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L'Inter è stata spietata
26 set 2019
26 set 2019
La Lazio ha creato di più ma alla fine la consapevolezza della squadra di Conte ha fatto la differenza.
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9 min
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L’ultima volta che l'Inter ebbe un avvio di campionato così positivo risale a quattro anni fa, quando Roberto Mancini condusse l’Inter a cinque vittorie nelle prime cinque partite, quattro di queste con la porta inviolata, una di queste nel derby contro il Milan. In realtà non è un ricordo molto confortante per i tifosi nerazzurri: quella volta l'Inter perse il tocco intorno al mese di dicembre, proprio in seguito a una dolorosa sconfitta in casa contro la Lazio, e alla fine non seppe andare oltre il quarto posto.

Quest'anno, invece, la partita con la squadra di Simone Inzaghi è servita da ulteriore trampolino per l'entusiasmo dell’Inter di Antonio Conte, che si è confermata la squadra più in forma di questa prima parte di campionato dimostrando una consapevolezza dei propri mezzi e una brillantezza che non hanno paragoni nella storia recente della società. Esistono, però, valide ragioni per conservare cautela intorno a questa abbagliante partenza, non soltanto per una questione di ricorsi storici.

Contro la Lazio, per la prima volta in questa stagione l’Inter è andata sotto nel confronto tra gli xG prodotti - 1.3 contro 1.8 - concedendo alla Lazio ben 9 conclusioni all’interno dell’area di rigore.

Handanovic, fino ad oggi sostanzialmente sparito dalle cronache, ha sfoderato una serie di parate decisive che hanno rievocato il ricordo della tormentata vittoria sull’Empoli lo scorso anno: un ottimo modo per festeggiare la presenza numero 300 con la maglia dell'Inter, ma un piccolo segnale d'allarme per il futuro della squadra. Inoltre, l’Inter ha creato ancora poco in senso assoluto, ma ha dimostrato - e forse in questo risiede il senso della sua superiorità - che quel poco le basta per vincere.

Quando passa in vantaggio, la squadra di Conte è eccezionale nel congelare il possesso, difendere l’area di rigore e ridurre i rischi al minimo. E infatti l'unica partita in cui è passata in svantaggio (quella contro lo Slavia Praga) è finora anche l’unica in cui non ha vinto.

«Non mi interessa parlare di Scudetto, avete visto anche voi le difficoltà che abbiamo avuto», ha detto Conte al termine della partita. Poi ha aggiunto: «Comunque non si fanno cinque vittorie con facilità, vengono dal lavoro e da una mentalità che si sta consolidando».

La mappa degli xG mostra come l’Inter abbia tirato di più, cercando però soluzioni meno efficienti. La Lazio invece ha raccolto meno di quanto avrebbe dovuto, soprattutto a causa dei clamorosi errori sotto porta di Correa.

L’Inter può cambiare senza perdere efficacia

Alla vigilia della partita, Conte era stato abbastanza vago sulla possibilità di sperimentare dal primo minuto alcune delle seconde linee di questa squadra. Alla fine tutti i ballottaggi sono stati risolti a favore delle riserve: Vecino ha iniziato al posto di Sensi, Biraghi al posto di Asamoah, D’Ambrosio ancora al posto di Candreva, Politano al posto di Lautaro Martínez.

Nella scelta della formazione titolare, Conte si è ritagliato tanti piccoli vantaggi tattici contro lo schieramento consolidato della Lazio: la posizione molto avanzata di Vecino, praticamente trequartista in un 3-4-2-1, ha abbassato l’area di influenza di Milinkovic-Savic, impalpabile in zona di rifinitura - 11/18 passaggi completati nella trequarti offensiva - così come la costruzione insistita sulla catena di destra ha costretto Luis Alberto ad un usurante lavoro senza palla tra Barella, Godín e D’Ambrosio, reso ulteriormente frustrante dalle difficoltà difensive di Jony, schierato come esterno sinistro a tutta fascia. Il gol, però, è arrivato da un’azione costruita sulla catena di sinistra, ed è stata un’altra lampante manifestazione del talento sfaccettato di Barella.

