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Come cambia l'Italia con Verratti o Locatelli
24 giu 2021
Due giocatori importanti in maniera diversa.
(articolo)
9 min
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Prima degli Europei c'era qualche dubbio sul centrocampo dell’Italia, anche se sulla carta il trio di titolari formato da Jorginho, Verratti e Barella era tra i più forti del torneo. Marco Verratti però si era infortunato al ginocchio a inizio maggio, mettendo a rischio il suo posto tra i convocati, e poco prima dell’inizio degli Europei il gruppo azzurro aveva perso altre due pedine a centrocampo, sempre per infortunio. Prima Sensi, il sostituto naturale proprio di Verratti, e poi Pellegrini, a un giorno dall’esordio contro la Svizzera, un’assenza che aveva tolto un giocatore con caratteristiche uniche in mezzo al campo, capace di dare maggiore verticalità alla squadra sia con i suoi passaggi che con gli inserimenti senza palla. Il timore insomma era che il livello a centrocampo si fosse abbassato, che il reparto migliore dell’Italia, quello che racchiude l’essenza del gioco dato da Roberto Mancini, si rivelasse un po’ meno forte di quanto pensavamo proprio nel momento più importante.

Alla fine a emergere nel posto libero di fianco a Jorginho e Barella è stato Manuel Locatelli, che probabilmente non avrebbe trovato così tanto spazio senza gli infortuni di cui abbiamo appena parlato. Locatelli ha però giocato così bene nelle prime due partite, e in particolare nella seconda contro la Svizzera, una vittoria per 3-0 a cui ha contribuito con una doppietta, che non ha solo spazzato via ogni dubbio ma ha rimesso in discussione verità considerate indiscutibili prima degli Europei. Verratti è forse il giocatore più forte della squadra, un titolare indiscusso nella posizione di mezzala sinistra prima dell’infortunio di inizio maggio, e ora invece può vedersi scavalcato proprio da Locatelli, anche se al rientro contro il Galles il centrocampista del Paris Saint-Germain è già sembrato piuttosto in forma: è stato il migliore in campo per tocchi, passaggi riusciti, occasioni create e contrasti.

https://twitter.com/OptaJoe/status/1406674982726422535

Verratti e Locatelli hanno qualcosa in comune, anche se solo a un livello generale. Sono entrambi centrocampisti di costruzione, toccano molti palloni durante la partita, e lo fanno a ogni altezza del campo, dalla trequarti difensiva all’area avversaria. Tutti e due possono giocare al centro da registi (Locatelli in Nazionale ha anche giocato al posto di Jorginho), ma danno il loro meglio se possono muoversi lungo tutto il campo per seguire l’azione, senza rimanere a presidio della zona davanti alla difesa.

Il loro modo di stare in campo, di interpretare lo stesso ruolo, quello di mezzala sinistra in una squadra che ambisce a dominare il possesso come l’Italia, resta comunque molto diverso, e basta guardare il primo pallone toccato da Locatelli contro la Svizzera, al sesto minuto. Già questa è un’indicazione: non capita mai che Verratti lasci passare cinque minuti senza toccare la palla. Contro gli svizzeri, Locatelli invece interviene per la prima volta sul possesso al sesto minuto, a destra nella trequarti avversaria per andare a ricevere un passaggio di Di Lorenzo, in una zona distante da quella di sua competenza, sul centro-sinistra.

Una dozzina di secondi dopo aver toccato il primo pallone, Locatelli si sta inserendo sul lato corto dell’area, dopo aver scambiato la palla con Barella (due volte), Berardi e infine Insigne, che poco fuori l’area sulla destra prova a servire l’inserimento di Locatelli alzando il pallone dietro Xhaka. Locatelli ha cioè coinvolto tre compagni muovendosi sempre in verticale dopo aver scaricato la palla, e alla fine si è inserito in area, anche se non ha creato un pericolo (il suo colpo di testa sul lancio di Insigne è finito comodamente tra le braccia di Sommer).

