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Dove passa Jrue Holiday cala la notte
19 lug 2021
La giocata decisiva di Holiday in gara-5 è solo l'ultima delle tante cose utili che fa in campo la guardia dei Bucks.
(articolo)
13 min
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Dopo che Devin Booker e Khris Middleton, sfidandosi come due pistoleri al tramonto, hanno trascinato la gara-5 delle NBA Finals finalmente al tanto atteso finale punto a punto, i Phoenix Suns hanno incredibilmente il pallone per passare in vantaggio con 30 secondi sul cronometro, al termine di secondo tempo in cui erano stati sotto anche di 14 lunghezze. Coach Monty Williams decide di non spendere il timeout che aveva a disposizione e lascia che Devin Booker, dopo aver conquistato il rimbalzo difensivo, porti il pallone fino a quando non trova sulla propria strada P.J. Tucker. Non è una scelta sbagliata: in fondo Booker è stato incandescente nel secondo tempo e ogni tiro che prende, per quanto mal consigliato, trova incredibilmente la strada della retina. Solo una manciata di secondi prima ha segnato una tripla impossibile per mantenere in partita i suoi Suns nonostante fosse stato contestato perfettamente dalla difesa dei Milwaukee Bucks.

Qui la possiamo vedere dai vari punti di vista: quello di LeBron, quello di Lil Wayne, quello di Budenholzer e quello di Mark Jackson.

E così Booker attacca Tucker, che regge i due coreografici palleggi sotto le gambe del giocatore dei Suns, lo costringe a usare la mano sinistra andando verso il centro dell’area pitturata dove campeggia l’incombente Giannis Antetokounmpo. Booker, forse con ancora negli occhi la stoppata su Deandre Ayton che ha deciso la scorsa partita, ha un'esitazione e ferma il palleggio. Nessuno dei suoi compagni attorno a lui si muove, ormai abituati allo show personale del talento di casa: Ayton è appiattito sulla linea di fondo, Bridges e Crowder inchiodati negli angoli e Chris Paul è immobile oltre l’arco senza dare a Booker una linea libera di passaggio.

Booker prova una finta, ma sia Tucker che Antetokounmpo possono permettersi di rimanere con i piedi per terra e comunque coprire la visuale al tiratore dei Suns, che a quel punto per uscire dalla prigione tenta di tornare sui suoi passi. Ma la difesa di Milwaukee a quel punto è totalmente collassata su di lui: ben quattro giocatori hanno i propri piedi nell’area scura del parquet e Jrue Holiday come un’ombra è già scivolato dietro di lui, pronto a infastidire il suo tiro. Appena Booker si gira le sue mani afferrano la palla e la strappano via, lasciando l’avversario a terra mentre si gira e può puntare la metà campo offensiva.

L’unico a correre più velocemente di lui è Antetokounmpo, che con una manciata di leggerissime falcate è già dall’altra parte con il solo Chris Paul a frapporsi tra lui e il canestro. A quel punto, con meno di 20 secondi da giocare e in vantaggio di una lunghezza, sarebbe consigliabile mantenere il possesso, subire fallo e andare in lunetta, magari dandola a un affidabile tiratore di liberi come Middleton. Holiday però è in piena fiducia dei propri mezzi e non si accontenta della giocata più prevedibile; invece premia lo sprint di Giannis alzando il pallone solo dove le sue lunghissime braccia possono arrivare.

Paul disorientato dalla scelta di Holiday e vedendosi salire sopra un gigante greco commette una disperata stupidaggine, spingendolo a mezz’aria ottenendo solo di rendere più spettacolari gli scatti dei fotografi e regalando un tiro libero ai Bucks. È lo scatto che decide gara-5, quello che ha fatto sobbalzare LeBron James e la sua bottiglia di tequila a bordocampo, esultare i tifosi dei Bucks assiepati nel Deer’s District e piangere i tifosi Suns in un palazzetto che fino a pochi secondi prima era più rovente del deserto poco distante.

