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Tommaso Clerici
Non devi mai far vincere il bilanciere
25 gen 2024
25 gen 2024
Intervista a Giulia Imperio, campionessa europea di weightlifting del 2022.
(di)
Tommaso Clerici
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YKS Media
(foto) YKS Media
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Giulia Imperio è una weightlifter, una sollevatrice di pesi italiana di ventidue anni che gareggia nella categoria dei 49 chili. Il weightlifting è una specialità dell’atletica pesante che si articola in due esercizi: lo strappo, in cui l’atleta solleva il bilanciere fin sopra alla testa con un movimento unico, e lo slancio, in cui l’attrezzo viene portato fino alle spalle per poi distendere le braccia. In gara si eseguono questi due gesti con un massimo di tre tentativi per ognuno; per la classifica finale viene sommato il peso delle due alzate e vince chi ha sollevato di più. Considerando le sue migliori performance in carriera, Imperio è arrivata a sollevare 85 chili di strappo e 100 chili di slancio. Nonostante la giovanissima età, nel 2022 Imperio si è laureata campionessa europea (aggiudicandosi l’argento l’anno successivo) e campionessa dei Giochi del Mediterraneo. Ma non solo: la weightlifter italiana fa parte del gruppo sportivo dell’Esercito ed è membro del Consiglio Nazionale del CONI – è stata l’atleta più giovane di sempre ad entrarci, a 19 anni, con il compito di dare voce agli sportivi favorendone il dialogo con gli organi competenti.

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Chiamo Giulia nel bel mezzo di una sfilza di gare decisive per la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi del 2024. «A febbraio partecipo all’Europeo, è un periodo intenso», mi dice. Scoprirò subito che ha la risposta sempre pronta, e allora le chiedo di raccontarmi da dove viene. «Sono nata a Grottaglie ma ho sempre vissuto a Monteparano, un comune di poco più di 2 mila abitanti in provincia di Taranto. La vita di paese mi piace, ci conosciamo tutti e siamo uniti. Qualsiasi cosa è a portata di mano. L’incognita è il futuro: tanti miei amici stanno facendo concorsi per entrare nelle forze dell’ordine o in quelle armate, altrimenti si va a lavorare all’Ilva o in altre grandi industrie. Mio padre è operaio in una ditta del nord, è spesso in trasferta, mentre mamma è casalinga. I miei genitori ci hanno insegnato a cavarcela da soli sin da piccoli – parlo al plurale perché ho un fratello e una sorella minori». Chiedo a Giulia come sia riuscita ad adattarsi alla dimensione romana, ben diversa da quella di paese. «Mi sono trasferita a Roma a 15 anni, chiamata dalla Nazionale di sollevamento pesi», risponde. «È stato un bel salto di realtà, Roma è immensa… I primi mesi non ci ho fatto caso, si stava avverando il mio sogno, era tutto nuovo. Poi ho realizzato che il weightlifting era diventato lavoro: la mia vita sarebbe cambiata e avrei dovuto abbandonare tante abitudini per costruirne altre, è stato traumatico. Quando l’ho capito, è arrivata subito la nostalgia di casa. Sono molto legata alla mia famiglia. Durante l’anno riesco a tornare solo per pochi giorni a Monteparano, ma sono necessari per una pausa rigenerante. A Roma vivo con altri ragazzi della Federazione Italiana di Pesistica, abbiamo degli alloggi con aree comuni come la cucina che ti danno la sensazione di essere in un ambiente familiare», spiega. «Insomma, all’inizio è stata dura, anche perché mi sono imbattuta nel sollevamento pesi per caso, mentre facevo atletica leggera, ero una velocista», racconta. «Non sapevo cosa significasse dedicarsi solo al weightlifting quotidianamente, non avevo aspettative. Sono arrivata in Nazionale prestissimo, ero disorientata. La motivazione me la sono fatta venire, mi sono concentrata sui miglioramenti pensando giorno per giorno. Mi chiedevo quanto fossi davvero portata per questo sport finché sono arrivati i primi risultati, e dopo ho tagliato traguardi sempre più importanti e gli allenatori hanno cominciato a fare dei piani a lungo termine su di me. Ho avvertito la loro fiducia, e dato che parliamo dei numeri uno al mondo – e non esagero, sono i più richiesti anche dalle altre squadre - è stato importante. Abbiamo fatto gruppo intorno a un obiettivo comune, e da quel momento non mi sono più fermata. Oltre alla dimensione professionale c’è anche tanto affetto, ci vogliamo bene». «Il sollevamento pesi purtroppo è uno sport poco conosciuto in Italia. Forse negli ultimi anni sta cambiando qualcosa grazie alle medaglie olimpiche conquistate a Tokyo, che non si vincevano da parecchio. Adesso però ci sono tanti ragazzi che fanno crossfit che si stanno interessando al weightlifting per fortuna».

