Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Tommaso Clerici
Sono all’apice della mia carriera, intervista a Mattia Faraoni
28 nov 2023
28 nov 2023
Abbiamo parlato con il campione romano di kickboxing dopo la grande vittoria contro Bogdan Stoica.
(di)
Tommaso Clerici
(foto)
Luca Alfieri
(foto) Luca Alfieri
Dark mode
(ON)

All’inizio del secondo round, i due fighter si riportano al centro del ring e l’azione riprende. Il tifo degli spalti è per il padrone di casa, Mattia Faraoni. Romano, 32 anni, campione del mondo in carica del titolo ISKA - la stessa cintura vinta da Jean-Claude Van Damme prima di dedicarsi al cinema - uno dei volti più popolari degli sport da combattimento italiani che avevamo già raccontato un paio d'anni fa. Contro di lui, deciso a strappargli la cintura, il romeno Bogdan Stoica: maggiore di un anno rispetto a Faraoni, vanta 40 incontri in più ed è un artista del KO che ha solcato i palcoscenici più rilevanti della kickboxing, aggiudicandosi diversi titoli. Per Faraoni è la prima volta contro un avversario così quotato e noto, e il palazzetto gremito segue con il fiato sospeso le schermaglie tra i due colossi di 95 chili.

La ripresa inaugurale è favorevole al kickboxer romano, ma nella seconda Stoica si fa più aggressivo e pressante. Dopo pochi secondi gli atleti finiscono in clinch, ovvero si “abbracciano” legandosi uno all’altro, e Stoica fa per sbilanciare Faraoni innescando una carambola che li fa cadere entrambi a terra. La gamba destra del fighter romeno però resta tesa e Stoica atterra malissimo, contorcendosi e urlando subito per il dolore. Probabilmente gli è successo qualcosa al ginocchio, un medico lo visita e Stoica sembra riprendersi, quindi la sfida procede. A questo punto Faraoni prende di mira la gamba infortunata dell’avversario con calcio girato spettacolare che fa cadere il campione rumeno al tappeto. Stoica si rialza immediatamente, l’arbitro ha giusto il tempo di far riprendere le ostilità che Faraoni sferra un nuovo calcio girato, questa volta al bersaglio alto, la testa di Stoica, che viene colpito sulla nuca e crolla al suolo, stordito. È l’epilogo della serata: Faraoni ha compiuto l’impresa battendo un avversario di grande caratura e mantenendo salda sulla sua vita la cintura di campione del mondo.

Chiamo Faraoni quando è passata poco più di una settimana dall'incontro. Sta passeggiando con sua figlia Chloe, di 3 anni; ogni tanto sento la sua voce squillante con cui cerca il papà, che è ancora raggiante per la vittoria sul ring: «È stata una soddisfazione immensa…», mi dice. Gli chiedo come si sente, se il combattimento lo ha lasciato integro: «Sto bene, ho qualche punto su una tibia ma la gioia è stata talmente grande che non me ne sono neanche accorto», risponde. «Questo piccolo acciacco mi terrà lontano dagli allenamenti per un paio di settimane perché ovviamente non posso calciare, però ho già ripreso il lavoro con i pesi. Penso si sia notata la mia forma fisica, sono arrivato al match muscolare, definito e tonico come mai prima d’ora. Ho fatto un programma di pesi di tre mesi molto intenso, con tanto volume, calibrato dal preparatore atletico, con anche una parte di ipertrofia (cioè dedicata in modo specifico allo sviluppo della massa muscolare, nda). È un processo di costruzione continuo, non posso permettermi di stare troppo a riposo altrimenti perdo 2-3 chili di muscoli, il mio corpo funziona così».

Gli avrei chiesto della sua trasformazione fisica poco dopo, perché è balzata subito all’occhio di tutti, è stata impressionante: «Da quando ho avuto un problema grave con il taglio del peso che mi ha mandato all’ospedale la notte prima di un match importante, facendomelo saltare all’ultimo, ho rinunciato a fare dei cali corporei così drastici, scegliendo una categoria più congeniale» mi spiega. «E mi sono organizzato di conseguenza, in realtà già da un anno: sono dovuto crescere di massa muscolare, ho cambiato dieta e nutrizionista per il taglio del peso – l’esperienza che ti dicevo mi ha traumatizzato, per cui ho voluto provare una nuova metodica che non mi causasse problemi allo stomaco e mi sono trovato molto bene. Insomma, sono riuscito ad aumentare di 3-4 chili senza appesantirmi, mantenendomi rapido e sciolto nei movimenti, che è sempre stata una mia caratteristica distintiva».

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Questo articolo è stato realizzato grazie al sostegno degli abbonati. Sostienici regalando o regalandoti un abbonamento a Ultimo Uomo.

