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Giorgia Bernardini
L'Inghilterra può vincere anche il Mondiale?
11 ago 2023
11 ago 2023
La squadra di Sarina Wiegman ha grande ambizione ma non sembra all'apice della forma.
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Giorgia Bernardini
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IMAGO / AAP
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La crescita dell'Inghilterra è stata graduale negli ultimi anni. In occasione dello scorso Europeo l’avevamo vista crescere di partita in partita. Certo, l'ingaggio di Sarina Wiegman dall’Olanda, con cui aveva vinto l’Europeo del 2017, aveva subito chiarito l'ambizione della Nazionale britannica. Ma dell’espressione di gioco che avrebbero messo in campo sapevamo molto poco. Ci abbiamo messo molto a scoprire di avere davanti una squadra dal gioco solido, veloce nei passaggi, caratterizzato da un centrocampo gestito magistralmente dalla playmaker Fran Kirby. L’Inghilterra, insieme alla Germania, è sembrata fin da subito la squadra dalle idee più chiare, dove tutti gli ingranaggi lavoravano allo stesso tempo, con precisione e talento. E a questo bisogna aggiungere i numerosissimi talenti offensivi: Ellen White, Beth Mead, Alessia Russo, Chloe Kelly, Ella Toon.

Con la sua montatura sottile e stondata i cui contorni vanno a perdersi nell’incarnato che sprizza salute da tutti i pori, Sarina Wiegman ha l’aspetto di una donna che se non fosse impegnata a vincere due campionati europei consecutivi con due squadre differenti, potrebbe tranquillamente essere una docente di astrofisica presso una facoltosa università della Ivy League. Con un passato da giocatrice nei college americani e come prima allenatrice donna di una squadra maschile di calcio olandese, Wiegman è al momento una delle allenatrici più brillanti del calcio contemporaneo. Una specie di Mida del calcio femminile che trasforma in oro ogni panchina su cui si siede. È lei uno dei segreti dell'Inghilterra, che con questa sicurezza punta realisticamente a laurearsi campionessa del mondo. Famosa per le sue capacità di guidare la squadra da bordo campo con grande precisione, Wiegman è una esponente del continuo cambiamento di formazione per continuare a esistere e quindi a vincere. Legge le partite di calcio come le mani di poker, ha un sesto senso per i cambi a partita in corso e per le giovani promesse. E infatti, se dovessimo fare una breve postilla su come l’Inghilterra ha vinto lo scorso Europeo, dovremmo mettere in evidenza che il cinquanta per cento di quel titolo è arrivato dalla panchina: da Alessia Russo e Chloe Kelly, che erano state messe dentro al posto giusto e soprattutto nel momento giusto.

Con questi presupposti, cioè con il titolo europeo cucito sulla casacca, una allenatrice visionaria, e alcune fra le giocatrici più forti a livello europeo, l’Inghilterra si è presentata a questo Mondiale per vincerlo, nonostante l'assenza di alcune giocatrici importanti che si sono ritirate e altre che sono infortunate. Quella che abbiamo visto fino ad oggi è infatti una versione in un certo senso indebolita della formazione che ha vinto l’Europeo. Ellen White si è ritirata; l’attaccante Beth Mead si è rotta il crociato durante la stagione di club all’Arsenal; Fran Kirby si è operata a una caviglia e non ha recuperato in tempo per il Mondiale. Infine Leah Williamson, capitana della squadra, è anche lei fuori per una rottura del crociato.

Uscita a punteggio pieno da un girone abbastanza facile con Cina (battuta per 6-1), Danimarca (battuta per 1-0) e Haiti (battuta per 1-0), l’Inghilterra si è qualificata agli ottavi con una nuova certezza e alcuni segnali di allarme, emersi soprattutto in una vittoria di misura contro Haiti, arrivata per giunta su rigore (battuto due volte) di Steinway.

