Poche settimane prima dell’incidente sugli sci del dicembre del 2013, Michael Schumacher ha registrato un’intervista per il suo sito ufficiale. Inevitabilmente è diventata una sorta di testamento del campione tedesco, che ha risposto alle molte domande dei tifosi. Gli spunti interessanti di quella intervista sono molti, ma forse la risposta più curiosa è questa. Quando gli è stato chiesto chi fosse il pilota ad averlo ispirato di più ai tempi dei kart, Schumacher non ha esitato e ha fatto il nome di Vincenzo Sospiri.
Sospiri è un pilota di Forlì che nel corso degli anni ’80 sui kart ha vinto quattro titoli italiani, tre titoli europei e un titolo mondiale. Ho avuto la possibilità di intervistarlo quasi un anno fa, durante il lavoro preparatorio su L’uomo dietro la visiera, il mio libro su Michael Schumacher. Questo è quello che mi ha detto al telefono, editato per chiarezza.
Schumacher ti ha descritto come un pilota dominante. Cosa pensi che avessi di diverso dagli altri ragazzi?
Mi stai dicendo che c’è molto istinto nella guida del kart?
Dopo i kart, hai deciso di spostarti in Inghilterra. Perché hai fatto questa scelta per la tua carriera?
Dopo ho deciso per l’Inghilterra semplicemente perché ti davano la possibilità di fare tantissime gare con un budget che era un decimo di quello che avrei speso nel campionato italiano Formula 3. Io non avevo fondi, mio padre vendeva polli, avevamo un po’ di amici che ci davano una mano. Il primo ad aiutarmi è stato Renzo Navarra della Edilplastic di Cesena. Con i soldi raccolti, andai a fare un test in Inghilterra, andai molto forte a Silverstone, con una macchina e una pista che vedevo per la prima volta. Mi arrivarono offerte da tutti i costruttori della Formula Ford inglese. Ralph Firman, il proprietario della Van Diemen su cui aveva corso Ayrton Senna, mi offrì la macchina e i pezzi di ricambio gratis per un anno, io dovevo pagarmi solo le gomme e l’assistenza del team. Ci teneva talmente a non perdermi che dovette parcheggiarmi in un team satellite, dato che aveva già le quattro auto ufficiali occupate da altri. Con la John Village Racing abbiamo vinto subito il Formula Ford Festival, 173 iscritti da tutta Europa. C’era anche Michael Schumacher. Io mi piazzai secondo nelle tre gare degli ottavi, dei quarti e delle semifinali, poi vinsi la finale. Michael uscì in semifinale per un incidente, quando era già staccato dai primi.
C’è un tratto in comune tra la tua storia e quella di Schumacher. Cioè che entrambi avete dovuto chiedere aiuto economicamente. Senza quel sostegno, pensi che sarebbe stato impossibile farsi notare? Anche avendo un talento fenomenale a disposizione.
Dopo la Formula Ford hai disputato quattro stagioni in Formula 3000, che all’epoca era l’anticamera della Formula 1. Nel 1995 hai vinto il campionato e l’anno dopo eri pronto a fare il grande salto. Finisce che non trovi un volante da pilota titolare e devi accontentarti di un ruolo da collaudatore alla Benetton. Cos’è successo?
Vincenzo Sospiri takes us around Albert Park during practice for the 1997 Austalian Grand Prix. A rare sighting of the Lola-Ford T97/30 in the wild. #f11997 pic.twitter.com/vvlx2voOEm
— F1 1997 (@1997_f1) September 10, 2020
In Benetton arrivi quando Schumacher è già andato via. Ti sei chiesto come mai avesse deciso di passare in Ferrari? Se fosse rimasto forse avrebbe vinto ancora uno o due titoli.
Che tipo era Briatore?
Devi attendere un anno per fare il tuo debutto in Formula 1, ma alla fine ci rimani per un periodo brevissimo. Ho ritrovato il tuo giro del 1997 su una Lola. La mia sensazione è che ci fosse davvero poca prestazione da tirar fuori dalla macchina.
Dopo quella esperienza non hai voluto più aspettare la Formula 1. Sei andato quello stesso anno alla 500 Miglia di Indianapolis, dove in qualifica hai fatto benissimo, eri in prima fila con il terzo tempo. Poi in gara hai avuto problemi di ogni tipo.
L’anno dopo è iniziata la tua carriera sulle auto a ruote coperte, prima con la Ferrari 333P e poi con la Toyota. Ricorderai anche tu che Schumacher veniva dalle ruote coperte. Era stata una scelta strana per un ragazzo, partire da un campionato così, piuttosto che vederlo come un punto d’arrivo?
Per quel poco che hai potuto vedere nei box o nel tuo rapporto con lui, tu vedevi la differenza tra la persona e il pilota? Tanti che l’hanno conosciuto hanno parlato di due personalità diverse, una amichevole e affettuosa, l’altra arrogante e attaccabrighe.
Forse è stata anche per una questione mentale? Schumacher era più rilassato dopo, rispetto agli inizi.
Si sente una responsabilità più grande anche nei confronti di chi accetta di finanziare la tua carriera?