
Jack Della Maddalena aveva approfittato del momentaneo posto vuoto lasciato da Shavkat Rakhmonov per sfidare il campione, Belal Muhammad, a UFC 315. Alla fine si è rivelata una buona idea: Della Maddalena ha infatti messo in scena la miglior prestazione della sua carriera aprendo uno scenario inaspettato. La sfida contro l’attuale campione dei pesi leggeri e numero uno pound for pound, Islam Makhachev, pronto a salire di categoria per tentare l’impresa di diventare doppio campione.
Belal Muhammad, invece, non si è dimostrato all’altezza delle sue precedenti prestazioni. Il fighter statunitense ha provato a sfidare il suo avversario sui suoi punti di forza, come lo striking a distanza, finendo però per avere la peggio, anche se di poco. Muhammad alla fine ha assaggiato la medicina che solitamente è lui a somministrare ai suoi avversari: ovvero essere portato fino alla decisione dei giudici e perdere di misura in un incontro andato in crescendo. Muhammad ha combattuto un buon incontro, ma si è "svegliato tardi" e ha rischiato troppo poco, preferendo gestire e premere sull’acceleratore solo in pochi momenti, tralasciando la sua strategia preferita, quella di alternare la lotta a parete ai colpi corti. Forse l'idea era quella di affaticare prima Della Maddalena, per poi portarlo a terra e metterlo fuori gioco, ma la strategia non ha funzionato. Certo, bisogna dare a Della Maddalena i giusti meriti, in questo caso quello di un movimento perpetuo che ha messo fuori gioco un Muhammad forse troppo paziente.
Nel corso del primo round, Della Maddalena aveva iniziato muovendosi con un gran lavoro di in&out nel range di Muhammad per farlo esporre. Il jab dalla distanza è teoricamente una delle armi migliori di Muhammad, ma Della Maddalena ci ha messo poco a inquadrare i tempi di affondo e ad agire di conseguenza. Dotato di un ottimo movimento di testa e di un footwork che - si è visto in particolare in questo match - è davvero stellare, l’australiano ha mostrato sin da subito di essere al livello del suo avversario, incrociandolo col suo diretto in qualche occasione e mettendo a segno un head kick pericolosissimo che, nonostante sia stato parzialmente contenuto da Muhammad, ne ha sottolineato la durezza.

Sempre sul filo del rasoio, ma con un vantaggio sostanziale nel numero di colpi significativi e soprattutto nel contenimento dei tentativi di takedown da parte di Muhammad, Della Maddalena è riuscito pian piano a far suoi almeno tre dei cinque round (per due giudici, uno gliene ha addirittura assegnati quattro), convincendo sia nell’aggressione che nella gestione. Muhammad ha provato a rispondere e i suoi attacchi più pericolosi sono stati, come sempre, quelli di braccia. Per sopperire alla differenza di allungo (minima, ma sostanziale se si va a guardare l’impostazione stilistica), Muhammad si è spesso “lanciato” sul suo avversario, accettando un certo tipo di rischio contro un fighter che fa della velocità e dell’esplosività le sue armi più efficaci.

Overhand di Muhammad a segno. L’ormai ex campione ha avuto i suoi momenti.
Quando Muhammad ha provato a tagliare le distanze per costringere JDM spalle a parete, l’australiano ha cambiato passo, sfoggiando il footwork di cui è in possesso e sfuggendo spesso, come un’illusione, davanti al suo avversario, più lento e impostato. Provare a inseguire un fighter più rapido e costringersi a combatterlo sul suo terreno non è stata una grande idea, e a quel punto anche per un campione come Muhammad (che dovrebbe conoscere meglio i propri punti di forza e i propri limiti) l'incontro è diventato un’impresa disperata. Lo striking di JDM infatti si incastrava alla perfezione coi movimenti di Muhammad, pescato più volte in fallo, e costretto a riassestarsi dopo i colpi subiti. Sia chiaro: un match del genere ha messo in luce anche la durezza psicofisica di un combattente come Belal Muhammad, che sta sempre lì, nelle primissime posizioni a giocarsi le sue chance, ma che ha dovuto cedere il passo al nuovo che avanza.
Muhammad ha anche provato a moltiplicare i colpi in entrata nelle combinazioni (nell’ultima ripresa si sono finalmente visti i segni sul volto di JDM, che fino a quel momento sembrava poterne uscire indenne, almeno dal punto di vista estetico), trovando successi alterni, ma senza riuscire ad imporsi. Soprattutto a Muhammad è mancata perizia nelle fasi che di solito gli facevano vincere i match: quelle che legano lo stand-up game al wrestling a parete.

