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Il prestigio di James Rodriguez
25 set 2020
25 set 2020
Il trequartista colombiano ci ha ricordato in cosa consisteva la sua classe.
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Non sono un grande fan dei trucchi magici, eppure ce n’è uno che continua ad affascinarmi come quando avevo due anni. È il più conosciuto di tutti, probabilmente anche il più semplice da imparare (c’è più di un tutorial su YouTube che insegna a farlo, ma preferisco mantenere intatto il mistero), quello con cui si fa sparire una monetina da davanti gli occhi dello spettatore, di solito un bambino piccolo, e poi la si fa ricomparire dietro il suo orecchio. È la facilità con cui il “mago” si prende gioco della mia vista, della mia capacità di tenere d’occhio un oggetto in movimento, che mi colpisce.


 

Ecco, la stessa impressione, come se avessi due anni, me la danno i passaggi di James Rodriguez. Con la stessa facilità James fa scomparire un oggetto, la palla, da sotto gli occhi dei suoi avversari, e lo fa ricomparire alle loro spalle. Non fa nessuna finta, o se c’è una finta è un movimento della gamba, del bacino, niente di troppo complicato, con l’uomo davanti si ferma e aspetta il movimento del compagno di squadra, poi con un tocco sotto fa passare la palla sopra le teste dell’intera difesa avversaria, oppure con una frustata secca la mette nello spazio tra due avversari che non ci arrivano per pochi millimetri. Negli spazi stretti la controlla con la suola, se la sposta sull’esterno. Se un compagno si muove alle spalle del suo marcatore, lui magari alza la palla con la punta sopra la sua spalla, dietro il suo orecchio. Un momento la palla è lì, visibile, quello dopo è alle spalle degli avversari, sui piedi o sulla testa di un compagno che aveva visto solo lui. Il calcio sembra facile, quando lo gioca uno come James Rodriguez.



James Rodriguez è arrivato in Premier League da due giornate, si è allenato appena quattro giorni prima che Ancelotti, che ha ritrovato dopo Madrid e Monaco di Baviera, e che lo avrebbe voluto anche a Napoli, lo ha fatto esordire nella prima di campionato. Il suo acquisto ha un valore anche extra-calcistico per l’Everton, che lo ha annunciato a Miami, New York e Bogotà, oltre che ovviamente a Liverpool. Pagato tutto sommato poco (circa venti milioni di sterline) a un anno dalla fine del contratto con il Madrid, James è ancora l’ottavo sportivo più seguito sui social, nonostante da almeno un paio di stagioni sembri essere entrato nella fase calante della sua carriera – sensazione confermata dal fatto che su YouTube già un anno fa c’erano video intitolati: «Non dimenticate quanto è forte James Rodriguez!».


 

Ultimamente è stato spesso infortunato e dato che non è mai stato un fulmine e adesso che ha ventinove anni era lecito chiedersi come si sarebbe adattato al livello fisico della Premier League. Ma dopo venti minuti, nella partita di esordio con il Tottenham, James si abbassava già a prendere palla dalla difesa, esattamente come faceva nel 2014 con la maglia della Colombia nel Mondiale in cui è esploso (e di cui è stato capocannoniere).



«Il linguaggio del corpo di James è quello del giocatore di classe vecchio stampo, o meglio, del giocatore di classe di sempre», scriveva Valentino Tola in occasione dei quarti di finale con il Brasile. Ed è ancora vero quello che aggiungeva poco più avanti: «Non sappiamo in che posizione giocasse James l’altro giorno, ma sappiamo che giocava meglio di tutti gli altri. Non sappiamo se fosse falso esterno, regista, mezzala, seconda punta o altro, ma sappiamo che si andava a prendere il pallone dove riteneva opportuno, e una volta in suo possesso il gioco scorreva e acquisiva un senso». Certo gli manca quella brillantezza con cui mascherava i limiti fisici, oggi James Rodriguez si muove più macchinosamente, le sue anche sembrano sferragliare come vecchi carrelli del supermercato, quando prova a cambiare direzione o ad accelerare, ma continua ad avere un pensiero o due di vantaggio sugli altri, e le gambe si muovono sempre con grande leggerezza. È il rapporto con il pallone che continua a rendere speciale James, il contatto che mantiene costante toccando la palla con l’interno, l’esterno, la suola del suo piede sinistro, e la sensibilità di ogni centimetro dello stesso.


