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Marco D'Ottavi
Cosa fare con Paulo Dybala
22 mag 2019
22 mag 2019
Come si scioglie l'enigma attorno al numero 10 della Juventus?
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Marco D'Ottavi
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Foto di Marco Bertorello / Getty Images
(foto) Foto di Marco Bertorello / Getty Images
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“Cosa fare con Paulo Dybala?”, è la domanda che sussurrano le pareti della Continassa, il fantasma dell’opera che perseguita tifosi, dirigenti, amministratori, il presidente Agnelli. Ora che Allegri non c’è più, infatti, non sarà più lui a prendersi la responsabilità della risposta. L’ex allenatore aveva in mente “una nuova Juventus”, spietata e senza cuore, e che avrebbe probabilmente fatto fuori l’argentino. Alla fine è stato lui quello ad essere messo alla porta, ed è addirittura lecito chiedersi se le due cose non siano in qualche modo collegate.Se per Allegri il calcio era semplice e Dybala poteva essere una prima punta, un tuttocampista, un panchinaro eccellente, una plusvalenza, un ragazzo simpatico - tutto per il bene superiore del risultato e dell’equilibrio - oggi è tornato ad essere soprattutto un patrimonio economico e tecnico per la società, che sa di dover prendere una decisione rischiosa. D’altronde a novembre Dybala compirà 26 anni ed è il momento ed è il momento di capire cosa aspettarsi da lui: metterlo al centro del progetto o cederlo per fare una plusvalenza carnosa? Sono queste le due strade che divergono e come diceva Robert Forst, è quella meno battuta a fare la differenza.

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Un post condiviso da Paulo Dybala (@paulodybala) in data: 13 Mag 2019 alle ore 8:18 PDT

Dybala oggiPerché Dybala è un patrimonio, certo, che però si sta svalutando: si è appena reso protagonista della peggior stagione a livello statistico, a un’età in cui i numeri dovrebbero continuare a salire o almeno assestarsi. E se è vero che non sono l’unico parametro per giudicare un calciatore, il confronto per Dybala è impietoso: a una giornata dalla fine i gol in campionato sono 5, per la prima volta sotto la doppia cifra dal 2012/13, quando aveva 19 anni e con la maglia del Palermo di rivelava al mondo. Considerando tutte le competizioni i gol diventano 10, ma in cui contare i 4 allo Young Boys. L’anno scorso i gol erano stati 26, quello prima 19, quello ancora prima 23.

Ma non sono solo i gol: per la prima volta con la maglia della Juventus, Dybala finirà con meno di 3000 minuti giocati, lui che indossa la numero 10 ed ha un’esultanza codificata che piace ai bambini. Sono diminuiti i dribbling, i tiri, anche le palle perse. I numeri difensivi non sono migliorati abbastanza da giustificare la narrazione di un Dybala più utile che divertente. Se vederlo difendere all’indietro è quello che voleva Allegri, è cervellotico - o sadico - pensare che possa essere il miglior uso possibile dell’argentino in futuro.Le prime nubi si erano addensata su Dybala in estate. Con l’arrivo di Cristiano Ronaldo era facile immaginare un suo ridimensionamento emotivo e tecnico: Dybala e Ronaldo hanno bisogno di compagni che giocano per i loro movimenti ed era immaginabile chi dei due dovesse sacrificarsi per l’altro. Eppure sarebbe riduttivo usare il portoghese come l’unica motivazione. Nei giorni scorsi il fratello ha parlato di «molte possibilità che Paulo se ne vada», che era «molto a suo agio in Italia e ora non lo è più». Per il fratello i problemi sono in campo, «Fuori dal campo nessun problema con Cristiano. I problemi sono in campo: non si può niente con lui e Paulo è giovane». Queste le sue parole, arrivate prima della separazione tra Allegri e la Juventus, e se si può discutere la loro argomentazione tattica, individuano un aspetto fin troppo evidente: Dybala in questa stagione non è quasi mai stato a suo agio. C’è un problema che va oltre le aspettative, il campo e i numeri, e la convivenza con Ronaldo, ma che riguarda l’apporto che Dybala fornisce alla causa, che non è una causa qualunque, ma quella della Juventus, dove bisogna essere sempre un più duri che altrove, e un po’ più disposti a sacrificarsi per un’idea più alta anche se indecifrabile. Così, di puro impatto, vi sembra più da Juventus Dybala o Bernardeschi? Chi si è calato meglio nella parte? Chi, pur senza avere un talento maggiore dell’altro, sembra essere più un “giocatore della Juventus”, capace di mettere il bene della squadra davanti alle ambizioni personali?Molte volte in questa stagione Dybala non è sembrato coinvolto. È rimasto in panchina quando la Juventus giocava la miglior partita della stagione, contro l’Atletico Madrid; è stato poco incisivo nelle due sfide col Napoli; fuori per infortunio quando contava e nel secondo tempo con l’Ajax - anche se dopo un primo tempo positivo in copertura su de Jong (vedete anche voi il controsenso). A ripercorre velocemente la sua stagione i momenti buoni sono un paio, le due partite col Manchester United, una buona prova con il Bologna e poco altro. Se una stagione storta può capitare, quando capita a 26 anni mette inevitabilmente in discussione il giocatore. Sono ormai un paio di stagioni che ci si aspetta un ulteriore click da Dybala, che lo avvicini al livello mostrato nel 3-0 al Barcellona o a quello dell’inizio della stagione 17-’18, quando segnò 10 gol nelle prime 6 partite di campionato e sembrava diventato definitivamente una punta.

