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Foto di Mattia Ozbot/Soccrates/Getty Images
Calcio Dario Pergolizzi 22 luglio 2019 6'

Cosa manca all’Inter di Conte?

Un punto sul cantiere dei nerazzurri, tra campo e mercato.

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Dalle prime conferenze stampa di Antonio Conte, tra l’inizio della preparazione e quello della International Champions Cup, abbiamo avuto la conferma di alcuni concetti chiave del nuovo allenatore dell’Inter. Idee da tenere a mente anche per ragionare sulla rosa ancora in costruzione. Nel corso degli anni abbiamo capito che il gioco di Conte sia degli “specialisti”: che si tratti di esterni a tutta fascia, mediani o punte, ognuno deve essere perfettamente a suo agio nell’esecuzione dei gesti tecnici funzionali alla sua posizione.

 

Smarcamenti, controlli orientati, passaggi e rifiniture vengono curati in base alla zona di competenza di ogni giocatore, e per entrare nelle grazie di Conte bisogna mantenere standard esecutivi alti per tutto l’arco della gara, anche in situazioni di pressione fisica e psicologica. Nella sua ultima dichiarazione Conte ha lasciato trapelare i primi fastidi, per un ritardo che secondo lui riguarda sia le entrate che le uscite concordate con la dirigenza.

 

Conte non è uno sperimentatore e sarà difficile aspettarsi da lui rivoluzioni (come falsi terzini o fantasisti puri spostati sulla mediana) ma questo non significa che sia poco attento alle caratteristiche dei singoli o refrattario a considerare dei cambi ruolo. Basta in questo senso ricordare le trasformazioni di Asamoah nella Juventus (da mezzala di interdizione a tornante a tutta fascia), Moses nel Chelsea (da ala o mezzapunta a esterno di centrocampo), Giaccherini con la Nazionale (da ala a mezzala). O adattamenti di emergenza più estemporanei ma ugualmente riusciti come Vidal e Marrone difensori centrali, Hazard falso nove, Pedro mezzala.

 

Certo, possiamo ricordare anche alcuni esperimenti non riusciti: Tevez punta esterna e Marchisio trequartista, per fare due esempi. In definitiva, Conte va considerato sì come un tecnico piuttosto rigido che preferisce specialisti, ma anche come un allenatore capace di cogliere le giuste opportunità, sul breve e sul lungo periodo, per rimettere in discussione l’impianto di gioco o la posizione di un giocatore.

 

Difesa e centrocampo al completo?
Conte ha subito ammesso l’intenzione di partire dalla difesa a 3 dando un ulteriore senso all’arrivo di Godin, profilo di caratura indiscutibile ma che poteva apparire eccessivamente ingombrante dopo l’ottima annata di Skriniar e de Vrij.

 

E tra le buone prospettive di Bastoni, la stima di Conte per Ranocchia e l’immancabile D’Ambrosio, che ogni anno trova sempre il modo di diventare un titolare aggiunto (e che con Spalletti ha giocato le migliori partite proprio in posizione di terzino bloccato/centrale aggiunto) il pacchetto difensivo sembra essere al completo, pronto per affrontare la nuova stagione.

 

A centrocampo è chiarissima l’intenzione di puntare su Brozovic davanti alla difesa, con Sensi che probabilmente avrà più chance da giocarsi per un posto da interno con Vecino e Gagliardini. Barella, dall’altro lato, ha ottime possibilità di diventare un inamovibile, avendo dalla sua le giuste caratteristiche per interpretare il ruolo di mezzala di Conte in entrambe le fasi (interdizione aggressiva, inserimenti, connessione coi compagni).

 

Dalla prima amichevole col Lugano, Conte ha già impresso il suo stile: ali che danno ampiezza partendo quasi in linea con le punte, molto vicine tra loro; mezzala lato palla che gioca in combinazione con l’esterno sovrapponendosi internamente o esternamente, oppure salendo immediatamente tra le linee quando la palla è in circolazione nel rombo arretrato formato dai difensori centrali e dal mediano.

