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L'Atalanta è stata superiore
13 lug 2020
13 lug 2020
Sarri può rallegrarsi solo del punto guadagnato.
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Foto di Mattia Ozbot/Soccrates/Getty Images
(copertina) Foto di Mattia Ozbot/Soccrates/Getty Images
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Anche se in modo indiretto, i complimenti più significativi alla prestazione dell’Atalanta contro la Juventus sono arrivati da Maurizio Sarri e da uno dei bianconeri più rappresentativi, Leonardo Bonucci. Per Sarri l’Atalanta è «una delle squadre più in forma d'Europa in questo momento, era una partita con un coefficiente di difficoltà enorme»; per Bonucci «ha vinto il gruppo e abbiamo portato a casa un punto importantissimo». Non capita spesso che la Juve accolga un pareggio per 2-2 con questo sollievo, fino a trasformarlo in qualche modo in una vittoria. Ed è ancora più raro vederla soffrire come contro l’Atalanta.

Prima di ogni altra cosa, forse, va ricordata la nostra scelta di non parlare di episodi arbitrali, in particolare della cervellotica regola sui falli di mano che ha deciso la partita: i rigori segnati da Ronaldo hanno ovviamente dato un senso diverso alla sfida e alla lotta per lo scudetto, ma parlarne non cambierebbe il senso di questa analisi, e la mancata vittoria non rende meno scintillante la prestazione dell’Atalanta.

Specie nel primo tempo, la squadra di Gasperini ha schiacciato la Juve come non era ancora capitato in questa stagione. Come in ogni partita dalla ripresa del campionato, Sarri ha scelto uno schieramento ibrido che disegnava sistemi diversi a seconda delle fasi e della posizione di Bernardeschi: 4-3-3 in fase offensiva, con Bernardeschi a formare il tridente offensivo insieme a Dybala e Ronaldo; 4-4-2 in fase difensiva, con Bernardeschi schierato da esterno destro e gli altri centrocampisti che scivolavano verso sinistra. La novità era l’assenza di Pjanic («Aveva un affaticamento all’adduttore e non abbiamo voluto correre rischi», ha detto Sarri al termine della partita), sostituito nel ruolo di mediano da Bentancur, mentre ai suoi fianchi si sono schierati Rabiot (a destra) e Matuidi (a sinistra), quest’ultimo a sdoppiarsi tra la posizione di mezzala e quella di esterno.

Come l’Atalanta ha schiacciato la Juventus nella sua metà campo

La coperta del pressing organizzato da Sarri è però sembrata da subito troppo corta. Se gli esterni invitavano i passaggi laterali restando in posizione per bloccare le verticalizzazioni al centro, l’Atalanta riusciva facilmente a creare superiorità numerica sulle fasce; se invece Bernardeschi o Matuidi uscivano lateralmente in pressione, il giocatore in possesso dell’Atalanta poteva far girare la palla in orizzontale verso il centro. Insomma, la squadra di Gasperini riusciva sempre a trovare un uomo libero per far continuare il possesso, mandando a vuoto il pressing bianconero.

In questo caso sia Bernardeschi che Matuidi restano stretti per coprire le uscite di Rabiot e Bentancur, alla sua sinistra l’Atalanta ha molto spazio per far circolare la palla nel triangolo formato da Djimsiti, Castagne e Zapata.

Due mosse in particolare permettevano all’Atalanta di schiacciare la Juve nella sua metà campo con una circolazione prolungata: la posizione avanzata di Djimsiti, che era spesso l’uomo libero a sinistra e poteva impostare (per passaggi completati, 67, è stato il migliore della sua squadra insieme a Freuler) o creare spazi per i compagni sulla catena, e soprattutto i movimenti lungo tutto il campo del “Papu” Gómez.

