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Cosa deve fare l'Inter contro il Barcellona
06 mag 2025
I punti in cui colpire e cosa migliorare senza palla.
(articolo)
9 min
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Alla vigilia sopravvivere alla partita d’andata di Montjuic sembrava lo scoglio più duro da superare per l’Inter. Alla fine i nerazzurri non solo sono usciti imbattuti, ma hanno anche lasciato il campo con un po' di rammarico, visto il pareggio di Raphinha arrivato pochi secondi dopo il 2-3 di Dumfries, e per di più con un tiro di quelli che sui vecchi Virtua Striker venivano accompagnati da una coda arcobaleno.

Una squadra capace di strappare un pareggio in casa del Barcellona, di norma, dovrebbe essere la favorita in vista del ritorno in casa. Stavolta, però, sembra un po’ più complicato di così. In primo luogo per il modo in cui l’Inter arriva alla partita di stasera: cioè con alcune assenze importanti e dando l'impressione di essere un po' col fiato corto; e con uno scudetto che ha quasi imboccato l’incrocio per Napoli. Non che il Barcellona non abbia assenze, tutt’altro, ma è indubbio che un'eventuale assenza di Lautaro, che ancora non è chiaro se sarà in campo o meno, e in che condizioni, peserebbe di più rispetto a quelle del Barcellona (i due terzini, con Lewandowski recuperato per la panchina).

Ciò che più preoccupa in vista del ritorno, però, non riguarda tanto l’Inter quanto il suo avversario, e sarebbe stato così anche con tutta la rosa a disposizione di Inzaghi: all’andata il Barcellona ha dimostrato di essere una squadra forte mentalmente e a cui è difficile trovare un argine. Se già il talento bastava a rendere i blaugrana una delle migliori squadre al mondo, Flick li ha dotati di una ricchezza tattica e di una convinzione nei propri mezzi che mette quasi sempre all'angolo gli avversari.

Ciò non significa ovviamente che il Barcellona sia imbattibile: in realtà di difetti la squadra di Flick ne ha eccome. Il problema, però, è che l'impeto con cui attacca spesso fa passare le sue lacune in secondo piano. Come può pensare l'Inter di superare questo ultimo scoglio prima della finale?

I MIGLIORAMENTI IN FASE DIFENSIVA
La fase difensiva è dove l’Inter può migliorare rispetto all'andata. A Montjuic la squadra di Inzaghi ha capito di avere a che fare non solo con una grande avversario, ma anche con un giocatore che, per quante contromisure si possano prendere, prima o poi il pericolo lo crea. Col Lamine Yamal di quest’anno la Champions ha ritrovato quel tipo di giocatore fuori categoria rispetto agli altri ventuno in campo, capace di decidere a piacimento l’esito della sfida. Anche Vini lo scorso anno aveva saputo piegare gli eventi al proprio volere, ma ci era riuscito soprattutto grazie a una determinazione straordinaria, per la fame di dimostrarsi il più forte. Lamine Yamal, invece, sembra farlo senza sforzo, solo con la strabordante superiorità del suo talento.

Contro Lamine Yamal e contro il Barcellona, quindi, arriveranno fasi di partita in cui, senza scorciatoie, bisognerà accettare di soffrire. I momenti di estrema inferiorità, però, dovranno essere ridotti al minimo. Come fare?

Come ha dimostrato il primo tempo dell’andata, abbassarsi troppo non è sostenibile alla lunga. L’Inter, quindi, deve fare in modo di restare un po’ più alta, con un blocco medio, anche medio-basso come quello del secondo tempo magari, purché non vada in apnea a ridosso della propria area. I benefici di mantenere la difesa un po’ più alta sarebbero numerosi, il primo proprio nell'affrontare Lamine Yamal.

