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La perfida Inghilterra di Southgate
06 lug 2021
Cinque temi prima della semifinale con la Danimarca.
(articolo)
15 min
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Il percorso dell’Inghilterra di Southgate non è stato strabordante come quello dell’Italia o drammatico come quello della Spagna, né epico come quello della Danimarca. Però si tratta di una squadra che, nonostante le diverse incongruenze e le difficoltà offensive mostrate, è sempre riuscita a risolvere le partite, riuscendo anche ad avere la meglio sul nemico di sempre, la Germania. La squadra inglese si presenta alle semifinali non solo come padrona di casa ma anche come favorita alla vittoria finale. In vista della sfida con la Danimarca ecco cinque aspetti tattici interessanti sulla squadra di Southgate.

Non hanno ancora preso un gol

Sembra incredibile, ma l’Inghilterra non ha ancora preso un gol. Questo nonostante un totale di 4.6 xG concessi (ovvero, in media, gli avversari degli inglesi in questo Europeo avrebbero dovuto segnare 4,6 gol). Nessuno dei 42 tiri avversari, di cui 10 nello specchio, si sono trasformati in gol e le ragioni sono diverse: sicuramente ci sono meriti di Pickford, portiere arrivato a questo torneo con più di un dubbio alle spalle, ma che si sta dimostrando attento e sicuro, ma più di tutto forse a contribuire è stato il timore che ha messo l’attacco dell’Inghilterra alle sue avversarie.

Tutte le cinque squadre affrontate finora hanno adottato tattiche conservative e, pure se non si è visto molto, anche solo lo spettro di subire le ripartenze di Kane, Sterling, Mount, Sancho e compagnia ha concesso all’Inghilterra più tranquillità di quanto forse si aspettasse. E se lo si poteva aspettare dalle tre squadre incontrate nel girone, Croazia Repubblica Ceca e Scozia (gli unici a non perdere contro di loro, finora), l’atteggiamento di Germania e soprattutto Ucraina è stato emblematico da questo punto di vista, anche se ci sono ovviamente anche dei meriti inglesi da considerare.

La scelta di Shevchenko di presentarsi con un 5-3-2 di contenimento, in controtendenza con l’atteggiamento offensivo avuto dalla sua squadra per il resto del torneo, sebbene comprensibile, gli si è ritorto immediatamente contro: il primo gol di Kane arriva in una situazione in cui tre giocatori dell’Inghilterra hanno la meglio su un ben più nutrito blocco ucraino. Adottare un approccio molto difensivo senza però avere una capacità adeguata di contenere l’attacco inglese ha finito per facilitare il lavoro di Kane e compagni. L’infortunio di Krivstov, difensore centrale dell’Ucraina, ha contribuito a rendere ancora più difficile la partita per gli ucraini e non è bastato il ritorno al 4-1-4-1 per rientrare. Insomma, l’Ucraina si è limitata da sola più di quanto non sia riuscita ad arginare l’avversario.

Le occasioni più pericolose, com’era preventivabile, l'Inghilterra le ha concesse contro la Germania. Una tra tutte (il gol sbagliato da Muller a tu per tu contro Pickford) avrebbe potuto cambiare il destino di entrambe, ma sappiamo com’è andata. Quella contro la Germania è stata l’unica partita in cui Southgate ha scelto di utilizzare una difesa a 5, per disporsi a specchio rispetto al 3421/343 di Low, una scelta orientata soprattutto a limitare le situazioni di isolamento o addirittura inferiorità numerica contro Gosens e Kimmich, memori del dominio degli stessi contro il Portogallo. Questa scelta ha mostrato qualche lato negativo quando la Germania è riuscita a verticalizzare contro la pressione alta alle spalle di Rice e Phillips per Muller o Havertz. Aver tolto certezze alla Germania anche con il pallone, portando 5 uomini addosso ai 5 difensori, ha parallelamente limitato l’aggressività dei tedeschi e contribuito a rendere la partita più passiva, a vantaggio degli inglesi.

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Per queste ragioni, i numeri difensivi dell’Inghilterra sono molto buoni. come indicano i dati di Statsbomb: primeggiano negli xG concessi, nella media di xG per tiro concesso, nei tiri concessi su azione e su contropiede, negli xG concessi su calcio piazzato, nei tiri puliti concessi e hanno un buon valore anche sulla distanza difensiva coperta. L’atteggiamento è comunque abbastanza conservativo, così come testimonia il valore molto basso di PPDA, l’alta percentuale di passaggi completati degli avversari e la bassa percentuale di aggressioni in pressione.