Quando è schierato da trequartista, Gómez non si occupa solo di rifinire l’azione ma ordina il possesso a ogni altezza del campo come un vero enganche. Contro la Juve si abbassava di continuo oltre la linea di Bentancur e Rabiot, dava una soluzione semplice ai compagni sulle fasce per tornare al centro e poi gestiva il ritmo e la direzione della manovra. A volte era solo un riferimento intermedio che faceva passare la palla da una fascia all’altra, altre volte si limitava a un tocco semplice che dava continuità all’azione o ancora si occupava di far avanzare la palla, con una verticalizzazione o portandola in conduzione. Era cioè il giocatore che più di tutti faceva continuare la circolazione e ne cambiava il ritmo, rallentando o accelerando, e intervenendo più volte nella stessa azione in ogni zona del campo, dal limite della sua area fino a quella della Juve.

Ancora più impressionante della facilità con cui riusciva a conservare la palla schiacciando la Juve nella sua metà campo, è stato il controllo che l’Atalanta esercitava in fase difensiva.

Come fa sempre quando affronta squadre schierate col 4-3-3, l’Atalanta lasciava inizialmente liberi i terzini (Cuadrado a destra e Danilo a sinistra). Sul suo lato destro i riferimenti erano stabili: Hateboer si alzava su Danilo mentre Tolói marcava Cristiano Ronaldo. Sul suo lato sinistro invece potevano crearsi dei ritardi nelle uscite in pressione, perché non erano sempre Castagne a salire su Cuadrado e Djimsiti a marcare Bernardeschi. Per avere la superiorità numerica sul centravanti avversario, Dybala, a inizio azione Djimsiti restava vicino a Palomino ed era Castagne a orientarsi su Bernardeschi, soprattutto quando la Juve manovrava sul lato opposto.

La palla è sulla fascia sinistra della Juve, Djimsiti resta vicino a Palomino mentre Castagne è più distante e tiene d’occhio Bernardeschi.

Con una circolazione veloce da sinistra a destra, quindi, la Juve poteva liberare Cuadrado e dargli la possibilità di avanzare, nei secondi che impiegavano Castagne o Djimsiti ad alzarsi per pressarlo. Di fatto, però, la libertà concessa inizialmente a Cuadrado non è servita alla Juve per far saltare il sistema di marcature atalantino o anche solo a manovrare con continuità. Anzi, una volta invitato il passaggio su Cuadrado le marcature dell’Atalanta riuscivano a tenere sotto controllo il palleggio bianconero e a impedire che si avvicinasse all’area.

Palla a Cuadrado, ma ogni opzione vicina è marcata.

L’efficacia del pressing atalantino

La tipica aggressività nel pressing non ha solo limitato i pericoli creati dalla Juve ma si è anche rivelato lo strumento più prezioso della squadra di Gasperini per creare occasioni. Senza dubbio l’Atalanta era la squadra in controllo della situazione, ma è anche vero che in tutta la partita ha tirato solo due volte in porta, in occasione dei due gol segnati: su questo ha inciso anche il momento di forma di Ilicic, forse il giocatore più importante per definire le ultime fasi dell’azione che però sembra distante dalla sua versione migliore, quella mostrata prima della sosta.

Anche se ha avuto chiare difficoltà a pressare il possesso atalantino, la Juve è riuscita a limitare i danni abbassandosi e stringendo le linee, concedendo alla fine solo poche situazioni pericolose.

Entrambi i gol subiti hanno avuto origine da due recuperi dell’Atalanta nella metà campo bianconera. Nel primo caso Freuler è andato a contrasto su Dybala vicino al centrocampo dopo un cambio di gioco di Ilicic intercettato da Cuadrado. Nel secondo Bentancur ha provato a portare la palla fuori dall’area ma l’ha persa subito allungandosela sulla pressione di Tameze e favorendo l’intercetto di de Roon.

I due recuperi da cui hanno avuto origine i gol dell’Atalanta.

