
Julian Nagelsmann non deve avere un carattere facile e a volte, ai microfoni, dà l’impressione di essere un po’ altezzoso. Quando parla dei suoi avversari, gli capita di farlo con una punta di fastidio, specie se quelli lo hanno messo di fronte a una partita particolarmente dura e sporca. Tre anni fa, quando ancora allenava il Bayern Monaco, dopo aver perso 1-0 in casa del Villarreal di Unai Emery, aveva detto che l’atteggiamento guardingo della squadra spagnola, che aveva passato gran parte della partita a difendere, era «tipico delle squadre del sud». Dalle parti di Vila-real, ovviamente, non tutti l'avevano presa con filosofia.
Forse Nagelsmann non voleva offendere nessuno. Di certo, però, aveva espresso tutto il fastidio che gli provocava affrontare un certo tipo di squadre. E così, qualche mese fa, ha assunto una posa simile trovandosi a commentare la prestazione dell’Irlanda del Nord, battuta in casa dalla sua Germania con molta più fatica del previsto: «Il loro calcio non è bello da vedere, ma è efficace e scomodo da affrontare. Non è facile difendere così tanti lanci lunghi e non è facile difendere così tante seconde palle. Non è facile quando ogni calcio piazzato e ogni palla scoperta diventa un lancio lungo, con 10 giocatori intorno alla seconda palla».
Molti opinionisti, a Belfast, hanno letto le parole del CT tedesco come una mancanza di rispetto: «Non sapevo che in campo si dovesse fare ciò che vuole l’avversario», ha commentato l’ex nazionale nordirlandese Chris Brunt, a cui hanno fatto eco le parole dell’ex centrocampista del Leeds, Stuart Dallas, secondo cui l’allenatore avrebbe fatto meglio a concentrarsi sulla sua squadra: «Non vedevo una Germania così deludente da tanto tempo».
Chi invece ha preso le parole di Nagelsmann con più diplomazia è Michael O’Neill, che ormai ci ha fatto il callo a sentire le accuse da parte degli avversari al gioco della sua squadra: «Non credo abbia detto nulla di offensivo», ha detto. «Ho riguardato la partita, e anche la Germania ha fatto un sacco di lanci lunghi».
Gennaro Gattuso, molto probabilmente, non si permetterà di esprimere giudizi sul gioco dei prossimi avversari dell’Italia ai playoff per i Mondiali. Un po’ perché ha vissuto un calcio simile nella sua esperienza in Scozia, un po’ perché non è il tipo di allenatore portato a commentare in quel modo. Tutta la polemica tra Nagelsmann e la Nazionale nordirlandese, però, è esemplificativa di che tipo di avversario ci troveremo di fronte a marzo.
Perché se da un lato abbiamo pescato la squadra più modesta, a livello tecnico, tra quelle della quarta fascia, dall’altro affronteremo un avversario che ci costringerà ad arrovellarci per trovare la strada verso la porta: probabilmente lo scenario tattico più complesso, viste le nostre lacune. Con la Svezia forse saremmo partiti da sfavoriti, e sarebbe stato l’avversario peggiore, mentre Macedonia e Romania sarebbero state relativamente più facili da scardinare.
L’Irlanda del Nord, invece, costringerà l’Italia non solo a mantenere una soglia dell’attenzione più alta, ma anche a migliorare sensibilmente la propria fase di possesso: se il pallone circolerà in maniera simile alla prima mezz’ora contro la Norvegia, potremo far valere la nostra superiorità, anche per una semplice questione di fattore campo (in questi tempi di incertezza, forse il dato più rassicurante, visto che l’Italia nella sua storia non ha mai vinto in Irlanda del Nord).
Se però giocheremo con la solita timidezza, allora favoriremo l’Irlanda del Nord, e i dubbi che ci attanagliano da ormai sette anni torneranno ad annebbiarci la vista. Un po’ perché l’Italia è sempre ad un passo dal tracollo emotivo, e ogni episodio a sfavore la fa vacillare, anche contro avversari modesti come Israele.
