
Al suo esordio sulla panchina azzurra Gennaro Gattuso non si è limitato, come forse molti pensavano al momento del suo ingaggio, a iniettare grinta ed entusiasmo in un gruppo di giocatori secondo alcuni sfinito dal rapporto con Luciano Spalletti. Già al momento delle convocazioni, pur all’interno di un ventaglio di possibilità a dire il vero non così ampio, l'allenatore calabrese ha subito fatto delle scelte forti.
In difesa, per esempio, ha chiamato Gianluca Mancini, che Spalletti non convocava dalle fasi finali degli Europei 2024, e Giovanni Leoni, passato in estate dal Parma al Liverpool. Sono stati invece esclusi da questa prima convocazione Alessandro Buongiorno, Destiny Udogie, Diego Coppola e Matteo Gabbia. I primi due sono appena rientrati da un infortunio e potrebbero quindi avere pagato una condizione fisica non ottimale. Coppola, invece, ha giocato un solo minuto al Brighton, mentre per Gabbia, titolare del Milan, la bocciatura sembra essere tecnica. In mezzo al campo Ricci forse ha pagato lo scarso utilizzo in questo inizio di stagione da parte di Massimiliano Allegri, mentre Fabbian è stato convocato per la prima volta in azzurro. In attacco Gattuso sembra avere bocciato Lucca, convocando al suo posto Pio Esposito e Scamacca, e ha richiamato Zaccagni, escluso da Spalletti dopo il passaggio al 3-5-2 del tecnico toscano. Gattuso, inoltre, ha inizialmente abbandonato la difesa a tre e il 3-5-2, quasi un marchio del calcio italiano, abbracciando quella a quattro.
LE PRIME INDICAZIONI CONTRO L'ESTONIA
Il modulo utilizzato dal tecnico azzurro nella sua partita di esordio contro l’Estonia è stato piuttosto sorprendente rispetto alle indiscrezioni della vigilia, che ipotizzavano un 4-3-3 con Politano e Zaccagni ai fianchi di Moise Kean in attacco. Gattuso ha invece utilizzato contemporaneamente Retegui e lo stesso Kean disegnando uno schieramento con due punte centrali, ormai poco utilizzato nel nostro campionato, assimilabile, per semplicità, a un 4-4-2.
Contro il 4-4-2 della modesta Estonia, gli azzurri hanno sviluppato la propria fase di possesso disponendosi con un 3-2-5 alzando Dimarco e stringendo Di Lorenzo al fianco dei due centrali Bastoni e Calafiori, e occupando, sulla linea offensiva, i cinque canali verticali del campo.

Il 3-2-5 dell’Italia di Gattuso in fase di possesso palla. L’ampiezza è presidiata da Dimarco e Politano, Zaccagni stringe internamente.
La contrapposizione tattica dell’Estonia ha in qualche maniera favorito gli sviluppi del gioco azzurro. Schierati difensivamente con un 4-4-2 a zona, gli estoni hanno concesso superiorità numerica sia in costruzione ai tre difensori italiani sia sull’ultima linea contro i cinque giocatori offensivi azzurri.
È quindi bastata un po’ di pazienza in fase di impostazione per generare ritardi negli scivolamenti orizzontali delle linee estoni e capitalizzare la superiorità numerica.
Bastoni riesce a trovare lo spazio per condurre palla sfruttando la superiorità numerica in zona arretrata e serve Dimarco che fissa l’ampiezza. Zaccagni approfitta dell’uscita del terzino destro estone verso Dimarco per attaccarlo alle spalle capitalizzando la superiorità numerica contro la linea difensiva avversaria.
L’Italia ha quindi avuto buon gioco a mantenere il dominio del possesso e ad abbassare negli ultimi 25 metri di campo lo schieramento estone. Contro gli avversari schiacciati nel proprio ultimo quarto di campo le soluzioni di rifinitura sono stati soprattutto i cross dalle fasce (ben 32) e le giocate dirette sulla figura di Kean e Retegui. I due attaccanti azzurri, giocando il duello individuale coi propri avversari, preparavano combinazioni tra loro o giocavano coi movimenti a rimorchio dei compagni di squadra.
Un esempio di combinazione tra Retegui e Kean. Di Lorenzo trova l’attaccante più lontano, Retegui, con un passaggio diagonale dall’esterno all’interno del campo, mentre Kean effettua un movimento ad “esca” liberando lo spazio per la ricezione del compagno e attaccando lo spazio alle spalle del proprio marcatore. A quel punto, Retegui serve bene Kean che tira però alto.
In fase di non possesso palla l’Italia ha giocato un pressing aggressivo orientato sull’uomo che, anche in questo caso, è stato favorito dallo schieramento 4-4-2 degli estoni (che anche in questo caso ha permesso al 4-4-2 azzurro di adattarsi naturalmente a quello avversario).
Il contesto tattico e la modestia tecnica degli avversari hanno favorito l’efficacia del pressing, seppure qua e là sia apparsa qualche difficoltà per i due centrali nel gestire le situazioni di parità numerica in campo grande contro i diretti avversari.