Se i paragoni con Messi sono sempre apparsi assurdi alle persone di buon senso, è anche vero che servivano a coltivare una speranza, quella di vedere un calciatore di quel livello spuntare in Serie A, e Dybala sembrava il candidato ideale. Questa sensazione è sempre più lontana e oggi Dybala appare al contrario un giocatore involuto, intrappolato nei suoi limiti e in una posizione in campo mai troppo congeniale e che fa discutere ormai da un anno. Meglio la cessione?I rapporti di forza tra Dybala e la Juventus appaiono quindi ribaltati: se prima una sua cessione poteva arrivare dal principio secondo cui fosse lui ad essere meglio della Juventus (affermazione espressa tra le righe due anni fa da Dani Alves e relativa all’assunto per cui giocatori come l'argentino vanno al Barcellona, al Real Madrid, alle brutte a Manchester, ma non rimangono a Torino), oggi è Dybala a non sembrare “adatto” per la Juventus del futuro.Come scritto da Marco De Santis, la Juventus in estate avrà bisogno di incassare una bella cifra dal calciomercato - o da altre voci - e questa potrebbe essere quasi totalmente coperta dalla cessione del suo numero 10. Al di là di chi sarà il prossimo allenatore, non è un mistero che i bianconeri si muovano anche - e soprattutto - in base alle “opportunità”, sia per quanto riguarda il mercato in entrata che quello in uscita. Una cessione di Dybala sarebbe quindi da considerare più come una soluzione naturale, che una forzatura da parte del giocatore o del nuovo staff tecnico. Proprio per questo bisogna domandarsi se questo è il momento adatto per ritenere la cessione di Dybala un’opportunità. Fino a 12 mesi fa, infatti, si parlava di cifre sopra i 100 milioni per il suo cartellino, ma dopo una stagione come questa è più difficile avvicinarsi a quei numeri. Certo il mercato è volatile e bisogna capire chi è davvero interessato al giocatore, ma se dal discorso esce il Barcellona ed entra l’Inter è un problema. Tuttavia il prezzo non viene fatto solo dalla stagione: la separazione tra Griezmann e l’Atletico Madrid, con una squadra disposta a pagare i 125 milioni della clausola, potrebbe scatenare il mercato alzando i prezzi e muovendo le pedine. Dei soldi gireranno sicuramente in estate, altri giocatori del calibro di Hazard, Bale e Coutinho sembrano sul mercato. La Juventus potrebbe sfruttare l’occasione e vendere Dybala al miglior offerente. La strada della cessione è la più allettante, ma nasconde delle insidie: l’errore compiuto con Pogba, ovvero pensare che chiunque è sostituibile con 100 milioni in mano, è dietro l’angolo, e non è facile individuare giocatori più forti di Dybala pronti a venire alla Juventus. Bisogna poi considerare che è ormai una delle figure più rappresentative tra quelle rimaste: se Chiellini e Bonucci rappresentano lo spirito più serio e pragmatico della squadra, Dybala è l’anima più guascona e divertita che ogni tanto lo spogliatoio lascia trapelare, e che è uno dei segreti delle tante vittorie.