Ma è una giocata che non arriva per caso, anzi è la sintesi di tutto quello che era successo fino a quel momento. Le scelte della difesa di Milwaukee che hanno costretto Devin Booker ad intestardirsi in ardite soluzioni personali dimenticandosi a tratti che stava giocando con altri quattro compagni; la grande dote di anticipazione di Holiday che gli permette di essere nel punto giusto una frazione di secondo prima del momento giusto e la rapidità delle sue mani calamitate al pallone; l’audacia dell’alzare quel pallone segno di una ritrovata sicurezza nei propri mezzi; e lo strapotere atletico di Antetokounmpo nel mangiarsi il campo e volare ad altezze inaccessibili ai comuni mortali. In mezzo la difficoltà dei Suns nel correre in difesa e Chris Paul svuotato da Holiday di ogni goccia d'energia.

Alla fine si guarda la singola azione per definire l’impatto positivo o negativo di un giocatore sulla partita, ma in pochi sport come il basket ogni situazione dipende da quella precedente come un gigantesco domino. Jrue Holiday non si è fatto condizionare dal risultato ma ha continuato a insistere sul processo, e quando è arrivato il momento giusto ha messo insieme ogni gesto della sua partita e ne ha tirato fuori la giocata che potrebbe decidere la stagione e la sua carriera.

La difesa di Holiday logora chi non ce l’ha

Lo so che è uno dei luoghi comuni più fastidiosi per descrivere un giocatore di basket, ma è davvero impossibile quantificare l’impatto in campo di Jrue Holiday leggendo solo il box score, specialmente perché bisogna sempre considerare entrambe le fasi di gioco. E specialmente bisogna apprezzare la sua fenomenale abilità difensiva, che gli permette di avere un’influenza positiva anche quando sembra che sul suo contratto ci sia una clausola che gli impedisce di segnare a un passo dal canestro.

Dopo aver passato le prime gare della serie ad arginare prevalentemente il talento realizzativo di Devin Booker, coach Mike Budenholzer ha deciso di spendere Holiday sulle piste di Chris Paul per rallentare sul nascere le azioni dei Suns e togliere CP3 dalla serie. Una scelta che ha giovato immediatamente all’intera struttura difensiva dei Bucks, che ha potuto contare su uno dei migliori difensori sulla palla a stancare lungo i 28 metri dell’intero campo un 36enne che gioca con un infortunio alla mano destra, e che ha evidenziato i limiti dei Suns in termini di creazione perimetrale quando deve confrontarsi contro una squadra fisica e atletica.

I Bucks hanno progressivamente sfiancato la squadra di Monty Williams, lavorandoli ai lati come una banda di lupi di montagna prima di attaccarli frontalmente. E Holiday ha avuto il maggior merito di costringere Phoenix a superare la metà campo con quei due o tre secondi di ritardo rispetto a quanto piace loro fare per poi mandarli sempre più fuori dal loro abituale ritmo.

Phoenix ha usato spesso dei blocchi nella propria metà campo per togliere Paul dal match-up contro Holiday.

I Bucks hanno iniziato questa serie di Finale cambiando spesso sui tanti blocchi che Phoenix piazza per creare vantaggi per i suoi portatori di palla quasi per far vedere al mondo che quest’anno erano in grado di farlo, ma la loro esecuzione non è mai stata così precisa e consentiva a Paul e Booker di attaccare sempre il punto debole del quintetto. Così via via Milwaukee è tornata alla sua tradizionale difesa in drop del pick and roll, con Lopez o Antetokounmpo a contenere il palleggiatore e attenti a non farsi infilare alle spalle dal rollante mentre il difensore perimetrale insegue e contesta.

Se però il difensore in questione è Jrue Holiday le cose cambiano sensibilmente, perché pochi altri sono in grado di appiattirsi e passare nella sottile fessura tra palleggiatore e bloccante come se fosse una carta moschicida. E anticipando il movimento dell’attaccante, togliendogli l’angolo scelto e non perdendo mai il contatto con il suo corpo, Holiday non permette di guadagnare quel cuscino di spazio che poi Paul o Booker sanno sfruttare con magistrale abilità.

Per quanto entrambi siano due tiratori micidiali dalla media distanza, eseguire quel tipo di tiro dal palleggio mentre Holiday gli si spalma addosso e il lungo in contenimento alza le braccia a oscurare il bersaglio non è più automatico come poteva essere contro altre avversarie. La difesa sul portatore di palla (o in gergo POA, Point of Attack) è la chiave di volta di qualsiasi architettura difensiva per contenere l’attacco dei Suns, basti vedere come hanno demolito le avversarie che non ne erano provviste (chiamare i Denver Nuggets), in quanto la loro filosofia predicata sulla circolazione di palla e la divisione democratica delle responsabilità quando interpellati da Chris Paul e Devin Booker.

