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Dove può arrivare Jannik Sinner
06 nov 2019
06 nov 2019
Il miglior 2001 al mondo.
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Durante il torneo di Montecarlo, la scorsa primavera, Ivan Ljubicic in telecronaca su Sky stava offrendo una panoramica sull'ascesa dei giovani tennisti italiani e si è sbilanciato in un'unica chiara sentenza: «Per il carattere che ha, l'unico che sono sicuro non si brucerà è Jannik Sinner».

Jannik Sinner, fino a due mesi prima, era sostanzialmente sconosciuto. Apparso raramente e con scarsi risultati nel tennis giovanile, avendo raggiunto al massimo la posizione numero 107 nel ranking ITF under-18, fino al suo successo improvviso al Challenger di Bergamo a febbraio, Sinner viveva nell'ombra di Zeppieri e Musetti, che qualche settimana prima era stato il primo italiano della storia a vincere l'Australian Open junior, per giunta sotto età. Eppure il livello di gioco mostrato proprio in quella settimana di Bergamo e il rango degli avversari battuti tutti in fila - Caruso, Galovic e Quinzi soprattutto, oltre che Marcora in finale -, in relazione anche alla sua totale inesperienza, erano bastati a convincere che per la corsa alla scalata del tennis di vertice del futuro si fosse inserito anche lui.

La corsa è stata rapida: otto mesi più tardi Sinner si è aggiudicato il suo primo match ATP - a Budapest contro Mate Valkusz - e il suo primo match in un Master 1000 - lo splendido successo a Roma contro Steve Johnson. Dopo le ravvicinate vittorie ad Anversa e a Vienna, contro giocatori di alto livello e di esperienza come Monfils, Tiafoe e Kohlschreiber, ha scalato il ranking mondiale fino alla posizione 93, più giovane italiano della storia a raggiungere la top 100.

In modo diverso da Berrettini, quindi, Sinner rappresenta un'altra delle piacevoli anomalie rispetto alle abituali dinamiche del tennis italiano: un giocatore cresciuto sui campi veloci e che ha iniziato a esprimere il meglio di sé proprio nel momento di fare il salto dal tennis giovanile e dei Futures a quello dei più grandi.

La straordinaria facilità di gioco di Sinner

Per capire il talento di Sinner bisogna scavare nelle sue origini. Nato a San Candido e cresciuto a Sesto, a una manciata di chilometri dal confine con l'Austria, Sinner iniziò a praticare tennis a 7 anni ma fino all'età di 12 anni è stato una grande promessa dello sci alpino. La necessaria scelta della specializzazione fu compiuta all'età di 13 anni, nella quale fu notato da Massimo Sartori - storico coach dell'altro tennista altoatesino, Andreas Seppi - che lo fece trasferire all'accademia di Riccardo Piatti a Bordighera, in Liguria.

Il fatto che si sia allenato a Bolzano e a Bordighera, prevalentemente sul veloce, che abbia portato avanti in maniera molto competitiva un altro sport per molto tempo e che non abbia frequentato molto i raduni nazionali giovanili e in generale il tennis junior italiano (cinque mesi fa ha detto di non conoscere molto bene Musetti e Zeppieri) sono tutti fattori che rendono l'idea sui motivi per i quali Sinner sia oggi un profilo così diverso dalle altre nostre promesse a tutti i livelli, più abituati alla terra battuta, e sul perché abbia sviluppato un tennis così istintivo e con un timing in anticipo, oltre a una velocità di esecuzione eccellente, perfetta soprattutto per i campi veloci.

