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Quindi, dove può arrivare l'Italia femminile?
19 giu 2019
19 giu 2019
Cosa abbiamo capito dell'Italia dopo tre partite.
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Foto di Robert Cianflone / Getty Images
(foto) Foto di Robert Cianflone / Getty Images
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Con la vittoria per 5-0 sulla Giamaica, l’Italia aveva raggiunto con una giornata d’anticipo l’obiettivofissato dalla CT Milena Bertolini prima dell’inizio dei Mondiali, ovvero la qualificazione agli ottavi. Oggi, dopo aver chiuso il girone al primo posto nonostante la sconfitta col Brasile nell’ultima partita (1-0), l’obiettivo che aveva posto Bertolini può apparire come un eccesso di prudenza. In realtà l’Italia partiva sulla carta come terza forza del gruppo C e non era per nulla scontato riuscisse a ribaltare le gerarchie con l’Australia e il Brasile, due dellemigliori squadre del torneo. Per la prima volta nella storia, invece, le azzurre hanno centrato il primo posto nel loro girone ai Mondiali.

E ora?Aver raggiunto gli ottavi con questa disinvoltura rappresenta già un successo, ed è inevitabile chiedersi quali siano le prospettive, ora che l’Italia si affaccia alla fase a eliminazione diretta con la certezza di un abbinamento favorevole, contro una delle migliori terze. Le tre partite giocate finora hanno mostrato una squadra forse anche più ricca di talento rispetto a quanto si immaginava, capace di maneggiare diversi strumenti tattici e di nascondere le sue debolezze contro avversarie più tecniche (Australia e Brasile) e più forti fisicamente. L’Italia ha accettato di avere poco possesso e di attaccare con azioni veloci e verticali contro l’Australia e il Brasile, mentre contro la Giamaica ha dimostrato di saper brillare anche tenendo di più la palla e manovrando con più pazienza.Come al solito, grande solidità difensivaLe prestazioni delle azzurre, come da tradizione di ogni nostra Nazionale di successo, si fondano su un triangolo solidissimo formato da Laura Giuliani, una delle migliori portiere del Mondiale finora, e dalle centrali difensive Sara Gama ed Elena Linari. Pur affrontando due delle attaccanti più forti del torneo, Sam Kerr e Marta, l’Italia ha subito solo due gol in tre partite, entrambi su rigore.All’esordio con l’Australia Kerr ha segnato sulla respinta dopo che Giuliani le aveva parato il rigore, contro il Brasile Marta ha invece trasformato un rigore dubbio concesso per uncontatto tra Linari e Debinha.La Nazionale di Bertolini non è però una squadra che difende bassa, ma anzi ha nel pressing ad altezze medio-alte uno dei suoi punti di forza. I primi gol segnati all’Australia e alla Giamaica sono arrivati grazie a due recuperi alti di Bonansea, dopo che le azzurre avevano indirizzato la costruzione avversaria sulla fascia destra. Contro le "Matildas" Bonansea è andata a segnare in solitaria dopo aver tolto la palla a Polkinghorne, contro la Giamaica la numero 11 azzurra si è conquistata il rigore trasformato da Girelli dopo aver rubato la palla a Campbell.Il pressing non funziona sempre, ma l’Italia sembra aver raggiunto un buon equilibrio tra l’aggressività delle linee più avanzate e la capacità della difesa di proteggere la metà campo, staccandosi dietro le centrocampiste. Anche quando le prime linee vengono saltate, cioè, l’Italia può comunque contare su una difesa molto solida nel difendere in area. Le due terzine (Guagni e Bartoli) sono difficili da superare e sono affidabili quando coprono il lato debole sui cross, mentre le centrali difensive si completano bene. Gama tiene più la posizione, è molto talentuosa nei duelli, riesce a reggere il confronto anche contro attaccanti più grosse di lei e copre alla grande la profondità. Linari è invece più a suo agio a uscire in avanti leggendo in anticipo le linee di passaggio e fa più fatica quando invece deve correre verso la sua porta. L’intesa raggiunta dalla linea difensiva è fondamentale per non perdere solidità quando le prime linee vengono superate, e a dare ulteriore sicurezza ci sono le parate e le letture in uscita di Giuliani.Come attacca l'ItaliaPressare e restare alte, cercando un equilibrio tra la tendenza della difesa a coprire gli spazi e i tentativi di recupero delle linee più avanzate, con il rischio quindi di allungare la squadra, è necessario per la pericolosità offensiva delle azzurre. L’Italia non ha infatti la forza per difendere bassa e attaccare in contropiede, e nelle occasioni in cui si è rimasta schiacciata vicino all’area ha mostrato diversi problemi a tenere la palla e a risalire il campo.Bertolini ha così costruito una manovra che, pur cercando di arrivare presto negli ultimi metri, non rinuncia ad avanzare in maniera ragionata, costruendo da dietro e aprendo spazi nello schieramento avversario. L’idea a inizio azione è di raggiungere la zona di rifinitura con Gama e Linari, che sono spinte a cercare di frequente passaggi in verticale taglia-linee verso le compagne più avanzate, spesso allargandosi mentre Giugliano si abbassa a consolidare l’uscita da dietro. Giugliano e Cernoia vengono per lo più utilizzate come rifinitrici, per isolare le esterne (soprattutto Bonansea) con un cambio di gioco o trovare immediatamente la profondità dietro le difese avversarie. Entrambe inoltre battono bene i calci piazzati e finora hanno servito 4 assist (3 Giugliano, uno Cernoia).In uscita dalle zone basse la più cercata è Girelli, che si abbassa per ricevere all’interno dello schieramento avversario, dando una soluzione in verticale a chi imposta, ed è forse la più tecnica in spazi stretti, la più abile a conservare la palla per il tempo necessario a far salire le compagne, permettendo alle due centrocampiste, Cernoia e Giugliano, di avere più opzioni davanti a loro per far avanzare l’azione. La numero 10 azzurra è però importante anche perché è un riferimento per guadagnare campo con un duello aereo, quando la squadra preferisce uscire dalla metà campo con una palla alta, e occupa bene l’area. Con la tripletta alla Giamaica, Girelli ha eguagliato il record di Carolina Morace, l’unica altra giocatrice italiana a segnare tre gol in una partita dei Mondiali, nel 1991.