Foto YKS Media

Mi spieghi come sei arrivata al sollevamento pesi? [reply]Ho cominciato con lo sport da bambina, facevo pallavolo a scuola. Con la crescita, l’altezza non mi ha aiutato quindi verso i 6 anni sono passata all’atletica leggera perché a Grottaglie c’era una bella squadra, ero una velocista. Parte dell’allenamento prevedeva il sollevamento pesi, lo strappo e lo slancio, per stimolare la reattività del muscolo – per dirti, anche i velocisti lo fanno, è un passaggio obbligato. Un giorno arrivo in palestra e il mio allenatore di pesistica aveva bisogno di una ragazza in più per poter partecipare ai campionati regionali di weightlifting. Mi propone di provare e accetto. In quella gara mi qualifico per i campionati italiani, e di nuovo il mio allenatore mi chiede se voglio togliermi lo sfizio di andarci. Ho vinto quel campionato italiano e anche quello successivo, e da lì ho capito che ero portata per questo sport. Avevo 14 anni. Circa un anno dopo mi ha chiamata la Nazionale. Se oggi ho la possibilità di praticare questo sport è sicuramente anche grazie al Centro Sportivo Esercito che mi supporta costantemente. Farne parte è un privilegio, ma anche una grande responsabilità.[/reply] Quali caratteristiche deve avere la weightlifter ideale? [reply]È difficile da dire. Sicuramente chi ha fatto sport prima di arrivare al sollevamento pesi parte avvantaggiato, come nel mio caso. L’atletica mi ha permesso di allenare l’impulso al muscolo e l’esplosività, oltre a farmi vivere già una dimensione da atleta: mi allenavo tutti i giorni, anche sotto la pioggia, e quando ti abitui da piccola, è una mentalità che ti resta e ti dà una marcia in più. Le caratteristiche fisiche invece sono soggettive, ci sono ragazze che vengono dalla ginnastica artistica e hanno altre qualità altrettanto utili, oppure c’è chi non ha mai fatto sport, parte dal weighlifting ed è forte. È un’incognita, di sicuro costruisci tanto iniziando a farlo. C’è anche una componente di genetica. Se nasci con una buona forza e delle caratteristiche fisiche peculiari, ad esempio a livello di fibre muscolari, dimezzi il lavoro per raggiungere certi risultati. Se parti da zero ci vuole tempo. I propri limiti restano sempre ignoti finché non li sperimenti: nel weightlifting non sai mai quanto può sollevare al massimo una persona [il cosiddetto “massimale”,nda] fino a quando non lo provi e riprovi. È il tempo che dà le risposte e fa capire quanto sei portato o meno, fino a dove puoi arrivare.[/reply] Preferisci lo strappo o lo slancio? [reply]Sono una strappista: essendo piccolina di statura ho le leve corte e quindi sono avvantaggiata nel gesto. È l’esercizio in cui sono più forte, come ogni weightlifter lo preferisco per quello.[/reply]

Nell’intervista al Cerbero Podcast hai detto: «Ho un muscolo che ha bisogno di essere sforzato parecchio per rendere di più». Come si traduce questa tua caratteristica negli allenamenti? Fai più volume? [reply]Esattamente. Mantengo alti sia il volume che l’intensità fino agli ultimi giorni prima della gara, così il mio muscolo rimane attivo e so di potermi esprimere al meglio, altrimenti perdo qualcosa.[/reply] Qual è la tua routine di allenamento settimanale? [reply]Lunedì, mercoledì e venerdì faccio una doppia sessione giornaliera, negli altri giorni mi alleno una volta sola, weekend compreso. A seconda delle sessioni facciamo i fondamentali, ovvero squat, sia back che front, e stacco, sia strappo che slancio – cambia l’impugnatura - ma anche addominali e correzioni tecniche con i manubri, oltre ad allenare gli esercizi specifici del weightlifting.[/reply] E i massimali invece in quale periodo li testi? [reply]A tre settimane dalla gara, per capire a che punto è arrivata la progressione della forza. Dipendono molto dalla condizione fisica che hai quel giorno, possono variare anche di cinque chili. Comunque li proviamo parecchie volte, per sapere quanto possiamo andare oltre in gara - perché ovviamente quando gareggi spesso tiri su di più rispetto al tuo carico massimo in palestra, o almeno è così se riesci a incanalare in modo costruttivo l’ansia e la pressione. È utile anche a livello mentale: vedere quanto fai di massimale ti motiva e ti carica per continuare la preparazione al meglio.[/reply] Fai uno sport usurante, come ti comporti per prevenire gli infortuni? [reply]Faccio fisioterapia due volte a settimana scaricando le tensioni delle parti del corpo che ho sollecitato di più in quel periodo. Mi serve tantissimo perché stresso parecchio i miei muscoli, se non gli do modo di respirare si affaticano e piovono le contratture. Prima di ogni sessione di allenamento faccio una mezz’ora di mobilità e di attivazione muscolare per scaldarmi. Se sei troppo rigida rischi di farti male. Io non ho mai avuto infortuni gravi né problemi particolari, salvo una volta in gara, quando stavo sollevando 87 chili di strappo, mi è ceduto un gomito e il bilanciere mi è caduto dietro al collo. In generale sono integra, cerco di non arrivare mai al limite.[/reply] Quali sono gli infortuni più diffusi nel weightlifting? [reply]Direi quelli a gomiti, spalle e ginocchia. La schiena può essere un problema se hai una malformazione genetica e non lo sai. Bisogna stare molto attenti e allenarsi sempre in sicurezza.[/reply] Mi spieghi cosa accade a livello nervoso quando ti alleni? So che l’attività cerebrale gioca un ruolo importante. [reply]Qualsiasi stimolo prima parte dal cervello e dopo arriva al muscolo. Ecco perché sono seguita da uno psicologo. Per avere ottime performance devi essere concentrata e presente a livello mentale. Il 90% lo fa la testa, va allenata anche quella, devi abituarti ad essere costante. Ci devi credere sempre, i pesi non si sollevano da soli. Non devi mai far vincere il bilanciere e neanche i chili, nonostante siano tanti. È una sfida continua con se stessi.[/reply]