Il centrocampista cagliaritano ha prima interrotto un potenziale contropiede della Lazio rubando cinque metri in corsa a Caicedo, poi si è fatto restituire il pallone e ha servito Vecino tra le linee, con un diagonale precisissimo che ha tagliato fuori tre giocatori della Lazio. A quel punto è stato un cross dalla trequarti di Biraghi, su una situazione di gioco statica, in un momento molto statico della partita, a trovare D’Ambrosio sul secondo palo.

È un gol che rappresenta perfettamente la forza dell’Inter di Conte, cioè la capacità di sfruttare nel momento di massima tensione ogni debolezza dell’avversario. In questo caso lo smarrimento di Jony, che sul colpo di testa di D'Ambrosio ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza difensiva in un ruolo che, d'altra parte, non è il suo.

Il filtrante di Barella taglia fuori l’intero centrocampo laziale, confuso dalla posizione disallineata di Vecino, pronto a ricevere ai lati di Parolo.

Il gol di D’Ambrosio arrivato alla metà del primo tempo ha spezzato il perfetto equilibrio che regnava in campo in quel momento. Fin lì, Inter e Lazio preferivano ripiegare dietro la linea della palla e lasciare ai difensori avversari la responsabilità di gestire il pallone, tanto che i due giocatori con più passaggi completati per le due squadre sono state Acerbi e Skriniar. Ottenuto il vantaggio, l’Inter si è dedicata a una partita di grande applicazione senza palla, stretta nel suo 5-3-2, telecomandata dalle urla di Conte in panchina. Le feroci corse all’indietro per recuperare i palloni persi sono state il miglior antidoto contro le veloci ripartenze della Lazio, e hanno ancora una volta esaltato il talento di Niccolò Barella.

Barella è stato il primo giocatore della partita per occasioni create (4), ma anche il primo per contrasti tentati (7), il secondo per palle recuperate (8), e il primo dell’Inter per dribbling tentati e riusciti (2/5), rivelandosi ancora prezioso per la qualità nel gioco lungo (5/6 lanci riusciti).

Un contributo particolarmente prezioso è arrivato anche da Stefan de Vrij, che ha distribuito perfettamente il pallone e ha bloccato 3 tiri all’interno dell’area di rigore, arrivando a volte a sostituirsi di fatto a Handanovic.

In questo senso, la prestazione quasi impeccabile dell’Inter nei primi 70 metri è stata merito dei suoi grandi giocatori, che oggi rendono impossibile i confronti con il passato, perché negli ultimi anni l’Inter non ne ha mai avuti tanti così forti tutti insieme. Ma questo non sminuisce ovviamente il lavoro di Conte, che anzi sta valorizzando questa rosa oltre le sue possibilità.

Conte è intervenuto spessissimo per invertire di fascia Barella e Vecino, anche solo per pochi minuti. In questo caso l’Inter arriva al tiro sfruttando la tipica combinazione che va dall’esterno verso Lukaku e poi sulla corsa del giocatore che accorre. Barella è bravissimo a trovare D’Ambrosio con un elegante cambio di gioco.

Lazio bella e incompiuta

Al termine della partita Simone Inzaghi ha detto di non poter rimproverare niente ai suoi, che la Lazio ha giocato esattamente la partita che aveva preparato, che aveva chiesto personalità e in campo l’ha vista, e che in definitiva la Lazio è uscita «da San Siro a testa alta».

Sono parole comprensibili per un allenatore che, come detto, ha visto la sua squadra creare azioni molto più pericolose rispetto a quella avversaria, tornando però a casa con zero gol segnati e una sconfitta. Anche Inzaghi ha optato per il turnover in alcune zone di campo: Jony ha preso il posto di Lulic, Parolo quello di Leiva, e Caicedo quello di Immobile, reo di aver mandato l’allenatore a quel paese dopo una sostituzione contro il Parma.