Cambiano sempre formazione

Se il cambiamento strutturale più evidente è stato quello contro la Germania, va anche detto che l’Inghilterra non ha mai schierato lo stesso undici titolare, per ragioni diverse. Nella partita di esordio contro la Croazia, Trippier era stato scelto come terzino sinistro, ma a causa delle sue caratteristiche da destro naturale unite al contesto poco agevole è rimasto abbastanza limitato negli avanzamenti. Si è formato così una sorta di 4-1-4-1 asimmetrico in possesso. Il resto della difesa era composto da Walker, Stones e Maguire, con Rice come vertice e Phillips più incline a sganciarsi in avanti sulla destra e Mount che retrocedeva dalla trequarti fino al fianco sinistro del centrocampista del West Ham. Squadra completata da Sterling a sinistra, Foden a destra e Kane punta.

La circolazione è stata abbastanza piatta, con il pressing croato che ha portato Modric a orientarsi su Trippier per chiudere le linee di passaggio centrali. Entrambi i terzini erano bloccati, e se a sinistra questo poteva essere compensato dalle combinazioni tra Sterling e Mount, a destra Foden ne ha pagato le conseguenze, trovandosi facilmente in inferiorità numerica. Gli abbassamenti dei due mediani, per fornire soluzioni alla difesa portandosi sotto la linea della palla, non hanno aiutato la squadra a progredire. Ironicamente il gol è arrivato proprio grazie a un avanzamento di Phillips, che ha poi servito un taglio interno di Sterling, in una delle occasioni in cui la Croazia non è riuscita a pressare armonicamente. Dal punto di vista difensivo, l’abbassamento di Mount a centrocampo ha invece consentito di pareggiare il trio croato, molto mobile negli interscambi, e l’Inghilterra ha concesso qualcosa soprattutto sulla destra, dove Walker veniva attirato a uscire sul terzino sinistro e Stones poteva essere costretto a uscire lateralmente per coprire.

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Trippier stretto e basso, Sterling in altezza, Mount attacca la profondità. Inghilterra abbastanza lunga in generale.

Contro la Scozia, Southgate ha cambiato proprio i due terzini, con Shaw a sinistra e Reece James a destra. Il pressing degli scozzesi, che si difendevano con un 5-2-1-2, era orientato soprattutto a tagliare fuori Rice, adattandosi anche all’eventuale abbassamento di Phillips al suo fianco. Anche in questa partita i terzini non sono stati particolarmente propositivi in avvio di azione, vanificando così la naturale superiorità numerica data dalla scelta strategica della Scozia, e arrivando a circolare molto lentamente facilitando le scalate in pressione dei mediani scozzesi. Contro la Repubblica Ceca, Walker è tornato al suo posto, e la “sorpresa” sono stati Grealish per Mount (isolato preventivamente per sospetto rischio Covid) e Saka per Foden.

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Contro la Scozia lo spazio per i terzini non sfruttato benissimo.

Vale però la pena spendere qualche parola in più per il cambio contro la Germania. Oltre a quanto già detto dal punto di vista difensivo, le implicazioni offensive che hanno portato la squadra di Low ad abbassarsi molto e a rischiare meno possibile passano dalla scelta di utilizzare cinque uomini in parità numerica contro i cinque difensori tedeschi. L’azione a sinistra si poteva sviluppare con le avanzate palla al piede di Maguire o Walker, o con l’abbassamento di Sterling a sinistra. Le cose migliori sono però arrivate da destra, lato in cui la Germania non disponeva di un giocatore analogo a Havertz, che svolgeva una doppia funzione difensiva tra la prima e la seconda linea, e quindi Walker poteva portar palla più agilmente senza necessità di abbassare un giocatore dall’ultima linea, con Phillips che “bloccava” a sua volta il mediano di parte.

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Portando la palla da sinistra a destra, l’Inghilterra poteva sfruttare a suo favore la scalata della Germania trovando spazio per Walker.

Saka rimaneva nella zona di Rudiger e abbassandosi cercava di attirare l’avversario per creare spazio alle sue spalle, mentre Trippier fissava Gosens molto in alto. Questa è stata la partita in cui l’Inghilterra è stata più esposta anche in transizione, proprio per la necessità di portare più uomini sull’ultima linea avversaria, rimanendo più scoperta alle spalle.

Infine, contro l’Ucraina è stato finalmente il momento di Sancho sulla destra, all’interno di una struttura che vede sempre più consolidate le posizioni dei quattro difensori e dei due mediani, con le posizioni avanzate che invece ruotano spesso, anche a causa della grandissima scelta a disposizione di Southgate.

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Mount molto più spesso a destra, Kane che scendeva lateralmente e i due terzini pronti a salire molto, con l’abbassamento di Rice.

