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Ipoteca sull'Europa
09 mag 2016
Le maggiori motivazioni sono bastate al Napoli per battere un Torino che si è svegliato tardi. La Champions League è a un passo.
(articolo)
7 min
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Allo Stadio da poco rinominato Grande Torino, il Napoli era chiamato a rispondere alla vittoria della Roma sul Chievo che aveva sancito il momentaneo sorpasso dei giallorossi nella corsa alla qualificazione diretta ai gironi della Champions League. La sensazione era che al Napoli bastasse un ultimo sforzo per ipotecare l’accesso alla competizione più ambita: la matematica retrocessione del Frosinone, sopraggiunta in giornata, ha ulteriormente ammorbidito la difficoltà dell’ultima gara del San Paolo, mentre, alla 38.esima, la Roma dovrà vedersela in trasferta con un Milan in lotta per il sesto posto.

Alla vigilia Giampiero Ventura aveva presentato la gara come “La sfida più difficile che potesse capitarci, ma al tempo stesso uno stimolo per verificare la nostra crescita”: una dichiarazione d’intenti che anticipava la scelta di un undici titolare ricco di giovani. L’allenatore del Toro ha infatti deciso di dare spazio a chi si è visto meno durante la stagione, riproponendo la stessa formazione di Udine e lasciando in panchina Glik, Maksimovic, Moretti, Gazzi, Baselli e Maxi Lopez. Nel suo classico 3-5-2, Bovo, Jansson e Gaston Silva hanno costituito la linea difensiva a tre. Zappacosta a destra e Bruno Peres a sinistra hanno agito da esterni di centrocampo, con Vives davanti alla difesa ed Acquah e Benassi da mezzali. In avanti Josef Martinez ha fatto coppia con Belotti.

Vista l’importanza della gara, Sarri invece non ha rinunciato ai suoi undici titolarissimi: nel 4-3-3 Reina in porta, Hysaj, Albiol, Koulibaly e Ghoulam in difesa, Allan, Jorginho ed Hamsík a centrocampo, Callejón, Higuaín ed Insigne nel tridente.

La squadra di Ventura è andata in difficoltà fin dall’inizio: i principi del gioco granata, offensivi e difensivi, sono stati messi a dura prova dall’atteggiamento del Napoli. In primo luogo, la costruzione dalla difesa che cominciava sempre con il rinvio corto di Padelli sui piedi di uno dei difensori, è risultata alquanto problematica di fronte al pressing portato dai partenopei. Normalmente, contro due attaccanti, il Torino conta sulla naturale superiorità numerica consentita dall’utilizzo dei tre difensori, mentre contro tre giocatori offensivi in pressing, genera la superiorità con il supporto di Vives e se necessario, anche delle mezzali. Il problema è che la squadra di Sarri non consentiva in alcuno modo la creazione di tali presupposti nelle zone centrali del campo, visto che tutte le volte che uno dei centrocampisti del Torino si abbassava veniva prontamente seguito da uno di quelli del Napoli, allo scopo di mantenere sempre la parità numerica.

Il Napoli non ha mai consentito al Torino di costruire il proprio gioco in superiorità numerica, recuperando spesso il pallone o costringendo gli uomini di Ventura ad allargare il gioco ben prima di quando volessero. In questa situazione, pur di ricevere palla, G. Silva è costretto a mettersi sulla stessa linea di Padelli, una situazione tutt’altro che ideale per cominciare la fase di uscita. Tra l’altro l’uruguaiano viene subito aggredito da Callejón che con un movimento leggermente arcuato taglia fuori la linea di passaggio per Peres. Nel frattempo Higuaín impedisce a Jansson di ricevere palla, mentre Insigne è su Bovo. Il Toro risponde abbassando Vives e Acquah, prontamente seguiti da Jorginho ed Hamsík. Silva, senza opzioni, si produce in un avventuroso dribbling, ma è subito costretto ad appoggiare su Jansson, che rigioca su Padelli, il cui lancio a cercare Zappacosta termina fuori.

Una situazione simile, in cui su un retropassaggio e con il Napoli già in vantaggio per 2-0, i tre attaccanti azzurri inseguono il movimento all’indietro dei centrali del Torino. La palla torna inevitabilmente sui piedi di Padelli: Callejón in un colpo solo riesce a coprire il passaggio su Jansson e portare pressione sul portiere avversario, costringendolo a calciare nuovamente oltre la linea laterale.

