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Luca Soligo
L'Italia è diventata una superpotenza del nuoto
14 dic 2022
14 dic 2022
E il record del mondo nella 4x100 lo dimostra.
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Luca Soligo
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Daniel Pockett/Getty Images
(foto) Daniel Pockett/Getty Images
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A Melbourne, Australia, è estate ma le temperature in questo periodo sono stranamente rigide: nella giornata di ieri, la prima dei Campionati del Mondo in vasca da 25 metri, la massima si aggirava intorno ai 16 gradi e il cielo ventoso era coperto da nuvole scure. L’impianto che ospita la manifestazione, il Melbourne Sports and Aquatic Centre, è all’aperto ed il freddo ha costretto gli atleti a coprirsi con ingombranti piumini fino a pochi attimi prima di salire sul blocchetto per la partenza della propria gara, risultando a volte un fattore determinante per le prestazioni.

In Italia è quasi mezzogiorno, le 22 locali, quando Gregorio Paltrinieri si presenta ai microfoni della Rai dopo aver vinto l’oro nei 1500 stile libero, il secondo della sua carriera ai Mondiali in vasca corta (dopo Doha 2014), il primo di questa spedizione azzurra in terra australiana. Dopo aver commentato la sua vittoria, che lo rende il primo italiano capace di bissare un oro mondiale in vasca da 25, gli viene chiesto un parere generale sulla squadra italiana, che nella prima giornata, fatta eccezione per la sua gara, ha visto fino a quel momento alcune prestazioni non eccellenti e un clima generale piuttosto intristito.

«Credetemi, questa squadra è forte» ha risposto Paltrinieri, con un asciugamano bianco in testa a riparo dal freddo «siamo qui per fare bene e i risultati arriveranno». Le sue parole risultano subito profetiche: pochi minuti dopo, in quella stessa vasca, la staffetta 4x100 stile libero dell’Italia conquista l’oro Mondiale realizzando un incredibile record del mondo.

Vasca corta e vasca lunga

Con quell’affermazionePaltrinieri, capitano della nazionale, non ha fatto una sparata da indovino ma un ragionamento preciso, che si basa sul valore di un team consolidato che sta mettendo in fila risultati storici una gara dopo l’altra. A Tokyo 2021 è mancato solo un oro per essere la miglior Olimpiade dell’Italia del nuoto, mentre Budapest 2022 e Roma 2022 sono stati il Mondiale e l’Europeo migliori di sempre per i nostri atleti. Va però fatto un distinguo: queste manifestazioni si sono disputate in vasca da 50 metri, la cosiddetta vasca olimpionica, quella in cui siamo abituati a vedere gareggiare i nuotatori nelle grandi manifestazioni primaverili ed estive. I Campionati Mondiali che si stanno svolgendo a Melbourne sono in vasca da 25 metri, la vasca corta, che ospita solitamente le manifestazioni invernali e che ha una tradizione internazionale più recente (il primo Mondiale è del 1993).

Alcuni pareri piuttosto radicali dicono che il “vero” nuoto è solamente quello in vasca da 50 metri, mentre in vasca corta si fa un altro sport, con una rilevanza minore sia nei record che nelle medaglie. Altri invece credono che la vasca corta sia più spettacolare e vendibile, per un’idea di nuoto più fruibile, soprattutto televisivamente parlando. Esistono atleti fortemente specializzati nelle gare in vasca da 25, bravi a sfruttare a proprio vantaggio il maggior numero di virate, apnee e spinte dal muretto, che si trovano meglio con un ritmo di bracciate più alto e interrotto più frequentemente, ed altri che invece non le digeriscono proprio. Michael Phelps, ad esempio, non era un amante della corta: ha partecipato ai Mondiali in vasca da 25 una sola volta, vincendo un oro nei 200 stile, mentre il suo palmares in vasca da 50 è praticamente sconfinato. Nicolas Santos, brasiliano di 42 anni, ha vinto le ultime due edizioni dei Mondiali in vasca corta nei 50 farfalla sfruttando proprio le sue incredibili capacità tecniche in partenza e in virata, e soprattutto la sua potenza fisica, caratteristiche che in vasca lunga rendono di meno. Ma nella grande maggioranza dei casi, ed al netto delle preferenze personali, il valore di un atleta prescinde dalla lunghezza della vasca: se sei tra i più forti in vasca lunga di solito lo sei anche in corta.