Foto di Tristan Stephan

Che tipologia di dieta segui? [reply]La decide l’endocrinologo con cui collaboro. È semplice e varia allo stesso tempo. Ogni due mesi faccio un controllo delle percentuali di massa magra e grassa, dei liquidi – è fondamentale che i muscoli siano ben idratati, e dei test di forza per capire quale catena muscolare vada rinforzata. Da lì sviluppo la dieta che è soprattutto proteica con un buon ricorso ai carboidrati. Mangio cinque volte al giorno considerando anche gli spuntini di metà mattina e di metà pomeriggio. A circa due mesi dalla gara riduco le quantità degli alimenti per perdere peso, perché durante la stagione sto sempre sopra i 49 chili, il peso della mia categoria.[/reply] Che rapporto hai a livello intimo, personale con il sollevamento pesi? Cosa significa per te? [reply]All’inizio soffrivo tanto l’ansia da gara e da prestazione. Con il tempo ho capito quali sono i miei punti di forza e di debolezza, ci ho lavorato per non farmi trovare impreparata quando gareggio. Mi ha aiutato a capire me stessa, a non dare per scontate certe emozioni ma anzi, a soffermarmici, ad ascoltarmi di più. È uno sport che mi ha reso femminile, al contrario di quello che si possa pensare – tanta gente dice: «È uno sport da maschi, metti su troppi muscoli, sembri un uomo». Invece il weightlifting mi ha dato un corpo che mi piace, con cui sto bene, e di conseguenza più sicurezza nell’esprimermi, come persona e come donna.[/reply] Capitolo Parigi 2024. Sei 12esima in classifica e si qualificano alle Olimpiadi i primi 10. Mancano ancora diverse gare, quanto vedi probabile una tua qualificazione? [reply]Non voglio sbilanciarmi, ti posso dire che nelle ultime gare che ho fatto non ho mai espresso il mio potenziale fino in fondo. Siamo in un periodo fitto di competizioni e capita di fare errori e sbavature, ma sto imparando molto, sto mettendo le basi per arrivare dove voglio. Il meglio deve ancora venire.[/reply] E poi sei giovanissima. [reply]Calcola che i miei colleghi che hanno fatto medaglia a Tokyo avevano dai 25 ai 34 anni. Io ne ho 22.[/reply] Come reagiscono le persone che incontri quando scoprono qual è il tuo lavoro? [reply]Noto che c’è tanta ammirazione, mi fanno i complimenti, le reazioni sono sempre positive. Anche a Monteparano mi hanno sostenuta da subito.[/reply] Fai uno sport considerato maschile nell’immaginario comune, ma hai una femminilità spiccata. Come convivono queste due anime in te? [reply]Grazie al weightlifting mi piaccio di più fisicamente. Mi piace essere così muscolosa, e anzi cerco di non perdere mai massa, altrimenti faccio fatica a guardarmi allo specchio. Riguardo alla femminilità, sono sempre stata attenta alla mia estetica. Voglio sfruttare il fatto che grazie ai social le persone possano vedermi sia quando gareggio sia fuori dalle competizioni, nella vita di tutti i giorni, dove mi mostro in modo molto diverso. Una ragazza può essere bellissima e femminile anche con i muscoli.[/reply]

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Qual è stata la più grande rinuncia che hai dovuto fare per il weightlifting? [reply]Stare lontana dalla mia famiglia.[/reply] E qual è stato invece il suo dono più bello? [reply]Scoprire dei lati del mio carattere che non sapevo di avere. Ho imparato a esprimere quello che ho dentro, a sfogarmi, cosa che da piccola non facevo mai, ero un muro. Sono cambiata parecchio, il weightlifting mi ha spinta a guardarmi dentro, a essere me stessa senza timore.[/reply]

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