Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Giorgio Di Maio
Il viaggio di Sinner è appena cominciato
20 nov 2023
20 nov 2023
Un Djokovic così brillante lascia pochi rimpianti.
(di)
Giorgio Di Maio
(foto)
Foto IMAGO / HochZwei/Syndication
(foto) Foto IMAGO / HochZwei/Syndication
Dark mode
(ON)

Iniziava così la poesia più famosa di Kostantinos Kavafis "Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze". Per qualcuno come Jannik Sinner il viaggio è appena iniziato, mentre per Novak Djokovic l’accumulo di avventure ed esperienze sembra ancora non essersi fermato. Ieri il tennista serbo ha aggiunto l’ennesimo numero a un palmares talmente ampio per cui ormai persino le ATP Finals, sono diventate un orpello.

Per Djokovic è la settima edizione vinta delle Finals, e così stacca Roger Federer fermo a sei. Allo stesso tempo si assottiglia il vantaggio nel conto dei tornei vinti in singolare proprio dello svizzero, con i 103 tornei vinti da Federer contro i 98 di Djokovic. Per quanto a livello statistico il record sia di Jimmy Connors con i suoi 109, è piuttosto accettato dalla comunità tennistica che l’americano, specialmente nei suoi ultimi anni, abbia alzato il conto dei titoli grazie a tornei di caratura minore.

Nel 6-3 6-3 inferto da Djokovic a Sinner e nel 6-3 6-2 della semifinale con Alcaraz c’è una testimonianza del lungo viaggio che ha portato Djokovic fino a qui. Dai miglioramenti del servizio, che gli ha permesso nel primo set della sfida con Sinner di perdere soltanto due punti nei turni di battuta, a quelli a rete, controllata con agio nella semifinale con Alcaraz. Un qualcosa di impensabile anni fa, quando Djokovic era un tennista con un servizio simile a una rimessa in campo e che a rete si avventurava pochissime volte, soltanto per chiudere volée comode. Il numero uno del mondo in questi due fondamentali non era a questo livello nemmeno nelle sue migliori stagioni, anche se è forzato dire che quella attuale sia la sua miglior versione, per un insieme di fattori: la minore resistenza e il leggero calo del dritto post-2016 su tutti. Djokovic ha fatto suo anche un altro concetto di Kavafis: "Sempre devi avere in mente Itaca - raggiungerla sia il pensiero costante". Il 24 volte campione Slam a 36 anni resta lo standard d’oro con cui tutti devono e dovranno misurarsi, e la sua voglia di combattere tutti i giorni contro sé stesso e la Storia gli sta permettendo di continuare a divorare ogni record.

In molti avevano previsto un Djokovic aggressivo, desideroso di vendicare lo sgarbo subito proprio da Sinner nella partita dei gironi. Negli scorsi giorni c’è stato un dibattito sull’opportunità avuta dall’italiano di eliminare Djokovic dalla contesa perdendo con Rune. Chi sostiene questa tesi però non ignora soltanto la vera natura di ogni sport, oltre che a credere nella versione tennistica del “biscotto”, ma anche della non indifferente rivalità tra Rune e Sinner. Vincere con Rune per Sinner non è stato soltanto 200 punti in più in classifica e soldi nel portafoglio. Nel loro ultimo confronto a Montecarlo era arrivata una rimonta dolorosissima, subita in una sfida ricca di interruzioni e con Rune che ne aveva combinate di cotte e di crude pur di mandare fuori ritmo Sinner. In uno sport individuale come il tennis una partita con un diretto rivale non è solo il raggiungimento di un traguardo in un torneo, significa marcare il territorio. Sinner ha vinto quando poteva tranquillamente risparmiarsi, complice anche un fastidio alla schiena e la naturale stanchezza di un finale di stagione ricco di partite. Questo però avrebbe significato anche uno 0-3 nei confronti diretti con Rune e soprattutto un margine psicologico che il danese avrebbe potuto sfruttare nella prossima stagione, in cui probabilmente torneranno a darsi battaglia per titoli importanti.