Lo stesso discorso vale ovviamente anche per i risultati delle Nazionali. L’Italia ha consolidato il suo status in vasca corta nelle ultime edizioni dei Mondiali: Abu Dhabi 2021 è stata la migliore di sempre, con ben sedici medaglie conquistate (cinque d’oro) ed un ottimo terzo posto nel medagliere per nazioni. A Melbourne gli azzurri sono in diciannove – Simona Quadarella ha dato forfait prima della partenza per condizioni fisiche non eccezionali – e il tentativo di replicare la trasferta dell’anno scorso è arduo. Va detto però che, salvo qualche piccola eccezione, i nostri fanno parte della schiera di atleti che riescono a performare bene sia in vasca da 25 che da 50. Nel roster di Melbourne 2022 ci sono ben tre campioni del mondo in carica, Alessandro Miressi, Alberto Razzetti e Matteo Rivolta, atleti che hanno poi ben figurato anche in vasca da 50, ma anche Nicolò Martinenghi, Benedetta Pilato e il già citato Paltrinieri, tutti nuotatori che non disdegnano entrambe le vasche.

Proprio per questa solidità e continuità di risultati, dopo aver totalizzato il primo tempo nelle batterie del mattino, la staffetta 4x100 stile libero italiana era considerata da tutti la favorita principale per la vittoria del titolo Mondiale.

Una gara dominata

Al Mondiale di Melbourne ci sono molte assenze pesanti. Ad esempio non partecipa la star locale Ariarne Titmus, che è addirittura al tavolo di commento della tv australiana, e nemmeno i fenomeni statunitensi Katie Ledecky e Caeleb Dressel, che hanno scelto di saltare l’appuntamento per puntare alla prossima stagione. Quella di Dressel in particolare è un’assenza pesante soprattutto per le staffette americane, che partono così senza il loro leader indiscusso, ma che hanno sempre una tale abbondanza di talenti da potersi iscrivere d’ufficio tra le favorite.

Anche l’Italia ha un’assenza pesante in ottica staffette, quella di Lorenzo Zazzeri, titolarissimo di tutte le ultime uscite vincenti della 4x100 stile, dal bronzo ai Mondiali di Budapest all’argento Olimpico di Tokyo, rimasto a casa per motivi di salute. Gli altri tre staffettisti della formazione tipo, Alessandro Miressi, Thomas Ceccon e Manuel Frigo, sono regolarmente presenti, insieme a Leonardo Deplano – uno dei pochi veri specialisti della corta italiani – e al rookie Paolo Conte Bonin, convocato grazie all’ottimo risultato ottenuto ai Campionati Italiani di novembre. Nelle batterie della mattina, Miressi, Deplano, Frigo e Conte Bonin spingono abbastanza per guadagnarsi il miglior tempo e la corsia 4 nella finale del pomeriggio. A far paura non è tanto il Brasile, che ha il secondo tempo generale, ma gli Stati Uniti e l’Australia, che nella finale possono cambiare ben due elementi sulla carta migliori rispetto alla formazione del mattino. L’Italia inserisce solo Thomas Ceccon, che storicamente chiude la staffetta, con Miressi in apertura, Deplano e Conte Bonin nelle frazioni centrali. La paura, però, dura lo spazio di poche bracciate.