Il talento più profondo di Sinner è visibile soprattutto quando in campo si sviluppano le traiettorie lineari tipiche dei campi più rapidi. Il suo primo successo in un Challenger, a Bergamo, è arrivato sul cemento indoor, condizioni di gioco nelle quali si è allenato molto spesso fin da bambino, e lo stesso è avvenuto nei tre successi contro Monfils, Tiafoe e Kohlschreiber, ad Anversa e Vienna, che lo hanno proiettato in top 100. Sinner inizialmente è stato paragonato ad Andreas Seppi - forse più per la stessa provenienza geografica - ma andrebbe accostato a profili abbastanza lontani dal cliché del tennista italiano: una sintesi tra l'aggressività di Berdych - senza possederne però tutta la potenza e l'abilità della mano, ma con più rapidità dei piedi - e parte della capacità di Davydenko di muoversi costantemente sulla linea di fondo per impattare in anticipo, forse con meno intensità ma con più qualità di colpi del russo. Una fusione di questi due modelli che possiamo ritrovare in Andrey Rublëv, forse il profilo più simile a Sinner nel circuito per l'atteggiamento tattico e la costante spinta in anticipo con traiettorie lineari.

Rispetto a Rublëv, tuttavia, Sinner spicca per la capacità di controllare i nervi e le emozioni. Sembra essere proprio questo il fattore che più di ogni altro rassicura le speranze del pubblico italiano, ancora segnato dalle cicatrici del passato. Non solo Sinner ha un carattere molto più glaciale rispetto ai nostri altri giovani, ma come sottolineato anche da lui stesso («Tra noi giovani c'è una gara») in questo momento in Italia c'è anche il fattore del traino reciproco a spingere sempre più in alto i nostri tennisti a tutte le età e a tutti i livelli. Un circolo virtuoso iniziato qualche anno fa con la riforma del nostro sistema scolastico a livello di strutture nazionali e alimentato anche dagli exploit di Marco Cecchinato lo scorso anno, forse il vero punto di partenza di questa spirale positiva.

L'altra differenza importante con Rublëv, stavolta dal punto di vista tecnico, sta nel rispettivo colpo a rimbalzo preferito. Tra i due fondamentali Sinner predilige il rovescio, che esegue portando la racchetta subito all'indietro in fase di preparazione e non in alto, come fa Alexander Zverev, riuscendo così a perdere meno tempo nell'apertura e favorendo l'anticipo sulla palla. Con il rovescio non genera traiettorie particolarmente arrotate, ma ha comunque un'ottima capacità naturale di usare la mano e il polso sinistri per controllare palle più basse, a volte anche sui back degli avversari, come visto soprattutto nel match di primo turno a Roma vinto contro Steve Johnson.

Un po' più lenta e ampia è la preparazione del dritto, che gli causa a volte qualche ritardo nella risposta d'impatto in anticipo da quel lato. Sinner riesce in ogni caso a compensare con un'ottima velocità di braccio che gli consente di entrare molto rapidamente dentro alla palla, producendo traiettorie molto piatte e rapide e spesso "schiacciate" verso il suolo. Il dritto sembra essere un colpo poco impostato e molto istintivo, sviluppato quasi naturalmente come forma di sopravvivenza alle superfici rapide indoor nelle quali è cresciuto, ma è forse invece quello da cui si deduce una scarsa propensione alla manovra rispetto a come siamo abituati in Italia - anche da un giocatore offensivo ma più vario come Berrettini - in favore di un'indole sempre aggressiva.

Uno scambio significativo. Sinner anticipa il più possibile le traiettorie muovendo i piedi e tagliando gli angoli. L'ingresso nel penultimo dritto è perfetto: sfrutta la traiettoria un po' più alta ed entra velocemente col braccio sulla palla schiacciandola, così come anche nel dritto conclusivo.

Anche la sua struttura fisica sembra perfetta per le sue caratteristiche. Il sito dell'ATP gli attribuisce 1,88 m di altezza per 75 kg di peso, un fisico sostanzialmente leggero che gli permette di essere rapido con i piedi per cercare la palla in anticipo. Al tempo stesso la statura lo agevola nella spinta al servizio: un colpo tecnicamente non impeccabile, che manca un po' in varietà di soluzioni slice o kick e anche e soprattutto in precisione, ma con cui molto spesso tocca i 200 km/h all'ora mostrando enormi progressi rispetto anche solo a qualche mese fa.

