It’s a Long Way to the Top
I playoff dell’Eurolega analizzati come un contest rock.
Categoria Heavy Metal
Cska Mosca (2) vs. Baskonia Vitoria (7)
a.k.a.
Master of Puppets (Metallica, 1986) vs. Fear of the Dark (Iron Maiden, 1992)
“Hypnotizing power, crushing all that cower
Battery is here to stay”
[Battery]
Semplicemente di un altro livello.
Il Cska è “Master of Puppets” in tutto e per tutto, sin dal titolo: l’Armata Rossa – così come la band di James Hetfield al termine di ogni suo Live – per tutta la stagione si è lasciata alle spalle terra bruciata e corpi storditi dalla potenza mortale del proprio “sound”. Anche più del Real, ha mostrato ancora una volta la pallacanestro più completa d’Europa su entrambi i lati del campo, portando tutti a spasso con i suoi automatismi militareschi come un mastro burattinaio fa con le marionette avversarie.
Hanno giocato da legittimi campioni in carica quasi tutta la regular season, e i passaggi a vuoto non hanno scalfito l’incredibile fiducia nei propri mezzi che accompagna un gruppo granitico e gestito alla perfezione da Dimitris Itoudis, il miglior allenatore d’Europa.
“Fuck it all and fucking no regrets
Never happy ending on these dark sets”
[Damage, Inc.]
Difensivamente le caratteristiche, soprattutto mentali, sono rimaste quelle d’élite degli ultimi anni, con picchi devastanti tra le mura amiche e fisiologici cali esterni (7 delle 8 sconfitte sono arrivate in trasferta): asfissiante, senza pause, fisico e durissimo (Top-5 EL per rimbalzi e percentuali da tre concesse agli avversari, recuperi, stoppate e Defensive Rating da 106.9 punti su 100 possessi), il Cska può permettersi rotazioni lunghissime e di conseguenza pressione sugli attaccanti sin dalla rimessa – grazie ai sicari Cory Higgins, Aaron Jackson e Nikita Kurbanov -, investendo calcolate e feroci energie su aiuti e recuperi, intasando le linee di penetrazione e “aiutando” i due anelli deboli, le stelle Milos Teodosic e Nando DeColo – “Leper Messiah” nell’album – che proprio contro gli esterni del Baskonia in stagione regolare hanno avuto non pochi problemi (esemplare in questo senso il tiro vincente di Shane Larkin in faccia a Teodosic, nel ritorno).
L’attacco invece, come ripetiamo ormai da qualche stagione, è tra i più fluidi ed efficienti del globo, e come “Battery” in apertura e “Welcome Home (Sanitarium)” a metà del capolavoro dei Metallica, mescola movimenti leggiadri e di un’armonia impareggiabile con tratti prolungati di spietata efficacia.
Non si contano i back door, i tagli e i mismatch sfruttati nel lampo di pochi secondi grazie alle letture fatate del solito immarcabile duo DeColo & Teodosic, assimilabile a quello più tecnicamente inebriante e letale degli ‘80s metal, James Hetfield & Kirk Hammett. Ogni singolo errore difensivo viene punito duramente ampliando spesso il gap a divari incolmabili (seconda per Net Rating in EL, +10,4), e la batteria di veterani fornisce un contributo con pochi eguali, dall’efficienza nel tiro da fuori di un “4” come Andrei Vorontsevich (50.5% da 3, quarto assoluto) a quella in area della coppia Kyle Hines-James Augustine (rispettivamente 64% e 66% da due).
Spesso è sembrato non avessero nemmeno bisogno di parlare fra di loro, tanto erano coordinate il tempismo e le spaziature della loro pallacanestro, determinati verso l’obiettivo finale come un sol uomo: “Orion” – la penultima traccia instrumental di “Master of Puppets” – rappresenta esattamente questo concetto, 8 minuti e 28 secondi di pura onnipotenza istintiva, un’esecuzione magistrale basata solo sul dialogo degli strumenti, del talento e del Gioco.
“The unknown troubles on your mind
Maybe your mind is playing tricks”
[Fear of the Dark]
Non sappiamo se il Cska avrà “Paura del Buio” – ovverosia della sconfitta – durante la serie contro Vitoria, ma di sicuro c’è che il Baskonia ha tutte le carte in regola per mettere in difficoltà i russi. “Fear of the Dark” nel complesso è un’opera inferiore a “Master of Puppets”? Sicuramente, ma ha degli acuti all’altezza dei rivali, e almeno tre canzoni potrebbero far vacillare le migliori dei Four Horsemen californiani.
Gli uomini di Sito Alonso – il più emergente e giovane coach d’Eurolega dopo sua maestà Jasikevicius – proveranno a instillare l’atroce dubbio del fallimento nelle teste dei giocatori avversari, facendo leva sul fresco ricordo dell’elettrizzante vittoria conquistata quasi allo scadere nel ritorno della stagione regolare (a Mosca all’andata però ne avevano presi 28…).
“You got to watch them – Be quick or be dead!”
[Be Quick or Be Dead]
Come ci riusciranno? Fronteggiando il Cska portandolo fuori dai propri ritmi usuali, convincendoli di potersela giocare alla pari, perlomeno nelle due partite all’infernale Fernando Buesa Arena. Con assoli rapidi, armoniosi, precisi, “puliti” – da quelli della “title track” a quelli di “Afraid to shoot strangers” – fatti di pick and roll in movimento, passaggi consegnati e tagli continui dei giocatori senza palla, usando lunghi non troppo fisici ma iper-reattivi e verticali come Ilimane Diop o atipici e intelligenti come la Rivelazione dell’anno, Johannes Voigtmann, e Kim Tillie.
Fraseggi brillanti e vivaci che il Baskonia ha mostrato con incredibile continuità, con uno degli attacchi più spumeggianti, altruisti e dinamici tra le otto squadre rimaste: le triangolazioni tra i due uomini coinvolti nel P&R e un tiratore affidabile su uno dei due lati del campo (Jaka Blazic, ma anche Voigtmann e Tillie) hanno spesso aperto l’area per le incursioni di Shane Larkin – l’altra sorpresa e una delle migliori point guard del continente, il loro Bruce Dickinson -, le esplosioni realizzative del più classico dei sesti uomini – Rodrigue Beaubois – e le invenzioni di Nicolas Laprovittola.
“And the game begins, the adrenalin’s high
Feel the tension maybe someone will die…”
[Weekend Warrior]
Dopo il recupero della versatile ala georgiana Tornike Shengelia – uno dei possibili aghi della bilancia – mancherà all’appello solo Andrea Bargnani (non che a Vitoria se ne lamentino…), ma il Baskonia più che dell’attacco dovrà preoccuparsi della propria fase difensiva di poco superiore alla media – solo Milano ha subìto più triple in stagione – nonostante la presenza di specialisti come Adam Hanga (I’m whispering in your dreams – “Judas Be My Guide”) e Chase Budinger.
Contro i testi nichilisti e aggressivi, nonché l’esecuzione rigorosa e brutale dei Metallica, gli Iron Maiden non avranno scampo: certo, Vitoria proverà lo scherzetto in Russia nella partita inaugurale e vincerà forse Gara-3, la prima casalinga, ma poco dopo sarà costretta a soccombere, accettando la sentenza finale.
“Just call my name, ‘cause I’ll hear you scream: master!”: avanti, dì il mio nome, perché io udrò il tuo urlo: sono il tuo mastro burattinaio. Sono il Cska Mosca.