Alessandro Miressi, che in vasca da 25 è campione del mondo in carica dei 100 stile, apre la staffetta con una frazione da 46.15 e dà il cambio a Conte Bonin con un vantaggio di sette decimi sugli USA e nove sull’Australia. Nonostante Miressi non nuoti un tempo all’altezza delle sue possibilità migliori, la sua spinta è fondamentale per Conte Bonin, ventenne veneto alla prima nuotata in Nazionale maggiore, che si galvanizza e mantiene il vantaggio sui rivali inseguitori. Il terzo è Leonardo Deplano, che con una frazione interna da 45.54 di fatto ammazza la gara: il vantaggio dell’Italia è incolmabile anche per atleti del calibro di Kyle Chalmers, australiano che mette a referto il miglior parziale della giornata in 44.98, ma che non riesce a ricucire lo strappo con gli azzurri. L’Italia vince con la frazione finale di una delle sue star, quel Thomas Ceccon che ha rinunciato ai 100 dorso anche per nuotare al meglio le staffette, che chiude i conti in 45.13.

A stupire non è tanto l’oro Mondiale in vasca da 25, che l’Italia aveva già sfiorato l’anno scorso – perdendo di due decimi dalla Russia – e che aveva vinto nel 2006 con Magnini a capitanare il team, ma il tempo totale: 3’02”75, nuovo record del mondo. Due dati per dare una dimensione a questo crono: il precedente era degli USA del 2018, 3’03”03 con Dressel in formazione, ed è stato battuto di quasi tre decimi, ed i secondi classificati, gli australiani, fanno comunque il record dell’Oceania in 3’04”63.

La profondità di squadra

C’è un dato su tutti che fa riflettere sullo status attuale dell’Italia del nuoto: nelle ultime due stagioni agonistiche, le nostre staffette maschili sono state sul podio Olimpico, Mondiale ed Europeo sette volte su nove, una costanza incredibile, da nazione leader del movimento al pari di Stati Uniti ed Australia. Prendendo in esame solo la 4x100 stile, ora deteniamo l’argento Olimpico, il bronzo Mondiale in vasca lunga, l’oro Europeo in vasca lunga ed ora l’oro Mondiale (con record del mondo) in vasca corta. I risultati che arrivano non sono più figli di exploit singoli, come ai tempi di Federica Pellegrini o del primo Paltrinieri, ma provengono da un lavoro di squadra che si fa sentire soprattutto nei nomi degli staffettisti. Per questo pronosticare l’oro dell’Italia ai Mondiali di Melbourne non era affatto un azzardo ma una possibilità molto realistica, nonostante la già citata assenza di una pedina fondamentale come Zazzeri.

La formazione di questo bellissimo record del mondo rappresenta alla perfezione la nuova ondata di nuotatori che l’Italia sta producendo nelle ultime stagioni, di fatto la più forte di sempre. Il leader è Miressi, classe 1998, che negli ultimi due anni ha calcato i podi mondiali ed olimpici con frequenza, sia in staffetta che in gara individuale, ritagliandosi un ruolo da protagonista accanto ai nomi più altisonanti della velocità mondiale come Chalmers e Dressel. Poi ci sono i comprimari: Leonardo Deplano è del 1999 e l’anno scorso era già titolare nella 4x50 stile che aveva fatto il record del mondo agli europei di Kazan; Manuel Frigo, 1997, è sempre presente nelle gare che contano, spesso con frazioni interne determinanti; Paolo Conte Bonin, classe 2002, rappresenta una schiera di nuovi nomi che sono pronti a dare ricambio ai titolari e che ad ogni evento si giocano la convocazione in prima squadra. E infine c’è Thomas Ceccon, classe 2001, il talento generazionale – insieme a Nicolò Martinenghi - che più rappresenta questa nuova Italia del nuoto in piscina, poliedrico e versatile, forte a dorso, farfalla e stile, capace a soli 21 anni di aver già in bacheca due record del mondo. La sua caratura è ormai di livello internazionale, tanto che la sua presenza ai Mondiali è pubblicizzata dalla FINA al pari di quella dei più forti americani ed australiani (e di Paltrinieri).

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