Non c’era niente di facile, in questa partita dell’Inter contro il Sassuolo. La squadra arrivava dalla terribile sconfitta in Champions League contro il Liverpool: terribile perché poche cose sono peggio di una partita persa in modo netto dopo aver avuto la sensazione di aver giocato bene. È stata una settimana in cui si è discusso molto del valore della squadra, della praticabilità del suo gioco, e come sempre quando una squadra italiana perde (in qualsiasi modo, contro qualsiasi avversario) la sua colpa è il poco cinismo, il leziosimo, la hybris. Una specie di narcisismo che le impedisce di pensare alle cose davvero importanti, cioè il gol. Come avrebbe reagito l’Inter a quella sconfitta?
Simone Inzaghi non aveva a disposizione né Bastoni né Brozovic, due colonne imprenscindibili dell’undici titolare, e di sicuro avrebbe preferito un altro avversario rispetto al Sassuolo, che è nella parte destra della classifica, e non vinceva una partita in campionato dal 9 gennaio, ma che ha la qualità e il gioco per mettere in difficoltà chiunque. In questa stagione ha già battuto la Juventus e il Milan, quest'ultimo proprio a San Siro.
L’approccio svagato
C’era la situazione ideale per il classico test di solidità per una squadra che ambisce a vincere il campionato, e non poteva iniziare peggio. Dopo 40 secondi il Sassuolo ha già fatto il suo primo tiro dentro l’area di rigore: recuperata palla sulla propria trequarti sono bastati tre passaggi, una ricerca del terzo uomo, per prendere in contropiede un Inter totalmente sbilanciata alla prima azione. Hamed Traorè tira fuori sul primo palo, ma stava solo prendendo le misure.
Dopo sette minuti l’Inter è andata in svantaggio. Roberto Gagliardini, in campo al posto di Brozovic, ha fatto l’errore che non dovrebbe commettere nessun regista: è andato di fretta. Nonostante avesse ancora un momento per girarsi e cercare una traccia sicura, ha scaricato subito la palla d’esterno su Calhanoglu, pescato in una brutta posizione. Il turco, spalle alla porta, circondato da giocatori del Sassuolo, ha perso palla. Berardi ha servito Raspadori, che si era infilato a sinistra di Barella, con De Vrij fuori posizione e Dimarco in ritardo nel rientro, visto che in fase di possesso rimaneva sempre alto e largo. Raspadori ha tirato in modo velenoso, ma centrale, Handanovic sembra saltare apposta per farsi passare la palla sotto ai piedi.
[gallery columns="5" ids="78502,78501"]
Gagliardini ha tempo per girarsi col controllo orientato e giocare con più calma, o può anche scaricare all’indietro verso Skriniar. Prende la scelta peggiore. Nella seconda immagine Raspadori fa uno smarcamento intelligente dal lato in cui l'Inter è scoperta.
È tutto l’anno che si discute di Handanovic. Della sua scarsa reattività, della sua pigrizia, della costante sensazione di vulnerabilità che infonde attorno alla porta dell’Inter. Se ne è parlato in particolare in questa settimana, dove si è ragionato a lungo sulle possibilità di parata sul colpo di testa geniale di Firmino. Guardando le statistiche avanzate di Statsbomb, Handanovic sta avendo una stagione media per quanto riguarda la capacità di fermare tiri pericolosi. Dal portiere dell’Inter però ci si attende l’eccellenza, e Handanovic quest’anno ha avuto la singolare capacità di prendersi le copertine negative in partite importanti, come nel derby, quando si è buttato con un secondo di ritardo sul tiro decisivo di Olivier Giroud. Di certo questa recente vulnerabilità ai tiri avversari aumenta la sensazione di fragilità attorno all'Inter.
Dopo la partita Simone Inzaghi ha concentrato le proprie critiche soprattutto sull’atteggiamento mentale nell’approccio alla partita. «Sono molto arrabbiato per l'approccio, il Sassuolo aveva vinto qui con il Milan e poi con la Juve. Una squadra che vuole vincere lo scudetto non può iniziare una partita in questo modo».