Un po’ perché l’Irlanda del Nord sa essere molto competitiva, ben più di quanto il suo organico lasci immaginare. Per rimanere al girone di qualificazione, contro la Germania in casa ha perso solo nel recupero a causa di un’incornata di Woltemade su calcio d’angolo. In casa dei tedeschi, poi, aveva tenuto alla grande il campo e la sconfitta è arrivata in maniera abbastanza casuale, per colpa di un’incomprensione tra portiere e difensore su un lancio senza troppe pretese, che ha portato al gol del 2-1 di Amiri (il 3-1 definitivo è arrivato con una punizione geniale di Wirtz).
Contro la Slovacchia, mentre all’andata in casa è arrivata una netta vittoria per 3-0, al ritorno, a Bratislava, dove la Nazionale di Calzona aveva battuto in scioltezza anche la Germania, un’Irlanda del Nord priva di diversi titolari aveva perso solo al 91’, per via di un’uscita a vuoto del portiere Peacock-Farrell.
La Germania è una squadra migliore dell’Italia per talento complessivo. La Slovacchia ha meno qualità rispetto a noi, ma dispone di una fase offensiva ben più organizzata della nostra. Se hanno faticato così tanto a trovare il gol contro la Nazionale di O’Neill, figuriamoci quanto potrebbero penare gli azzurri se giocassero sotto ritmo come sono soliti fare.
COME DIFENDERÀ L’IRLANDA DEL NORD
Per immaginare il copione della partita di marzo, non occorre troppa fantasia. L’Irlanda del Nord cederà volentieri la palla all’Italia, che avrà almeno il 65% del possesso palla (qualora andassimo oltre, probabilmente sarà perché negli ultimi venti minuti la squadra di O’Neill si sarà chiusa a difesa del risultato e noi non sapremo cosa fare). Non pensiamo, però, di trovare un avversario che verrà a Bergamo a fare le barricate.
È vero che i britannici non sono un inno al calcio offensivo e difendono con una linea a 5, tuttavia non amano schiacciarsi in un blocco basso. L’Irlanda del Nord, infatti, è solita sistemarsi in un blocco medio, che lascia anche spazio alle proprie spalle: un 5-4-1 o 5-2-2-1 (più probabile del 5-3-2) che in alcune fasi punta anche a difendere in maniera attiva con le mezzepunte e i centrocampisti, alzandosi quando è possibile.
Si è visto soprattutto nella gara più difficile, quella in casa della Germania, dove le mezzepunte Galbraith e Price riuscivano con grande applicazione sia a coprire le linee di passaggio interne, sia, in caso di retropassaggio, ad alzare il blocco medio pressando i difensori tedeschi (la Germania, peraltro, impostava con 3 dietro proprio come l’Italia).
L’Irlanda del Nord, quindi, è abile a bilanciare la densità con un atteggiamento più aggressivo, senza abbassare il blocco. Il fatto di difendere con un’ultima linea da 5, ovviamente, è utile per coprire contemporaneamente sia le spalle dei centrocampisti – con le uscite dei centrali – sia per proteggere l’ampiezza – anche qui cruciale il lavoro delle mezzepunte, che scalano in aiuto ai quinti.
Come aggirare un blocco di questo tipo? Una prima soluzione potrebbe essere la fluidità delle catene laterali – sperando che, ad esempio, Bastoni, Dimarco e la punta su quel lato seguano meccanismi simili a quelli che si sono visti negli ultimi anni sulla corsia mancina dell’Inter: come detto, l’Irlanda del Nord difende in maniera attiva, per cui se le catene funzionassero e la palla si muovesse alla giusta velocità, si potrebbero punire le scalate con movimenti alle spalle dell’avversario uniti ai movimenti incontro delle punte.
Un modo più diretto di provare ad offendere l’Irlanda del Nord, poi, potrebbe essere l’attacco alla profondità. Come detto, il blocco medio lascia campo alle spalle della difesa. Con Politano e Dimarco in ampiezza, l’Italia ha scelto di rinunciare alla profondità sulle fasce, per cui forse potrebbe essere più difficile attaccare lo spazio dietro i quinti. La profondità, allora, potremmo cercarla su Kean e Retegui, anche perché Peacock, il portiere, non è sicuro lontano dalla propria porta, mentre i centrali non sono dei fulmini di guerra e, in generale, in uno contro uno possono andare in seria difficoltà. Il migliore del pacchetto arretrato probabilmente è Hume, non il filosofo ma il difensore del Southampton. Vicino a lui figura ancora Paddy McNair, che forse ricorderete come giovane rincalzo nel Manchester United di van Gaal.
