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Tante partite in una, ma alla fine ha vinto l'Inter
12 mag 2022
Il secondo trofeo stagionale dei nerazzurri, sempre contro la Juve.
(articolo)
12 min
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Ci sono tante partite dentro una partita. È uno degli assunti preferiti di Massimiliano Allegri, che lo ha spesso citato e che non perde occasione per sottolineare l’importanza della lettura e dell’interpretazione dei vari momenti di un match. In effetti durante i 120 minuti della finale di Coppa Italia tra Inter e Juventus è sembrato di vedere tante partite diverse ma, alla fine, a vincere l’intero match è stato Simone Inzaghi che ha così conquistato, dopo la Supercoppa Italiana, il secondo trofeo della stagione dei nerazzurri, battendo ancora una volta ai supplementari la squadra di Massimiliano Allegri.

I primi venti minuti

La prima, delle tante partite, è quella che ha creato i presupposti per il gol del vantaggio. Lo ha realizzato dopo soli 6 minuti di gioco da Barella con uno splendido tiro a giro da fuori area.

Allegri ha replicato la strategia di pressione vista nella gara di campionato a Torino, ma anche quella adottata da Andrea Pirlo contro il 3-5-2 di Antonio Conte nella passata stagione. Ha schierato un 4-2-3-1 difensivo che, nelle fasi di pressing più aggressivo, aveva l’intenzione di contrastare uomo su uomo il rombo di costruzione arretrato dell’Inter. Vlahovic era su De Vrij, Dybala su Brozovic mentre gli esterni Bernardeschi e Cuadrado rispettivamente su D’Ambrosio e Skriniar, schierato a sinistra per le non perfette condizioni di Bastoni. Più indietro, la Juventus provava a marcare a uomo le due mezzali coi suoi due interni Zakaria e Rabiot, lasciando alla marcatura individuale dei loro avversari i quattro difensori.

I quattro giocatori offensivi della Juventus in pressione sul rombo di costruzione dell'Inter.

Una strategia sulla carta ambiziosa, da alternare a un più conservativo 4-4-2 sul possesso consolidato degli avversari. Nei primi minuti di gioco, però, i bianconeri lasciano il dominio del pallone all’Inter, che palleggia anche in zone basse di campo utilizzando molto Handanovic in fase di costruzione.

I giocatori della Juventus sono risultati indecisi tra l'abbracciare integralmente un pressing uomo su uomo sugli avversari o, con più cautela, rifugiarsi nel 4-4-2 più basso sul campo. Negli spazi creati dalle incertezze della pressione juventina, l’Inter è riuscita così a manovrare e ad approfittare della sua passività. È evidente in occasione del gol di Barella, che ha suggellato il controllo nerazzurro.

Per l’Inter è piuttosto semplice, ruotando la posizione dei suoi giocatori, disordinare la Juventus e trovare il modo di dominare il possesso e risalire il campo. A mettere in difficolta la Juventus è la consueta mobilità di Brozovic, che alterna movimenti ad abbassarsi sulla linea dei difensori ad altri in cui si alza alle spalle di Zakaria e Rabiot, sfuggendo così al controllo di Dybala. I nerazzurri trovavano spazio in costruzione aprendo D’Ambrosio, con Darmian particolarmente alto, e avvicinando Skriniar a De Vrij, allontanando così Bernardeschi e costringendo Cuadrado alla difficile scelta tra proseguire altissimo la pressione su Skriniar o rimanere legato al centrocampo, condannando Vlahovic alla inferiorità numerica contro De Vrij e lo stesso Skriniar.

D’Ambrosio sulla fascia destra, Skriniar vicino a De Vrij e Brozovic che, sfuggendo alla pressione di Dybala, si alza alle spalle del centrocampo avversario. Nella prima metà del primo tempo l’Inter è riuscita con tante rotazioni posizionali a manipolare efficacemente il pressing della Juventus.

Per i primi venti minuti l’Inter riesce a manipolare il pressing bianconero, guadagnandosi diversi attacchi nella metà campo avversaria dopo fasi di costruzione bassa. Solo le ottime prove difensiva di De Ligt e Chiellini hanno permesso alla Juve di limitare al minimo i pericoli per la porta difesa da Perin.

La seconda parte del primo tempo

La prima partita nella partita è terminata all’incirca a metà del primo tempo, quando due ottime occasioni da gol della Juventus hanno cambiato l’inerzia tattica ed emotiva del match. Entrambe le occasioni, la prima con Dybala e la seconda con Vlahovic, sono paradigmatiche delle possibilità offensive della squadra di Allegri.

In fase d’attacco la Juventus utilizza la consueta linea arretrata a 3, tenendo Danilo vicino a De Ligt e alzando Alex Sandro sulla fascia sinistra. In mezzo al campo Rabiot gioca prevalentemente davanti ai tre difensori, con Zakaria in posizione di mezzala destra e compiti da incursore ; Bernardeschi, reagendo alle avanzate di Alex Sandro, stringe la propria posizione occupando la zona di centro- sinistra. Nello scacchiere tattico Paulo Dybala gode di grande libertà, provando a legare il gioco partendo soprattutto dalla zona di centro destra. Scambia la sua posizione con Zakaria che si alza, oppure con Cuadrado che si accentra; oppure cerca ricezioni alle spalle del centrocampo nerazzurro.

Lo schieramento offensivo della Juventus. Fuori dalla diapositiva Alex Sandro largo a sinistra e Vlahovic profondo nel cuore delle difesa avversaria.

Proprio una ricezione di Dybala su un filtrante di Cuadrado dietro Brozovic porta l’argentino al tiro da posizione pericolosa a metà primo tempo e alla prima delle due occasioni da gol bianconere. Fatta eccezione per il gioco di raccordo e di pulizia del possesso di Dybala, la manovra offensiva della Juventus rimane diretta e prova ad approggiarsi rapidamente su Vlahovic, ben marcato nel primo tempo da De Vrij, o a premiare gli inserimenti profondi delle mezzali. Tuttavia il lavoro di Vlahovic e delle mezzali resta ben controllato dall’Inter e per la Juventus la migliore fonte offensiva, oltre a quella costituita da Dybala, diventa il recupero alto del pallone. Un aspetto che inizia a funzionare soprattutto grazie agli anticipi nella metà campo avversaria di Chiellini e de Ligt su Dzeko e Lautaro. Le massicce rotazioni posizionali dell’Inter in fase di costruzione tendono a scoprire i nerazzurri nelle rapide transizioni offensive della Juventus. Da un anticipo di Chiellini su Lautaro nasce l’occasione di Vlahovic che incrocia il tiro in diagonale costringendo Handanovic a un grande intervento.

Le due occasioni da rete della Juventus a metà primo tempo segnano l’inizio di una fase di partita molto più equilibrata in cui la Juventus riesce più spesso a sporcare il possesso palla dell’Inter e proprio dal recupero del pallone crea i presupposti per le sue migliori possibilità di rendersi pericolosa. I nerazzurri, d'altra parte, riescono a minacciare la Juve principalmente con gli isolamenti di Perisic sulla contro Danilo.

Morata per Danilo

L'infortunio del terzino brasiliano apre una nuova fase della partita. Allegri sceglie Alvaro Morata dalla panchina, spostando Cuadrado in posizione di terzino, Bernardeschi a destra. Lo spagnolo si è messo a sinistra, disegnando lo stesso sistema di gioco, ma con interpreti dalle caratteristiche molto diverse.

Gli effetti della sostituzione diventano evidenti all’inizio della ripresa, quando, in due minuti di gioco la Juventus riesce a ribaltare il risultato. La presenza in campo di Morata impegna maggiormente D’Ambrosio e mette pressione alla difesa dell’Inter. La Juventus riesce così schiaccia la difesa dell'Inter nella propria area, e a creare i presupposti per il pareggio, in cui Morata devia (sì?) il tiro dal limite di Alex Sandro. Sull’onda dell’entusiasmo, due minuti dopo, una splendida ripartenza ben condotta dalla corsa di Morata, rifinita splendidamente dalla tecnica e dalla visione di Dybala e finalizzata da Vlahovic, porta al raddoppio della Juventus.

In vantaggio, la Juventus continua a giocare il suo mix di difesa aggressiva uomo su uomo e, più bassa, di difesa posizionale con il 4-4-2. Gestisce bene gli attacchi dell’Inter e dà l’impressione di potere essere quasi sempre pericolosa in ripartenza. Le uniche vere sofferenze per Allegri vengono dalla propria fascia destra dove Cuadrado soffre Perisic, sia sul lungo - tirato fuori posizione dagli ottimi contromovimenti del croato per ricevere il pallone - sia sul breve, quando viene puntato dal numero 14 nerazzurro.

Le sostituzioni degli allenatori

A cambiare ancora una volta l’ambiente tattico del match sono le sostituzioni di Simone Inzaghi, che in un colpo solo ristruttura le due fasce e l’attacco. L’ingresso di Dumfries e Dimarco per Darmian e D’Ambrosio, con conseguente spostamento di Skriniar nella sua consueta posizione a destra, ridisegna le direttrici dell’attacco nerazzurro con la definizione di un lato forte – quello sinistro, dove le ottime conduzioni e sovrapposizioni interne ed esterne di Dimarco creavano i presupposti per conquistare campo in palleggio – e un lato debole da attaccare con l’esterno olandese.

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Nella prima diapositiva Dimarco si sovrappone a Perisic e giunge al cross da posizione pericolosa. Nella seconda attacca lo spazio alle spalle di Dybala e al fianco di Locatelli e giunge al tiro dall’half-space di sinistra.

Allegri risponde subito passando a una difesa con tre centrali e due esterni con l’ingresso di Bonucci per Bernardeschi, pensando così di proteggere meglio le difficoltà sulla sua fascia. Con il contestuale ingresso di Locatelli per Zakaria la Juventus comincia a difendere con una sorta di 3-5-2 con Morata al fianco di Rabiot in posizione di mezzala sinistra.

Le sostituzioni definiscono un ambiente tattico favorevole all’Inter. I problemi sulla fascia destra della Juventus sono amplificati sia dal nuovo schieramento difensivo che dalla presenza di Dimarco al posto di Skriniar. È probabile che l’idea di Allegri sia quella di controllare meglio Perisic avvicinando de Ligt – schierato nella per lui scomoda posizione di terzo centrale di destra – a Cuadrado. Di fatto, però, la Juventus perde del tutto il controllo del proprio settore destro difensivo, optando per un centrocampo a tre che, a differenza dello schieramento a 4 adottato sino al momento delle sostituzioni, controlla con più fatica l’ampiezza del campo. Con l'ingresso di Dimarco l'Inter sovraccarica il proprio lato sinistro e sfrutta la superiorità numerica con pericolose rifiniture da quella zona.

La superiorità numerica sulla fascia sinistra per l’Inter.

Il gol su rigore di Çalhanoğlu arriva al termine di una fase del match in cui la Juventus, un po’ per scelta e un po’ per le diverse condizioni tattiche della partita, si è abbassata, rinunciando di fatto alla difesa più aggressiva che aveva fatto le fortune dei bianconeri tra la metà del primo tempo e l’inizio del secondo tempo.

La Juventus affronta i supplementari cambiando di nuovo assetto di gioco. Passa al 4-3-3 con Dybala largo a destra e Arthur, subentrato a Chiellini, davanti alla difesa. La fase di sostanziale equilibrio è incrinata dal secondo rigore assegnato all’Inter per un fallo di de Ligt su De Vrij nato da una sponda aerea di Dumfries dopo l’ennesimo dribbling (10 dribbling nella partita) e successivo cross di Ivan Perisic (12 cross). La Juventus prova rabbiosamente a tornare in parità, ma poi arriva il gol del croato, migliore in campo, forse miglior giocatore della stagione nerazzurra, di certo la migliore sorpresa. L'azione nasce un’ottima ripartenza manovrata dell’Inter dopo un pericolosissimo calcio d’angolo bianconero. L'azione è condotta dalla solita sovrapposizione di Dimarco e finalizzata da una formidabile conclusione all’incrocio dei pali di Perisic. L’ingresso di Kean per Dybala toglie alla Juventus la doti di regia offensiva e la qualità nelle giocate dell’argentino, rendendo sterili gli attacchi alla difesa dell’Inter che finisce per difendere senza troppi patemi il doppio vantaggio.

Tante partite in una, ma alla fine l’ha vinta Inzaghi

Dopo un inizio favorevole all’Inter, che aveva trovato il vantaggio sfruttando bene le sue capacità di costruzione dal basso contro le incertezze del pressing juventino, indeciso se giocare aggressivamente e uomo su uomo contro il palleggio nerazzurro o occupare gli spazi con un più conservativo 4-4-2, la Juventus aveva trovato pericolosità e buona efficienza difensiva alzando con decisione il pressing e aumentando la pressione sulla difesa nerazzurra con l’ingresso di Morata.

Le migliori occasioni bianconere sono dai recuperi alti di de Ligt e Chiellini e a inizio secondo tempo - in appena due minuti - la Juventus era riuscita abile a ribaltare il risultato e ad andare in vantaggio. A metà secondo tempo le mosse dei due allenatori erano decisive per cambiare, ancora una volta, le dinamiche tattiche del match, che tornava in mano nerazzurra. Allegri, per contrastare Perisic e aiutare Cuadrado in evidente difficoltà sul croato, passava alla difesa a 5, avvicinando così de Ligt, peraltro mai troppo a proprio agio nella posizione di terzo centrale, al colombiano e difendeva di fatto con un 3-5-2 con Morata in posizione di mezzala sinistra. Non è ben chiaro se nelle intenzioni di Allegri ci fosse una fase difensiva da giocare con il 5-4-1, con Dybala e Morata esterni, e che questa sia però fallita in campo per le difficoltà dell’argentino a ricoprire con continuità la posizione difensiva assegnatagli.

Nei fatti la Juventus ha difeso con un centrocampo a 3 che, assieme all’enorme contributo in palleggio di Dimarco, decisivo nei destini della partita, ha consegnato di fatto tutto il settore destro della difesa juventina alla manovra interista, alle iniziative di Perisic e agli attacchi in sovrapposizione e nell’half-space dello stesso Dimarco. Il combinato delle sostituzioni dei due allenatori ha tolto aggressività alla difesa della Juventus, migliorato la circolazione palla dell’Inter e schiacciato i bianconeri nella propria metà campo, riaprendo di fatto una partita che pareva in mano bianconera.

La Juventus di Allegri termina la stagione senza avere vinto nulla per la prima volta dopo dieci anni. La squadra ha perso due finali, entrambe contro l’Inter e non è mai riuscita a vincere un big-match contro le prime tre classificate del campionato. I risultati dei bianconeri non possono che essere considerati deludenti, come del resto la qualità del gioco mostrato, sia collettivamente che individualmente. Nella finale di ieri abbiamo visto un Allegri stranamente poco brillante nella gestione in corsa dei match e dei momenti tattici ed emotivi. Un aspetto che proprio il tecnico livornese da sempre ritiene di cruciale importanza.

L'Inter, ancora in corsa per lo Scudetto, alza invece il secondo trofeo, anche grazie alle mosse lucide di SImone Inzaghi. L’Inter non è stata perfetta: la fase difensiva è stata in alcune fasi della partita troppo conservativa e l’attacco, a dispetto dei 4 gol segnati, poco incisivo, con le punte sovrastate dai difensori avversari. Gli episodi e una prestazione eccezionale di Ivan Perisic, supportato nel secondo tempo da Dimarco, hanno permesso all'Inter la seconda dolcissima vittoria in finale contro gli acerrimi rivali.

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