Contro la squadra di Sheva, in impostazione si formava una linea a tre con l’abbassamento centrale o laterale di Rice, e talvolta anche Walker. Come contro la Germania l’intenzione era sfruttare la parità numerica contro la linea a cinque dell’Ucraina, portando però anche un sesto uomo (il terzino, spesso Walker) nell’attacco al lato debole per creare un due contro uno. Kane e Mount sono stati molto mobili, svuotando il centro e abbassandosi lateralmente per dare supporto ai sovraccarichi laterali, aiutando molto la manovra. In fase difensiva, l’adattamento più evidente era quello del trio centrale che seguiva da vicino il trio ucraino, con Zinchenko che si alzava spesso e veniva seguito da Phillips.


Sviluppano soprattutto a sinistra

Una costante in queste partite, confermata nonostante i cambi e le rotazioni, è lo sfruttamento della fascia sinistra nello sviluppo delle azioni offensive dell’Inghilterra. La posizione di Shaw, dopo l’equivoco Trippier della prima giornata, è intoccabile, perché l’esterno basso dello United ha raggiunto un ottimo livello di intesa con Sterling e Mount e riesce ad alternare fasi di compensazione rimanendo basso, ad altre di spinta in cui può assorbire le pressioni dei difensori avversari o semplicemente fornire una triangolazione rapida al compagno.

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Se dall’altro lato i compiti di Walker sono stati molto variabili in base a compagni e avversari, a sinistra l’atteggiamento è stato più uniforme grazie alla forza delle relazioni che si sono create tra questi tre giocatori. Oltre alla propositività di Shaw, che riesce anche a infilarsi internamente, come nell’occasione del primo gol contro l’Ucraina in cui crea un vantaggio millimetrico per le potenzialità di Sterling, è decisivo anche lo stile di gioco di Mount. Come nel Chelsea, Mount riesce a dare supporto sia abbassandosi al fianco dei mediani sia aprendosi in ampiezza, attaccando la profondità, scambiando velocemente, portando palla e leggendo bene eventuali possibili verticalizzazioni sul corto. È un giocatore che modifica sensibilmente la dimensione di gioco della catena di sinistra inglese proprio grazie a questa universalità, che consente a Sterling di muoversi liberamente per ricevere, rientrare, aprirsi, in base alla situazione.

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Era vitale per l’Inghilterra trovare quantomeno un’armonia del genere su una delle due fasce, dato che il loro possesso è spesso perimetrale, non molto dinamico nei movimenti senza palla, e come abbiamo visto non ha delle dinamiche definite capaci di sovrastare le scelte difensive avversarie, al di fuori di questa. Non c’è molto di casuale, del resto, se questa ricerca di armonia per favorire Sterling abbia poi contribuito a rendere decisivo l’attaccante del City.


Sterling è determinante

Nell’azione straordinaria di Sterling per il vantaggio dell’Inghilterra contro l’Ucraina, non c’è solo l’atteggiamento passivo della difesa, che concede il rientro sul piede forte al numero 10 inglese facendosi attrarre dalla sovrapposizione interna di Shaw, non assorbendo poi il taglio di Kane. C’è anche tutta la finezza di Sterling, la forza con cui si è preso lo spazio interno e la precisione millimetrica di un pallone che probabilmente nemmeno lo stesso Kane si aspettava.

Sterling al momento ha segnato tre gol, come Kane che però si è sbloccato solo agli ottavi, e quindi ha avuto il merito di segnare 3 reti sulle 4 che hanno trascinato la squadra alla fase a eliminazione diretta. In questo repertorio ci sono tre azioni molto diverse: l’inserimento centrale senza palla in profondità (una rarità per lui in realtà) contro la Croazia a dettare il passaggio a Phillips; un occupazione dell’area sui due cross precedenti il gol nella terza partita, girando attorno al centrale della Repubblica Ceca evitando il contatto e leggendo bene la traiettoria per appoggiare comodamente di testa; una ricezione sull’halfspace di destra contro la Germania, seguita dalla resistenza alla carica di Rudiger, il passaggio in verticale per Kane e il proseguimento della corsa per l’attacco dell’area mentre il pallone passa da Grealish a Shaw. Sembra passata una vita da quando Sterling arrivò al Manchester City dal Liverpool con il peso di essere particolarmente impreciso sottoporta, arrivando spesso con tempi e posture non ottimali alla finalizzazione, ma forse il miglioramento più grande riguarda proprio il modo in cui adesso riesce a cogliere il momento di attaccare l’area, anche senza palla.

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Giocate come questa sono una delle ragioni per cui l’Inghilterra funziona meglio a sinistra.

Nonostante il suo coinvolgimento in questa Inghilterra a varie altezze del campo, Sterling non è però una macchina continua da occasioni. Semplicemente è uno di quelli in grado di cambiare marcia alle azioni statiche della squadra perché è di difficile lettura per gli avversari. Può rientrare e andare al tiro da lontano o imbeccare con un filtrante, cercare il fondo, abbassarsi creando spazio per gli altri. Insomma, nel marasma del dibattito inglese per le grandi esclusioni degli altri talenti offensivi, Sterling è al momento il più intoccabile, finora con un senso.