Holiday ha messo a nudo i limiti fisiologici di Paul, non lasciandolo mai rifiatare e imporre il suo ritmo alla partita, e in tal modo togliendogli lucidità nei finali di partita nei quali solitamente è chirurgico. Ma la taglia fisica di Holiday, unita alla sua attività ed esperienza, ha reso per la prima volta in questi playoff “The Point God” in un 36enne che arriva a malapena ai 180 centimetri, forzandolo a palle perse inconsuete e sanguinosissime come quelle nel finale di gara-4. E di conseguenza l’attacco dei Suns si è aggrappata a Booker quando ha avuto bisogno di mettere punti sul tabellone, che al netto dei suoi miglioramenti nel playmaking rimane nel suo cuore un talento più individualista e meno portato a coinvolgere i compagni rispetto a Paul.

Quante volte in carriera abbiamo visto Chris Paul dimenticarsi il pallone e subito dopo venir pedinato sulle sue mattonelle preferite?

Nonostante gli eroismi di Booker nelle ultime due partite nelle quali ha segnato complessivamente 82 punti con canestri dall’altissimo coefficiente di difficoltà, i Bucks sono più che disposti a lasciarlo sfogare pur di togliere gli altri giocatori in maglia Suns dal campo, specie togliendo del tutto le triple e in particolare quelle dagli angoli (appena due in gara-5). E quando la squadra ha perso il ritmo e la fiducia, Holiday può spostarsi in marcatura su Booker per fargli sudare ancora di più i suoi punti.

Con il passare delle partite è sceso il numero dei passaggi dei Suns, mentre sono saliti vertiginosamente il tempo di possesso di Chris Paul e il numero di isolamenti per Devin Booker, una conseguenza non piacevole per Monty Williams che ha visto i suoi giocatori di fatto cadere con tutte le scarpe nel piano gara dei Bucks. I Suns non sono più riusciti a costruire delle triple per i loro giocatori di contorno (solo 8 nei due quarti centrali di gara-5) e imbeccate al ferro per Deandre Ayton (13 conclusioni nella restricted area nelle ultime tre partite perse dai Suns), limitando il loro attacco a una lunghissima serie di tiri dal mid-range ben contestati dalla difesa di Milwaukee (16/41 tra semicerchio e linea del tiro da tre in gara-5).

Anche a Booker non è andata molto meglio, anzi.

La fiducia in attacco nasce dalla difesa

Se per Jrue Holiday la fase difensiva è stata sempre costante e di altissimo livello per tutta la serie, non si può dire lo stesso del suo contributo in attacco. Specialmente nelle prime partite di questa serie è stato molto impreciso dal palleggio e per qualche assurdo motivo incapace di concludere al ferro, di fatto togliendo un realizzatore credibile al già non pirotecnico attacco dei Bucks. Esattamente come Krhis Middleton, anche Holiday ha beneficiato dell’aria di casa e nel terzo periodo di gara-3 ha finalmente trovato la mira con quattro triple determinanti per la prima vittoria di queste Finals, per poi mantenere la stessa aggressività una volta che la serie è tornata in Arizona.

Ha preso e segnato il primissimo tiro dei Bucks in gara-5, un jumper dal gomito destro dopo aver usato un blocco alto di Giannis Antetokounmpo. Immediatamente dopo aver trovato il fondo della retina si è incollato a Chris Paul sporcando il primo di una lunga serie di palloni della sua prestazione. E come in gara-3 la sua presenza in campo è stata decisiva quando nel secondo quarto Phoenix aveva allungato decisamente portandosi fino al +16 spinta dal lisergico pubblico di casa nel tentativo di chiudere immediatamente la pratica. Invece Milwaukee - anche con Antetokounmpo in panchina - ha risposto al parziale di Phoenix grazie alla leadership e ai canestri di Jrue Holiday.

La grande prestazione di Jrue Holiday sui due lati del campo.