 

Rimane da capire chi possa essere tra questi il miglior vice Brozovic; Sensi ha forse le caratteristiche migliori. Può assumersi le responsabilità di smistamento del possesso e può aiutare il trio difensivo durante la costruzione bassa, ma forse sarebbe un peccato rinunciare alle sue doti tra le linee, e una soluzione potrebbe essere lavorare sull’adattabiltà di Vecino o Gagliardini.

 

A livello numerico, comunque, la situazione sembra equilibrata al punto da avere la giusta copertura per il turnover, e la garanzia di un minutaggio sufficiente anche per le riserve. Il centrocampo è però forse il reparto a cui Conte fa più riferimento quando parla di “ritardo sulle cessioni”: Borja Valero, Joao Mario e Nainggolan sono ancora in nerazzurro nonostante le possibilità pressoché nulle di trovare spazio, sia in rosa che nelle liste.

 

Quali esterni e quali punte?
Le prime amichevoli hanno portato alla luce anche qualche novità sulle fasce. A destra, l’infortunio di Lazaro (profilo da tenere d’occhio, con tutte le carte in regola per sfondare con Conte) ha dato spazio a Candreva, apparso in grande forma e determinato a riscattarsi riconquistando la fiducia di quello che è stato suo allenatore in Nazionale. Considerando anche l’adattabilità di D’Ambrosio su entrambe le fasce, l’Inter non sembra avere urgenza di intervenire sugli esterni, salvo il presentarsi di occasioni clamorose.

 

Sulla fascia sinistra, però, in assenza di Asamoah, Conte ha provato a lavorare su Perisic come tornante: considerando l’atletismo del croato l’idea forse era quella di tirarne fuori un esterno dal contributo significativo anche nell’ultimo terzo di campo. La bocciatura però è stata praticamente immediata, motivata dall’incapacità di Perisic a coprire tutta la fascia in entrambe le fasi.

 

Il ruolo di esterno nel 3-5-2 di Conte è molto faticoso: bisogna garantire soluzioni di passaggio costanti in ampiezza, per allargare le maglie avversarie, ma anche applicarsi in ripiegamenti profondissimi per andare a chiudere la linea del 5-3-2 in fase di non possesso, oltre che aiutare con raddoppi mezzali e centrali. Evidentemente, Perisic non ha fornito risposte incoraggianti nelle sedute di allenamento, così a trovare spazio è stato addirittura Dalbert, che ha ricevuto elogi da Conte per la sua applicazione, e che potrebbe essere un’ottima alternativa (aspirando magari anche a qualcosa in più) ad Asamoah.

 

 

Due immagini che sintetizzano l’uso dei tornanti da parte di Conte in Chelsea e Nazionale: Moses e Alonso che danno ampiezza coi piedi praticamente sulla linea, all’altezza delle punte; Florenzi e De Sciglio che ripiegano sulla linea dei difensori, il primo controlla l’inserimento dell’avversario sul lato debole e l’altro rimane reattivo per uscire in pressione sull’eventuale appoggio laterale.

 

Probabilmente i dubbi su Perisic riguardano anche le sue caratteristiche tecniche: senza palla tende a volere sempre ricevere sui piedi per puntare l’avversario diretto, raramente gioca con pochi tocchi, o di prima, con i compagni al centro. E forse per questo Conte ha detto che «l’unico posto in cui può giocare in questo momento è quello di attaccante».

 

MU
Conte sta già cercando di abituare i suoi esterni a ripiegamenti profondi. In questo caso, con la palla all’avversario, Candreva e Dalbert scappano verso la porta andando rapidamente a comporre la linea a 5.

