficacia la difesa avversaria. Eriksen ancora una volta è entrato in campo in una situazione tattica di difficoltà e dal suo ingresso in campo ha cambiato due volte ruolo in due moduli di gioco diversi. Segno, forse, che Antonio Conte non ha ancora ben capito cosa fare del giocatore danese.
Sarri, a differenza del collega nerazzurro, ha invece fatto una scelta forte preferendo Bentancur a Pjanic e liberando il posto di mezzala destra a Ramsey. Il gallese più dello stesso Bentancur, spesso impiegato in posizione di mezzala destra, è in grado tatticamente di interpretare al meglio il ruolo secondo quanto desiderato dal suo allenatore, che nel 4-3-3 necessita fortemente di un giocatore mobile capace di creare linee di passaggio e di attaccare la profondità. Bentancur si è rivelato prezioso e decisivo in ogni fase del gioco.
Un’altra scelta forte, e non inedita nell’ultimo periodo, è stata quella di schierare, al momento del suo ingresso in campo, Paulo Dybala come esterno di destra nel 4-3-3. L’argentino ha risposto ottimamente nella breve porzione di partita in cui ha giocato occupando l’inedita posizione.
La Juventus, pur non disputando una partita perfetta, e subendo il predominio nerazzurro nel periodo tra la fine del primo tempo e la parte iniziale del secondo, ha vinto con pieno merito, grazie anche alle qualità tecniche dei suoi giocatori, il recupero del big match della ventiseiesima giornata di serie A. Si può dire che il coraggio e le scelte forti di Sarri hanno prevalso su quelle conservative di Antonio Conte.