Rimetterlo al centro della JuventusPur ripetendo come il mercato dei bianconeri va per “opportunità” e non necessariamente per richieste dell’allenatore, il futuro di Dybala dipenderà dal prossimo allenatore. Aprendo lo scrigno della fantascienza: Sarri accetterebbe una sua cessione con facilità? E Pochettino (ma anche Mourinho o Guardiola)? Anche per allenatori più aziendalisti come Simone Inzaghi e Gasperini quanto sarebbe facile rinunciare a Dybala? Allegri ha allenato l’argentino per quattro anni e una sua bocciatura era anche motivata, ma Dybala rimane uno dei giocatori più intriganti passati per Torino negli ultimi anni. Il nuovo allenatore dovrebbe tornare alle origini, rispondere a quella domanda che Allegri ha evitato per quattro anni, spostandolo a seconda delle necessità, ovvero “Quale ruolo per Dybala?” o forse spostare la questione dal ruolo ai compiti. In questa stagione Dybala ha sacrificato il suo talento offensivo giocando tanto come tuttocampista (definizione di Allegri), perché la Juventus non aveva nessun altro che potesse svolgere quel ruolo. Allegri aveva bisogno di qualcuno che occupasse lo spazio tra le posizioni di Cristiano Ronaldo e Mandzukic e quelle del centrocampo e questo compito di cucitura è toccato a Dybala perché ritenuto il più adatto a svolgerlo (anche se poi, in maniera diversa è stato Bernardeschi a prendersi i minuti più importanti in quel ruolo nella seconda parte di stagione) e perché non si poteva prescindere da un attacco composto dal portoghese e dal croato. Dalla prossima stagione però in rosa verrà aggiunto Aaron Ramsey, firmato a parametro zero, e il gallese ha le caratteristiche per occupare quello spazio, magari non partendo dalla posizione di Dybala, ma comunque agendo in fase di rifinitura. Sgravato da questi compiti, potrebbe “liberarsi” il suo miglior potenziale, quello forse ancora nascosto. L’argentino non è un buon rifinitore, non è un giocatore con un'intelligenza calcistica particolarmente sviluppata, però ha una velocità di esecuzione quasi unica sia quando deve cercare la soluzione personale con il sinistro, sia quando deve connettersi con i suoi compagni. Senza girarci intorno: Dybala funziona meglio quando occupa gli ultimi venti metri di campo, non quando deve allargare il proprio raggio d’azione. L’abitudine che ci siamo fatti a vederlo ricevere spalle alla porta appena dopo il centrocampo, cosa che può fare per la sua capacità di difendere il pallone, non può essere l’unica dimensione di Dybala. Pensare che il suo apporto sia necessario per lo sviluppo della manovra fin dall’inizio ha portato Dybala a disputare una stagione disastrosa e non ha senso ripetere l’esperimento. Ci sono molti modi con cui un nuovo allenatore può avvicinare Dybala all’area di rigore: seconda punta vicino a Ronaldo, “falso” 9 con Ronaldo e un esterno più mobile (come provato a volte in questa stagione), trequartista in una squadra che alza il baricentro, esterno. Tuttavia la maniera migliore per rimettere Dybala al centro del progetto è cambiare il modo in cui la Juventus attacca: stringere il campo, tenere basso il pallone, lavorare sui movimenti dei giocatori negli spazi. Non ne gioverebbe solo Dybala, ma sicuramente sarebbe quello a trarne il maggior beneficio.Allegri lasciava molto alle connessioni naturali tra i giocatori. Curiosamente questo non ha portato la Juventus a cercare di mantenere il suo reparto offensivo immutato nel tempo. Dybala aveva costruito una ottima connessione con Pogba e Morata, e sono stati ceduti, lo stesso è accaduto con Higuain. Quasi in ogni stagione ha cambiato compagni intorno. Ma Dybala non è un giocatore creativo, ha bisogno che le connessioni tecniche con i compagni funzionino per brillare. Per fare un esempio, un Dybala che fraseggia in maniera rapida e tecnica come nel gol di Emre Can al Sassuolo, aiuterebbe la Juventus più dei gol e degli assist.

L’esempio migliore di come Dybala sia in grado di connettersi con i compagni ad altissimo livello.

Non sarà facile prendere una decisione per la Juventus, l’importante sarà però prenderla: la scelta peggiore sarebbe quella di lasciare tutto com'è adesso. Appiattirsi sull’idea di un Dybala plumbeo, decisivo ogni tanto, mai completamente dannoso. Un Dybala che non tira le punizioni, ma che fa bene al marketing, che esulta in panchina e fa gli scherzi in spogliatoio, che recupera un pallone, ma non punta l’uomo. Si può ancora sperare un futuro diverso per Paulo Dybala.

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