Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Dario Saltari
Che Inter servirà contro il Benfica
18 mar 2023
18 mar 2023
Per la squadra di Inzaghi sarà davvero così difficile?
(di)
Dario Saltari
(foto)
IMAGO / HMB-Media
(foto) IMAGO / HMB-Media
Dark mode
(ON)

Fa impressione pensare che dall’inizio della stagione il Benfica abbia perso, nei 90 minuti, solo una partita. Era il 30 dicembre, la squadra di Schmidt giocava contro il Braga, che vinse in casa per 3-0. Era una delle prime partite giocate in Europa dopo la fine della pausa per i Mondiali e sembrava un segno che l’incredibile prima parte stagione del Benfica (che, magari non vi ricordavate, ma aveva vinto le prime 13 partite di fila) era stata solo un’allucinazione temporanea. E invece, per adesso, quello rimane quasi l’unico neo di una stagione quasi perfetta, che ha visto da quel momento vincere tutte le partite che ha giocato tranne due: il pareggio in campionato contro lo Sporting, e la sconfitta ai rigori in Coppa di Portogallo, di nuovo contro il Braga. Non il PSG, non la Juventus, non il Porto, quindi, ma la terza squadra del campionato portoghese è stata l’unica fino ad adesso ad essere riuscita a battere per ben due volte il Benfica. In vista dei quarti di finale di Champions League gli interisti si staranno chiedendo, quindi, cos’ha di speciale il Braga, che in Conference League è stata regolata piuttosto facilmente dalla Fiorentina. Soprattutto nella partita di campionato (in quella di coppa il Benfica è rimasto in 10 fin dal 31esimo minuto), il Braga è sembrato capire che “dare all’avversario la partita che non vuole”, come insegna Mourinho, contro il Benfica, significa sostanzialmente dare la partita che di solito il Benfica rifila ai suoi avversari. Quindi un baricentro altissimo, sia in fase di pressing che di difesa posizionale, intensità feroce nel recupero immediato del pallone, grande densità in zona palla per favorire le relazioni tra i giocatori, rotazioni continue tra i giocatori. Ora, per l’Inter ci sono una buona e una cattiva notizia, e come immagino vorrete che inizi dalla cattiva. La cattiva notizia - oltre alla presenza poco promettente di un Joao Mario stellare - è che non ci sono molte altre squadre in Europa in grado di fare questo tipo di partita meglio del Benfica. Roger Schmidt è arrivato a Lisbona tirato a lucido ed è riuscito a ibridare il calcio verticale d’ispirazione tedesca con quello relazionale-tecnico di ispirazione portoghese. Il risultato è una squadra che restringe e allarga il campo a suo piacimento, soprattutto con il pallone, fase in cui ha dei giocatori che sarebbero in grado di farlo passare per la cruna di un ago. Da questo punto di vista il lato forte è quello destro, dove le associazioni tra Rafa Silva e Joao Mario possono mandare facilmente fuori giri le uscite aggressive dei centrali dell’Inter. Sull’altro lato invece il Benfica è una squadra più diretta: il vero cervello, a sinistra, è il terzino Alex Grimaldo, mentre il norvegese Aursnes, una delle intuizioni di questa stagione, è temibile soprattutto per gli inserimenti in area e il recupero alto del pallone. In area un’altra brutta notizia è il rendimento di Gonçalo Ramos, punta tuttofare arrivata a quota 23 gol in stagione.

E la buona notizia qual è, vi starete chiedendo? Be’, il fatto è che l’Inter, almeno l’Inter della scorsa stagione, sarebbe una delle squadre che più sarebbero in grado di dare al Benfica la partita che non vuole. Non parliamo quindi della squadra reattiva che abbiamo visto contro il Porto, contro cui il Benfica potrebbe avere vita facile, ma quella degli smarcamenti di Brozovic, delle uscite alte di Skriniar, delle rotazioni a sinistra tra Calhanoglu e Bastoni, del gioco sulla trequarti di Dzeko. In questo momento l'Inter è una squadra molto diversa da quella, che per ragioni non solo legate al tecnico ha assunto una fisionomia differente. La squadra reattiva che si è vista contro il Porto era funzionale al risultato d'andata, certo, ma anche ai limiti tecnico-tattici di quest'anno, in cui molti dei giocatori citati sopra hanno un'influenza molto minore rispetto alla scorsa stagione.

Della stagione dell'Inter abbiamo parlato anche nel nuovo podcast riservato agli abbonati, "Uno contro uno".

L'Inter quindi deve sì tenere il cuore mostrato contro il Porto, ma riesumare un coraggio tattico che a dire il vero anche quest'anno ha mostrato, nella partita di Supercoppa contro il Milan per esempio, o in quella di campionato contro il Napoli, quando la squadra di Inzaghi era andata a pressare in alto e con grande intensità una delle costruzioni dal basso più temibili d'Europa. Abbiamo già visto con la Juventus di cosa è capace il Benfica quando si tratta di affrontare squadre passive senza la palla.

È difficile capire se da qui al prossimo 11 aprile Inzaghi sarà capace, o avrà proprio la volontà, di riesumare quella Inter, eppure al momento sembra necessario per superare un avversario che se non avrà cali di rendimento sarà difficilissimo da battere sui 180 minuti, anche con il vantaggio di avere il ritorno a San Siro. E se l’ultima danza di alcuni di questi giocatori con la maglia dell’Inter significasse un traguardo che nessuno si sarebbe mai aspettato all’inizio della stagione?

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura