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Angelo Andrea Pisani
Il naufragio dell'Inter in Europa League
15 mar 2019
15 mar 2019
Cinque punti che provano a spiegare l'eliminazione dei nerazzurri per mano dell'Eintracht.
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Angelo Andrea Pisani
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Se alla vigilia degli ottavi avessero messo in fila tutte e 16 le partecipanti in base allo stato di forma, probabilmente l’Eintracht si sarebbe trovata nelle prime posizioni e l’Inter in fondo. I tedeschi arrivavano alla sfida di San Siro circondati da una piccola aura di invincibilità, per il percorso netto in Europa (6 vittorie su 6 nel girone e un 6-3 complessivo contro lo Shakhtar ai sedicesimi) e per l’inizio di questo 2019, ancora senza sconfitte. Al contrario i nerazzurri nell’anno nuovo hanno perso punti, giocatori e certezze. Al delicato momento psicologico si sono quindi aggiunte anche le difficoltà tecniche date dalle tante assenze.

 

Oltre ai tre giocatori fuori lista (Joao Mario, Gagliardini e Dalbert), Spalletti ha dovuto fare fronte alle squalifiche di Asamoah e Lautaro (ammoniti nella gara di andata), a cui si aggiungevano gli infortuni di Nainggolan, Miranda e Brozović. Le difficoltà nel reparto avanzato hanno spinto il tecnico interista ad accelerare il rientro di Keita Balde, schierato come centravanti davanti a Candreva, Politano e Perišić. Per il resto, scelte obbligate: la linea davanti a Handanovic era composta da D’Ambrosio, Skriniar, de Vrij e Cédric, con Borja Valero e Vecino in mediana.

 

Le sorprese erano essenzialmente due: il mancato avanzamento di Skriniar in mediana (con Ranocchia in difesa e Borja trequartista) e lo spostamento di Cédric a sinistra. Due scelte difensive: la prima per non intaccare la coppia di centrali dell’Inter, fondamentale all’andata; la seconda per avere un giocatore fisico come D’Ambrosio per contrastare Kostic sulla fascia sinistra.

 

L’intenzione dei nerazzurri, confermata almeno in parte dalle parole di Spalletti alla fine della gara, era quella di tenere il più a lungo possibile lo 0 a 0, «in attesa di vedere come si sarebbe messa la partita negli ultimi 15 minuti». Il piano tattico è crollato quasi immediatamente, sotto la spinta di un Eintracht veloce, organizzato e aggressivo. Dopo neanche 6 minuti i tedeschi erano già passati in vantaggio e nei successivi 90 minuti l’Inter non ha mai dato l’impressione di poter cambiare la partita. Come detto, non era il momento migliore dei nerazzurri e l’Eintracht non era la squadra migliore da affrontare: ma una sconfitta del genere non si spiega solo con le assenze.

 

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