Holiday ha acquisito ritmo e sicurezza dalla sua difesa, per poi trasferire le stesse qualità anche in fase d’attacco. Tiro dopo tiro e iniziativa dopo iniziativa ha ritrovato quella consapevolezza nei suoi mezzi che gli ha permesso di chiudere a 27 punti con soli 8 errori dal campo e, dato forse ancora più impressionante anche se non del tutto sorprendente, 13 assist, la perfetta metà di quelli di squadra. L’ex New Orleans ha mostrato tutto il suo vasto campionario da facilitatore trovando i tiratori liberi sul lato debole con precisi skip pass, premiando le ricezioni profonde di Giannis Antetokounmpo e spingendo l’acceleratore in transizione a ogni occasione possibile. Ma soprattutto non si è accontentato della soluzione scolastica che gli lasciava la difesa di Phoenix ma ha sempre rischiato la giocata, aggredendo quando vedeva un minimo vantaggio da capitalizzare. Un atteggiamento che ha connotato tutta la sua prestazione in gara-5 e che ha trovato il perfetto finale nell’azione che ha sbilanciato la partita e la serie in favore dei Milwaukee Bucks.

Un investimento ampiamente ripagato

Quando la scorsa estate i Bucks hanno deciso di sciogliere i proverbiali cordoni della borsa per andare a prendere Holiday dai New Orleans Pelicans erano con le spalle al muro. Erano appena usciti con le ossa rotte dalla bolla di Orlando dopo un umiliante sconfitta per 4-1 contro i Miami Heat e su di loro iniziavano a stagliarsi le nuvole nere della free agency di Giannis Antetokounmpo, sul quale la pressione di media e tifosi cominciava a farsi insostenibile.

Così, nel tentativo di aggiungere il pezzo mancante accanto al fuoriclasse greco, i Bucks sono andati all-in su Holiday, spedendo nella Louisiana non solo George Hill e Eric Bledsoe - il capro espiatorio delle tante sconfitte ai playoff - ma soprattutto mettendo sul piatto tre prime scelte al Draft (2020, 2025, 2027) e due possibilità di scambiare l’ordine delle pick nel 2024 e nel 2026. Una grossa ipoteca sul futuro a breve e medio termine della franchigia, un rischio che aveva già pagato con la firma di Antetokounmpo alla sua estensione contrattuale e che sta diventando trionfale neanche 12 mesi dopo, con i Bucks a una sola vittoria dal conquistare quel titolo NBA che manca da cinquant’anni.

Le statistiche ci ricordano che chi si aggiudica gara-5 con la serie in parità poi trionfa nell'81% dei casi.

Proprio Jrue Holiday, dopo alcune uscite interlocutorie nelle prime gare, ha finalmente messo la sua firma sulla partita più importante della stagione consegnando ai Bucks un preziosissimo match point da giocarsi tra le mura caldissime del Fiserv Forum. La sua palla rubata a Devin Booker e poi alzata verso le lunghissime braccia protese di Giannis Antetokounmpo è stata l’istantanea che ha riempito i feed social, ma la sua intera partita ha rasentato la perfezione. Per la prima volta ha messo insieme due grandi prestazioni su entrambe le metà campo, con una continuità e determinazione che non aveva sempre mostrato finora.

Ha chiuso con 27 punti, 13 assist e 4 rimbalzi in 42 minuti di gioco tirando finalmente ben oltre il 50% dal campo (12/20 di cui 3/6 da tre punti), come gli era successo solo in gara-3 in questa serie, e ha reso la vita di chi ha dovuto marcare un inferno in terra. Sia Chris Paul che Devin Booker hanno subito le angherie del californiano, che si è preso il compito di raffreddare a turno quello che era in quel momento più caldo inceppando così le solitamente cristalline esecuzioni in attacco dei Suns.

L’incrollabile perentorietà del gioco di Giannis Antetokounmpo gli varrà probabilmente il titolo di MVP delle Finals, se i Bucks dovessero riuscire a vincere; e l’incredibile livello di shot-making di Khris Middleton nei momenti più complicati è stato indispensabile per ribaltare questa serie. Ma Milwaukee non sarebbe mai arrivata a questo punto senza la difesa di Jrue Holiday, e non c’è prezzo per tutto quello che è riuscito a dare fino a questo momento in questa serie.

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