 

Il rapporto tra la tecnica e il corpo di James è sempre stato squilibrato, da quando ha esordito diciassettenne nel Banfield e il suo allenatore dell’epoca, Julio Cesar Falcioni, l'ha messo sulla fascia altrimenti i difensori «lo avrebbero mangiato vivo». Nell’Everton di Ancelotti (4-3-3) parte esterno a destra ma, come detto, va a prendersi palla dove vuole, preferibilmente tra il terzino avversario e il mediano, ma in alcuni casi andandola a togliere letteralmente dai piedi dei suoi difensori (tra cui il connazionale Yerri Mina). Sembra che i grandi calciatori provino un gusto particolare nel cominciare l’azione con davanti tutti gli avversari.


 

Un dato circolato dopo la sua seconda partita, contro il West Brom’, diceva che James aveva compiuto “zero sprint”. In realtà credo ci sia un problema nella raccolta del dato, perché anche quando accelera James non raggiunge chissà quali vette di velocità, perché gli capita di cambiare passo, o almeno di provare a cambiare passo. Per pochi metri, magari solo per mettersi alle spalle un avversario. Ma se i calciatori sembrano avere tre o quattro marce, lui si ferma a due: o corricchia o corre normalmente.



Anche per questo la riuscita di James, per giunta in un campionato fissato con l’intensità, sia anche la riuscita di un’idea di calcio pura ed eterna, di quella «classe di sempre» di cui parlava Valentino Tola. Un’idea contraria a quella di un calcio in cui la mediocrità tecnica è nascosta, compensata, giustificata dall’eccellenza atletica. La tecnica serve per manipolare il tempo, per rallentare e respirare ma anche per accelerare con un filtrante che da trequarti mette in area il terzino o l’esterno opposto rispetto a James. Richarlison ha detto che nonostante si siano conosciuti da pochi giorni già sa «dove indirizza i suoi passaggi, dove devo correre». Questo perché il modo di giocare di James è in un certo senso prevedibile, proprio in quanto classico. Un dribbling è imprevedibile per tutti, per gli avversari come per i compagni, un filtrante richiede un minimo di coordinamento, quanto meno il compagno deve correre nella direzione giusta.


 

Contro il West Brom’, James ha perso la palla con cui l’Everton è andato in svantaggio, un passaggio lungo forse un metro e mezzo che ha preso in contropiede André Gomes, che stava indietreggiando. Alcuni princìpi base, tipo che la palla si dà nello spazio, sul movimento, in avanti, non sono così scontati per tutti: il calcio apparentemente facile di James non è per tutti. Nel pazzo 5-2 finale James ha firmato il gol del 2-1, con un tiro dal limite dell’area, da posizione centrale, poi un assist da angolo e un altro mezzo assist, diciamo così, con un cucchiaio da trequarti che cade sul piede di Richarlison, il cui tiro-passaggio è deviato da Calvert Lewin a un passo dalla porta (ha anche causato l’espulsione di Gibbs, andandogli addosso in ritardo, chissà quanto volontariamente, e beccandosi una manata in faccia).


 

Se sai calciare come James – e pochissimi sanno calciare come James – la palla corre al posto tuo. Un lancio da destra a sinistra dilata lo spazio e rallenta il gioco, un filtrante che taglia fuori la linea di centrocampo e quella di difesa avversaria accelera tremendamente l’azione e sposta la palla a pochi metri dalla porta. César Menotti disse che «la velocità è una questione di intelligenza» e non è un caso che della Colombia degli anni ‘90 il suo preferito fosse Valderrama, uno dei grandi lenti della storia del calcio. «Sapeva creare un’occasione dal nulla», ha detto James di Valderrama.


 

Ancora, è significativo che in Premier sia arrivato anche Thiago Alcantara e che nei suoi primi 45 minuti, contro il Chelsea, abbia effettuato 77 passaggi. Anche Thiago è un giocatore in grado di giocare il primo e l’ultimo passaggio di ogni azione, contribuendo a tutte le fasi della costruzione in maniera con più ritmo, però, e una frequenza di passaggi superiore rispetto a James. Anche lui è un giocatore che porta controllo in un campionato a tratti frenetico, che pare giocato in discesa. Che lo abbia voluto Klopp per il suo Liverpool a trazione anteriore dovrebbe chiarire che nel calcio non c’è una sola qualità vincente, che non si può giocare in un solo modo.


 


Serve la velocità ma serve anche chi sappia innescarla, qualcuno in grado di decidere quando e come far arrivare la palla su una linea di campo più avanzata. Finché si giocherà a calcio talenti come quello di James e Thiago, per quanto rari, ci ricorderanno di cosa è fatta l’essenza del calcio. Non possiamo sapere se durerà l’intera stagione, o anche solo altre due partite, ma James Rodriguez, così fisicamente vicino al bambino che era, e che segnava da calcio d’angolo, è un manifesto vivente a una purezza che il calcio europeo non ha mai apprezzato a pieno e che fa di lui la più interessante anomalia della Premier League.


 

 

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