L’Italia pressa alta. Il centrale di destra estone lancia lungo verso le punte. La punta su lato forte viene incontro al pallone attirando Calafiori, mentre lo spazio liberato è attaccato dalla punta del lato debole che sorprende Bastoni, involandosi verso la porta di Donnarumma.
PAURA E DELIRIO A DEBRECEN
Gli scricchiolii difensivi intravisti contro l’Estonia, quasi impercettibili per il basso livello dell’avversario, sono emersi fragorosamente nell’incredibile partita di Debrecen, Ungheria, contro Israele. A differenza della partita di Udine non c'era Zaccagni, fuori per un infortunio capitato proprio contro l'Estonia. Gattuso lo ha sostituito con Locatelli dando seguito alle sue parole dopo il match contro l’Estonia, quando aveva detto di essersi preso rischi offensivi approfittando della modestia degli avversari. L'altro cambio, forse più di natura tecnica, è stato quello di Mancini per Calafiori.
La lettura delle formazioni, oltre ad evidenziare una tendenza maggiormente difensiva nella scelta degli uomini, sembrava suggerire un 3-5-2. Ben presto però si è visto che l’Italia si schierava con una particolare disposizione asimmetrica, con una difesa a 4, un centrocampo a 3, Politano largo a destra, Kean e Retegui vicini tra loro e l’assenza di un esterno alto a sinistra.

Il 4-3-3 asimmetrico dell’Italia.
L’idea era probabilmente quella, in fase offensiva, di occupare lo spazio a sinistra con le avanzate di Dimarco e, in fase di non possesso, di non preoccuparsi troppo della simmetria degli spazi da occupare, concentrandosi su una difesa orientata sull’uomo.
In fase difensiva la mossa ha esacerbato le difficoltà che l’Italia ha incontrato contro la brillantezza tecnica e la fluidità dell’attacco israeliano. La squadra allenata da Ran Ben Simon, partendo da un teorico 4-2-3-1, muoveva in fase di possesso i suoi uomini offensivi svuotando la zona centrale più avanzata, di competenza sulla carta di Gloukh e Biton, occupandola dinamicamente con gli inserimenti da dietro di Dor Peretz.
I movimenti di Gloukh - in genere verso la zona di centro-sinistra - e di Biton - in genere verso la zona di centro-destra - miravano a muovere i centrali italiani sfruttando l’orientamento sull’uomo della difesa italiana. In questo modo, Israele riusciva a destabilizzare lo schieramento arretrato azzurro, ulteriormente sbilanciato dalle capacità sullo stretto di Gloukh e Solomon, capaci di generare superiorità numerica coi dribbling (5 dribbling riusciti su 6 tentati per Solomon). Anche gli scambi rapidi sul corto tra i due hanno creato molti problemi così come le difficoltà ad assorbire il movimento di Biton nella zona sguarnita di centro-sinistra, in cui lo schieramento asimmetrico dell’Italia condannava spesso gli azzurri all’inferiorità numerica.
L’autorete di Locatelli. Israele inizia l’azione sulla propria sinistra per poi spostare il pallone a destra, dove Tonali è in ritardo. Israele combina bene, gioca sull’uomo di Bastoni che viene fuori, e attacca lo spazio alle sue spalle, dove Tonali non riesce a chiudere.
Come detto da Manuel Locatelli nell’intervista post-partita, Israele «ha portato in giro» la difesa azzurra per tutta la partita. La retroguardia di Gattuso ha sofferto la mobilità e la velocità dei giocatori avversari, perdendo continuamente compattezza e aprendo varchi agli attacchi in velocità dei giocatori di Ben Simon.
Uno dei tantissimi esempi delle incredibili difficoltà difensive dell’Italia di ieri. Mancini è aggressivo sul suo uomo e, a palla scoperta, rompe la linea per andare forte sul suo riferimento. Lo spazio svuotato da Mancini è attaccato dall’inserimento di Dor Peretz - un incubo in tutta la partita per gli italiani – che sfugge alla marcatura di Locatelli, mentre Di Lorenzo e Bastoni non coprono l’uscita di Mancini.
Dall’altro lato del campo invece, l’Italia ha inizialmente sofferto il pressing avanzato uomo su uomo attuato dagli israeliani. Già al secondo minuto di gioco, un recupero alto degli avversari aveva generato un grosso pericolo per la porta di Donnarumma, salvato da un recupero di Bastoni su un cross basso di Solomon.
Qualche minuto dopo, un pigro retropassaggio di Barella ha messo in difficoltà Donnarumma, costretto ad affondare un rischioso tackle dentro l’area sul mediano Eliel Peretz, alzatosi sino al limite dell’area avversaria in pressing sulla mezzala azzurra.
Il coraggio israeliano nel giocare un pressing aggressivo orientato sui riferimenti e accettando la parità numerica in zona arretrata, però, alla fine ci ha regalato molto anche a noi. Gli uomini di Ben Simon hanno sofferto molto la coppia d’attacco azzurra Retegui-Kean che, persino di più che nella partita contro l’Estonia, sono sembrati incredibilmente affiatati e sono ormai da considerare l’arma migliore della fase offensiva di Gattuso.