La qualità sottovalutata del Sassuolo
L’Inter a volte sembra effettivamente una squadra troppo svagata per vincere il campionato. Ha diversi cali di intensità e concentrazione lungo i novanta minuti. A volte la lentezza del suo possesso palla si avvicina alla stasi. Attorno ad Handanovic i giocatori si sistemano con molta calma e l’intenzione di scambiarsi la palla come al Subbuteo. È la forza dell’Inter, questo controllo delle partite attraverso il pallone e un possesso che da lento diventa più rapido man mano che si avanza nel campo. Nei suoi momenti peggiori, però, l’Inter sembra semplicemente troppo lenta, i ritmi troppo bassi, l'intensità troppo bassa. In queste giornate le distanze tra i reparti si allungano, e la squadra diventa fragile nelle transizioni difensive, presa in un gioco offensivo che non può permettersi, con tutti quegli uomini sopra la linea del pallone.
Il Sassuolo sapeva come usare questi problemi. Rispetto a De Zerbi, Dionisi ha costruito una squadra più diretta, che gioca con più urgenza col pallone - e che anche per questo è più fragile a livello difensivo. La qualità, soprattutto tecnica, del suo undici è sempre un tantino sottovalutata.
Al 25’ Calhanoglu - tra i più addormentati - perde un altro pallone. È comunque a ridosso dell’area avversaria, l’Inter prova la riaggressione, ma il Sassuolo tira fuori una serie impressionante di giocate di alto livello. Scamacca riceve una verticalizzazione di Maxime Lopez sulla linea laterale; ha Skriniar attaccato ma resiste alla pressione, poi riesce a scaricare a Frattesi facendo tunnel a Barella. Berardi fa un pallonetto verso Raspadori, che ha un grande primo controllo e ricomincia da dietro; quando la palla torna in avanti Maxime Lopez evita Barella che era andato in scivolata. Traorè può crossare indisturbato dal limite dell’area, verso l’inserimento di Scamacca sul secondo palo, che conclude nell’angolo lontano.
Il gol del Sassuolo nasce dall’ambizione di giocare la palla anche sotto pressione, provando giocate complicate con sicurezza. Serve l’allenamento per coordinare tutti i movimenti, ma anche la qualità tecnica per eseguirli, e l’impressione è che i giocatori del Sassuolo ne abbiano da vendere. Con qualità tecnica intendo la capacità di controllare il pallone, passarselo, proteggerlo dagli avversari, pensare ed eseguire giocate in tempi e spazi ristretti. In questo aspetto il Sassuolo non è così inferiore alle squadre che si stanno giocando una qualificazione europea: la partita di ieri lo ha dimostrato. Non si tratta solo delle loro qualità prese in assoluto, ma dal modo con cui per esempio il controllo in spazi stretti di Maxime Lopez, o il gusto per la pausa e del gioco da fermo di Berardi, si sposano col dinamismo a tutto campo di Frattesi; di come l’istinto associativo di Scamacca funzioni insieme alle conduzioni palla profonde di Traorè, o alla pericolosità in spazi stretti di Raspadori. A volte i giocatori del Sassuolo sembrano davvero nati per giocare assieme in modo spontaneo.
Mentre Scamacca taglia in area di rigore, Perisic ferma la sua diagonale e chiama un fuorigioco fantasma col braccio alzato. Forse non c’è momento che riassume meglio la svagatezza un po’ naif di quest’Inter di febbraio. Una squadra che esercita un controllo a volte effimero sulle partite, che sembra al comando fino al momento in cui non lo è più, che prende gol e perde quando meno sembra plausibile.