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Anche Verratti moltiplica i passaggi, muove la palla da un lato all’altro del campo coinvolgendo i compagni che gli stanno attorno, ma a differenza di Locatelli si muove più in orizzontale che in verticale. Qui sotto, contro il Galles, ha scambiato con Tolói sulla destra, è vicino al cerchio di centrocampo ed è a tutti gli effetti il regista della squadra, il giocatore che inizia l’azione, visto che Jorginho è qualche metro più avanti dietro Ramsey.

Verratti si appoggia a Bastoni e poi si muove a sinistra per andare a ricevere la palla da Emerson, sul lato opposto rispetto a quello in cui aveva iniziato l’azione. È un movimento che fa spesso, per ricevere smarcato nella sua zona preferita sulla sinistra, e avere lo spazio per muoversi in avanti o verso il centro, tenendo la palla sul destro. Verratti cerca innanzitutto di attirare in avanti un avversario, di disordinare in qualche modo lo schieramento avversario e di trovare il compagno nello spazio che si libera, un passaggio che riesce a fare sempre, anche se è pressato da più di un giocatore e lo spazio per far passare la palla è molto stretto.

In questo caso il passaggio è semplice, in orizzontale a sinistra per Bastoni che si ritrova con molto spazio per avanzare nella trequarti gallese, ma prima Verratti deve fare un altro scambio interlocutorio con Jorginho a centrocampo, per creare il corridoio in cui far ricevere Bastoni. Morrell, uno dei due mediani gallesi, si alza infatti a pressarlo, e nello spazio liberato va a spostarsi Chiesa, a sua volta coperto da Bale, che da destra si abbassa al centro per impedire il passaggio tra le linee. A quel punto lo schieramento gallese si è aperto sulla propria destra e Verratti si appoggia a Bastoni, che può portare la palla in avanti e cercare Belotti con un traversone sul secondo palo, leggermente troppo forte e lungo per dare modo all’attaccante del Torino (che forse è in fuorigioco) di tirare in porta in acrobazia.

Ecco una prima grande differenza tra Verratti e Locatelli. Verratti si fa carico della prima circolazione andando a prendersi la palla dai difensori, e anzi tende a sostituirli, a far uscire il pallone da dietro al posto loro, e di conseguenza fa toccare meno palloni anche a Jorginho. Contro il Galles non c’è stato confronto. Al minuto 75, quando il regista del Chelsea è uscito per far posto a Cristante, i tocchi di Verratti erano quasi il doppio di quelli di Jorginho (103 a 57) e anche nel numero di passaggi completati il centrocampista del PSG vinceva nettamente il confronto (76 a 50).

Con Verratti di fianco a Jorginho, e una linea di tre difensori alle loro spalle, l’Italia ha insomma la garanzia di far sempre uscire la palla da dietro in modo pulito, contro ogni tipo di pressione, più o meno aggressiva. Jorginho e Verratti riescono d’altra parte a manipolare a loro piacimento le linee avversarie, il primo con uno stile più sobrio, liberandosi subito del pallone, il secondo con uno stile più elaborato, prendendosi dei rischi, infilandosi in situazioni difficili, circondato da avversari, dalle quali esce quasi sempre vincitore. È insieme la forza e una delle critiche più frequenti mosse a Verratti. Da una parte la sua capacità di resistere alla pressione è incredibile, dall’altra il modo in cui l’attira e cerca i duelli, anche in situazioni e in zone di campo sconvenienti, è da sempre visto da alcuni come un limite.

