Abbiamo intervistato Federico Cherubini, Head of Technical Areas della Juventus e direttore sportivo responsabile del progetto Juventus Under 23. Gli abbiamo chiesto di raccontarci com’è andata la stagione d’esordio della prima squadra B italiana e quali sono le prospettive future del progetto.
Che bilancio fate del primo anno in Serie C della Juventus Under 23? Quali erano i vostri obiettivi ad inizio anno?
In che modo pensate di aver raggiunto gli obiettivi formativi?
Foto di Alberto Gandolfo / LaPresse
Le convocazioni in prima squadra di Nicolussi, Kastanos, Mavididi e Matheus Pereira sono legate alle contingenze del momento, cioè agli infortuni patiti dai giocatori della Juventus, o rientrava in una programmazione che ha coinvolto i dirigenti della prima squadra? Diventerà una consuetudine nei prossimi anni o resterà un fatto occasionale?
Avete intenzione di aggregare qualche elemento della seconda squadra alla rosa della prima squadra già l’anno prossimo?
Foto di Ivan Benedetto / LaPresse
In Inghilterra c’è ancora un dibattito intorno al campionato giovanile Under 23, nonostante quella che loro chiamano “Premier League 2” abbia un format consolidato dal 2012. Ora si ragiona se sia più opportuno che i ragazzi inglesi affrontino non più dei pari-età, ma dei professionisti. Dopo una stagione tra i pro, cosa ne pensi?
Per completare l’attuale rosa della Under 23 avete anche acquisito nuovi giocatori. I ragazzi che sono stati presi erano stati selezionati secondo dei principi di gioco che immaginavate, o avete colto delle opportunità di mercato?
Per la seconda squadra abbiamo ragionato sulla costruzione della rosa e non sullo sviluppo dei singoli. Noi puntiamo ad avere nella seconda squadra ragazzi in cui riconosciamo già una prospettiva: se non sono funzionali al progetto di squadra ci fa correre dei rischi, certo, ma in questo momento lavorare sulla classifica non è una priorità. Vogliamo avere ragazzi che possano diventare giocatori della Juventus o, in alternativa, giocatori di club europei di prima fascia, trasformandosi in ricavi o plusvalenze da cessioni.
Nel settore giovanile invece ragioniamo al contrario, per questo con i più giovani scegliamo di giocare un calcio molto europeo, dalla costruzione dal basso all’idea di mettere in campo una squadra propositiva e offensiva. Questa scelta, che abbiamo fatto dalla didattica di base in avanti dove in termini di campionati vinti abbiamo un palmares meno ricco, in questi ultimi anni ci ha premiato, perché stiamo producendo tanti buoni calciatori.
Ha senso un modello in cui Primavera, Under 23 e prima squadra giocano tutte secondo gli stessi principi di gioco?
Foto di Ivan Benedetto / LaPresse
Però ci sono scuole nuove, come quella del Salisburgo, dove dalle giovanili salgono in prima squadra sia i calciatori che l’allenatore.
Ho avuto l’impressione che l’impostazione tattica della seconda squadra a inizio campionato seguisse i principi del gioco di posizione (costruzione da dietro paziente, ricerca dell’uomo nei canali). Nella seconda parte del torneo, però, mi è sembrato che la ricerca delle punte sia stata molto più diretta. È stata la Juventus Under 23 ad adattarsi alla Serie C oppure sono cambiati i vostri obiettivi formativi?
Mauro ha apportato dei correttivi e i ragazzi stessi hanno avuto un’evoluzione verso un calcio più pratico. In termini teorici ci piacerebbe competere in un campionato allenante come la Serie C senza snaturare la nostra filosofia di calcio propositivo e permettendo ai giovani di crescere. Riuscire a fare tutto al primo anno era difficile, ma a regime sarà diverso
.