Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Gian Marco Porcellini
Nei mondiali di volley l'Italia può ancora migliorare
12 ott 2022
12 ott 2022
Dopo la vittoria contro la Cina ora c'è il Brasile in semifinale.
(di)
Gian Marco Porcellini
(foto)
Foto di LUC CLAESSEN/Belga/Sipa USA
(foto) Foto di LUC CLAESSEN/Belga/Sipa USA
Dark mode
(ON)

Sabato pomeriggio l’Italia ha battuto la Cina con la migliore partita del suo Mondiale, un 3-0 in un’ora e un quarto che le ha permesso di vincere anche il secondo girone e qualificarsi per i quarti, dove ha incontrato nuovamente le cinesi. Ma al di là di un regolamento bizzarro, che non prevedeva incroci tra le squadre del gruppo delle azzurre, che si trovavano in Olanda, e quelle dell’altro gruppo in Polonia - per evitare spostamenti tra un paese e l’altro ed evitare in particolare che le due nazionali ospitanti giocassero le gare a eliminazione diretta successive lontano da casa - la squadra di Davide Mazzanti ha confermato i rapporti di forza con una delle espressioni di punta del movimento femminile, vincendo con un 3-1 meno rotondo ma che forse rende ancora meglio l’idea sulle qualità di questo gruppo. Perché dopo una prova eccezionale come quella della scorsa settimana (56,38% in attacco), ieri le campionesse d’Europa hanno disputato un quarto di finale sì positivo ma meno brillante della sfida precedente, sulla falsa riga delle prestazioni fornite in questo lungo percorso nella manifestazione iridata (questa era la decima partita in 19 giorni, a cui se ne aggiungeranno altre due). Il cambio palla ha funzionato a corrente alternata, ma l'Italia ha prevalso soprattutto grazie alla forza del muro difesa, la puntualità del contrattacco e la dote di punti imprescindibile di una Paola Egonu quasi ingiocabile. Ieri l’opposto ne ha siglati 27, che hanno portato la sua media punti a 24,44 a partita, praticamente un set, ma che valgono soprattutto la qualificazione alla semifinale. Un traguardo nelle corde di questa Nazionale, che dopo l’argento mondiale a sorpresa del 2018 ha confermato quel gruppo (5 titolari di questa squadra erano in campo anche nella finale persa con la Serbia 4 anni fa), che nel frattempo ha vinto l’europeo del 2021, la Nations League in luglio e oggi è una delle favorite per la vittoria finale. «Nel 2018 eravamo giovani allo sbaraglio, avevamo un’idea su dove andare ma senza certezze – ha spiegato la capitana Miriam Sylla - ora abbiamo un obiettivo chiaro». Standard mediL’Italia ha avuto il merito di chiudere a punteggio pieno il raggruppamento con Camerun, Puerto Rico, Kenya, Belgio e Olanda, malgrado col Belgio (3-1) abbia rischiato di andare al tie break a causa di una prova opaca al servizio e in ricezione. Poi nel secondo girone, da cui ripartiva con i 15 punti della fase precedente, ha perso al tie break col Brasile, salvo poi totalizzare 9 punti con Giappone, Argentina e Cina e mantenere il primo posto nella pool. L’impressione è che l’Italia abbia raggiunto uno standard minimo di buon livello, che le consente di assorbire anche un rendimento offensivo altalenante, al centro e in banda. Al centro Chirichella ha avuto difficoltà ad andare a segno con la fast (appena 42,8% di efficacia su 91 attacchi) un po’ per una questione di timing con l’alzata di Orro, un po’ perché, come faceva notare la commentatrice della Rai Giulia Pisani, Chirichella tende a colpire in extrarotazione e, attaccando piuttosto spostata verso l’asticella, ha poco angolo per tenere la palla in campo. La centrale, oltretutto, dopo il match con l’Argentina si è infortunata e nelle due sfide con la Cina è stata sostituita da una Lubian più incisiva con la palla in 2, almeno nella prima partita (7/8). In banda invece sta un po’ mancando un’alternativa credibile alla palla a Egonu: Caterina Bosetti, che ha sostituito la sorella Lucia nel sestetto tipo del 2018, di fatto è un secondo libero, eccezionale nei fondamentali di seconda linea, ma per caratteristiche non va considerata come un’attaccante (35,2% in attacco ma 31,4% di ricezione perfetta). A maggior ragione dopo la rottura del ginocchio nel 2018 che ne ha intaccato l’esplosività, per quanto disponga di un’ottima manualità e una buonissima capacità di giocare col muro avversario. L’ago della bilancia rimane la prima schiacciatrice: nel corso del torneo si sono alternate Pietrini e Sylla, ma nessuna delle due si sta esprimendo al massimo delle proprie possibilità. Pietrini ha più altezza e soluzioni, però probabilmente è condizionata dai problemi alla schiena patiti in agosto e, al di là dell’exploit con l’Olanda (19 punti e 56% di efficienza), non si sta ripetendo sugli standard degli ultimi europei. Ha percentuali leggermente migliori di Sylla (41,73% contro il 40,13%), ma la sua fragilità in ricezione deve aver convinto Mazzanti a puntare nuovamente sulla capitana, rientrata in sestetto durante la partita col Brasile e da quel momento sempre titolare.

Pietrini viene protetta in ricezione da De Gennaro e Bosetti, entrambe più spostate verso sinistra. In questo modo la schiacciatrice imolese si ritrova a coprire soltanto quella striscia rossa.

Sylla è una giocatrice più consistente negli altri fondamentali, dotata di un’energia e una qualità nei posizionamenti in prima e seconda linea che la rendono una trascinatrice di questa squadra. Nelle ultime due uscite ha comunque mostrato segnali di crescita – soprattutto su palla spinta - con 19 punti complessivi. Un’Italia a misura di Egonu e De GennaroMa al di là di alcune prestazioni individuali meno brillanti in attacco, rimane una nazionale di alto livello, solida e organizzata, modellata attorno al talento fuori scala di due fuoriclasse nei rispettivi ruoli come Paola Egonu e Monica De Gennaro. Ai suoi esordi abbiamo imparato a conoscere Egonu per la violenza dei suoi colpi, oggi è un’attaccante molto più consapevole, che ha ampliato il suo bagaglio tecnico, l’altezza dei colpi e la zona da cui schiaccia, che può alternare indistintamente le sue diagonali verso posto 6-5 ad attacchi perentori nei 2-3 metri, pallette dietro al muro o ancora delle piazzate nei buchi che individua nella seconda linea avversaria. È una giocatrice che ora guarda molto di più ciò che succede di là dalla rete, sicuramente più lucida e razionale, che però ha bisogno di esplorare tutte le possibilità e gli angoli che l’avversario gli offre. Questo significa che bisogna accettare pure alcuni errori che sporcano la sua efficienza. Anche perché è un opposto in grado di assorbire eventuali murate o attacchi out, e svoltare il suo rendimento anche da un set all’altro: dopo il 5/15 del primo parziale di ieri, ha proseguito mettendo a terra 22 dei successivi 38 palloni (57,9% di positività negli ultimi 3 set). Nel Mondiale viaggia con un eccellente 49,87% su 393 palloni, meglio per esempio della schiacciatrice brasiliana Gabi (48,33%) ma peggio dell’opposto serbo Boskovic (54,7%), che però ha schiacciato un centinaio di palloni in meno (298). Questo 49,87% fa ancora più impressione se incrociato con la percentuale di positività della Nazionale senza i suoi attacchi, 41,6%, uno scarto di oltre 8 punti. Egonu ha attaccato un terzo dei palloni della sua squadra, il 33,67%, ma contro la Cina il suo coinvolgimento è salito al 45,76%. È verosimile che nei momenti caldi si trasformerà ancora di più nell’uscita principale, considerato che fin qui è riuscita ad alzare il livello del suo gioco negli scambi decisivi.

Direttamente dal quarto di finale di ieri, Egonu in pipe abbatte Wang Yunlu.

Egonu può fare la differenza anche grazie alla qualità della ricezione (32,6 la percentuale di perfetta), la distribuzione di Orro (l’alzatrice sarda è brava a nascondere la sua alzata dietro per l’opposto) e delle alternative credibili come Anna Danesi al centro. Dopo il record di muri ai mondiali del 2018, in questa edizione sta restituendo un’idea di invalicabilità, neanche avesse i tentacoli al posto delle braccia. La centrale di Novara vanta una media di 4 muri a partita e, oltre a un piano di rimbalzo da manuale, stupisce la sua capacità di mantenersi composta e invadente anche in quelle occasioni in cui non riesce a dare assistenza alla laterale o comunque a coprire la palla. In questo torneo però è protagonista di un’efficacia in attacco ben superiore ai suoi standard: in A1 non è mai andata oltre il 52,7% di media, in questo mondiale è addirittura al 62%. Chiaramente il campione di partite è più ridotto, ma va registrato come di gara in gara la sua influenza sia cresciuta, tanto che oggi rappresenta un’opzione credibile per il muro avversario anche con ricezione spostata.

Danesi in particolare viene cercata molto sulla rotazione con Orro in 2. Qui le laterali del Giappone scappano via per seguire le omologhe e lasciano la centrale da sola contro Danesi, che sorprenderà il muro difesa nipponico con un attacco in intrarotazione (la sua traiettoria preferita) verso posto 1.