Al minuto 15 contro il Galles, Verratti si è trovato proprio in una di quelle situazioni, rivolto verso la porta di Donnarumma nei primi 30 metri e pressato alle spalle da Morrell, con Bale alla sua destra pronto al raddoppio. La giocata successiva è stata rassicurante, anche se rischiosa, come molte delle cose che fa Verratti in campo. Alla prima partita a più di un mese dall’infortunio, e con i relativi dubbi sulle sue condizioni, Verratti si è comportato come ha sempre fatto: ha sterzato con il tacco per allontanarsi da Morrell, e tornando indietro ha anticipato Bale giusto all’ultimo secondo, appoggiandosi all’indietro a Donnarumma.

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Ovviamente l’ambizione che ha Verratti di gestire ogni possesso, di intervenire ovunque sia la palla, ha delle conseguenze sulla struttura della squadra e sui compiti dei compagni che gli stanno vicino. Jorginho deve accettare di dare supporto più che dirigere, di muoversi in avanti se Verratti si abbassa e di venire coinvolto solo in un secondo momento. Il centrale sinistro, invece, ha più spazio per muoversi in avanti e portare la palla. Bastoni lo ha fatto spesso contro il Galles, può farlo anche Acerbi, visto che tutti e due sono abituati a giocare, e ad avanzare con la palla, nelle difese a tre di Inter e Lazio.

Rispetto a Verratti, Locatelli è meno presente in costruzione, tocca in generale meno palloni e di solito in zone più avanzate. Le sue ricezioni si concentrano sul lato sinistro, mentre Verratti si muove con più libertà per il campo, e questo cambia le posizioni e i compiti dei compagni rispetto alle partite in cui invece gioca il centrocampista del PSG. Jorginho è più coinvolto dai difensori a inizio azione e il centrale sinistro non ha spazio per avanzare, e resta quindi nella sua zona.

Ci sono poi differenze stilistiche. Locatelli è più svelto nella distribuzione, non tiene la palla attirando gli avversari come Verratti, e si muove più in verticale senza, accettando anche di non intervenire sull’azione e di occupare solo uno spazio libero per facilitare la manovra, mentre il centrocampista del PSG si sposta per il campo con l’intenzione di ricevere sempre la palla. Con Locatelli, l’Italia occupa insomma in modo più vario gli ultimi metri, ha una struttura offensiva meno prevedibile, perché il centrocampista del Sassuolo può aggiungersi alle linee avanzate ed entra di più in area. Nel caso qui sotto, al minuto 18 contro la Svizzera, Locatelli è di fianco a Insigne nel mezzo spazio sulla sinistra vicino all’area, gira con il tacco la palla a Immobile sul passaggio in verticale di Jorginho e poi si inserisce in area, anche se alla fine non viene raggiunto dal cross di Berardi.

Forse la partita contro la Svizzera ci ha un po’ ingannati e non va presa come riferimento. Gli inserimenti, la presenza negli ultimi metri, i due gol segnati non sono certo la normalità per Locatelli, che nel Sassuolo è invece alla base della manovra, e nell’ultima Serie A è stato il giocatore con più palloni toccati (3167 stando ai dati di StatsBomb consultabili su FBref), il secondo dopo Luis Alberto per passaggi progressivi, che fanno quindi guadagnare campo (266).

Compiti e movimenti di ogni giocatore dipendono però dal contesto, dai compagni che ha attorno, e Locatelli ha mostrato in Nazionale di avere un talento multiforme, capace di incidere anche in zone più avanzate rispetto alle abitudini. Con lui, l’Italia è forse più imprevedibile quando attacca, con Verratti è più facile dominare il possesso e abbassare le linee avversarie, un obiettivo essenziale per il modo di giocare degli azzurri. La scelta dipenderà anche dagli avversari, dal piano studiato a partire dagli ottavi contro l’Austria e, si spera, da quelli che verranno nelle partite successive. Di sicuro Roberto Mancini può contare su due centrocampisti forti, che hanno brillato quando sono stati chiamati in causa, che danno soluzioni diverse alla squadra ma tengono comunque alto il livello a centrocampo. Come si dice in questi casi, è il tipo di dubbio che ogni allenatore spera di avere.

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