Se vi siete imbattuti nel video della CBS in cui al tavolo di opinionisti più famoso d'Europa si discuteva della scorsa giornata di Serie B e in bocca a Thierry Henry comparivano parole che non avreste mai pensato di sentirgli proferire come «Cittadella» e «Catanzaro», sicuramente saprete che i minuti finali della trentaseiesima giornata sono stati da brividi.
Il Como, squadra di cui “Tití” è dirigente, arrivava a quella giornata in seconda posizione – ultimo piazzamento valido per la promozione diretta – con un punto di vantaggio sul Venezia terzo in classifica.
Como e Venezia avevano iniziato a giocare allo stesso orario, alle 15:00, ma sul Nicola Ceravolo di Catanzaro, dove erano ospiti gli arancioneroverdi, si era abbattuto un nubifragio che, non senza una certa ironia, aveva trasformato il campo del capoluogo calabrese in una piccola riproduzione della laguna di Venezia. L’arbitro non aveva potuto fare altro che interrompere la gara. Pioggia e grandine erano cadute così copiose che i tifosi veneti in trasferta, appena ha smesso di piovere, si sono visti costretti a stendere i propri indumenti sul muretto del settore ospiti come fosse uno stendino.
Mentre Catanzaro e Venezia rientravano in campo per il secondo tempo sul punteggio di 1-1, al Sinigaglia di Como scoccava il 94’ e i lombardi riuscivano ad agguantare la vittoria con una rete di Goldaniga. In una situazione del genere, per non lasciarsi scappare i diretti rivali, il Venezia poteva solo vincere. In effetti, la squadra di Vanoli era passata in vantaggio al 55’ con una rete del difensore indonesiano Idzes. Un paio di minuti più tardi, però, non solo l’altro difensore Šverko si era fatto espellere per un intervento in ritardo, ma il Catanzaro sulla seguente punizione aveva anche pareggiato. Da quel momento in poi, il Venezia aveva pensato soprattutto a resistere. All’ultimo minuto di recupero, però, un intervento dubbio in area su Alfredo Donnarumma aveva convinto l’arbitro a concedere rigore per il Catanzaro. Sul dischetto si era presentato Iemmello, il cui tiro era stato respinto dal portiere finlandese Joronen. Il pericolo sembrava scampato per il Venezia, ma il VAR aveva richiamato l’arbitro perché alcuni giocatori del Venezia erano entrati in area prima che Iemmello battesse. Il rigore, quindi, era da ripetere. Iemmello si è presentato di nuovo sul dischetto, Joronen ancora una volta ci ha messo le mani ma, per sua sfortuna, al secondo tentativo la palla è entrata. A quasi un’ora dalla fine della propria partita, in una situazione simile a quella vissuta dalla Lazio con la Juve nell’acquitrino di Perugia ventiquattro anni fa, il Como ha conosciuto il proprio destino: sarebbero bastati tre punti nel turno successivo, in casa di un Modena a cui mancava un solo punto alla salvezza diretta, per guadagnare la Serie A.
È così che siamo arrivati alla penultima giornata, quella di ieri pomeriggio, con tutte le gare fissate allo stesso orario, le 15:00 di domenica: un sogno per i nostalgici del calcio di una volta ma anche per quelli della Diretta Gol post pranzo con i parenti. Nemmeno il più grande sostenitore della contemporaneità delle partite, però, poteva immaginare la catena di eventi a cui abbiamo assistito nei minuti di recupero dei secondi tempi e che renderanno eccitante la Serie B fino all’ultima giornata.
Venezia e Como erano solo due delle squadre a giocarsi qualcosa nella trentasettesima giornata. Gli incroci, infatti, rendevano succulento il turno di campionato in quasi tutte le zone di classifica. L’ingorgo più grande era quello in zona salvezza, dove l’unico dato certo era la retrocessione del Lecco, ultimo a 26 punti.
Lo Spezia quindicesimo, prima squadra fuori dalla zona playout, sembrava relativamente tranquillo con 40 punti e tre lunghezze di vantaggio su Ascoli e Ternana, entrambe a quota 37 al sedicesimo e diciassettesimo posto, le posizioni destinate ai playout. Il Bari, anch’esso a 37 punti, era diciottesimo per via della classifica avulsa, quindi in una posizione che lo avrebbe condannato alla retrocessione diretta.
Ben più staccata la Feralpisalò, diciannovesima a 32 punti: la sola speranza di non retrocedere già alla penultima giornata era di vincere proprio in casa del Venezia terzo in classifica.
I primi tempi
Il primo gol della giornata era arrivato dopo appena un minuto e lo aveva segnato Brunori del Palermo contro l’Ascoli. È un’annata contraddittoria per le multiproprietà nel calcio. Il Girona si è qualificato in Champions ma non è certo di potervi partecipare per via del Manchester City, il Bari rischia seriamente la Serie C e il Troyes in un paio d’anni è scivolato dalla Ligue 1 al Championnat National, la terza divisione, con conseguente protesta dei tifosi a suon di fumogeni in campo.
Il Palermo era partito con ambizioni di vincere il campionato dopo un mercato estivo pieno di colpi da Serie A: Lucioni, protagonista di quattro promozioni negli ultimi sei anni, Ceccaroni, Štulac, Henderson, Coulibaly, Mancuso, Di Francesco, Roberto Insigne, persino Filippo Ranocchia a gennaio. La stagione, però, non ha mai preso la piega giusta. Fino ad aprile in panchina c’era Corini, con il quale il Palermo non ha mai saputo competere per le prime posizioni. I tifosi non hanno risparmiato critiche nemmeno a una bandiera della propria epoca d’oro e alla fine tutti quanti sono stati d’accordo con l’esonero, arrivato a inizio aprile. Al suo posto è subentrato Michele Mignani, guida del miracoloso Bari dello scorso anno. Nemmeno lui, però, sembra aver trovato la chiave di volta e così il Palermo non potrà ottenere un risultato migliore del sesto posto. Ecco perché il clima, al momento del gol dell'1-0, era surreale: la Curva Nord, cuore del tifo rosanero, aveva deciso di disertare il primo quarto d’ora di gara per protesta nei confronti di squadra e società, quindi dietro la porta non c’è nessuno con cui esultare.
Nel frattempo, sempre a proposito di multiproprietà, il Bari vedeva il baratro a Cittadella. Al 6’, infatti, Filippo Pittarello, attaccante sgobbone alla prima stagione in Serie B dopo lunghi trascorsi tra D e C, aveva portato in vantaggio i veneti con una girata sul primo palo.
A Bari la situazione è quasi surreale: dopo aver mancato la promozione la scorsa stagione per un gol perso in pieno recupero, quest'anno niente sta andando bene. I tifosi hanno riversato il loro malcontento su De Laurentiis, colpevole a loro avviso di aver usato il Bari come squadra B da sfruttare in sede di mercato. Se a Napoli nel 2023/24 gli allenatori sono stati tre, a Bari sono stati addirittura quattro: oggi in panchina siede Federico Giampaolo, fratello di Marco Giampaolo, tecnico della Primavera fino a qualche settimana fa. Consci del pericolo che comporterebbe la retrocessione in C, categoria melmosa dalla quale è difficile risalire subito, i tifosi hanno dichiarato una tregua delle contestazioni nelle ultime giornate. Per loro fortuna il pareggio è arrivato quasi subito: Claudio Cassano, trequartista del Cittadella classe 2003 e barlettano, aveva sbagliato un retropassaggio, lanciando involontariamente il contropiede con cui Nasti ha segnato l’1-1.
Da lì in poi ad attaccare è stato soprattutto il Cittadella. Lo scorso anno, buona parte del rendimento del Bari passava dalle mani di Elia Caprile, forse miglior portiere della passata Serie B e oggi all’Empoli. Il sostituto doveva essere il brasiliano Brenno, che però si è dimostrato incerto. Così, da qualche partita il suo posto lo ha preso Pissardo, che fino a quest’anno aveva giocato solo in Serie C: di solito, quando a campionato in corso cambiano le gerarchie in porta, vuol dire che la stagione ha preso una brutta piega. È stato Pissardo, ieri pomeriggio, a evitare che il Cittadella andasse in vantaggio con una serie di interventi prodigiosi.
Senza armi sufficienti per vincere la sua partita, l’orecchio del Bari era teso ai campi delle dirette concorrenti: Palermo, appunto, dove l’Ascoli alla mezz’ora aveva pareggiato, e Terni, dove la Ternana, l’altra squadra in zona playout, affrontava un Catanzaro senza troppo da chiedere al finale di regular season.
Sui campi della lotta salvezza, però, vigeva lo stallo, così come nella corsa per la promozione diretta, dove né Venezia né Como riuscivano a sbloccare il risultato. Così, in una situazione del genere, mentre tutte le squadre si apprestavano a rientrare negli spogliatoi, a dare spettacolo ci pensavano Cosenza e Spezia.