Brozovic è insostituibile
Pur non essendo la squadra con la più alta percentuale di possesso (è terza), nessuna ha bisogno del pallone come l’Inter. Ne ha bisogno per ordinarsi, in fase offensiva e difensiva. Quando l’Inter è in possesso si percepisce lo sforzo razionale di attaccare occupando lo spazio nel modo più attento possibile, ruotare le posizioni per disordinare gli avversari. È interessante per esempio che i nerazzurri siano la terzultima squadra per dribbling provati in Serie A - solo Cagliari e Sampdoria ne provano meno. Se la qualità del possesso, e quindi del gioco di passaggi, si abbassa, l’Inter diventa una squadra più prevedibile in attacco e più fragile in difesa.
L’assenza di Brozovic in questo senso è stata devastante. Anche questa può essere vista dentro i numeri: ieri Gagliardini ha toccato 30 palloni, mentre Brozovic mediamente ne tocca 80. Gagliardini è stato il giocatore più in difficoltà dell’Inter: non ha le qualità tecniche e di tattica individuale per giocare davanti la difesa in una squadra che usa il regista come il sole attorno a cui far ruotare i pianeti. A volte semplicemente non sapeva come muoversi per farsi trovare smarcato; quando riceveva aveva sempre troppa fretta, o troppa calma. Nemmeno in fase difensiva sapeva bene dove posizionarsi, e i tempi del suo pressing sono stati spesso fuori misura. Ricordiamoci che con Gasperini giocava mezzala in un sistema molto istintivo. Nel secondo gol del Sassuolo, per esempio, si fa attirare da Raspadori in avanti lasciando un gigantesco corridoio alle sue spalle, attaccato tempestivamente dagli avversari.
Se il regista quindi ha toccato meno palloni del solito, le sue responsabilità sono state assorbite da Barella (non brillantissimo) e soprattutto da Dimarco, che aveva il compito scomodo di sostituire Bastoni. L’altra colonna del possesso a bassi ritmi dell’Inter, un calciatore che interpreta il suo ruolo in modo unico in Europa. Va detto che anche Dimarco ha la qualità per gestire molti palloni da dietro e l’Inter ha continuato a costruire soprattutto sull’amata catena sinistra. Dimarco è stato il giocatore della partita con più passaggi giocati, e a un certo momento la qualità balistica del suo sinistro è diventato lo sfogo privilegiato degli attacchi nerazzurri. Non so se i 14 cross tentati rappresentino comunque una specie di record. Bastoni però è mancato soprattutto per la sostanza che riesce a mettere in entrambe le fasi di gioco, per la presenza fisica, per la qualità delle sue letture. Pur avendo giocato una discreta partita con la palla, Dimarco ha sofferto tremendamente il gioco spalle alla porta di Berardi, che riusciva sempre a proteggere palla e a far risalire la sua squadra, ed è stato spesso in ritardo nei recuperi in transizione. Già al Verona Dimarco era stato abbassato sulla linea difensiva per mascherarne i limiti fisici, ma il ruolo di braccetto di sinistra nell’Inter gli richiede un dinamismo e una presenza atletica che non ha nelle corde.
La grande partita di Hamed Traorè
La peggiore partita stagionale dell’Inter ha coinciso con una serie di prestazioni sopra le righe dei giocatori del Sassuolo. In una serata in cui hanno giocato tutti bene, Traorè è riuscito comunque a distinguersi. Dopo un inizio di stagione complicato, ora sta vivendo il suo miglior momento di forma: 2 gol e 1 assist nelle ultime tre partite giocate. Ad appena 22 anni Traorè ha già fatto in tempo a essere comprato e ceduto da una grande squadra (la Juventus), ed è fra quei giocatori di cui non si riesce a capire il reale valore: in alcune partite non sembrano esserci cose che non sa fare, in altre non si capisce cosa sappia fare. C’è sempre stato anche un problema di ruolo: dove usare meglio il suo talento?
