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Giorgio Di Maio
Il problema con le tasse di Jannik Sinner
31 gen 2024
31 gen 2024
Come funzionano le tasse per i tennisti.
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Giorgio Di Maio
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Jannik Sinner ha interrotto un digiuno di Slam che in campo maschile proseguiva dalla vittoria di Panatta a Parigi nel 1976. Il momento di giubilo nazionale in queste ore si è però portato dietro pure l'inevitabile polemica: è la legge dei social media.

Di tasse e Jannik Sinner si era già iniziato a parlare in occasione della rinuncia del tennista alla convocazione per i gironi di Coppa Davis. In quell’occasione Aldo Cazzullo intervenne per invitare Sinner a togliere la residenza fiscale a Montecarlo, tornando poi sull’argomento in queste ore in cui il tema è in trend. Stessa cosa fatta dall'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Non è la prima volta che si discute di sport e fiscalità. Un esempio è la questione Valentino Rossi-Stato italiano. Rossi è stato accusato dal tribunale di Pesaro di aver evaso per 43,7 milioni di euro nel periodo 2001-2004. Rossi, che all’epoca era residente nel Regno Unito, secondo il tribunale di Pesaro non aveva dichiarato compensi per un totale di 59 milioni di euro patteggiando poi tra il 2008 e il 2009 con il Tribunale. Una vicenda che ha creato un forte danno di immagine al campione di Tavullia. Rimanendo alle moto sono finiti sotto la lente del Fisco anche Loris Capirossi e Max Biaggi, entrambi poi assolti in Cassazione.

Neanche il tennis si è sottratto ai problemi fiscali, anche se con casi sempre extra-italiani. Il padre di Steffi Graf, Peter, fu condannato a quattro anni di reclusione per aver nascosto otto milioni di euro (attuali) al Fisco tedesco. Anche Michael Stich ha subito tantissime critiche in patria per la sua residenza austriaca, così come Bjorn Borg esule dall’ultra-socialista Svezia. Il caso più noto è però quello di Boris Becker. L’ex sei volte campione Slam è stato condannato per evasione fiscale nel 2002 ed è storia recente la sua bancarotta costata otto mesi passati in carcere fino al dicembre 2022.

Una buona parte dei tennisti sono residenti nel Principato di Monaco. Ci sono Novak Djokovic, Alexander Zverev, Daniil Medvedev e appunto Jannik Sinner; ma anche Hubert Hurkacz, Stefanos Tsitsipas, Holger Rune e Felix Auger-Aliassime, Alex De Minaur, Cameron Norrie, Lorenzo Musetti, Alexander Bublik. Non che altri non siano guidati da motivi fiscali nella scelta della propria residenza. I tennisti americani come Opelka, Tiafoe, Shelton e Fritz hanno scelto di abitare in Florida e Texas, in cui per le leggi federali il regime fiscale è simile a quello monegasco. Una conseguenza delle leggi americane, che non permettono di pagare tassazioni diverse pur abitando all’estero, se non rinunciando alla cittadinanza. Altri ancora sono nel paradiso fiscale delle Bahamas come Shapovalov e Kyrgios, o negli Emirati Arabi Uniti come Karen Khachanov e Daniel Evans. Se parliamo di fiscalità avvantaggiata, bisogna citare anche Gael Monfils residente a Ginevra, Mannarino a Malta, Humbert in Lussemburgo.

Insomma, tra i primi 30 tennisti al mondo oggi, 13 risiedono nel Principato di Monaco e 20 riescono a sfruttare comunque dei regimi fiscali più morbidi. Fanno eccezione i tennisti spagnoli, Andrey Rublev, e il norvegese Casper Ruud. Teniamo conto, per alcuni russi, che l'aliquota a Mosca è del 15%.

Bisogna però fare una premessa a questi discorsi: il paese di residenza di questi tennisti ha solo parzialmente a che fare con le loro tasse. Il meccanismo della loro tassazione è piuttosto complesso, ma ci arriveremo. Intanto andiamo con ordine e torniamo al Principato: perché i tennisti decidono di abitare a Montecarlo?

I vantaggi sono principalmente economici, ma anche sportivi.