Una rosa ampia alle prese con la sterilità offensiva

Sembra incredibile che Jadon Sancho abbia esordito dal primo minuto solo contro l’Ucraina. Ovviamente non si tratta dell’unica polemica in Inghilterra, anche le esclusioni di Grealish, Foden, l’assortimento del centrocampo sono stati argomenti caldi per il CT Southgate. Dal canto suo, toccato sul tema, è sembrato – almeno pubblicamente – giustificarsi con l’inesperienza del gruppo e sulla necessità di “creare chimica” gradualmente in campo.

Se Sancho ha avuto la possibilità concreta di dimostrare di essere un giocatore unico solo contro l’Ucraina, partita in cui ha potuto mettere in evidenza cosa significhi poter creare superiorità anche in situazioni di inferiorità numerica, e che più in generale le sue caratteristiche si possono sposare bene con i movimenti di Kane, è anche giusto notare che le uniche occasioni che l’Ucraina sembrava poter creare erano proprio sul suo lato sinistro, dove poteva approfittare di qualche ripiegamento in ritardo o assente del nuovo giocatore dello United, che tende a rimanere più alto anche per sfruttare meglio le ripartenze. Ironicamente, il terzo gol nasce proprio da un suo intercetto sulla destra da una posizione alta, seguito da un passaggio verso Rice e dall’abbassamento di Mount che può ricevere e portare palla.

Anche nelle partite precedenti però ci sono state giocate decisive da qualche grande escluso. È il caso di Grealish, che contro la Repubblica Ceca, muovendosi sul centrosinistra e combinando nella zona di Sterling, ha potuto sfruttare la sua capacità di tenere palla e gestire i tempi attirando uomini, molto utile contro una difesa particolarmente chiusa. I suoi possessi venivano supportati da sovrapposizioni di Shaw, e Sterling poteva dedicarsi di più all’attacco dell’area. Decisivo anche contro la Germania, quando col suo ingresso (e il conseguente spostamento di Sterling a destra per mantenere la struttura) ha creato i presupposti per entrambi i gol, in maniera indiretta sul primo (anche se è suo il pre-assist a Shaw) e diretta sul secondo, con un cross perfetto di sinistro.

Tante altre carte possono essere pescate da Southgate: Saka, Bellingham, lo stesso Foden che pare uscito dalle gerarchie dopo le prime anonime partite. Un’Inghilterra che nonostante tutto questo talento offensivo non sembra brillante, o quantomeno non accende le fantasie, non suggerisce l’idea di una squadra capace di creare un’azione strabiliante da un momento all’altro, sia essa con l’associazione rapida dei suoi talenti o con una giocata individuale. La sensazione è più opposta: pare che i lampi dei singoli o le combinazioni siano dei momenti estemporanei all’interno delle partite, e che ogni dinamica positiva avvenga nonostante un contesto generalmente sfavorevole.

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Un radar molto eloquente. Molto alta la media di xG per tiro, ma l’aridità offensiva dell’Inghilterra è ben fotografata dalla scarsissima produzione di tiri. Il numero elevato di cross è coerente con la grande influenza delle fasce, soprattutto la sinistra, nella risalita del campo.

Probabilmente questa impressione è ingenerosa e influenzata dalla percezione e dalle aspettative che c’erano alla vigilia per una delle (la?) generazioni inglesi più talentuose di sempre. In fondo non ha nemmeno troppo senso passare del tempo a chiedersi se sia più vera l’una o l’altra circostanza, anche perché è un’informazione che non ci restituirebbe nulla di profondo e aggiuntivo rispetto al risultato che abbiamo davanti agli occhi.

Abbiamo visto una squadra certamente solida, ma un po’ troppo piatta, che arriva poco al tiro, che sembra non riuscire ad associare i suoi migliori talenti, anzi alcuni sembra proprio respingerli. Senza dubbio molto passa dal ritrovamento della continuità di Harry Kane, ma sarebbe un peccato lasciar scivolare via troppe partite senza provare a creare una “chimica”, come dice Southgate, che coinvolga il maggior numero possibile dei giovani talenti offensivi, dal primo minuto o meno. Per sfruttare al meglio l’episodicità nelle due gare secche più difficili da affrontare per ogni squadra forse non sarà sufficiente adagiarsi sull'eterna ricerca di equilibrio che sembra muovere l'allenatore inglese. Con dei talenti così, rischiare di appiattirsi troppo e magari uscire in maniera scialba sarebbe un peccato mortale.


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