Jorge Sampaoli, qua immortalato durante una delle frequenti visite al Cilindro, è il capomacchinista del treno dell’hype chiamato Lautaro.
In questo estratto compaiono due gol segnati in Reserva, tra cui quello contro il San Lorenzo che è anche il suo preferito. «Ho fatto un sombrerito al centrale, me la sono aggiustata di petto e ho tirato sul primo palo». Anche in questo frangente usa il petto come farebbe con la testa o il suo piede forte.
È il tiratore più costante della Superliga argentina, con 4.3 tiri per partita: anche nell’ultima partita, la sconfitta in casa contro il River Plate, ha tirato contro la porta di Armani 5 volte. La maniera con cui arriva al tiro, però, è la nota più interessante, perché al contrario di Cavenaghi e Maxi Gómez ha un dribbling da fantasista, e un’intelligenza superiore nel cercare gli spazi in cui ritagliare l’angolo giusto per la sua balistica.
In un’occasione, contro il Boca alla Bombonera,
Nella partita contro l’Huracán c’è la summa delle caratteristiche di Lautaro, nel bene e nel male. A 0.38 dribbla e tira teso sul palo opposto. A 1.25 non scarica facile per alimentare l’azione, ma si lancia in un solipsismo (gli dice bene che provochi un rigore). A 1.53 si materializza dove devono materializzarsi i centravanti di razza. A 2.16, dopo aver perso un dribbling di troppo, El Globo si lancia in un contropiede per fortuna del Racing innocuo. Poi metterà la ciliegina sulla torta del suo show con la tripletta personale, dopo essersi intelligentemente smarcato defilato sulla destra.
Contro il Lanús in una delle prime presenze nella stagione scorsa: il movimento con cui si smarca, dall’esterno all’interno e poi incontro alla linea di passaggio, è uno dei suoi più caratteristici.