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Francesco Lisanti
L'Inter è già matura
24 ott 2019
24 ott 2019
La squadra di Conte sembra già essere al livello delle migliori squadre della Champions League.
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Francesco Lisanti
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Due settimane fa, nella sala conferenze del Signal Iduna Park e in presenza di Jürgen Klopp, è stata presentata la biografia di Hans-Joachim Watzke, il vulcanico amministratore delegato del Borussia Dortmund, da vent’anni dentro la società. La biografia si chiama “Vero Amore”, cioè quello tra Watzke e il Borussia Dortmund, e declina in un capitolo che ha catturato l’attenzione dei giornali tedeschi, intitolato “Il nuovo Borussia”.

 

Come spesso accade, in quelle pagine Watzke non si spinge a dire nulla di concreto. Prova comunque a lanciare una visione, parla di «understatement permanente», di «attitudine», di «cambio di paradigma», di «consapevolezza di sé». Come

il Frankfurter Allgemeine, a queste parole fa da sfondo il conflitto tra la direzione ambiziosa, coraggiosa, in cui Watzke punta a spingere il Borussia e la figura riflessiva, silenziosa, riservata del suo allenatore, Lucien Favre.

 

Nello scontro diretto contro l’

, Favre si è ritrovato senza i suoi due attaccanti titolari: Reus, che è stato fermato da un virus influenzale, Alcácer invece da un’infiammazione al tendine d’Achille. Considerando la fedeltà totale del tecnico svizzero al 4-2-3-1, era naturale attendersi che schierasse le rispettive prime riserve nei due ruoli, ovvero Brandt e Götze. Invece Favre ha tolto un uomo all’attacco per aggiungerlo alla linea di difesa, che si è disposta in un insolito schieramento a cinque: una mossa sorprendente, ma poco coraggiosa.

 

Va detto che Götze non era stato convocato nell’ultima partita di campionato sempre a causa di una forma influenzale, e che Favre non aveva veramente nessun altro a disposizione che avesse le sembianze di un attaccante di ruolo, ma questa decisione ha indirizzato in modo decisivo i ritmi della partita. Con soli tre uomini offensivi, invece dei quattro di solito presenti con il 4-2-3-1, il Borussia non ha pressato bene come ci ha abituati, ma ha provato ugualmente a tenere l’Inter lontana dall’area alzando la linea di difesa. Una scelta strategica che è stata punita da un taglio feroce di Lautaro Martínez, tenuto in gioco in occasione del primo gol da un disattento Schulz.

 



Al termine della partita, Conte ha applaudito la flessibilità della sua squadra: «Loro si sono schierati a specchio e noi siamo stati bravi perché abbiamo cambiato il tipo di partita che avevamo preparato». Per quel che vale, quello del Borussia è apparso piuttosto un 3-4-3, con Weigl a fare il vertice basso di una difesa a tre completata da Akanji e Hummels, con Hakimi e Schulz sulle fasce, Witsel e Delaney nel cuore della squadra, e Sancho, Brandt e Hazard a comporre il trio d’attacco.

 

Lo schieramento del Dortmund non è quindi stato un esatto riflesso del 3-5-2 dell’Inter, con il solito trio di difensori (Godín, de Vrij e Skriniar), Candreva e Asamoah sulle fasce, Gagliardini a centrocampo assieme a Brozovic e Barella dopo che un infortunio muscolare aveva fermato anche Vecino, e i due attaccanti titolari (Lautaro Martínez e Lukaku).

 


Con questa disposizione, il Borussia ha dovuto attaccare su distanze molto più lunghe del solito. Qui Hakimi, Brandt e Sancho riescono a ricomporre uno dei classici triangoli di fascia ma è necessario un grande passaggio di Hakimi per innescare l’azione, che termina con la parata di Handanovic su Sancho.


 

Uno

era che l’Inter non riuscisse a sostenere il ritmo che il Borussia Dortmund è in grado di imporre nei suoi momenti migliori, quando trova velocità nelle azioni offensive, liberando continuamente il terzo uomo con passaggi a un tocco. In realtà quel terzo uomo è sembrato mancare per tutta la partita, forse proprio per effetto del cambio di modulo, e il Borussia ha finito per assumere un atteggiamento conservativo sia con il pallone che senza.

 

Sorprendentemente per una partita giocata fuori casa in cui era importante soprattutto non perdere, la squadra di Favre ha tenuto il pallone per il 58% del tempo, arrivando però molto meno al tiro rispetto all’Inter, che ha tentato 8 conclusioni contro 5, trovando 4 tiri in porta contro 2. Un dato particolarmente curioso è la differenza abissale tra il numero di passaggi tentati nella trequarti offensiva dall’Inter (53) rispetto al Borussia (206), che però si riduce sensibilmente se guardiamo al numero di passaggi tentati dentro l’area di rigore (14 per l’Inter, 19 per il Borussia).

 

L’Inter è stata abile a dettare il ritmo della partita, portando dal primo minuto Skriniar e Godín a salire molto in alto per fermare Sancho e Hazard, che provavano a ricevere nei mezzi spazi, e vincendo i duelli fisici nelle zone delicate del campo (3/4 i contrasti vinti da Skriniar, ma tutti di grande importanza, 6/8 da Barella, incontenibile). Il Borussia ha comunque avuto i suoi momenti di brillantezza - anche grazie alla brillantezza in conduzione di Sancho e della comprensione del gioco di Witsel - ma sono stati soffocati un po’ per meriti dell’Inter, un po’ per la confusione in campo.

 


Il confronto tra le mappe dei passaggi in area di rigore evidenzia le differenze di stile tra le due squadre: l’Inter ha provato ad arrivarci soprattutto con i passaggi lunghi, il Borussia palleggiando al limite dell’area.


 

Intorno alla mezz’ora di gioco, come fa praticamente in ogni partita, Favre ha invertito di fascia Hazard e Sancho, che pure sulla fascia destra assieme a Hakimi aveva trovato la combinazione più interessante della partita del Borussia (Hakimi è il giocatore che ha servito più palloni a Sancho, 17). Sancho ha quindi proseguito sulla sinistra anche all’inizio del secondo tempo, poi è stato spostato nuovamente a destra al 74’ con l’ingresso di Bruun Larsen, poi ancora un po’ a sinistra nell’anarchia dei minuti finali. Insomma, forse anche per via delle assenze di peso per carisma e leadership, il Borussia è sembrato un po’ meno sicuro delle sue qualità.

 

L’Inter invece, grazie al suo agonismo, non ha pagato un conto salato sulla fantasia in velocità del Borussia, che ha completato un numero medio di dribbling, 10 su 19 tentati. Sotto questo aspetto è però emersa una differenza tecnica sostanziale con l’Inter, che ne ha completati solo 4 su 11 tentati. Anche per questo motivo, le migliori giocate dell’Inter sono arrivate nel finale di partita, quando è riuscita a restare lucida mentre le energie del Borussia venivano meno, a conferma di una superiorità fisica che non era così facilmente prevedibile alla vigilia della partita, e che col passare dei minuti si è tradotta in una superiorità tecnica.

 

L’occasione capitata a Lautaro al minuto 84 è un ottimo saggio delle potenzialità di questa rosa: Skriniar vince due contrasti consecutivi sulla trequarti, Brozovic si libera in un fazzoletto in mezzo a tre uomini facendosi passare il pallone dietro la gamba di appoggio, Barella controlla con il petto un missile che gli piove addosso e poi in corsa va a servire con l’esterno del piede in area di rigore Martínez, che si fa respingere il tiro da Schulz. Ciò che si aspetta Conte dalla sua squadra è che in futuro riuscirà a replicare questi momenti diverse volte lungo la partita.

 


Anche l’azione del gol del 2-0 è piena di grandi giocate, specialmente questo tocco di Lautaro in anticipo su Dahoud che serve Brozovic sulla corsa e gli dà lo slancio per evitare il contrasto correndo nella direzione opposta. Candreva ha già capito che è il suo momento e ha iniziato a correre fortissimo.


 



L’Inter ha giocato un primo tempo paziente ed è difficile stabilire quanto non si aspettasse la difesa a tre, e quindi si sia semplicemente dovuta arrendere alla superiorità numerica dei difensori del Borussia nella circolazione del pallone, e quanto invece abbia deciso fin dall'inizio per una strategia conservativa, in attesa del momento giusto.

 

Il momento giusto è arrivato al minuto 22, sugli sviluppi di una soluzione inusuale, ovvero il lancio lungo verso l’area di rigore a quaranta metri dalla porta. La scelta di de Vrij è figlia dell’atteggiamento del Borussia, che con Brandt cercava di schermare Brozovic al prezzo di lasciare libero in conduzione proprio il centrale olandese, che è avanzato palla al piede dentro la metà campo avversaria, mentre Lautaro sfilava alle spalle di Weigl, con la complicità di Schulz, che dall’altro lato del campo lo teneva in gioco.

 

La compattezza del Borussia stava creando diversi problemi agli attacchi dell’Inter, e allo stesso tempo dava alla squadra di Conte ossigeno per ragionare, tanto che l’azione personale di de Vrij è preceduta da una sequenza di 19 passaggi consecutivi da un lato all’altro del campo fra i tre difensori e i due esterni più Brozovic, nella speranza di trovare un varco. Poi il varco è spuntato fuori all’improvviso, come spesso capita alla difesa del Borussia, e a quel punto la partita dell’Inter è diventata più facile.

 


Il Borussia non ha imparato dai suoi errori, come dimostra quest’azione del secondo tempo in cui l’Inter riesce a creare gli stessi presupposti del gol del vantaggio. De Vrij è libero di avanzare oltre il centrocampo con il pallone, la linea di difesa è disordinata e le opzioni di passaggio sono ben tre: Martínez sui piedi oppure Esposito e Gagliardini in profondità.


 

Conte si è affidato molto al lancio lungo dei difensori per raggiungere più rapidamente possibile l’area di rigore del Borussia, puntando a vincere i duelli individuali in attacco. L’Inter non ha rinunciato a prendersi responsabilità con il pallone, e lo ha fatto nel modo più affine allo stile del tecnico salentino, senza paura del pressing alto, con le idee chiare su quali zone attaccare e come arrivarci, con Gagliardini che sapeva sempre quando farsi trovare all’interno e quando all’esterno del campo. Eppure non ha mai capito come raggiungere gli attaccanti, un’altra volta isolati dal gioco collettivo.

 

L’impressione è che Lukaku e Martínez facciano ancora le stesse cose, preoccupandosi soprattutto di abbassare la linea difensiva e di farsi trovare pronti per i cross in area, senza riuscire ancora a dividersi i compiti come invece avevano fatto Lautaro e Sanchez contro il Barcellona. Il copione non è cambiato con l’ingresso di Esposito, anche lui sempre proiettato in avanti, mentre il Borussia provava ad alzare il suo baricentro e a quel punto scopriva spazi interessantissimi, al centro, alle spalle di Witsel e Delaney (e poi Dahoud), dove l’Inter non è mai riuscita a mettere il pallone perché tutti i centrocampisti erano marcati e nessuno andava mai lì a prendersela.

 


L’Inter in attacco è spaccata in due e Barella può soltanto limitarsi alla giocata più conservativa. Conte ha svuotato il centro per semplificare le trame di gioco, e alla fine ha avuto ragione.


 

Esposito però è entrato in campo con il coraggio di chi si gioca il primo pallone toccato in area di rigore in una partita di Champions League con un elastico ai danni di Akanji, culminato in un rimpallo e in un pallone protetto e riciclato verso Asamoah. Dal secondo in cui è entrato si è lanciato alla riconquista del pallone andando a pressare anche Bürki dentro l’area di rigore, e così ha dato nuova linfa alla manovra dell’Inter. Si è procurato un rigore con un controllo in allungo con la coscia di straordinaria sensibilità, sfruttando ancora un lancio lungo alle spalle della difesa del Borussia.

 

L’Inter non è stata coraggiosa fino in fondo con il pallone, preferendo rifugiarsi nei cambi di gioco piuttosto che portare indietro di qualche metro a ricevere i propri attaccanti, ma Conte lo è stato al momento di sostituire dopo appena un’ora di gioco il giocatore più rappresentativo della rosa con quello più giovane, ricavandone ottime risposte. Il Borussia è stato lento a cambiare e quando lo ha fatto è sembrato mosso dall’inerzia più che dal ragionamento, in una partita generalmente opaca, in cui si è comunque costruita due occasioni clamorose: la prima salvata da Handanovic, la seconda da Brozovic.

 

Adesso all’Inter basterebbero un pareggio a Dortmund tra due settimane, e poi una vittoria a Praga nel turno successivo, per arrivare matematicamente qualificata alla vigilia della sfida contro il Barcellona, a patto che i catalani battano il Borussia al Camp Nou. Insomma devono ancora succedere molte cose, ma si è aperto uno spiraglio interessante per tornare a giocare gli ottavi di Champions dopo otto anni. Nello scontro diretto, l’Inter è sembrata la squadra con più spessore e maturità, e in questo 2-0 c’è la differenza che passa tra una squadra inesperta e una matura.

 

 

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