La nuova certezza è senza dubbio la definitiva consacrazione del giovane talento del Chelsea, Lauren James. Un’attaccante intelligente, capace di trovarsi sempre al centro del gioco a smistare palloni e a creare possibilità per le compagne, ma anche dotata di un piede educatissimo dalla lunga distanza, come ha mostrato nella doppietta contro la Cina e poi nel gol che ha sbrogliato tutto contro la Danimarca. Il passo avanti di James era necessario per una formazione che si è trovata orfana di Beth Mead e che non ha ancora trovato in Alessia Russo e in Rachel Daly l’opportunismo che una squadra che punta alla vittoria deve avere dal suo attacco.

L’altra faccia della medaglia però è che queste tre vittorie ai gironi, sofferte o meno, nascondono in filigrana che lo strapotere che ci si aspettava dall'Inghilterra non è ancora emerso. Soprattutto le partite con la Danimarca e Haiti hanno messo in evidenza come il gioco delle inglesi sia diventato a tratti meno incisivo, e che a mancare sia soprattutto la finalizzazione, che invece era stato il punto di forza durante lo scorso Europeo delle inglesi.

Tutto questo è emerso con chiarezza nella partita con la Nigeria agli ottavi. L’ampliamento da 24 a 32 squadre è stata una delle novità di questo Mondiale, che dai più non era stata accolta con entusiasmo. Si temeva che squadre come il Marocco, il Sud Africa, la Jamaica, la Colombia si sarebbero trasformate in squadre cuscinetto da battere tanto a poco. La stessa Nigeria ai blocchi di partenza era stata considerata come una delle formazioni che avrebbero impensierito di meno. Era ancora troppo grande il divario fra le vecchie regine del calcio e tutte le altre, si diceva. Ma poi è bastato vedere il primo tempo di Inghilterra-Nigeria per cambiare idea.

Sin dai primi minuti l’Inghilterra ha cercato di fare il suo gioco soprattutto in verticale, ma la difesa delle nigeriane è stata pedante, precisissima. Lauren James, che è solita ricavarsi spazi e smistare palloni, è stata praticamente neutralizzata dalla marcatura a uomo di Halimatu Ayinde per tutto il match - e infatti James, a parte l’espulsione, non si è mai vista più di tanto. Contro ogni pronostico è la Nigeria a fare il suo gioco, e invece l'Inghilterra la squadra che è costretta ad inseguire e ad arginare come poteva strapotere fisico, velocità di esecuzione e anche una fantasia di gioco dispiegata con una sfacciataggine che finora nessuna aveva avuto l’ardire di mostrare alla squadra di Wiegman.

Al 15’ un’azione della Nigeria che è una dichiarazione d’intenti. Si parte dal lato sinistro del centrocampo. Con un lancio lungo verso destra Ashleigh Plumptre raggiunge Uchenna Kanu, che raccoglie il pallone e in uno contro uno si porta a spasso dentro l’area Greenwood. Kanu crossa al centro, la palla viene colpita di testa da una compagna ma carambola fuori dall’area. In un attimo dentro l’inquadratura del televisore arriva di nuovo Plumptre che sale come una scheggia da centrocampo e coordinandosi tira una cannonata di sinistro che va a stamparsi contro la traversa in un posto in cui Mary Earps, la portiera inglese, non sarebbe mai arrivata. Non è finita qui. La palla carambola di nuovo verso destra. Kanu sta ancora lì, raccoglie, si accentra e cerca spazio. Tira. La palla finisce di nuovo sulla sinistra, dove Ajubade raccoglie e va in uno contro uno con Bronze. La palla finisce di nuovo a Plumptre che tira in porta, questa volta meno incisiva nella conclusione, e costringe Earps a un secondo salvataggio.

La partita prosegue con l’Inghilterra che annaspa e la Nigeria che sembra la squadra capace di fare il suo gioco. Le nigeriane la mettono sul fisico, e sul fatto che si sono preparate bene sulla difesa di James, silenziata per tutta la partita. La frustrazione delle campionesse europee è tangibile. Sono loro quelle che devono vincere e devono farlo bene. La Nigeria si muove con la libertà di chi si sta davvero divertendo e per giunta non ha niente da perdere. Si è parlato tanto del cartellino rosso a Lauren James che alzandosi da terra dopo uno scontro con Michelle Aloize, l’ha deliberatamente calpestata. L’immagine è girata tanto sui social, soprattutto perché Aloize ha il sorriso sarcastico e le mani sollevate sull’erba come a sottolineare l’assurdità di quel che sta facendo James sotto gli occhi di tutti. Ed è proprio la sua espressione giocosa che per contrasto fa emergere ancora di più il dramma nervoso che James sta vivendo. Quello che in un primo momento era stato sanzionato con un cartellino giallo si è trasformato subito in un cartellino rosso, che poi ha portato alla squalifica per due partite. James potrà rimettere piede in campo solo in occasione di una eventuale finale.

Insomma, la Nigeria che meritava di passare il turno. Ma alla fine l’Inghilterra è stata capace, sull’orlo del burrone, di ritrovare se stessa e di gestire con saggezza quel poco di fortuna che le è toccata al lancio della moneta prima dei rigori. Come ha scritto il Guardian, quando la capitana delle Leonesse Millie Bright ha vinto alla moneta la possibilità di tirare per prime i rigori, ha dato automaticamente all’Inghilterra il 60% di possibilità di vincere il match. E infatti, dopo il primo errore di Georgia Stanway al dischetto, seguito da un errore della Nigeria, dal secondo tiro in poi le africane si sono trovate ad inseguire il vantaggio delle inglesi, arrivato con il rigore di Chloe Kelly: un tiro centrale fortissimo.

Ma di questa vittoria, a parte il passaggio di turno, che cosa resta? Innanzitutto i dubbi sulla forma attuale dell'Inghilterra. Alla prima occasione in cui la squadra di Wiegman si è trovata di fronte un’avversaria all’altezza hanno seriamente rischiato di perdere. Eppure hanno passato il turno e pare che la fortuna stia ancora dalla loro parte. La Colombia, che l’Inghilterra affronterà domani, è almeno sulla carta, la formazione meno pericolosa fra le altre sette contendenti per il titolo.

Sarina Wiegman ha avuto a disposizione qualche giorno per guadagnare tempo e ripensare a cosa non ha funzionato. Poi bisognerà capire chi prenderà il posto di Lauren James, e insieme a lei la sua capacità di finalizzare a rete in un momento in cui Alessia Russo da titolare non sta facendo abbastanza bene come quando usciva dalla panchina nello scorso Europeo. Forse dare più spazio a quella Chloe Kelly che ha segnato il gol definitivo nella finale contro la Germania lo scorso anno?

Per passare il turno l’Inghilterra deve fare molta attenzione alla diciottenne talentuosa Linda Caicedo, attaccante del Real Madrid che nella vittoria ai gironi contro la Germania è stata capace di dribblare due giocatrici dentro l’area e di concludere a rete con un imparabile tiro all’incrocio dei pali. Il coach della Colombia, Nelson Abadia, ha dichiarato che la saggezza e il sangue freddo saranno chiave per la loro prestazione.

L'Inghilterra, insomma, non dovrà sottovalutare la Colombia, una di quelle squadre che forse abbiamo tutti presi sottogamba, troppo concentrati sul calcio europeo e statunitense. In queste occasioni si ripete fino allo sfinimento che ogni partita è una finale, e infatti lo ha fatto anche l'attaccante colombiana Catalina Usme. La Colombia, però, ci ha insegnato fin qui che una cosa è dirselo come un mantra, un’altra è giocare davvero come se fosse così. Chissà se anche l'Inghilterra se lo ricorderà, alla fine non è passato troppo tempo dalla vittoria dell'Europeo.

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