Non ci sono nomi altisonanti nella retroguardia, ma l’Irlanda del Nord riesce ad ovviare grazie alla sua grande organizzazione. In questo O’Neill è stato davvero encomiabile: oggi la sua è una Nazionale contro la quale non si arriva al gol per inerzia, per semplice superiorità tecnica. L’Italia avrà bisogno di migliorare: l’Irlanda del Nord non aspetta altro di concederci velleitari traversoni dalla trequarti, visto che siamo la quarta Nazionale per cross tentati delle qualificazioni (27,4 ogni 90’). O si arriva a crossare in condizioni di vantaggio – grazie ai meccanismi di catena – o altrimenti bisogna cambiare registro.
COME ATTACCHERÀ L’IRLANDA DEL NORD
Se la prima preoccupazione è capire come aggirare l’Irlanda del Nord, l’altra grande questione che Gattuso si troverà ad affrontare è quella che tanto ha infastidito Nagelsmann: i lanci lunghi con relative seconde, terze e quarte palle.
Il gioco dell’Irlanda del Nord è semplice. Anche per loro il primo regista è il portiere, ma non nel senso tradizionale. Ogni volta che Peacock-Farrell ha la palla su rinvio dal fondo, tutta la squadra si alza, con la stella Conor Bradley che da quinto diventa ala destra. Di solito il suo è il lato dove si addensano più uomini e dove il portiere indirizza i suoi lanci. Poi, dai rimbalzi, pian piano l’Irlanda del Nord prova a ricavare qualcosa: una rimessa laterale, un calcio d’angolo, una punizione.
Ogni volta in cui si ferma la palla, o in cui la palla resta scoperta, per l’Irlanda del Nord è un’occasione buona per lanciare verso la fascia e tentare la riconquista, forti di giocatori, questo sì, con grande impatto fisico. Cercare soluzioni estemporanee, in cui sospendere il peso della superiorità tecnica degli avversari, è il piano partita dell’Irlanda del Nord. Non ci sono altri mezzi per generare situazioni pericolose o calci piazzati. Se dovessero riuscire a mettere la palla a terra sulla destra, occhio alle combinazioni tra Bradley e il trequartista dello Swansea Galbraith, i due uomini migliori a disposizione di O’Neill e anche gli unici capaci di sviluppare tra di loro un minimo di gioco associativo.
Sapere come comportarsi sui lanci è la conditio sine qua non per disputare una semifinale tranquilla: se sapremo evitare di andare in apnea sulle seconde palle e concederemo il numero minore possibile di calci da fermo, allora per una volta potremo trascorrere un playoff senza incubi. Più facile a dirsi che a farsi, viste le difficoltà della Germania e vista la nostra tendenza a fare confusione in difesa e ad andare nel panico.
Rino Gattuso è uno che non ha mai avuto paura di metterci la faccia. Dopo aver mancato la qualificazione in Champions League con il Milan, nel 2019, non si era fatto remore a dimettersi da allenatore rinunciando agli ultimi due anni di contratto.
Nel punto più basso della sua esperienza da calciatore con la Nazionale, all’indomani dell’eliminazione dai Mondiali in Sudafrica, non aveva accampato scuse: «Il calcio italiano si deve fare un esame di coscienza. Stasera abbiamo toccato il fondo», aveva detto, ignaro del fatto che purtroppo il nostro calcio aveva ancora tanto da scavare. Le sue parole, in quell’occasione, avevano ispirato diversi titoli di giornale: «Quando abbiamo vinto il Mondiale ci hanno fatto cavalieri del lavoro. Ora ci faranno cavalieri della vergogna».
A distanza di 15 anni da allora, non vorremmo mai che Gattuso dovesse di nuovo trovare l’espressione giusta per incorniciare un disastro. Stavolta senza nemmeno la consolazione di essere a giugno e dopo aver affrontato un avversario più debole di Svezia e Macedonia del Nord.