L’efficacia del pressing atalantino si è mostrata soprattutto in quest’ultimo caso. Poco prima del recupero decisivo di de Roon, infatti, la squadra di Gasperini era già arrivata in area su una ripartenza iniziata con un contrasto di Tameze su Rabiot, ma il cross da sinistra di Muriel era stato intercettato da Bentancur, che ha poi perso la palla provando ad allontanarla dall’area con un’iniziativa personale.

Il recupero di Freuler su Dybala, decisivo per il primo gol, è invece arrivato con l’Atalanta in possesso, a dimostrare quanto fosse importante per i nerazzurri riuscire a tenere la palla facendo arretrare la Juve, pur senza arrivare a creare molto.

Non sarebbe giusto comunque limitarsi a sottolineare la preparazione nel pressing o l’aggressività nei recuperi. L’Atalanta non è solo dominante dal punto di vista fisico ma ha giocatori raffinati come Gómez, che ha aggirato de Ligt e servito l’assist a Zapata usando solo l’esterno del piede destro; e giocatori capaci di buttare giù la porta come Malinovskyi, che ha rischiato di bucare la rete calciando col piede in teoria debole, il destro.

Una Juventus ancora deludente

Alla Juve sono mancati sia movimenti senza palla per portare gli avversari fuori posizione e generare dubbi nel sistema di marcature atalantino - «Abbiamo fatto l'errore di voler la palla addosso e con la loro aggressività è stato un grandissimo rischio», ha dichiarato Sarri - sia iniziative individuali di qualità, un dribbling o un passaggio difficile capace di far saltare il sistema studiato da Gasperini.

Per arrivare nell’area avversaria i bianconeri hanno fatto ricorso ai lanci lunghi, e per due volte, con Dybala nel primo tempo e Ronaldo nel secondo, hanno costruito delle occasioni sorprendendo alle spalle la difesa atalantina.

Forse proprio con l’idea di avere qualche iniziativa in più, nel secondo tempo Sarri ha mandato in campo Alex Sandro e Douglas Costa (i migliori della partita, con Dybala, per dribbling completati, 3) e in effetti nel secondo tempo la Juve è sembrata meno in difficoltà. Riusciva a pressare meglio la circolazione atalantina avanzando in maniera più decisa Rabiot e Matuidi e ha guadagnato continuità di manovra coinvolgendo un po’ di più Dybala che, come al solito, si abbassava preferibilmente sulla destra.

Nello sviluppo dell’azione che ha originato il primo rigore, Dybala si è fatto trovare a centrocampo, su una verticalizzazione di Bonucci, tra de Roon e Djimsiti, e poi è rimasto libero fino a quando si è spostato sulla sinistra e ha provato a crossare, colpendo il braccio di de Roon.

Gli equilibri dell’Atalanta sono cambiati quando Pasalic ha sostituito Ilicic e si è sistemato da trequartista. Gómez è stato avanzato come punta sulla destra e ha diminuito la sua influenza sul possesso, e poco dopo è uscito dal campo, così come Zapata, per far posto a Malinovskyi e Muriel. Il palleggio ha perso dei riferimenti ma il pressing è diventato ancora più incisivo, specie dopo l’ingresso di Tameze, che ha aggiunto freschezza in mezzo al campo. Alla fine però è stato proprio Muriel, dopo l’assist per Malinovskyi, a commettere il fallo che ha permesso a Ronaldo di pareggiare su rigore per la seconda volta.

Anche se probabilmente è un pareggio decisivo nella lotta per lo scudetto, di incoraggiante per Sarri c’è poco: la reazione nel secondo tempo e il fatto che la squadra, nonostante le difficoltà, non è crollata come contro il Milan. Ma il risultato non può cancellare le sofferenze causate dall’Atalanta e la delusione per non aver ancora trovato una sintesi tra alcuni concetti fondamentali per il suo calcio (il pressing, la circolazione ordinata della palla) e le variegate qualità della sua rosa.

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