 

E da questa dichiarazione più che vedere effettive possibilità di impiego di Perisic da punta (con successo, cioè), possiamo capire la delusione per il mancato funzionamento del piano principale per l’esterno croato, che per trovare spazio come riferimento avanzato dovrebbe comunque ampliare il proprio pacchetto di giocate nello stretto, la capacità di fraseggiare di prima, di compiere movimenti a elastico, e smarcarsi in modo sincronizzato. Tutte cose che Conte chiede alle proprie punte.

 

Ed è proprio il reparto avanzato dell’Inter che sembra avere più grane al momento. L’emarginazione di Icardi non è ancora coincisa con l’arrivo di nessuno dei profili ricercati (Lukaku e/o Dzeko), mentre Lautaro Martinez non si è ancora aggregato al gruppo. Di conseguenza, possiamo dire di non aver ancora visto neanche l’ombra del vero attacco dell’Inter di Conte, nonostante l’utilizzo di Politano che potrebbe rivelarsi un’alternativa preziosa nella coppia, con caratteristiche uniche.

 

Conte ha ammesso di essere particolarmente felice all’idea di allenare Lautaro, che dopo una stagione in cui ha giocato anche da trequartista con Spalletti ha giocato un’ottima Copa America con mansioni simili, dimostrando di poter interagire con diversi tipi di partner e di non aver necessariamente bisogno di essere l’unico terminale.

 

Per questa ragione, all’Inter basterebbe rimpiazzare Icardi con almeno uno tra Lukaku e Dzeko per avere già una coppia titolare potenzialmente compatibile e dai margini sia associativi che realizzativi stimolanti. Uno scenario ancora più intrigante sarebbe però l’arrivo di entrambi: poter disporre di Lukaku, Dzeko e Lautaro garantirebbe tre coppie diversissime tra loro ma ugualmente temibili.

 

Al momento sembra più ragionevole ipotizzare Lukaku e Dzeko come principali obiettivi di mercato, ma alternativi; il belga ha dalla sua, oltre che l’età, una maggiore mobilità ed esplosività che gli consentirebbero di attaccare la profondità e muoversi anche in ampiezza meglio rispetto al bosniaco, che però potrebbe essere più utile per far salire la squadra grazie alla migliore qualità nella protezione del pallone e nella visione del gioco.

 

pelle
Il classico movimento incontro-lungo alternato delle punte di Conte. Qui Pellé gioca sul corto andando a contendere in duello aereo sulla verticalizzazione, mentre Eder attacca lo spazio alle sue spalle, sia per attirare i difensori e creare spazi per i centrocampisti a rimorchio, che per lottare su una eventuale seconda palla in avanti.

 

A prescindere da chi arriverà, diventerà cardinale nell’impalcatura di Conte, abituato ad appoggiarsi molto alle sue punte per portare il pallone rapidamente nella metà campo avversaria, e che predilige l’utilizzo di coppie in cui entrambi gli attaccanti sappiano giocare vicini tra loro, affilandosi in tandem, attaccando la profondità e venendo incontro a turno, che sappiano in poche parole “giocare per la squadra”. Operando a una distanza ridotta tra loro (raramente si vedono più distanti di 15-20 metri), le punte di Conte devono essere abili a giocare in maniera rapida in spazi stretti, a lottare sulle palle sporche, devono essere perfette nei contro movimenti alternati (quando il primo si smarca lungo-corto, l’altro deve fare il contrario), e in generale mantenere sempre le distanze corrette per tenere stretta la difesa avversaria e poter creare spazi in ampiezza per i compagni.

 

Insomma, l’Inter sembra avere necessità urgenti in entrata solo per quanto riguarda il reparto d’attacco; il resto della fretta esternata da Conte è indirizzata agli esuberi presenti tra difesa e centrocampo, con un occhio, a questo punto, anche a Perisic.

 

 

Tags : antonio conteinter

Dario Pergolizzi, Allenatore UEFA B e video analista, vive e studia il calcio con un approccio sistemico ed ecologico, attraverso le lenti della complessità.

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