La necessaria evoluzione

Forse è proprio quella della precisione al servizio una delle abilità che distanzia di più Sinner da Novak Djokovic, il profilo a cui - forse anche a livello motivazionale - il suo coach Riccardo Piatti lo ha accostato. «Penso di poter servire meglio di lui, ci sto lavorando molto», ha detto Sinner qualche giorno fa riferendosi proprio a Djokovic, anche se la realizzazione di questo progetto sembra far parte più della sfera degli sviluppi futuri e non già del presente. Sempre in riferimento alla sua possibile somiglianza con Djokovic, Sinner ha aggiunto: «Tennisticamente ci sta, anche Novak è più forte di rovescio che di dritto».

Le affinità tra i due sul lato del rovescio sembrano in effetti abbastanza visibili, ma a contrapporli in maniera netta sono forse le attitudini e le capacità difensive - non solo quelle del Djokovic attuale o del suo periodo d'oro, ma anche quelle che aveva mostrato più o meno all'età di Sinner - oltre che l'atteggiamento tattico generale, in particolar modo nella gestione degli scambi con il dritto. Djokovic ha sempre mostrato una propensione maggiore a manovrare attraverso gli angoli, cambiandoli più volte o comunque cercando di spostare lo scambio sulla diagonale a lui più favorevole, mentre da questo punto di vista Sinner appare un giocatore meno raffinato e più diretto.

Sinner, insomma, oggi è un tennista in grado di esprimere un talento sbalorditivo all'interno del suo contesto preferito, fatto di una superficie veloce e regolare e un avversario che gli dà abbastanza ritmo, ma forse a differenza di altri giovani ha mostrato qualche difficoltà in più nella gestione della varietà e dei cambi di ritmo. Se vorrà legittimamente puntare a diventare un futuro vincitore Slam - dopotutto è di gran lunga il tennista classe 2001 più forte al mondo ed è già numero 93 del ranking, mentre lo scorso anno il predestinato classe 2000 Auger-Aliassime aveva chiuso da numero 108 - avrà bisogno di una migliore gestione delle variabili in campo.

Sinner non è un giocatore vario o particolarmente spettacolare per ampiezza del repertorio tecnico, e sembra per lo più estremizzare quella tendenza del tennis contemporaneo verso una sorta di standardizzazione e meccanizzazione. Questo però non significa che non sia estremamente visibile e apprezzabile il suo talento più naturale, e quanto esso risalti ancora di più in un contesto, come quello italiano, abituato ad altri paradigmi tennistici. Sinner al momento sa fare benissimo un numero limitato di cose. In futuro dovrà quindi fare una scelta: tra il rendere talmente potente ed efficace il suo gioco offensivo da poter sovrastare in ogni situazione quello dell'avversario, senza che quest'ultimo possa provare variazioni di ritmo e di altezza della palla; oppure prendere un’altra strada, che è quella della completezza riuscendo a coprire i propri difetti imparando a non farsi condizionare dalle variazioni dell'avversario.

In effetti tutti i tennisti arrivati al successo negli ultimi anni, anche i più giovani - Zverev, Tsitsipas e ora Medvedev e Berrettini - hanno tutti sviluppato, in modo diverso, una propria capacità di accelerare, rallentare e variare ritmo e soluzioni, con l'eccezione di Alexander Zverev, che però da contraltare ha a disposizione un servizio devastante che nei momenti positivi non fa giocare l'avversario per ore, arma di cui Sinner ancora non dispone. Certamente l’età, e soprattutto la sua dedizione, lasciano intendere che anche lui possa arrivare a trovare una chiave per affrontare nel miglior modo possibile questo tipo di situazioni, che forse sarà indispensabile per entrare nel livello di massima eccellenza senza “fermarsi” intorno alla posizione 10-15 del ranking, che in questo momento sembra rappresentare il minimo sindacale in una prospettiva a lungo termine.

In particolare Sinner sembra soffrire i cambi di ritmo sia per quanto riguarda traiettorie più alte e arrotate, ma anche palle più basse e tagliate o comunque senza peso. Le variazioni lo mettono più in difficoltà sulla terra battuta: questo è stato possibile osservarlo soprattutto nel confronto a distanza tra due partite contro due top player dal tipo di palla non troppo diversa, quelle contro Tsitsipas a Roma e Wawrinka agli US Open. Anche ieri, contro Tiafoe ai Next Gen, ha perso il primo parziale sbagliando due punti su due variazioni.