L’Italia, costretta dal pressing israeliano a giocare in un campo grande, si è affidata prevalentemente alle giocate sulle sue punte, che hanno pagato moltissimo. Kean e Retegui, da soli o in combinazione tra loro, hanno spesso mandato in confusione i diretti marcatori e hanno creato innumerevoli pericoli per la difesa israeliana. I primi due gol azzurri nascono da combinazioni tra Retegui e Kean, oggettivamente rese molto più semplici ed efficaci dalla evidente complicità dei centrali avversari, mentre il terzo gol è stato soprattutto merito di Retegui, che ha difeso spalle alla porta un pallone per poi servirlo per l’inserimento a rimorchio di Politano.
Il primo tiro in porta dell’Italia è figlio di una combinazione tra Kean e Retegui. Politano gioca di prima un pallone in diagonale esterno-interno verso la coppia di attaccanti. “Esca” di Kean, sponda di Retegui per il compagno che gli restituisce il pallone al limite dell’area per il tiro in porta dal limite.
Né il gol del 3-2, né, addirittura, il gol del 4-2 a nove minuti dal termine, però, sono riusciti a chiudere la partita per l’Italia. Troppo esposta difensivamente al palleggio degli israeliani e fragile anche nella difesa dei calci piazzati, la Nazionale non ha mai dato l’impressione di essere al sicuro e l’autogol di Bastoni e il secondo gol di Dor Peretz ci hanno costretto a un finale folle.
Fortunatamente per l’Italia la stabilità difensiva di Israele non era certa migliore della nostra. Il gol di Tonali ha riportato in vantaggio gli uomini di Gattuso che, fino all’ultimo dei 7 minuti di recupero, hanno rischiato di subire ancora il gol del pareggio avversario, che, se possibile, avrebbe reso ancora più incredibile questa stramba partita di Debrecen.
QUALI PROSPETTIVE?
Cosa pensare, quindi, di queste due partite di esordio di Gennaro Gattuso sulla panchina italiana? L’obiettivo, si sa, è la partecipazione alla fase finale dei Mondiali del 2026, dodici anni dopo l’ultima apparizione degli azzurri. Se il primo posto appare presumibilmente compromesso - a meno di un suicidio della Norvegia, che deve giocare in casa contro Moldavia, Israele ed Estonia, prima di chiudere il girone contro l’Italia con un vantaggio nella differenza reti che appare difficilmente colmabile - la pur avventurosa vittoria contro Israele ha messo l’Italia in un’ottima posizione per il secondo posto che garantirebbe per lo meno lo spareggio con una seconda di un altro girone. Da un punto di vista dei risultati, quindi, le due partite di esordio di Gattuso non possono che essere viste positivamente.
Andando al di là del risultato, invece, le indicazioni non sono del tutto confortanti. L’unico punto fermo può essere trovato nella chiara volontà di puntare sui due cannonieri della scorsa Serie A – Retegui e Kean – impiegati in coppia in un attacco a due punte ormai quasi fuori moda e per questo, probabilmente, di difficile lettura per le difese avversarie. La mossa ha funzionato bene, ma chiaramente andrà testata contro difese più solide di quelle di Estonia e Israele che, a dir la verità, non hanno opposto una strenua resistenza ai due attaccanti azzurri.
La notizia peggiore, per adesso, è che, al di là del doppio attaccante, si è visto poco in fase offensiva e, specie contro il pressing di Israele, la giocata diretta verso le punte si è rivelata, per la sua efficacia, praticamente l’unica maniera di attaccare il sistema difensivo avversario.
Le due punte sono state innestate in un 4-4-2 nella partita contro i baltici mentre, contro Israele, Gattuso ha schierato una formazione sghemba e l’asimmetria nello schieramento è stata pagata a caro prezzo in fase di non possesso. Insomma, pare non sia ancora chiaro come far sì che il resto della squadra riesca a sostenere le due punte.
Contro Israele l’Italia ha provato a difendere orientandosi in maniera decisa sui riferimenti. Il problema è che Tonali, che partendo dalla sua iniziale posizione di mezzala sinistra era il giocatore deputato a marcare l’esterno destro difensivo Dasa, finiva per essere portato fuori posizione dai tagli interni del suo avversario lasciando frequentemente in inferiorità numerica Dimarco - il più debole difensivamente dei nostri terzini.
Tonali fissato internamente da Dasa. Dimarco in più occasioni da solo contro Biton e Khalaili.
La costante inferiorità numerica sul lato sinistro del fronte arretrato si è aggiunta ai già citati problemi creati dalla fluidità dell’attacco israeliano e lo spettacolo, da un punto di vista difensivo, non è stato bello.
Al termine della partita Gattuso ha detto che nel prossimo futuro proverà a impostare una difesa maggiormente attenta agli spazi e di reparto, ammettendo le difficoltà nel difendere con marcature strettamente a uomo.
Insomma, se i risultati ottenuti alla fine sono positivi, il lavoro che rimane da fare è ancora moltissimo, e il tempo per centrare questa benedetta qualificazione sempre di meno.