Il San Vito Marulla, in questo periodo dell’anno, era solito trasformarsi nel set di un film di Tarantino, con colpi di scena continui grazie ai quali i lupi della Sila riuscivano a salvarsi e a mettere in ginocchio avversari più quotati. Quest’anno, per la gioia dei tifosi, a Cosenza non andrà in scena nessuna rincorsa disperata alla sopravvivenza. Con tre vittorie nelle ultime tre gare gli uomini di Viali sono riusciti a blindare la permanenza in B. Il merito è soprattutto di Gennaro Tutino, miglior giocatore di quest’ultimo scorcio di campionato. Grazie alle sue prodezze, la gara tra Cosenza e Spezia di ieri pomeriggio era semplicemente l’occasione di salutare il pubblico di casa. Per i rossoblù, in realtà, esisteva una remota possibilità di qualificarsi ai playoff, ma già dopo pochi minuti i gol del Brescia contro il Lecco e della Samp contro la Reggiana avevano chiuso ogni discorso.
In ogni caso, per non deludere gli spettatori, Tutino ha aperto la contesa con un gol su punizione sotto l’incrocio da venticinque metri. Lo Spezia, che ha mantenuto l’ossatura della Serie A ma è rimasto sempre impelagato nelle parti basse della classifica, aveva provato a recuperare e a fine primo tempo si era guadagnato il rigore del possibile pareggio: l’arbitro aveva assegnato tre minuti di recupero e un tiro di Bandinelli era finito sul braccio di un difensore calabrese. Dal dischetto si è presentato Daniele Verde, il cui sinistro, però, è stato parato da Micai. Sul seguente calcio d’angolo, una mischia ha portato al pari di Arkadiusz Reca. Si è scatenata, così, una rissa tra le panchine per un presunto tocco di mano del polacco. L’arbitro, comunque, ha assegnato il gol ma il primo tempo, difatti, si è chiuso al 54’.
Per il pubblico del San Vito, comunque, il meglio doveva ancora arrivare. Gennaro Tutino nelle ultime giornate ha segnato una rovesciata contro la Feralpisalò, un gol “alla Del Piero” contro l’Ascoli e, appunto, la punizione del primo tempo con lo Spezia. Non contento, su un cross dalla sinistra si è inventato un colpo di tacco a mezz’aria per segnare il 2-1.
Salvatore Elia dello Spezia, evidentemente, non voleva essere da meno: a metà ripresa ha raccolto un campanile sulla trequarti, ha controllato con un palleggio e, senza far rimbalzare la palla, ha colpito al volo mirando all’angolino basso. Il portiere non si aspettava quel tiro ed è rimasto di sasso. Il gol di Elia ha ricordato quello di Dybala in un Lazio-Juve del 2016, alla sua prima stagione in bianconero.
Per lo Spezia la situazione, a quel punto, sembrava abbastanza tranquilla, anche perché il Palermo, nel frattempo, era tornato in vantaggio contro l’Ascoli, mentre la Ternana non era riuscita a sbloccare il risultato.
Al 78’, però, la difesa del Catanzaro aveva lasciato Distefano solo in area. Il suo tiro era finito sotto l’incrocio del secondo palo e così la Ternana era passata in vantaggio. Con la vittoria degli umbri, lo Spezia aveva solo un punto di margine sullo spareggio salvezza, mentre per il Bari, momentaneamente in zona playout, non cambiava nulla.
Con i gol che erano arrivato quasi solo dalle squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere, il duello a distanza tra Como e Venezia per il secondo posto stava passando in sordina. Il Venezia faticava in casa contro la Feralpisalò e il Como, senza tifosi al seguito a causa del divieto di trasferta, non sembrava intenzionato a rischiare. Ancora meno voglia di cercare il gol aveva il Modena, a cui bastava un punto per la salvezza e sulla cui panchina siede Pierpaolo Bisoli, lui sì ultimo esponente del catenaccio ed erede del pragmatismo rurale con cui il calcio italiano del dopoguerra aveva scelto di puntare tutto sulla difesa.
All’ora di gioco, però, Pohjanpalo aveva raccolto un cross respinto e lo aveva trasformato in una voleè da tennista, con cui aveva schiacciato il pallone spedendolo all’angolino alto.
Il Como, allora, non poteva più accontentarsi e doveva vincere per garantirsi la promozione diretta, impresa ardua contro una squadra di Bisoli. Per fortuna dei lariani, all’83’ la difesa del Venezia ha dato a Compagnon della Feralpisalò la possibilità di girarsi in area e segnare. Ancora una volta la squadra di Vanoli stava spianando la strada alla promozione diretta del Como.
Gli incredibili minuti di recupero
Entriamo così nei minuti di recupero con il Como virtualmente in Serie A e il Venezia terzo. In zona retrocessione, lo Spezia con 41 punti rimane fuori dalla zona playout, occupata da Ternana sedicesima e Bari diciassettesimo. All’Ascoli, terzultimo, toccherebbe la retrocessione diretta, insieme a Lecco e Feralpisalò, a questo punto matematicamente in Serie C.
Poi, però, all’improvviso la situazione si stravolge. Parte un continuo rimbalzo di collegamenti da un campo all’altro, con cambi di risultati e sorpassi in classifica a cui si fa fatica a stare dietro senza grafiche o senza annotare tutto su un taccuino: da casa possiamo solo immaginare la difficoltà dei telecronisti nel riassumere la situazione in quel momento. Un tipo di spettacolo che, da qualche anno ormai, solo la Serie B può offrire, dato che la Serie A ha rinunciato a qualsiasi forma di contemporaneità nell’unica fascia oraria, quella della domenica pomeriggio, in cui la gente abbia voglia di mettersi davanti alla TV a seguire una squadra che non sia la propria.
Al 93’, quando già quella partita sembrava consegnata agli almanacchi, interviene Palermo, perché l’Ascoli si è riportato sul 2-2. Edoardo Soleri, attaccante dei siciliani, si ritrova a spazzare un pallone dalla sua area con uno scorpione (!), ma lo spedisce ai venti metri sul sinistro del numero dieci bianconero Caligara. La palla gli arriva a mezz’aria e il centrocampista la colpisce di collo pieno: la sfera parte dritta, non ruota nemmeno su sé stessa, e finisce sul palo lungo. Il tiro di Caligara riporta l'Ascoli a parità di punti col Bari a quota 38. È un gol bellissimo, all’altezza di quelli segnati a Cosenza.
E, a proposito della partita del San Vito, lo Spezia si illude di aver raggiunto la salvezza quando al 95’, sugli sviluppi di una punizione dalla trequarti, Luca Vignali, spezzino di nascita e cresciuto nelle giovanili bianconere, raccoglie una sponda di petto e appoggia in porta da pochi passi. Vignali è scatenato, si fa tutto il campo di corsa per andare sotto il settore ospiti mimando il gesto dell’aquila, simbolo della squadra della sua città. Il VAR, però, non conosce sentimenti, e si mette a lavorare mentre Vignali esulta. Bertola, il giocatore che gli aveva servito l’assist, si trovava in fuorigioco con la punta dello scarpino. L’arbitro non può far altro che annullare.
Lo Spezia, quindi, rimane con un solo punto di vantaggio sulla zona playout: una beffa, visto che rispetto alla Ternana, che avrebbe la possibilità di scavalcarla in classifica, sembra avere un impegno più difficile all’ultima giornata. È a questo punto, infatti, che la lotta per la Serie A e quella per la salvezza si concatenano, perché venerdì i liguri dovranno ospitare il Venezia. In maniera indiretta, è come se il battito d’ali del gol dell’Ascoli, negli ultimissimi istanti della trentasettesima giornata, avesse generato il proverbiale tornado. Se il Venezia si fosse presentato al Picco senza più obiettivi, con la prospettiva di affrontare i playoff da terzo in classifica, l’impegno dello Spezia sarebbe stato molto più agevole.
Il problema, però, è che il Venezia alla fine ce l’ha fatta a rimandare la festa del Como, esattamente mentre Caligara segnava e Vignali si vedeva annullare il gol vittoria.
La diretta gol di DAZN era intenta a mostrare proprio le immagini di Modena-Como. I lariani facevano melina a centrocampo, in attesa del fischio finale per scatenarsi nei festeggiamenti. Chissà cosa stava pensando Thierry Henry, che ha detto di soffrire le partite da azionista. Il Modena, dal canto suo, aspettava nella propria metà campo, quel pareggio era più che sufficiente.
Mentre i difensori del Como si passano la palla, però, la difesa della Feralpisalò si prodiga in uno spettacolare tributo alla Fiorentina di Vincenzo Italiano. Al 93’ c’è un rinvio dal fondo per i lombardi. Tutta la squadra sale oltre il centrocampo per raccogliere il lancio del portiere. La palla finisce tra i piedi del centrocampista del Venezia Andersen. La linea della Feralpisalò, ovviamente, è altissima, ma c’è un difensore, Bergonzi, che resta staccato di una decina di metri, e tiene in gioco Svoboda sul lato opposto. Svoboda raccoglie il lancione disperato di Andersen e si ritrova con un’intera metà campo libera: con la difesa della Feralpisalò sbilanciata in quel modo, sembra di vedere un vecchio VHS del Foggia di Zeman. Svoboda arriva davanti al portiere e appoggia a Pohjanpalo, che a porta libera non sbaglia. Di colpo, il Como non è più in Serie A.
Dev’esserci qualche signore del caos a muovere i fili delle ultime giornate di Serie B, perché di turni pazzi nei finali di campionato ce ne sono stati diversi di recente: il Parma che aggancia il secondo posto all’ultima giornata mentre il Frosinone pareggia con il Foggia nel 2018; la Cremonese che conquista la promozione perché il Monza cade a Perugia nel 2022; la corsa agli ultimi due posti playoff dello scorso anno con la bagarre della trentottesima giornata tra sette squadre, Como, Ascoli, Pisa, Modena, Palermo, Venezia e Reggina, risolta all’ultimo secondo da un gol degli amaranto.
Potremmo credere al volere del fato, o più razionalmente potremmo pensare che la contemporaneità favorisca l’incertezza e che nell’incertezza germoglino ribaltoni e colpi di scena. Mentre chi ha seguito la B faticava a stare dietro a cambi di risultato e di classifica, infatti, in Serie A andavano in scena un Verona-Fiorentina di cui i viola avrebbero fatto volentieri a meno ed Empoli-Frosinone 0-0, il più classico degli scontri salvezza bloccati dalla paura (paura acuita dalla vittoria del Sassuolo la sera prima, dallo stallo tra Cagliari e Lecce delle 12:30 e dal fatto che l’Udinese giocasse la sera dopo). Differenze da considerare quando si parla di valorizzazione del calcio italiano.
L’ultima giornata di Serie B si prospetta ancora più incerta. Le squadre davanti in classifica, sia nella lotta al secondo posto che in quella per la salvezza, hanno infatti un calendario più difficile rispetto a chi le segue.
Lo Spezia, come detto, ospiterà un Venezia che incredibilmente ci crede ancora, nonostante l’andamento delle gare con Catanzaro e Feralpisalò. La Ternana, invece, fa visita proprio alla Feralpisalò già retrocessa. Insomma, basta che la Ternana vinca e che lo Spezia non batta il Venezia affinché i liguri si ritrovino ad affrontare uno spareggio salvezza per il secondo anno consecutivo: perderlo, stavolta, significherebbe tornare nell’inferno della Serie C.
Il Bari giocherà al San Nicola contro il Brescia, che potenzialmente può ancora sperare di migliorare il proprio piazzamento nella griglia dei playoff. I galletti, visto lo stato di forma, sembrano la squadra con la prospettiva più cupa di quelle ancora in ballo per salvarsi: al momento occupano il diciassettesimo posto, l'ultimo valido per i playout, ma la diciottesima, l'Ascoli, deve affrontare in casa un avversario senza più obiettivi come il Pisa. Bari e Ascoli, come detto, hanno gli stessi punti: il Bari ha il vantaggio degli scontri diretti ma se non riuscisse a superare il Brescia, una vittoria dell'Ascoli lo scaraventerebbe direttamente in Serie C.
Per quanto riguarda il discorso promozione, con due punti di distacco dal secondo posto il Venezia penserà solo a vincere. Per il resto, dovrà sperare in un favore dal prossimo avversario del Como e in questo senso difficilmente potrà trovare miglior alleato del Cosenza. Da qualche anno, ormai, arrivato il periodo di aprile-maggio la squadra del Presidente Eugenio Guarascio si trasforma in una sorta di Real Madrid della Serie B, un’entità impossibile da battere che in un modo o nell’altro, quando serve, trova sempre il modo di vincere. Tra le tifoserie del Venezia e del Cosenza, poi, esiste un forte gemellaggio: quella di Como è una trasferta comoda per i tanti tifosi delle squadre del meridione residenti al nord e il pubblico del Cosenza vorrà salutare la squadra onorando il legame con il Venezia. Senza considerare che le prestazioni più convincenti dei rossoblù, quest’anno, sono arrivate fuori casa.
Il Como patirà il rimorso di non aver azzannato la partita contro il Modena? Alla squadra di Fábregas tremeranno le gambe o riuscirà a far valere la propria forza?