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Daniele V. Morrone
Le sicurezze di Inzaghi, le conferme di Spalletti
31 dic 2017
31 dic 2017
Dallo scontro diretto per un posto in Champions League, Lazio e Inter sono uscite con risposte diverse, ognuna certa però di poter competere fino in fondo.
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Daniele V. Morrone
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L’azione più pericolosa dell’Inter è arrivata ovviamente da un cross, questa volta di Borja Valero. Con Icardi largo, le due ali erano finite in area e subito dopo era arrivato anche l’inserimento di Vecino. Un errore in marcatura di Milinkovic-Savic ha liberato Perisic per il tiro, parato da Strakosha. 



 

Spalletti sta lottando tutta la stagione con il problema di avere solo Icardi come presenza fissa in area di rigore, perché per via della difficoltà in fase di uscita del pallone dalla difesa il trequartista deve necessariamente abbassarsi e solo l’ala dalla parte opposta del cross può finire con continuità a tagliare, per ricevere il cross sul secondo palo, oltre l’argentino. Ma ormai anche i movimenti studiati per aumentare i giocatori in area - ad esempio, Candreva che si posiziona per ricevere nello spazio di mezzo di destra, così da lasciare la corsia libera per Cancelo e andare in area quando il portoghese riceve - sono meccanici e diventano facilmente leggibili dalla difesa avversaria.

 

L’Inter dovrebbe far correre il pallone velocemente ma contro le difese posizionali, anche senza pressione, paga la poca precisione e le scarse letture dei suoi giocatori che sarebbero necessarie per far arrivare con i tempi giusti il pallone sugli esterni. Alla Lazio basta veramente poco per vanificare gli sforzi dell'Inter: prima con una pressione aggressiva se la palla è del portiere per il rilancio, poi mantenendo le posizioni schermando i filtranti e facendo scalare il giocatore più vicino al pallone. La difesa presentata dall’Inter non ha le connessioni necessarie per poter uscire con sicurezza e Gagliardini e Vecino sono innocui nella gestione della palla. Icardi si muove tanto e non solo in profondità, anzi viene incontro a giocare spalle alla porta tanto da svuotare l’area più del dovuto. Questo è solo un sintomo delle difficoltà dell’Inter ad attaccare le difese schierate.

 


Il fatto che Icardi si sia spinto incontro e non abbia ricevuto in area porta la sua posizione in questo grafico di passaggi ad essere inglobata da quella di Borja Valero. L’uso delle fasce è simmetrico nel volume ma asimmetrico nei compiti: a sinistra si crossa, a destra Cancelo gestisce il pallone mentre Candreva gioca nello spazio di mezzo.




 



Per volere di Spalletti l'Inter è una squadra in cui alcuni giocatori vengono sacrificati in compiti specifici per esaltare le qualità degli esterni, e persino Icardi deve dare profondità a provare e venire incontro per aiutare la squadra a risalire il campo. L’unico che sembra immune è Borja Valero, che ha totale libertà di movimento.

 



 



 


Borja Valero intercetta il filtrante di Luis Alberto sulla propria trequarti, una volta che la palla viene scaricata su Perisic parte per il contropiede, leggendo lo spazio alle spalle del centrocampo della Lazio. Il passaggio di Perisic però è eseguito male e la palla non torna allo spagnolo.




 



 





 



 


Si vede bene in questo grafico il rombo formato sulla sinistra con Lulic, Milinkovic-Savic e Luis Alberto come fonte principale di gioco, e Radu in appoggio dietro.




 



 



 


Perisic scherma Parolo mentre Gagliardini va a coprire Immobile. L’unica soluzione per Bastos è ridare il pallone a Milinkovic-Savic o in modo ancora più semplice allargare da Marusic largo (è quello che farà effettivamente). La Lazio riesce a creare comunque pericolo con il movimento successivo di Milinkovic-Savic, ma non in zone centrali.




 



 



 



 

Come detto all'inizio, Luciano Spalletti non poteva aspettarsi molto di più dalla sua squadra. Non solo può dire di non aver perso nessuno scontro di vertice nel girone di andata ma è stato rassicurato sulle basi difensive del proprio gioco. Ci sono ancora molti mesi per continuare a costruire e risolvere i problemi offensivi. In fondo siamo ancora (per poche ore) nel 2017.

 

 

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