Girelli gioca dietro l’attaccante, forse il ruolo più penalizzato in una squadra che non punta a dominare il possesso e a creare molto ma che cerca invece di avanzare nel modo più rischioso, con passaggi in verticale dietro le linee avversarie per arrivare presto al tiro. Così le attaccanti che si sono alternate (Mauro, Sabatino e Giacinti) non hanno avuto molte possibilità di tirare in porta e si sono spese soprattutto in movimenti e giocate utili a far continuare l’azione e a creare spazi per le compagne. La capacità di sfruttare quasi ogni occasione avuta (7 gol con 9 tiri in porta nelle due partite contro l’Australia e la Giamaica) è stata fondamentale per far arrivare le azzurre agli ottavi.UnderdogL’Italia sembra insomma giocare in modo coerente con il suo ruolo di outsider. Non ha problemi ad accettare l’inferiorità tecnica rispetto alle nazionali più attrezzate e a passare molto tempo senza la palla, può cambiare sistema inserendo Bergamaschi e schierarsi in maniera fluida con le posizioni ibride di Bonansea (esterna a sinistra o attaccante) e di Galli (che può inserirsi partendo da una posizione interna o stare più larga a destra, un meccanismo che non ha funzionato contro l’Australia, ma che è stato riproposto con maggiore successo contro la Giamaica e il Brasile) e ha organizzazione e talento a sufficienza (i filtranti di Giugliano e i cambi di gioco di Cernoia, gli strappi palla al piede di Bonansea e gli inserimenti di Galli, la tecnica nello stretto di Girelli e la sua abilità in area) per mettere in difficoltà anche le difese più organizzate.La notizia migliore dopo le prime tre partite è che l’Italia sembra abbastanza solida per giocarsela con chiunque. Può sembrare una banalità, ma è invece un grande traguardo, se si tiene conto della distanza che ancora separa il movimento femminile italiano da quelli che esprimono le nazionali più forti di questi Mondiali.

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