E per quanto esiste chi dice che nel tennis i tennisti alzano o abbassano il livello a piacimento, addirittura giocando “a percentuale”, dimostrare all’avversario che nonostante le avversità e le circostanze tu sei sempre lì e non può mai abbassare la guardia è qualcosa di importante. Ne è un esempio quello che hanno detto Medvedev e il suo allenatore Gilles Cervara dopo la semifinale persa con Jannik, affermando che se prima Daniil con Sinner si poteva permettere di impostare una partita di attesa, senza discostarsi dal suo tennis preferito, quest’anno la situazione è cambiata, con Medvedev che è costretto a prendersi il doppio dei rischi che normalmente si prenderebbe. Djokovic ha mostrato il suo timore e il suo rispetto per il gioco di Sinner mostrandosi in una delle sue versioni migliori, dominando un primo set in cui, nonostante qualche incertezza dei giudici di linea e di Sinner, non ha mai dato l’impressione di poter perdere. Nel secondo set è calato e ha mostrato il fianco a Sinner, che incanalato in un contesto di tensione e nervosismo, si è sciolto al cospetto del suo avversario e al bisogno di rimettere in piedi la partita.

La finale ha avuto il suo epilogo più scontato, ma il merito di Sinner in questa settimana è stato di farci credere che anche l’impresa più difficile fosse possibile. Djokovic era sembrato umano, tangibile, e non il giocatore più vincente della storia del tennis e lo stesso che a 36 anni è ancora in grado di vincere tre Slam e fare finale nel quarto. Lo stesso capace di difendere la sua torre dall’assalto delle giovani generazioni, dimostrando ancora ai suoi rivali con più potenziale nel corso di questo torneo (e non solo) come si debba ancora passare sul suo corpo di gomma per vincere un torneo in cui lui partecipa. Eppure martedì sera eravamo tutti davanti un televisore a goderci una delle serate più belle ed eccitanti della storia del tennis italiano, specialmente televisivo. Sinner è rimasto forse anche un po’ schiacciato da questa luna di miele, giocando una finale tesa e contratta e che ha ricordato molto la sua prima finale 1000, quella giocata contro Hurkacz a Miami.

Come con il polacco Sinner è stato falloso di dritto, il primo colpo ad abbandonarlo, e certi errori che sembravano sepolti nelle sue versioni del passato sono tornati come fantasmi. Ne sono esempio lo schiaffo di dritto sbagliato a metà secondo set e un altro attacco nei pressi della rete terminato clamorosamente fuori nel finale. Tutti e due errori in cui Sinner è tornato a fare una cosa che accadeva molto spesso prima dell’anno scorso: più il braccio è rigido più tira forte e più gioca a testa bassa. La differenza di esperienza in situazioni del genere ha pesato sull’andamento della partita, con Sinner incapace anche di raccogliere quanto concesso dal serbo nel secondo set. Sarebbe andata diversamente con la versione di Sinner vista per tutto il torneo, ma si sa, il tennis non funziona così e tutto succede per una ragione. È vero che Sinner quest’anno ha sfatato tanti tabù, tra cui la vittoria in un Masters 1000, ma vincere un 1000 per quanto prestigioso non vale a livello emotivo come giocare una finale davanti al tuo pubblico di casa del quinto torneo più prestigioso dell’anno e contro il più forte di tutti.

La sconfitta in finale non deve scoraggiare tutti quelli che vorranno seguire il viaggio di Jannik Sinner nei prossimi anni. Il cammino sarà complicato da un livello di competizione particolarmente alto, con Djokovic che si prospetta principale contender per tutti e quattro gli Slam dell’anno prossimo, ma che prevede anche il possibile ritorno di Nadal e giovani promettenti pronti a far saltare il banco come Shelton. Sinner ha dimostrato di saper elevare il suo livello di gioco, e come ha dimostrato in queste Finals di poter toccare il livello dell’élite del tennis mondiale. I momenti difficili e le sconfitte dolorose come quella con Altmaier al Roland Garros o Zverev allo US Open sono già arrivate e arriveranno com’è normale che sia anche in futuro, tutti i viaggi hanno le loro difficoltà. Per chi ha a cuore Sinner dagli atteggiamenti dentro e fuori dal campo e dalla sua capacità di assorbire il tennis è chiaro che l’italiano seguirà il consiglio di Kavafis nei prossimi anni. “Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca.”. E chissà che tra un bel po’ di anni non riguarderemo a questa finale con il sorriso e la nostalgia di chi ormai è passato in un’altra dimensione, vicini allo sbarco ad Itaca.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura