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Il segreto neanche tanto nascosto dell'Inter
28 gen 2025
Nessuno usa gli esterni a tutta fascia come i nerazzurri
(articolo)
10 min
(copertina)
IMAGO / Goal Sports Images
(copertina) IMAGO / Goal Sports Images
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L’Italia ha una lunga e consolidata tradizione di esterni a tutta fascia capaci di proiettarsi in attacco come dei veri predatori d’area. Non c’è niente di più italiano di un bel 3-5-2 con i terzi di difesa che salgono palla al piede e i quinti ad attaccare il secondo palo. È stato il modo in cui, in questi anni di vacche magre, gli allenatori si sono ingegnati per ovviare alla scarsa qualità diffusa: senza giocatori in grado di essere risolutivi al centro del campo, il pericolo doveva per forza arrivare da qualche altra parte, da dove l’avversario non poteva aspettarselo.

La Serie A è probabilmente il campionato in cui si usa di più la difesa a tre con gli esterni a tutta fascia, solo in Bundesliga vi è una diffusione simile. L’uso sistematico che si fa dei quinti in attacco in Italia, però, è impareggiabile. Una buona parte degli allenatori del nostro campionato ha deciso che le fasce non dovevano essere la dimora di ali capaci di saltare l’uomo – d’altra parte, chi li vuole dei giocatori che dribblano e magari se perdono palla ti fanno pure beccare una transizione – ma terreno di caccia per stantuffi di grande atletismo, pronti ad attaccare con impeto ma anche a sgobbare in difesa fino all’ultima goccia di sudore.

Dapprima fu Mazzarri con Cristian Maggio, alla Samp come punta di lancia del genio creativo di Cassano e al Napoli come attaccante ombra sulla destra dei tre tenori. Poi fu Antonio Conte con Liechsteiner, il braccio armato di Andrea Pirlo. Poi arrivò Gasperini con Gosens e Hateboer e l’egemonia degli esterni che attaccavano l’area fu tale che la Serie A si riempì di esemplari del genere, per un certo periodo sembrava che si potesse segnare solo con cross da esterno a esterno. Ed eccoci ai giorni nostri, all’Inter di Dimarco e Dumfries, che ha proiettato in un’altra dimensione il modo in cui è possibile sfruttare gli esterni a tutta fascia in attacco.

UN PO' DI NUMERI
Basterebbe guardare i numeri “da fantacalcio” per rendersi conto del valore degli esterni interisti. Arrivati a gennaio Dumfries ha già toccato il proprio record personale di gol in una sola stagione (8 in tutte le competizioni, a cui vanno aggiunti 2 assist); Dimarco, che lo scorso anno aveva realizzato in totale 6 gol e 8 assist, sembra destinato a ripetersi, se non a migliorarsi, visto che finora è arrivato 3 reti e 7 assist. E anche Darmian in metà stagione ha già replicato i 2 gol e 2 assist del 2023/24 (anche se, per la verità, il gol segnato a Venezia è arrivato in una partita disputata da difensore centrale di destra).

Per l’Inter gli esterni sono una risorsa offensiva sin dai tempi di Conte. Per dare una dimensione di quanto i nerazzurri, negli anni, abbiano valorizzato i giocatori di fascia, basti pensare che, da quando StatsBomb raccoglie questa statistica (dal 2020/21, cioè), gli esterni dell’Inter sono regolarmente nelle prime posizioni tra i pari ruolo (esterni e terzini) per palloni toccati in area di rigore avversaria. Quest’anno non fa eccezione. Al momento, tra terzini ed esterni della Serie A, Dumfries è primo per tocchi in area, 5,12 ogni 90’. Dimarco è terzo a 4,35: lo precede Saelemaekers, a cui però è capitato di partire da ala, possiede di certo caratteristiche più offensive e, soprattutto ha giocato poco più della metà dei suoi minuti (Dimarco 1488’, il romanista 857).

Vogliamo estendere il discorso anche alle ali? Dumfries rimarrebbe comunque 4°, superato solo da Chukwueze (6,21 tocchi in area ogni 90’ ma soli 856’ giocati) e da due fuoriclasse come Leão (6,14) e Kvara (5,51), mentre Dimarco scenderebbe ad un 13° posto comunque lusinghiero, con numeri migliori, per dire, di giocatori come Ndoye, Zaccagni o addirittura Nico González, che alcune partite le ha giocate da punta.

COME ATTACCANO GLI ESTERNI DELL'INTER
Ciò che differenzia i quinti dell’Inter dagli altri esterni-attaccanti ombra che hanno segnato la storia recente del nostro campionato (quelli dell’Atalanta, Hakimi e Perišić nell’Inter di Conte, ma anche lo stesso Dumfries e Perišić al primo anno in nerazzurro di Inzaghi), è che possono contare su una notevole varietà di modi per arrivare in area di rigore e creare pericoli. In altre parole, gli esterni dell’Inter non arrivano ad attaccare solo dalla fascia.

L’Inter di Inzaghi rappresenta alla perfezione il modo in cui l’Italia ha saputo creare una propria avanguardia tattica. Una squadra che fa in modo che per gli avversari la coperta sia sempre troppo corta, perché interpreta alla perfezione ogni fase del gioco e democratizza ogni zona del campo: chiunque può andare dappertutto e svolgere qualsiasi funzione. Gli esterni non fanno eccezione e riflettono a pieno questa idea.

Certo, Dumfries e Dimarco (e anche Darmian e Carlos Augusto quando prendono il loro posto) possono attaccare in maniera tradizionale. Ad esempio seguendo l’azione per poi infilarsi sul lato cieco, oppure con i cross da esterno a esterno. Nel caso di Dumfries, poi, va sottolineato come spesso arrivi a concludere da calcio piazzato, vista l’elevazione con cui sa imporsi su punizioni e angoli. Alcune dinamiche di gioco, però, sembrano proprie solo degli esterni dell’Inter.

Durante la costruzione dal basso, ad esempio, spesso tocca a loro garantire la profondità. Detto che, per caratteristiche, Dimarco rimane più basso mentre Dumfries, che non sarebbe di grande aiuto in impostazione, parte più alto, paradossalmente gli spazi più invitanti per loro compaiono quando il possesso passa dal centro. Sommer, i difensori e i centrocampisti sono soliti attrarre la pressione per poi giocare in direzione delle punte. Quando Thuram e Lautaro ricevono la verticalizzazione, le difese salgono su di loro e gli avversari sono concentrati sulla zona centrale in cui cade la palla. In quella situazione, allora, Dumfries e Dimarco partono come delle frecce alle spalle della difesa: la capacità delle punte di ripulire i palloni spalle alla porta, unita al sostegno dei centrocampisti nel dare lo scarico o conquistare le seconde palle, permette poi di lanciarli in profondità. Tante volte Dumfries e Dimarco sono coloro che permettono all’Inter di distendersi e fare in modo che per gli avversari il campo sembri troppo lungo da coprire.

Da Inter-Bologna. Sommer verticalizza verso gli attaccanti e Bastoni, nella posizione di seconda punta, vince il duello e lascia sfilare per Thuram. Al momento del lancio Dimarco e Dumfries si erano già proiettati alle spalle della difesa. Thuram, così, può subito servire Dimarco in profondità.

Dare verticalità alla squadra è una costante non solo in costruzione per i due esterni, ma anche quando l’Inter riesce a ripartire e gli avversari sono naturalmente sbilanciati.

UN CASO PARTICOLARE: I QUINTI COME PUNTE CENTRALI
La flessibilità con cui gli esterni interisti si adattano al modo in cui la squadra, di volta in volta, occupa gli spazi, però, diventa evidente soprattutto quando i due si spostano in zone centrali. Dimarco e Dumfries non diventano delle mezzali o dei trequartisti come fanno oramai sempre più terzini ad alti livelli: in alcune occasioni si trasformano direttamente in delle punte.

Le rotazioni sono il tratto distintivo dell’Inter di Inzaghi: con due centravanti portati a partecipare al gioco come Thuram e Lautaro e dei terzi di difesa che amano avanzare in fascia come Bastoni e Pavard, va da sé che dalla fascia Dumfries e Dimarco debbano spostarsi al centro, in attacco, negli spazi creati da quei movimenti. A quel punto, però, devono ragionare come delle vere punte, non devono limitarsi ad un’occupazione statica, e allora gli tocca cercare il movimento profondo per allungare la difesa o per ricevere direttamente alle spalle dell’ultima linea.

Questa è un’azione tratta dalla partita contro il Como. In situazione di attacco posizionale, con l’Inter nella metà campo avversaria, Dimarco ha ricevuto nel suo ruolo naturale di esterno sinistro e col primo controllo si è portato verso il centro prima di scaricare all’indietro. A quel punto il centrale di sinistra, Carlos Augusto, aveva compensato il suo movimento e aveva preso il suo posto sull’esterno.

Dimarco allora si è posizionato sulla trequarti. L’Inter ha continuato a muovere palla e, col movimento in avanti di Dimarco, Lautaro è potuto venire incontro a ricevere il pallone.

L’argentino, di spalle, ha scaricato su Barella che ha ricevuto a palla scoperta. A quel punto, allora, Dimarco ha attaccato la profondità come un numero 9, costringendo il terzino a stringere su di lui e a lasciare libera la traccia per Carlos Augusto, puntualmente servito da Barella.

Dimarco ha corso fin dentro l’area di rigore, dove ha ricevuto dal brasiliano e si è girato come un attaccante per arrivare a concludere in maniera pericolosa di destro.


Ancora più estremo il caso del gol annullato a Dumfries contro lo Sparta Praga, un’azione in cui l’olandese e Dimarco, addirittura, sono arrivati a costituire la vera coppia d’attacco dell’Inter.


Con Bastoni aperto e in possesso a cavallo del centrocampo, Dimarco si trovava nel corridoio intermedio di sinistra. Bastoni ha giocato il passaggio in diagonale “alla Conte” verso le punte. Dimarco ha fatto finta di venire incontro e ha trascinato con sé il terzino, creandosi lo spazio in profondità da attaccare col movimento a ricciolo. Intanto sul lato opposto Dumfries stava tagliando in diagonale verso il centro alle spalle della difesa.

Lautaro ha lasciato scorrere la palla per Thuram, che gliel’ha scaricata in modo da attivarlo fronte alla porta. A quel punto Dimarco era già in corsa verso l’area e ha potuto ricevere la verticalizzazione dell’argentino. Al suo fianco c’era Dumfries, che aveva proseguito la corsa. Dimarco lo ha servito con la complicità di un rimpallo e l’olandese ha segnato.

L’arbitro ha annullato per fuorigioco: anche questo, in teoria, sarebbe stato un gol da esterno a esterno, solo però in condizioni un tantino insolite.

Per interpretare gli spazi in maniera dinamica come i giocatori dell’Inter occorre un livello di comprensione del gioco veramente eccezionale. Nessuno scambio di posizione, ormai, ci sembra insolito nella squadra di Inzaghi. Certo, la zona di campo in cui si trova un giocatore rimane comunque un dato neutro, perché ciò che può fare col pallone, poi, dipende sempre dalle sue caratteristiche.

Se Dumfries e Dimarco arrivano a ricevere in attacco o in zone intermedie, è ovvio che non possono garantire la qualità in certi fondamentali di Mkhitaryan o delle punte. A modo loro, però, sanno come rendersi utili, anche in maniera sporca.

L’Inter ha offerto combinazioni meravigliose in questi anni, ma è una squadra abile ad attaccare anche “per accumulazione”. Sa giocare trame da PlayStation ma sa anche volgere a proprio favore situazioni sporche, come rimpalli o palle contese nelle zone calde. Portare in avanti giocatori abituati a vincere i duelli come Dumfries, Dimarco o anche Darmian, aiuta a trovare l’occasione anche nelle azioni più concitate: quante volte abbiamo visto l’Inter segnare dopo ribattute di centrali in affanno, che faticavano a difendere per via della situazione creata dall’Inter o per il gran numero di uomini portati in avanti dai nerazzurri? Oppure, quante volte l’Inter ha saputo creare una transizione semplicemente vincendo un duello? Avere esterni con questa attitudine e questa disponibilità ad accompagnare gli attacchi fa la differenza.

Questa è l’azione del gol annullato a Darmian in Empoli-Inter 0-3. In seguito ad una transizione difensiva Darmian si era posizionato al posto di Bisseck come centrale di destra. Recuperata la palla si era alzato ma non era tornato nella posizione originale di esterno, aveva preferito rimanere al centro da punta, proprio come visto con Dimarco nelle azioni precedenti.

L’Inter prova a sviluppare, ma l’Empoli fa densità e così si innesca una serie di rimpalli che fanno finire la sfera tra i piedi di Lautaro sulla trequarti. Darmian a quel punto si muove in profondità. Lautaro è sbilanciato e il suo passaggio finisce tra i piedi di un difensore. Il rinvio, però, sbatte addosso a Darmian. Il difensore prova a coprire la palla, ma valuta male e Darmian si riprende il pallone e va a segnare. Un tocco di mani impercettibile, però, gli nega il gol.

Anche quest’anno, nonostante il rendimento del Napoli, l’Inter sta dimostrando di essere la miglior squadra italiana per proposta di gioco e capacità di competere su più fronti. Il livello di sviluppo raggiunto dalla squadra di Inzaghi ha pochi pari in Europa e il fatto di aver reso adattivo anche il ruolo di esterno a tutta fascia, di solito quello più rigido, ne è la dimostrazione.

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