L’altra situazione tattico-strategica che il Napoli è riuscito a trarre a proprio vantaggio riguarda invece la fase difensiva del Torino. Solitamente i due attaccanti di Ventura, in questo caso Belotti e Martinez, si posizionano tra la difesa e il centrocampo, cercando di impedire che il regista avversario riceva palla. Questo meccanismo funziona bene specialmente quando i centrali avversari sono timidi nel condurre palla e spaesati in costruzione senza il supporto del proprio mediano. Ma ormai Albiol e Koulibaly hanno acquisito una consapevolezza tale da non aver alcun timore nel gestire il gioco in prima persona: visto che i due attaccanti del Toro non portavano pressione, potevano avanzare nella metà-campo dei padroni di casa e sfruttare in possesso il supporto di Hysaj e Ghoulam, sempre liberi all’altezza del centrocampo, con Peres e Zappacosta istruiti a rimanere in linea con i centrali. Inoltre Jorginho (101 palloni giocati) riusciva spesso a liberarsi grazie a costanti movimenti alle spalle delle punte di Ventura, approfittando anche della posizione di Vives, spesso troppo schiacciato sull’area di rigore e anche quando non riusciva a ricevere palla “pilotava” la costruzione del Napoli ad ampi gesti.

L’atteggiamento del Torino fa sì che Belotti e Martinez si abbassino appena davanti ai centrocampisti, senza però essere di grande aiuto, visto che Jorginho riesce a muoversi alle loro spalle e smarcarsi per ricevere palla. Vives avrebbe dovuto impedire che ciò accadesse, ma è troppo basso. Nell’immagine si nota come i centrali marchino l’uomo, mentre anche i fluidificanti si schiacciano sulla linea di difesa, consentendo ai terzini del Napoli ampie libertà in zone di campo meno avanzate.

Pur senza toccare il pallone in prima persona, Jorginho controlla il giro palla del Napoli, suggerendo il passaggio al portatore di palla.

Quando poi il Napoli giocava sulla trequarti offensiva, ricorreva a tutte le armi a propria disposizione allo scopo di disorganizzare lo schieramento difensivo del Torino, più lento e svogliato del solito: tanto che spesso bastava iniziare a sviluppare il gioco su una fascia, attendere che gli avversari si compattassero su quello stesso lato per poi cambiare il fronte del gioco palla a terra e beneficiare dallo spazio che si apriva in assenza di un repentino scivolamento delle linee del Toro. In altri frangenti il Napoli manteneva la mezzala sul lato debole più larga del normale per far sì che la mezzala del Torino, che aveva come riferimento l’uomo nelle marcature, si allargasse a sua volta, sguarnendo le zone interne del campo. Oppure ancora Hamsík (5 occasioni create) “galleggiava” alle spalle di Acquah, per costringere Bovo ad uscire su di lui quando riceveva palla, in modo da liberare lo spazio per Insigne.

Paradossalmente è stato però il Toro a rischiare di andare in vantaggio, quando al 12.esimo Zappacosta è riuscito ad arrivare sul fondo e crossare in mezzo per Belotti, che sì ha segnato, ma si è visto annullare giustamente la rete per fuorigioco. Sul ribaltamento di fronte il Napoli ha immediatamente trovato il vantaggio, con Hamsík bravo a recuperare il pallone su una corta respinta di Jansson e a servire Higuaín, perfetto nella finalizzazione che gli ha consentito di raggiungere Angelillo a quota 33 gol in una stagione di Serie A. A 20 minuti dal fischio d’inizio la partita sembrava già chiusa: Jorginho ha trovato il solito grande spazio tra le linee e pescato Hamsík con un filtrante che, approfittando della posizione di Padelli a difesa del primo palo, ha messo sul secondo palo una palla che Callejón ha dovuto solo depositare in rete.

Il 2-0 ha annichilito il Torino che ha continuato a difendere basso e senza grande convinzione per tutto il resto della prima frazione. Nel secondo tempo, per forza di cose, Ventura ha riorganizzato i suoi, inserendo Baselli per un Acquah in evidente difficoltà su Hamsík, e dato maggiori libertà ai fluidificanti, che si abbassavano sulla stessa linea dei difensori solo se strettamente necessario. Ciò ha permesso di velocizzare le transizioni offensive e fornito maggiori opzioni alle mezzali (decisamente più aggressive anche in fase difensiva), spesso impossibilitate ad allargare il gioco nel primo tempo, tanto che il Torino è riuscito anche a trovare il gol, con uno strano pallonetto di Peres, pescato alle spalle della difesa da Vives.

In ogni caso il Napoli è comunque riuscito in colpo solo a vanificare le velleità di rimonta dei granata, che in tutta la partita, escludendo i tiri bloccati, hanno effettuato solo 3 tiri (2 nello specchio, 1 fuori), creando 4 occasioni contro le 13 della squadra di Sarri, e quelle della Roma, le cui possibilità di agguantare il secondo posto sembrano ormai unicamente teoriche.

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