Ancora un overhand di Belal: uno dei colpi più efficaci dello statunitense.
Muhammad, che lungamente ha tentato di ottenere il takedown trovando una ferrea opposizione da parte di Della Maddalena, si è visto costretto a scendere sul campo dell'avversario per non sprecare ulteriori energie. Il suo angolo gli ha suggerito di mettere pressione, di non rimanere in un range pericoloso. Di “sporcare” un po’ il match sul piano dello striking, per non consentire ad uno sharpshooter, un tiratore di precisione quale è JDM, di avere vita facile. Se vogliamo, Muhammad ha fatto quasi un match “di sacrificio”, poiché non è mai riuscito ad imporre il proprio gioco, la propria strategia e trovandosi quindi costretto a superare Della Maddalena sul piano dello striking. Questo il copione ampiamente seguito per le prime tre riprese.
A partire dalla quarta, Muhammad, incoraggiato dal suo angolo, ha iniziato ad avanzare incassando anche colpi importanti pur di andare a segno coi colpi corti o di entrare in clinch. Della Maddalena, con questa disperazione, ci è andato a nozze. Il fighter australiano ha accettato gli scambi con Muhammad, in certi casi ha anche incassato dei colpi importanti, ma si è trovato sempre e comunque un passo avanti al suo avversario, tagliandolo al volto con gomiti e ginocchia, andando spesso a segno col jab, imponendo un'inerzia a lui favorevole e mai davvero in dubbio. Nelle rare occasioni in cui Muhammad ha ottenuto il takedown, è riuscito a creare pochissimi danni, anche in ground and pound, fase nella quale JDM si è ben difeso riuscendo a rimettersi in piedi praticamente subito. Lui stesso, intervistato alla fine da Daniel Cormier, ha dichiarato che pensava di dover passare più tempo schiena a terra. Ha però anche detto di aver provato a mettere KO Muhammad riconoscendo al suo avversario una grande resistenza.

JDM a segno con un overhand di rientro che supera la guardia di Muhammad andando ad infrangersi sulla sua mandibola.
Le ultime due riprese hanno visto saltare ogni schema e strategia. Muhammad, resosi conto che ormai poteva vincere soltanto per finalizzazione, si è giocato le ultime energie nel tentativo di costringere a parete e portare a terra Della Maddalena. I suoi tentativi, però, sono stati velleitari, penalizzati probabilmente anche dalla mancanza di freschezza. Nelle ultime battute Muhammad è tornato ad avanzare, incassando molti altri colpi e convincendo così i giudici a dare la vittoria al suo avversario. Muhammad non si è mai arreso, ma il prezzo da pagare è stata una maschera di sangue che inevitabilmente lo ha rallentato. Certo, alcuni dei suoi colpi sono andati a segno e in un’occasione ha perfino fatto tremare le gambe a JDM, che ha dovuto riprendere le misure per tornare in piedi. Nonostante questo, però, i colpi più importanti sono stati di Della Maddalena, che alla fine si è meritato la consacrazione finale.

Overhand di JDM perfettamente a segno. Sangue su tela.
Alla fine, con delle azioni di sacrificio che gli sono costate compostezza e molti tagli sul volto, Muhammad è riuscito a centrare JDM, chiudendogli praticamente l’occhio destro a furia di colpi, ma l’australiano è comunque rimasto lucido e ha continuato a controbattere colpo su colpo. Il footwork rapido e leggiadro ha consentito a Della Maddalena di gestire molte delle situazioni al limite, facendolo uscire da quasi tutte le azioni con il colpo migliore. Un lavoro che non poteva passare inosservato, agli occhi dei giudici come a quelli del pubblico, che ha apprezzato lo spettacolo.
Alla fine Della Maddalena ha fatto i complimenti a Muhammad, che ha definito “the man” e un vero duro. Guardando al futuro, invece, ha dichiarato di vedere bene un incontro con Makhachev e si è detto pronto a vendicare le sconfitte subite da Volkanovski. D'altra parte, lo aveva suggerito lo stesso Dana White che questo incontro avrebbe deciso molti destini: quello di Makhachev, che ora potrebbe tentare la conquista del secondo titolo; quello di Ilia Topuria, che ora quasi sicuramente affronterà uno tra Charles Oliveira e Arman Tsarukyan per un posto da primo contendente per la corona dei leggeri; quello di Belal Muhammad che, qualora Islam dovesse vincere il titolo nei welter, si ritroverebbe quasi costretto a salire di categoria nonostante le dimensioni non proprio esagerate; quelli di Brady e Rakhmonov, che ora potrebbero sfidarsi per un posto da primo contendente; ma anche quello di Ian Machado Gerry, fresco vincitore di un match contro Carlos Prates che gli ha concesso di mettere in mostra ancora il proprio impressionante livello.
Insomma, i pesi welter non hanno ancora un vero padrone e la competizione è ancora accesissima. Quel che è certo è che, chiunque tra questi fighter dovesse affrontare adesso Jack Della Maddalena, non mancherà lo spettacolo. E noi, da spettatori, non possiamo che ringraziare.