Non sono previste tassazioni di natura patrimoniale nel Principato, e non ci sono imposte sul reddito delle persone fisiche o delle società. Questo vuol dire che i redditi o le plusvalenze di chi risiede a Montecarlo non vengono tassati dal piccolo stato. Tutto questo non vale per i francesi, che per un accordo governativo subiscono la stessa tassazione che avrebbero in Francia, così come gli americani (e infatti i tennisti francesi tendono a preferire altre residenze fiscali - degli americani abbiamo già detto). Ottenere la residenza è relativamente semplice. Bisogna comprare o affittare un immobile a Monaco, aprire un conto bancario di almeno un milione di euro, essere incensurati e risiedere nel Principato per almeno tre mesi l’anno.

A livello sportivo abitare in un posto come Montecarlo è comodo per chi fa il tennista. Sono frequenti gli allenamenti in off-season tra i tennisti residenti e con a disposizione alcune delle migliori strutture del mondo. Senza contare il clima sempre mite, con trecento giorni di sole all’anno, e la relativa discrezione nel vivere da VIP in un posto esclusivo. Il tennista danese Holger Rune, tra i residenti a Montecarlo, ha motivato così il suo cambio di residenza. «Vengo dalla Danimarca, è una grande nazione ma non ci sono molti tennisti. Quindi per me le strutture e i giocatori che sono qui a Monaco ad allenarsi sono molto importanti perché in Danimarca non posso avere esperienze del genere».

Anche Grigor Dimitrov non ha mancato di farci sapere quanto si viva bene nel Principato:«Non potremmo essere più fortunati ad allenarci in queste condizioni. (…) Ogni mattina vieni in campo e ci sono alcuni dei migliori tennisti al mondo ad allenarsi. È importante e ti spinge a fare meglio».

Non c’è da dubitare che il lato sportivo e la qualità della vita pesino, anche perché altrimenti la maggior parte dei tennisti abiterebbe in altri paesi a regime di tassazione minima come gli UAE o la Svizzera. A livello finanziario, comunque, i vantaggi sono enormi. Pensiamo al 46,4% di differenza di aliquota fiscale che intercorre tra Casper Ruud, residente a Oslo in Norvegia, e Djokovic, residente a Montecarlo.

Però teniamo conto di un aspetto: la tassazione agevolata non vale per i premi in denaro corrisposti ai tennisti per i loro risultati nei tornei ATP e Slam, che seguono la tassazione del paese in cui vengono erogati. Lo diciamo ancora più chiaramente: sui soldi che i tennisti guadagnano nei tornei - cioè la principale fonte di ricavi della maggior parte di loro - pagano le tasse nel paese in cui si è disputato lo stesso torneo. Per esempio Jannik Sinner ha staccato un assegno da 2 milioni di dollari (americani) per la vittoria degli Australian Open, ma il 45% di questa cifra sarà versata in tasse allo stato australiano. A livello economico, gli sarebbe quasi convenuto vincere Roma.

Teniamo fermo questo primo punto: la principale fonte dei ricavi della maggioranza dei tennis viene dai montepremi dei tornei, e questi vengono tassati nei paesi in cui si disputano, e non hanno quindi a che fare col paese di residenza.

Allora torniamo alla domanda: perché i tennisti decidono di abitare a Montecarlo, oltre al fatto che ci si vive benissimo se si è ricchi?

La tassazione agevolata aiuta molto per i proventi extra tennis, come sponsorizzazioni, diritti d’immagine, relazioni con i media, marketing e investimenti di natura finanziaria e immobiliare. Per questo a risiedere a Montecarlo sono soprattutto i tennisti ai vertici della classifica, che non vivono solamente di montepremi. Un tennista come Sinner ha guadagnato dai tornei circa 5 milioni nel 2023, mentre i ricavi da sponsor sarebbero circa 20 milioni (fonte Gazzetta): basta questo per farsi un'idea dei vantaggi.

Un esempio italiano è quello di Matteo Berrettini, che nel 2021 ha costituito la holding AceMat con sede nel principato. Una società a responsabilità limitata dalla durata di 99 anni e con 15mila euro (al 2021) di capitale, in cui Berrettini trasferisce tutti i proventi delle sue attività pubblicitarie e commerciali. Niente scatole cinesi, una sola società a gestire tutto. Non è nota ma presumibilmente anche la holding di Sinner ha un funzionamento simile, con l’obiettivo di tenere basso il carico fiscale dei guadagni del tennista italiano. È necessario notare che Montecarlo non è più considerato un paradiso fiscale dall’OCSE, e non è in blacklist per l'Italia, grazie a un accordo con Monaco del 2015 che concede all’Italia la possibilità di richiedere informazioni su possibili evasori italiani residenti nel Principato, decadendo così il vincolo della segretezza.