Forse Dionisi ha risolto l’enigma usandolo come esterno a piede invertito. In quella posizione Traorè gioca più da centrocampista che da attaccante. Viene molto nel mezzo spazio, converge palla al piede e può sfruttare al massimo la sua qualità col pallone tra i piedi. Come Maxime Lopez, anche Traorè è un giocatore che dà il meglio in conduzione: la qualità del suo controllo e la sua frequenza di passo diventano difficili da leggere negli ultimi metri, anche perché può calciare o dare l’ultimo passaggio con entrambi i piedi. Ieri è stato devastante, anche contro avversari di alto livello atletico come Barella o Skriniar.
Uno dei tanti momenti in cui Traorè ha spezzato il pressing dell’Inter e ha attaccato in campo aperto.
In un sistema più diretto e verticale, in cui ai calciatori viene lasciata tanta libertà di portare palla, Traorè sembra più a suo agio.
Consigli e i problemi delle punte dell’Inter
Nel secondo tempo il Sassuolo si è abbassato e l’Inter ha attaccato con intensità crescente. La mappa degli xG di questa partita è pazza e difficile da leggere, ma racconta che nel secondo tempo l’Inter ha costruito abbastanza occasioni per pareggiare o vincere la partita.
Se non ci è riuscita non è però solo per sfortuna o per il caso: ormai possiamo considerare l’imprecisione e l’inefficacia degli attaccanti dell’Inter una caratteristica strutturale della squadra. Inzaghi ha iniziato con la coppia inedita Sanchez-Lautaro. Il cileno, che in carriera è stato un grande finalizzatore, oggi è sopratutto un rifinitore, bravo nel gioco di taglia e cuci negli spazi stretti della trequarti. Ha bisogno però di essere completato da un’altra punta nel gioco spalle alla porta e nell’attacco della profondità: due cose che Lautaro non riesce a fare, in questa fase di involuzione e inconsistenza paurosa. È stata un’altra partita incredibilmente vuota di giocate e cose fatte; un’altra partita di stop ruvidi, dribbling velleitari, movimenti ciechi. È difficile capire cosa stia succedendo a Lautaro, e quando nel secondo tempo Inzaghi ha inserito Dzeko le cose sono migliorate.
Anche il bosniaco però è in un periodo magro sotto porta. Dzeko è uno degli storici undeperformer della Serie A degli ultimi anni: la sua capacità di guadagnarsi occasioni e di non convertirle ha sempre avuto qualcosa di sadico. Quest’anno però sembrava aver invertito la tendenza, finché ieri non ha sciupato due o tre occasioni, di cui almeno una clamorosa, quando ha accompagnato mestamente a lato un tiro all’altezza del dischetto di rigore. Niente a confronto al tiro che Lautaro ha sparato fuori a pochi centimetri dalla riga di porta: uno di quegli errori che somigliano a dei sabotaggi veri e propri.
È particolarmente crudele, che la prestazione deludente degli attaccanti e del portiere dell'Inter abbia coinciso con una prestazione mostruosa di Andrea Consigli, da anni uno dei portieri più sottovalutati della Serie A, autore ieri di almeno un paio di parate eccezionali.
Dopo un periodo di grande brillantezza invernale, l’Inter sta vivendo un periodo opaco. Il suo gioco razionale è diventato lento, la sua leggerezza è diventata inconsistenza. Al di là dei problemi tattici e di prestazioni individuali, ieri la squadra è sembrata scarica, sia sul piano fisico che mentale. È fisiologico, che una squadra viva un momento di scarsa forma durante una stagione lunga. È in questi momenti che bisognerebbe provare a ricavare il massimo da quello che si ha, imparare a essere essenziali. Il problema, per l’Inter, è che questo momento di scarsa forma collettiva sta coincidendo con prestazioni individuali scadenti, soprattutto nelle due aree. Se la squadra costruisce gioco con sempre più fatica, il portiere e le punte finiscono spesso per far evaporare anche quel poco che si riesce a fare bene. Per questo i risultati finali sembrano sempre più severi dell'andamento delle partite.
In questo momento il gioco del calcio sembra davvero faticoso per l'Inter.