La Lazio si è difesa con un baricentro medio-basso, lasciando libertà ai tre difensori dell’Inter di muovere il pallone da sinistra a destra, con i due attaccanti sempre stretti al centro per indirizzare il pallone verso le fasce, e le due mezzali costrette a coprire i traccianti verso i centrocampisti dell’Inter.

In questo modo è riuscita a proteggere l’area di rigore, in cui l’Inter ha completato soltanto 6 passaggi contro gli 11 completati dai biancocelesti nell’area dell’Inter, ma non è mai riuscita a opporre resistenza al fraseggio dell’Inter, che ha chiuso la partita con il 64,5% di possesso palla contro il 35,5% laziale, e con l’87,3% di passaggi completati contro l’80,3% laziale. Questo è stato un problema soprattutto nel secondo tempo, quando l’Inter ha iniziato a difendere con grande sicurezza il vantaggio e la Lazio non ha potuto innescare le transizioni veloci che avevano spaventato l’Inter nella prima metà.

La migliore occasione della partita della Lazio è nata da un raro errore di Brozovic nell’uscita del pallone. Milinkovic è stato rapido nel controllarlo e rifornire subito gli attaccanti, l’intesa tra Caicedo e Correa ha fatto il resto.

Non è nelle corde della Lazio attaccare con molti uomini una difesa schierata, e quando l’Inter si sistema con tre linee a protezione dell’area di rigore fa veramente paura, tanto per la precisione nei posizionamenti e nelle distanze tra gli uomini quanto per il linguaggio del corpo, che trasmette agli spettatori e agli avversari la percezione che nulla possa accadere perché si crei all’improvviso un varco.

Inoltre l’Inter è stata molto lucida nel difendersi con il pallone, sfruttando al meglio e senza forzare i ritmi il doppio playmaker Brozovic - Barella, e si è rivelata efficace anche la scelta di Conte di sostituire i tre giocatori più offensivi: Vecino, Politano, Lukaku per Sensi, Lautaro e Sánchez. Questo ha reso immediatamente migliore la prima fase di pressing, rendendo di riflesso molto più lenta l’uscita palla dalla difesa della Lazio.

Nella Lazio, a livello individuale, non ha brillato nessuno. Strakosha si è messo in luce con una bella parata di piede su Sensi nel secondo tempo, per il resto gli unici giocatori ad aver reso al di sopra delle aspettative sono stati Bastos, sorprendentemente sicuro con il pallone e tenace nella marcatura di Politano al netto di qualche sbavatura, e Caicedo, primo giocatore della Lazio per occasioni create (3) a dispetto dei soli 53 minuti giocati. L’uscita di Caicedo ha segnato un bivio decisivo nello sviluppo della partita, anche se è difficile dire quanto sia direttamente collegato alle sue qualità: con lui in campo la Lazio aveva tentato 7 tiri di cui 3 nello specchio, con Immobile ne ha tentati 3 di cui 1 nello specchio.

Per quanto paradossale, aver tenuto testa all’Inter per novanta minuti senza che nessuno dei suoi uomini chiave abbia vissuto una giornata positiva è la migliore notizia che Inzaghi potesse incassare dopo una sconfitta così deludente. La qualità, la velocità e la fisicità degli attaccanti della Lazio si sono spesso rivelate sufficienti a giocare in anticipo sulle scalate in avanti dei difensori dell’Inter e a ricavarsi spazi pur attaccando in inferiorità numerica: questa produzione offensiva rappresenta lo standard minimo per la Lazio, replicabile contro qualsiasi avversario.

Nonostante questo, la Lazio ha perso la terza partita nelle ultime quattro, e in tutte e tre le sconfitte ha creato più occasioni del suo avversario, peraltro sempre in trasferta. Inzaghi adesso corre il rischio di restare schiacciato dalla pressione di fare risultato ma è stato lucido nel riconoscere che questo inizio di stagione poggia su ottime premesse.

Conte invece ha applaudito «la mentalità» dei suoi giocatori e forse è proprio quello a separare un inserimento di D’Ambrosio da un inserimento di Correa in questo momento.

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