Considerando che nessun tennista italiano residente a Montecarlo è finito sotto la lente del fisco quella verso Sinner è diventata una questione etica. Oltre a una questione di algoritmo: creare polemica attorno al fenomeno del momento genera interazioni. La ricerca morbosa di qualche difetto, in quello che per ora si è imposto come un modello positivo e privo di controversie, è redditizio.

Sicuramente pagare le tasse in un altro paese rispetto a quello di nascita può all’apparenza far storcere il naso. Del resto i tennisti scelgono di abitare a Montecarlo per chiari vantaggi economici, ed è legittimo considerare problematica l’esistenza stessa della fiscalità di Montecarlo. Almeno dal punto di vista etico, politico e sociale. Dipende anche dalla vostra visione ideologica: pensate che i ricchi paghino le giuste tasse?

Prima di spingerci così in là, e infilare Sinner dentro questioni decisamente troppo grandi, però, bisogna considerare le peculiarità del lavoro del tennista. I tennisti a gennaio sono già in Australia o Arabia, e di fatto la stagione termina ormai a novembre con le ATP Finals e la Coppa Davis. Il periodo di off-season, quello in cui vivono in effetti nel loro paese di residenza, è di poche settimane. Ed è un periodo di intensi allenamenti, in una delle zone con le migliori infrastrutture tennistiche al mondo.

Se Djokovic viene spesso indicato come esempio di patriota nazionalista, specialmente nel periodo del “gran rifiuto” di Sinner ai gironi di Coppa Davis, il serbo è residente da più di quindici anni nel Principato. Rafael Nadal è stato citato come esempio positivo di tennista che mantiene la sua residenza nel paese d’origine, visto che che continua a risiedere a Manacor.

Come Sinner passa la maggior parte del suo tempo non lavorativo a Montecarlo anche Nadal è di base nelle isole Baleari, dove ha base anche la sua Academy e quindi le strutture di altissimo livello in cui si può allenare. Alla scelta di cuore il tennista spagnolo ha accompagnato anche quella del portafoglio, dato che le Baleari godono di un’aliquota fiscale più bassa rispetto alla Spagna Continentale, il 25% contro il 54% - quello pagato per esempio da Bautista-Agut, residente nella Comunità Valenciana. Oltre che a godere dei vantaggi negli spostamenti di Maiorca e le Baleari rispetto al Trentino e San Candido.

Considerando il caso di Sinner, il tennista italiano sarebbe in Italia per motivi tennistici solo per le due settimane di maggio degli Internazionali e la settimana delle ATP Finals di Torino. In mezzo una quantità gigantesca di spostamenti internazionali, con periodi lunghi continuativi in un altro continente come nel caso del Sunshine Double o dello swing asiatico del post US Open. Non usufruisce di servizi dallo stato italiano, e non estrae nessuna risorsa dall’Italia col proprio lavoro, se non nel torneo di Roma - sui cui ricavi, comunque, versa le tasse in Italia.

L’off-season nel tennis è ormai quasi inesistente, e per i motivi logistici già citati anche al di fuori delle tasse per un tennista di alto livello è più conveniente abitare in un paese come Montecarlo. E la residenza di Sinner a Montecarlo non è posticcia, ma molto reale dato che Sinner passa effettivamente lì quasi tutto il suo tempo quando non è in giro per il mondo. Un caso equiparabile a quello degli italiani che per motivi lavorativi decidono di risiedere all’estero.

Ricapitolando: la maggioranza dei ricavi dei tennisti deriva dai montepremi dei tornei, sui quali pagano le tasse nei paesi in cui si disputa il torneo stesso; mentre pagano le tasse nel paese di residenza per quanto riguarda i ricavi da sponsor.

L'esistenza stessa dei regimi fiscali agevolati in giro per il mondo rappresenta di certo un problema globale. Un problema economico e politico. Ora che abbiamo spiegato come funziona il rapporto tra questo problema e Jannik Sinner potete pensarla come preferite.

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