Negli ultimi tempi Faraoni ha subìto delle critiche per alcuni avversari affrontati, che secondo qualcuno non erano all’altezza. Gli domando quindi come abbia preso queste osservazioni, e se il match contro Stoica è stata una risposta: «Quando arrivi al grande pubblico, al mainstream - e lo dico con tutta l’umiltà del mondo, ma di fatto è così - devi mettere in conto certe dinamiche, tra cui l’eventualità di ricevere critiche. I più grandi di qualsiasi sport sono stati criticati e quando se ne parla le persone si dividono in fazioni, è normale. Quindi figurati se non succede a me, anzi, è un onore. Già tempo fa avevo chiesto al mio manager Carlo Di Blasi di farmi incontrare Storica: volevo un avversario forte ma che avesse anche un nome che mi desse una certa risonanza. Stoica è fighter di caratura internazionale, un atleta affermato da anni. Volevo che il match fosse seguito a livello mondiale, ed è stato così, ancora di più per il modo in cui l’incontro è finito, che è stato spettacolare. Infatti in questi giorni ci hanno già contattato le organizzazioni più importanti, si sono fatte avanti tutte. È una vittoria che ha fatto parecchio rumore, ora mi godo i frutti dei sacrifici. E c’è stato il Covid di mezzo che ha allungato i tempi, ma era un percorso che avevamo già delineato tempo fa insieme al mio manager. Ho voluto fare i passi giusti: arrivare al titolo mondiale, conquistarlo, difenderlo e poi affrontare un atleta celebre».

Ma come ha vissuto un appuntamento così decisivo per la sua carriera? «Quando sei negli spogliatoi senti la pressione emotiva, quella che ti stringe un nodo in gola, ma sei consapevole. Sai bene chi hai di fronte, quanto è pericoloso ma anche quanto lo hai voluto, sai che hai riempito un palazzetto di persone che ti sostengono. Riesci a godertela, anche perché ero sicuro del lavoro che abbiamo fatto durante la preparazione. La svolta mentale è stata quando Sergej Maslobojev, kickboxer campione del mondo in carica di livello assoluto che è venuto a Roma ad aiutarmi nel training camp, si è complimentato con me dopo una seduta di sparring. È rimasto sorpreso dal mio miglioramento, mi ha detto che secondo lui ero favorito. Sono parole che ti danno fiducia e sicurezza, e te le porti sul ring». In un video pubblicato dallo youtuber Sim1workout che mostra i dietro le quinte del match, si vedono i maestri di Faraoni, i due coach della palestra Raini Clan, affermare: «All’inizio pensavamo che le chance fossero metà per Mattia e metà per Stoica. Poi abbiamo visto come Mattia ha risposto agli allenamenti e ci siamo resi conto che stava arrivando ad un livello mai visto. Gli abbiamo sempre tenuto i colpitori senza accusare granché perché abbiamo un nostro metodo per non farci male, ma da un mese all’altro ha fatto dei miglioramenti fisici tali che ha cominciato a tirarci certe bombe… Tanto che un paio li ha spezzati. È migliorato in tutto».

I due sfidanti faccia a faccia alla cerimonia del peso, con sullo sfondo la cintura ISKA (foto Oktagon)

Chiedo a Faraoni del match, di portarmi dentro al ring con lui, per come ha vissuto l’incontro: «I colpi di Stoica sono duri, ma li ho assorbiti bene, ho cercato di ammortizzarli spostandomi» risponde. «La strategia prevedeva di muoversi molto sfruttando il footwork, di superarlo nel volume dei colpi di braccia e di raggiungerlo con calci bassi potenti e calci medi con la gamba sinistra – non so se si è notato perché Stoica è d’acciaio, ma gliene ho dati un paio che ha accusato, dopo era viola in quel punto. Lui probabilmente si aspettava che cercassi subito di sferrare i miei colpi più spettacolari, invece prima volevo sfiancarlo: quando vai a segno a corpo e gambe di un avversario, alla lunga non riesce più a muoversi come prima. Con il passare dei round volevo renderlo un bersaglio statico, e quel punto avrei sfoggiato il mio repertorio di colpi imprevedibili in linea più alta. Io ero sicuro della mia preparazione atletica, cinque round completi li avrei fatti senza problemi, mentre lui, dato che ha sempre messo KO gli avversari, non ha mai disputato cinque riprese per intero. Quindi insomma, nei miei programmi avrei dovuto affondare dal terzo round in poi, quando ci aspettavamo che lui sarebbe calato. Ma si è presentata l’occasione e sono riuscito a chiudere il match prima».

«Per quel poco che abbiamo visto, Storica si stava comportando come avevamo previsto. Non riusciva a trovare le misure. All’angolo i maestri mi hanno detto che nel secondo round si sarebbe fatto sotto con più convinzione, e quindi di usare la boxe con decisione per respingerlo e tenerlo lontano. Studiandolo avevamo visto che i suoi assi nella manica sarebbero stati la ginocchiata saltata e il gancio destro. All’inizio però mi sono accorto che riuscivo a capire quando stava per sferrare un colpo, così gli ho preso il tempo. L’ho aspettato alle corde e in un’occasione sono riuscito a incrociarlo mentre avanzava, lui è finito sulle corde e io invece me ne sono andato lateralmente. Ero tranquillo e lucido. Sono un atleta imprevedibile, perché ho un repertorio varo, ed elusivo, perché nonostante la stazza sono mobile. I miei avversari spesso, considerando anche il peso, si muovono poco e avanzano in linea retta».