Sinner è in controllo sulle palle pesanti di Wawrinka, che nel corso della partita per alcuni tratti ha rallentato il ritmo con il back per anestetizzare il gioco dell'altoatesino. Ovviamente l'ultima accelerazione è troppo angolata e pesante per poter essere gestita dal fisico ancora gracile di Sinner.

Oltre ad alcune fasi anche delle ultime partite - anche in diverse occasioni nella sfida seppur dominata contro Kohlshcreiber a Vienna - è stato in particolare in un match dall'altissimo valore simbolico, quello non ufficiale delle pre-qualificazioni a Roma contro Lorenzo Musetti, che la fortissima contrapposizione di stili tra le due nostre promesse ha fatto emergere quanto Sinner, seppur arrivato con qualche acciacco fisico, sia naturalmente poco propenso e ancora poco abituato a saper fronteggiare la grande varietà dell'avversario.

Sinner ha vinto 6-3 al terzo set ma Musetti ha avuto occasioni per chiudere in due parziali. Il classe 2002 di Carrara ha variato il più possibile il gioco, spesso in modo efficace, tra palle molto arrotate con entrambi i fondamentali, back di rovescio, palle corte e serve and volley improvvisi. Sinner era già più avanti rispetto a Musetti come livello e sviluppo della propria carriera, ma ha commesso una grande quantità di errori sulle variazioni del suo avversario che hanno lasciato intendere come per fronteggiare queste situazioni - come avvenuto qualche giorno più avanti contro Steve Johnson - abbia bisogno di uno stato psico-fisico eccellente.

Nell'immagine sotto un errore in queste situazioni. La risposta di Musetti è molto lenta, alta e senza peso, ma risulta comunque profonda e questo rende quasi impossibile poterla colpire in fase ascendente e schiacciarla dall'alto in basso, vista la lontananza dalla rete. Sinner invece sembra preparare il colpo come se fosse vicino alla rete, ma la palla completamente scarica di Musetti avrebbe necessitato di una traiettoria leggermente più arrotata, che non sembra però appartenere all'indole più profonda di Sinner sia dal punto di vista tecnico che mentale. Il colpo esce infatti troppo piatto e da quella distanza finisce inevitabilmente sotto il nastro.

Il fatto che negli ultimi mesi Sinner sia leggermente progredito in questo aspetto, aiutato anche dal ritorno del circuito nella sua superficie preferita, induce all'ottimismo sul fatto che, senza rinunciare alla straordinaria facilità delle sue soluzioni preferite, Sinner possa piano piano elaborare piccoli accorgimenti che lo rendano efficace magari non nel proporre grande varietà di gioco, ma quanto meno nel far fronte con pochi problemi a quella dell'avversario. Così come qualche miglioramento - forse più facile da eseguire nel processo di naturale sviluppo atletico e della coordinazione - è atteso nella capacità di coprire lateralmente il campo, fondamentale nelle fasi difensive che nel suo gioco saranno sempre meno sollecitate rispetto a quelle offensive, ma comunque determinanti nella ricerca verso l'eccellenza assoluta.

Dopo questa prima stagione di esordio e di primi passi di conoscenza nel circuito, quasi sempre senza alcuna pressione, Sinner sarà chiamato a corrispondere ad aspettative più alte e per nulla semplici da mantenere alla sua età. Non solo, ma la sua incredibile precocità non dovrà precludergli quell'elasticità mentale necessaria per comprendere come, in una visione a lungo termine, una semplice crescita fisica e mentale del suo gioco potrebbe non essere sufficiente per riportare trofei del Grande Slam in Italia, ma saranno necessarie anche soltanto delle piccole evoluzioni tecniche e tattiche. Per sopportare queste pressioni, però, Jannik Sinner sembra già avere la giusta attitudine mentale.

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