Posto che serviranno sempre due o tre uomini per marcarlo, e che quindi Mkhitaryan dovrà passare ancora una volta gran parte della sua gara in aiuto sulla fascia sinistra, se lo spagnolo riceve più lontano dall’area diventa anche più facile controllarlo. Innanzitutto perché per lui sarebbe più difficile rifinire, e abbiamo visto in quest’ultimo anno e mezzo quanto siano velenosi i palloni messi in mezzo dal suo sinistro. Dopodiché, lontano dalla porta ci si può avvicinare a lui con minor timore, e quindi chiudere le linee di passaggio verso il centro: all’andata, quando l’atteggiamento prudente degli interisti toglieva lo spazio per il dribbling, Lamine Yamal riusciva a far filtrare la palla dall’esterno verso i compagni posizionati all’interno sui sedici metri, spostando così improvvisamente l’attacco dalla fascia al limite dell’area, la zona più pericolosa.

Lontani dalla propria porta ci si può permettere anche di mettere il piede, senza aver paura di fare fallo ed essere costretti quindi a temporeggiare: se si riesce a mettere il piede di sicuro il primo uomo viene saltato, ma si può rimediare col secondo e col terzo compagno in aiuto, pronti a coprire le spalle di chi ha tentato il tackle nella direzione in cui Lamine Yamal ha orientato il pallone. Un modo di difendere più attivo, visto che ormai è assodato che serve a poco aspettare contro un giocatore con le risorse dello spagnolo. Anche mettendogli pressione, comunque, bisogna tener conto che un talento del genere il modo di andare via lo trova. Anche la fortuna, inevitabilmente in una sfida in cui si decide tutto in 90 minuti, avrà il suo ruolo.

L’altro giocatore su cui portare una pressione più attiva è Pedri, il cervello del Barcellona. Troppe volte, nel primo tempo di Montjuic, il canario è stato libero di ricevere sulla trequarti, alzare la testa e aprire verso Lamine Yamal, che a quel punto poteva dar sfogo al suo estro. Rendere scomoda la partita di Pedri significherebbe anche intervenire sulla connessione con Lamine Yamal, fargli arrivare meno palloni puliti (vale, in misura minore, anche con l’altro mediano, de Jong).

Del resto, tagliare i rifornimenti forse è il modo più razionale con cui affrontare l’attacco del Barcellona. Se contro Lamine Yamal palla al piede e contro i tagli di Raphinha c’è poca possibilità di intervenire, allora forse bisogna provare ad evitare che la palla arrivi a loro, o comunque che arrivi in certe condizioni. Per questo, come detto, servirà pressione sui centrocampisti (per evitare che Pedri possa disegnare una palombella come quella che ha propiziato l’assist di Raphinha sul 2-2 di Ferran), ma anche schermare le linee di passaggio che conducono a loro, soprattutto quella verso Lamine Yamal.

È qualcosa che, in parte, è riuscito a fare in campionato il Real Betis, che difendeva a blocco medio ma con un 4-4-2, in cui l’esterno sinistro chiudeva la traccia verso destra.

Se si nega la linea di passaggio verso Lamine Yamal, il Barcellona prova a passare per vie centrali. Non che ai catalani manchi la qualità per sfondare in questo modo. Si tratta però di una squadra che prova a farlo senza paura di cercare combinazioni nello stretto anche rischiose, che in caso di palla persa possono esporre a una ripartenza: se l’Inter costringesse il Barça ad attaccare in un imbuto, potrebbe sfruttare la sua densità centrale per rubare palla e attaccare in transizione.

Insomma, accumulare corpi e aspettare non basta, perché se c’è una situazione che la squadra di Flick non teme è sfidare i blocchi bassi: difendere in maniera attiva, quindi, sarà l’aspetto più importante, a prescindere dall’altezza del baricentro. Vedremo se Inzaghi aspetterà da subito vicino alla propria area o se alzerà leggermente la linea, magari pressando sulle situazioni statiche come rimesse laterali e dal fondo (il Barça, per quanto possa suonare paradossale, è piuttosto diretto in costruzione e tende a verticalizzare sotto pressione: l’Inter si allunga quando pressa sullo sviluppo dell’azione, ma farlo, ad esempio, su rinvio dal fondo, con la situazione maggiormente sotto controllo, è diverso).

DOVE COLPIRE
Di certo, la chiave è farsi trovare pronti una volta recuperata palla, visti gli spazi da poter sfruttare in transizione. In particolare, il Barça potrebbe soffrire alle spalle dei suoi terzini, che in fase offensiva si alzeranno. A differenza dei titolari Baldé e Koundé, però, Iñigo ed Eric García fanno più fatica a recuperare all’indietro. Se, con Lamine Yamal aperto, è facile pensare che a destra Eric García rimanga un po’ più stretto e basso, a sinistra nonostante le caratteristiche da difensore Iñigo dovrebbe accompagnare anche in ampiezza, vista la tendenza di Raphinha a stringere da seconda punta: Dumfries dovrà fiutare lo spazio alle sue spalle e capire quando partire per distendersi in contropiede.

In fase di attacco posizionale, invece, la fascia sinistra dovrebbe essere quella più interessante da attaccare, un po’ per le raffinate rotazioni dell’Inter su quel lato, tra Bastoni, Dimarco e Mkhitaryan, un po’ perché Eric, pur nascendo centrale, non ha mai dato sicurezza in fase difensiva.

C’è poi la questione di come affrontare la difesa alta. L’Inter è stata spesso minacciosa all’andata, deve però limare quelle situazioni che, in alcuni possibili turning point, l’hanno portata a trovarsi in fuorigioco. Anche in questo caso, lo spazio in cui colpire sembra essere quello alle spalle dei terzini. Sarà importante, però, farlo con raziocinio, senza farsi prendere dalla foga di attaccare alle spalle di una difesa dall’atteggiamento tanto estremo. Invece di andare direttamente in verticale sulle fasce, sarà importante prima passare dal centro, in modo di trovare una sponda o un’apertura che dia il tempo a chi staziona sull’esterno (Dumfries e Dimarco, ma anche Bastoni o Bisseck se avanzano) di sistemarsi e non farsi pescare in fuorigioco: Taremi lo ha fatto discretamente nel secondo tempo dell’andata, ma il contributo spalle alla porta di Lautaro nel dare un senso a questo tipo di attacco avrebbe potuto essere di tutt’altro livello, vedremo se riuscirà nel miracolo di recuperare.

Un altro modo per attivare gli attaccanti e trovare la palla scoperta da imbucare potrebbe essere generare seconde palle sui fianchi di Pedri e de Jong, non proprio il massimo se devono andare a contendere rimbalzi: Pedri, in particolare, ha sofferto questo tipo di situazione contro Bellingham nel Clásico di Supercoppa disputato un paio di settimane fa e l’Inter ha il vigore e l’esperienza per imporsi in questo tipo di duelli.

Come all’andata, poi, bisognerà trarre profitto da ogni calcio piazzato: il Barcellona non è stato impeccabile in marcatura, per usare un eufemismo, e Szczęsny è stato incerto in uscita (in campionato, contro il Valladolid, ha giocato Ter Stegen di ritorno dall’infortunio, ma a San Siro tornerà a essere titolare il polacco).

Inter-Barcellona era una delle semifinali migliori, se non la migliore, che potessimo desiderare, per confronto di stili e per ricchezza di contenuti tecnici e tattici. L’andata non ha deluso e se qualcuno si è stupito dei troppi gol e delle troppe occasioni, è perché probabilmente non ha chiaro da una parte quanto sia difficile difendere contro il Barcellona, e dall’altra quanto sia complesso affrontare una squadra come l’Inter, estremamente completa in ogni fase del gioco e chirurgica nel leggere i difetti degli avversari. Gli spettatori neutrali non possono che augurarsi una gara simile all’andata. I tifosi dell’Inter, invece, non proprio: di solito nelle gare con pochi eventi il Barcellona resta impantanato, mentre la squadra di Inzaghi non teme di affrontare nessun tipo di scenario.

La favorita resta il Barcellona, perché ha la squadra migliore e sembra più brillante. Con due squadre di questo livello, però, fare pronostici sembra un esercizio abbastanza inutile.

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