Parliamo dell’infortunio di Stoica, di un momento che potrebbe aver svoltato il match: «Non ti so dire quanto abbia influito quell’episodio. Quello di cui sono certo è che se Storica ha avuto un attimo di distrazione, io l’ho colto. E comunque anche se si è fatto male alla gamba, il colpo decisivo gliel’ho dato in testa. Quel calcio girato alto l’ho provato e messo tante volte in tre mesi di sparring, ed è andato a segno con effetti che non specifico in più della metà delle occasioni. È stato un colpo studiato alla perfezione, con cui contavo di vincere il match, che sono riuscito ad allenare grazie a un piccolo cambiamento che ti fa capire l’importanza dei dettagli. Nei periodi di preparazione ho sempre usato i paratibie per gli sparring, che però ti lasciano il piede libero, quindi alcuni colpi non li provavo mai perché rischiavo di farmi male o di fare male allo sparring partner. Da questo camp invece utilizzo dei calzari che mi permettono di sperimentare tutto il mio repertorio, e i risultati si sono visti. E ho iniziato anche a tirare i calci girati da una distanza inferiore, da quella di un jab, perché di solito li sferravo da più lontano ma gli avversari mi studiano e rischio che mi mandino a vuoto. Così invece li sorprendo, portando il calcio girato alla corta distanza e lasciandomi cadere subito dopo per evitare brutte sorprese».

Alcuni adesso vorrebbero il rematch, e domando a Faraoni se gli sembra una buona ipotesi o meno. «Sono favorevole a tutto ciò che porta risonanza mediatica e che riempie i palazzetti. Sono aperto a qualsiasi proposta, ora si stanno prospettando diversi scenari prestigiosi con avversari internazionali importanti, pure asiatici, che mi motivano molto. Diciamo che probabilmente avrò qualche alternativa più interessante di un rematch con Stoica, nonostante rifare certe sfide a volte suscita più attesa di un incontro con un nuovo avversario. Alla fine è il seguito che ottieni, l’attenzione che susciti che ripaga dei sacrifici: se combatti ma non lo sa nessuno, è frustrante».

Il calcio con cui Faraoni si è assicurato la vittoria. (foto di Luca Alfieri)

«Ora mi sento all’apice del mio percorso. Come ti accennavo, in questi giorni ho ricevuto diverse proposte di promotion importanti, comprese quelle in cui tante persone dicono di volermi vedere [probabilmente si riferisce a One Championship e Glory, circuiti in cui competono alcuni dei kickboxer più forti del mondo, nda]. Ma devo fare delle riflessioni: sto vivendo un periodo favorevole come risultati sportivi, come guadagni e come visibilità grazie a DAZN, che trasmette in diretta i miei match, che tra l’altro fanno visualizzazioni da partite di calcio. Tante di queste promotion di cui ti dicevo non hanno una copertura televisiva in Italia – e gli sponsor vogliono quella - ti fanno combattere all’estero – quindi lontano dai tuoi tifosi, che non possono venire al palazzetto a seguirti - e hai contratti in esclusiva, ovvero non puoi competere al di fuori del loro circuito. Non è così semplice, in alcuni casi so di colleghi che si ritrovano a combattere una volta all’anno perché magari le organizzazioni privilegiano la Muay Thai o altre discipline. Noi con DAZN abbiamo il privilegio di avere un accordo per la trasmissione di tre titoli mondiali all’anno, quindi so le date in anticipo e riesco a prepararmi alla perfezione. Piuttosto preferisco portare in Italia grandi nomi, come è successo con Stoica; grazie all’evento Oktagon abbiamo la capacità di fare le cose in grande. Non ho mai avuto problemi ad affrontare atleti forti, ma arrivati ad un certo livello si devono incastrare tanti aspetti, ci devono essere condizioni favorevoli: voglio essere protagonista di sfide impegnative portando i miei avversari qui in Italia, davanti al nostro pubblico, per contribuire alla crescita del movimento. Se torno alla boxe? La priorità è la kickboxing, ma se ci dovesse essere una buona offerta al momento giusto, perché no».

«Poi a me importa tantissimo essere il promotore – autoproclamato, ci tengo a precisarlo [ride, nda] – degli sport da combattimento italiani, della ripopolazione dei palazzetti, del ritorno del pubblico dal vivo. Per me è una missione».

In chiusura, è il momento delle confidenze: «Un paio di anni fa mi avevano proposto di partecipare a qualche reality, ma avevo rifiutato perché non posso fare trasmissioni che ti impegnano dei mesi, sono nel momento migliore della mia vita da atleta e devo battere il ferro finché è caldo. Però mai dire mai, ne stiamo parlando. Magari qualcosa di breve, in un periodo senza match… È da capire. Essendo un ragazzo estroverso non ti nascondo che mi piacerebbe».

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura