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Nessuno voleva perdere il Derby d'Italia
29 apr 2019
La squadra di Spalletti e quella di Allegri si sono divisi la partita: un tempo ciascuna.
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8 min
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Inter-Juventus è stata una partita a due facce: nel primo tempo il predominio netto della squadra di Spalletti si è concluso con un vantaggio di misura, grazie a un gran gol di Nainggolan su cui ha pesato anche un’imperfezione di Szczesny. I nerazzurri però non sono riusciti ad arrotondare il punteggio nonostante la Juve fosse sotto il loro controllo. Nella ripresa, dopo il pareggio di Ronaldo, i bianconeri hanno giocato in maniera più ariosa, dando l’impressione finalmente di divertirsi, fraseggiando più velocemente e attaccando gli spazi in maniera più convinta, e rischiando persino di portare a casa i tre punti nell’ultimo quarto d’ora.

Il primo tempo in mano all’Inter

Spalletti ha proposto l’ossatura “titolare”, ritrovando Brozovic e preferendo Icardi a Lautaro dal primo minuto. Allegri invece ha scelto un 3-5-2 con Emre Can alla destra di Bonucci, Cuadrado da intermedio e Bernardeschi seconda punta. L’atteggiamento di entrambe le squadre è stato subito molto aggressivo. Come già visto nelle partite contro Atletico e Ajax, con Emre Can in campo Pjanic si proietta in avanti più spesso in entrambe le fasi di gioco, e anche stavolta è stato pronto a dare una mano nell’aggressione della circolazione bassa interista. Tuttavia, grazie a Brozovic, per l’Inter è stato semplice aggirare il pressing e risalire il campo, attraverso un possesso sicuro e lineare sul corto, che gli garantiva di arrivare rapidamente nella metà campo juventina. La squadra di Allegri ha finito presto per schiacciarsi in un 5-3-2 a ridosso dell’area, cercando di contenere i classici cross e traversoni dell’Inter grazie anche alla presenza in area di Emre Can, oltre ai difensori centrali.

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Il 5-3-2 iniziale della Juventus. Nella seconda slide possiamo vedere l’utilità dell’uomo in più, Emre Can: Cancelo viene sorpreso da una verticalizzazione di Asamoah, per colpa di una postura scorretta. Tentando di recuperare, scivola e Perisic è libero di attaccare l’area. Emre Can lo chiuderà in corner, e i difensori centrali possono rimanere concentrati sull’uomo, senza dover accorciare verso la palla.

Emre Can, oltre a fornire una copertura aggiuntiva su Cancelo (alle prese con un Perisic in ottima forma), era stato schierato in quella posizione – come ammesso dallo stesso Allegri nell’intervista post-partita – per consentire al terzino portoghese di poter “prendere campo e guardare in avanti”, magari sfruttando l’isolamento contro Asamoah. Il baricentro bassissimo della Juve ha però reso nulla questa seconda possibilità, ed è stato una delle concause che hanno portato Allegri a modificare, intorno al quarto d’ora di gioco, la struttura posizionale senza palla, tornando al 4-4-2 classico.

Can è stato riportato sulla linea di centrocampo a fianco a Pjanic, mentre Matuidi è stato spostato esterno a sinistra. Con questa disposizione, la Juve ha iniziato a pressare in modo più convincente, sfruttando un orientamento più “uomo su uomo” rispetto allo scaglionamento dell’Inter: Ronaldo e Bernardeschi sui centrali, Pjanic ed Emre Can sui mediani, Matuidi e Cuadrado sui terzini. La sostanza del primo tempo è rimasta però invariata: l’Inter ha mantenuto il controllo anche grazie a un accorgimento in corso d’opera.

Dopo il cambio di sistema della Juventus, infatti, Spalletti ha identificato una criticità nel mismatch Perisic-Cancelo in campo aperto, ed ha chiesto quindi ai suoi di lanciare in quella direzione da dietro. Cancelo, senza più aver vicino Emre Can, ha faticato a contenere Perisic, e l’Inter allora è riuscita ad alternare la risalita attraverso il palleggio a quella più diretta, verticale, arrivando sistematicamente a giocarsela sulla trequarti juventina.

Tra le imperfezioni della Juventus, oltre alla difficoltà nel contrastare la risalita dell’Inter, la copertura dell’ampiezza, con sovrapposizioni non sempre puntuali. Nei corridoi centrali, invece, la squadra di Allegri è stata più propositiva del solito. Il rovescio della medaglia dell’atteggiamento dell’Inter senza palla era la concessione di spazi tra le linee di centrocampo e difesa. La Juventus, rispetto agli standard, ha cercato diverse verticalizzazioni alle spalle di Brozovic e compagni, che hanno spesso trovato il destinatario.

Tutte le verticalizzazioni della Juventus verso la trequarti. Notevole il numero di passaggi indirizzati alle zone interne.

Purtroppo per la Juventus, non sempre queste ricezioni sono state pulite. Bernardeschi ha mostrato qualche difficoltà nell’orientamento del corpo venendo incontro con le spalle alla porta, perdendo qualche tempo di gioco. Matuidi, come spesso succede, non brilla in queste situazioni, e Pjanic veniva controllato con più attenzione degli altri. Cuadrado ha continuato a stringere per vie centrali, ma non sempre ha avuto l’appoggio rapido. Insomma, la Juventus non è riuscita a ottimizzare queste ricezioni alle spalle del centrocampo, forse anche perché non è così abituata a giocarle.

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Qui sopra vediamo un errore tecnico che vanifica una superiorità tattica. Bernardeschi può beneficiare di una ricezione tra le linee che aprirebbe lo scenario a una situazione di parità o addirittura superiorità numerica (con Cancelo in ampiezza). Bernardeschi va però incontro al pallone senza “aprirsi” verso la profondità, con un’andatura dritta, nonostante non fosse pressato da dietro. Il controllo non è perfetto e il pallone rimbalza leggermente indietro, permettendo all’Inter di rientrare e assorbire la situazione. Se Bernardeschi avesse orientato meglio il controllo, avrebbe potuto sfruttare i compagni in appoggio, lanciarli con un filtrante, persino aprire il gioco in ampiezza. Qualsiasi scelta avrebbe significato una difficoltà per l’Inter, ma il gesto tecnico errato, nella scelta della postura prima che nell’esecuzione del controllo, ha vanificato un’occasione interessante.

La Juventus riemerge nella ripresa

Dopo pochi minuti dall’inizio del secondo tempo, Alex Sandro è stato costretto a lasciare il campo per infortunio, ed è stato sostituito da Spinazzola. Il suo atteggiamento offensivo, meno equilibrato rispetto al brasiliano, ha permesso alla Juve di guadagnare qualche metro e coprire meglio l’ampiezza sulla sinistra. Con l’ingresso di Kean poi - ancora una volta entrato a partire in corsa per allungare le difese avversarie - l’Inter è sembrata perdere un po’ le distanze, e i giocatori della Juventus hanno guadagnato lucidità e tempo nel palleggio.

Dopo qualche minuto Ronaldo, dopo una cavalcata centrale e due scambi con Cuadrado e Pjanic, ha trovato il pareggio. Qualcuno ha dato la colpa alla poca reattività di Handanovic, ma il tiro del portoghese era improvviso, forte e difficile da intuire.

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Negli istanti precedenti al gol, Pjanic riceve palla da Cancelo e verticalizza subito su Ronaldo, che può attaccare frontalmente indisturbato.

L’azione del gol non ha davvero niente di banale. Una doppia verticalizzazione come quella Cancelo-Pjanic-Ronaldo non è stato un tema tattico molto frequente per la Juventus in questa stagione. Con Brozovic che si era preoccupato di accorciare su Pjanic, il bosniaco è stato bravo a pescare subito Ronaldo, permettendogli di attaccare la linea e guadagnare diversi metri. Skriniar ha rotto la linea per temporeggiare, e Vecino ne ha preso il posto a centro area.

Dopo lo scambio con Cuadrado il possesso palla è stato spostato verso l’esterno. Ronaldo ha visto l’inserimento di Pjanic e – rischiando prima di perdere il pallone - lo ha cercato subito, suggerendo la triangolazione. Una volta ricevuto il passaggio di ritorno con un tocco di fino del numero 5, ha concluso in porta con risolutezza. In tutto questo, Brozovic, forse anche poco lucido dopo la corsa ad alta velocità (prima in avanti su Pjanic, a centrocampo, poi scappando verso la porta), non ha intuito la triangolazione di Ronaldo e non lo ha seguito, e nemmeno Skriniar è riuscito a capire che sarebbe il caso di accorciare e ridurre lo specchio al portoghese. Vecino è rimasto al centro dell’area, in seguito alla copertura preventiva fatta prima.

Dopo il goal la Juventus ha dato via a un palleggio fluido e a triangolazioni rapide, cercando bene il terzo uomo. Una rarità in questa stagione. L’Inter è riuscita a intercettare in un paio di situazioni e ripartire, ma senza concretizzare. Curiosamente - ma non troppo per chi ha imparato a conoscerlo - dopo la gara Allegri ci ha tenuto a bacchettare un po’ i suoi: troppi “uno-due” quando avrebbe apprezzato uno stile forse più sobrio e pragmatico, meno rischioso.

Il pareggio, in ogni caso, ha restituito l’idea di una partita il cui dominio è stato spartito in maniera abbastanza simmetrica tra i due tempi, anche se l’Inter ha avuto qualche occasione in più. La squadra di Spalletti si è dimostrata abile nell’alternare gli strumenti di risalita, un po’ meno quando si è trattato di finalizzare. Quella di Allegri ha saputo rialzarsi sfruttando dei canali poco battuti nel corso della stagione e attraverso giocate di qualità.

Nonostante sia arrivato ad obiettivi acquisiti o quasi acquisiti da entrambe le squadre, questo Derby d’Italia ci ha restituito due fotografie della stagione di Inter e Juventus. Il senso di incompiutezza dei nerazzurri e la ricerca maniacale di pragmatismo da parte di Allegri, persino in una partita in cui teoricamente ci sarebbe stato tutto lo spazio per lasciare ai suoi giocatori più libertà per sperimentazioni “tecniche” e leggerezza. Evidentemente, la paura di calare troppo la tensione in un derby d’Italia è stata più forte di tutto.

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