La solidità della fase punto Danesi costituisce uno dei tasselli della fase break, il vero punto di forza di questa squadra. Se Lubian venisse confermata al servizio, la Nazionale potrebbe contare su 3 battitrici (oltre alla centrale, Orro e Bosetti, che guida la classifica generale degli ace) capaci di mandare in crisi la ricezione avversaria con buona regolarità (Egonu ha sì trovato 7 ace, ma anche 27 errori) e indirizzare così il cambio palla avversario. La pericolosità della battuta è salita dal secondo girone, mentre il muro difesa ha tenuto degli standard elevatissimi fin dall’esordio contro il Camerun: le azzurre sfiorano i 3 muri/set (2,92), che salgono a 8,2 se includiamo tutti i tocchi positivi, da sommare alle 13,13 difese per parziale. Anche quando non chiude direttamente lo scambio, mette pressione toccando e sporcando gli attacchi, costringendo quando va bene l’avversario a rigiocare. La qualità della ricezione avversaria incide fino a un certo punto sulla fase punto della Nazionale, considerato che questa è una squadra che con la seconda linea può coprire ampie porzioni di campo. Le bande hanno una capacità di lettura, così come di compressione e allungamento, che rasentano l’eccezionale. In contrattacco poi non serve neanche che la palla arrivi a Orro (a sua volta preziosa in seconda linea nel difendere lo spazio dietro al muro): Bosetti e soprattutto De Gennaro sono due surrogate della palleggiatrice, in possesso di un secondo tocco molto preciso. Fa spavento la qualità del libero con il bagher non solo di avvicinare la palla a rete, ma anche di velocizzare l’alzata e a volte smarcare l’attaccante nascondendo la sua giocata.

Uno degli scambi più belli del nostro Mondiale, risalente al match di sabato. L’Italia ricostruisce con De Gennaro che difende la diagonale lunga, alzata in bagher di Bosetti fuori dal campo per l’attacco da seconda linea di Egonu, la cosiddetta “gamma”, una palla attaccata tra zona 1 e zona 6. Assurda, ma fino a un certo punto, la facilità con cui Paola trasforma in punto un’alzata, per quanto precisa, ma pur sempre da dietro e con il muro a due davanti. 

Il libero di Conegliano è la più forte al mondo nel suo ruolo: in ricezione si prende quasi metà campo e ciò nonostante le battitrici cercano di evitarla (50,48 di ++ su 105 palloni ricevuti, appena una decina a partita), in difesa è statuaria nel difendere la parallela all’opposto, invece sull’attacco della schiacciatrice di prima linea tiene da sola zona 5 e 4 (la compagna in posto 4 si accentra per difendere la diagonale stretta o un eventuale pallonetto in 3, il posto 6 copre lo spazio a fianco e dietro al muro). Anche se l’Italia subisce il break, si ha la sensazione di poterlo recuperare dopo il cambio palla e che non solo accetti volentieri lo scambio lungo, ma anzi si esalti in questi momenti concitati. Delle situazioni in cui l’Italia, pur mantenendo il suo ordine, trova il coraggio di osare e quindi esaltarsi. Mazzanti del resto, nei time out in cui vuole spronare il suo gruppo, ripete “vi voglio belle creative” come un mantra. “Quando siamo troppo conservativi non funzioniamo al meglio (...) Abbiamo tante giocate, più ne facciamo e più il livello di consapevolezza sale” ha spiegato il commissario tecnico dopo il 3-0 alla Cina nella seconda fase. È evidente come per l’allenatore marchigiano l’efficienza della sua squadra passi dalla fantasia e dall’imprevedibilità: non si può limitare ad appoggiarsi su Egonu da posto 1 e 2, servono dei diversivi per poterla liberare quando conta davvero. L’Italia ha mantenuto finora un buon rendimento e, ogni volta che ha accelerato, ha dimostrato di poter allungare con relativa facilità. L’idea però è che le azzurre abbiano ancora margine, come ammirato nello splendido 3-0 di sabato alla Cina. In questo senso il rendimento del cambio palla e delle bande sarà decisivo per determinare il destino dell’Italia già nella semifinale con il Brasile di domani. A maggior ragione ripensando al precedente nella fase a gironi, vinto 3-2 dalla selezione di Zé Roberto al termine di una gara logorante, in cui le verdeoro hanno fatto leva sulla solidità difensiva che ha mandato fuori giri l’attacco delle campionesse d’Europa in carica (appena 35,96% di efficacia e 31 errori). La notizia migliore per questa Italia, però, è che può ancora migliorare.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura