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Luca Donina
Il Watford e i pregi di un calcio semplice
24 set 2018
24 set 2018
Con 4 vittorie in 6 partite il Watford è la grande sorpresa di questo inizio di Premier
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Luca Donina
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Nella stagione 2014/15, il Leicester è arrivato 14esimo in classifica con 41 punti, frutto di 11 vittorie, 8 pareggi e 19 sconfitte. L’anno dopo ha vinto un incredibile titolo sotto la guida di Claudio Ranieri. Nella stagione scorsa, un’altra squadra è arrivata 14esima in classifica con 41 punti, frutto di 11 vittorie, 8 pareggi e 19 sconfitte: quella squadra è il Watford, oggi protagonista di un grande avvio di stagione.

 

Dopo il cambio di panchina a gennaio, con Javi Gracia al posto di Marco Silva e a prendere in mano una squadra in piena crisi di risultati e con mezza rosa infortunata, la stagione del Watford era continuata con pochi alti e molti bassi e si era poi conclusa con sei sconfitte nelle ultime nove giornate. Dal mercato non è arrivato nessun rafforzamento, in controtendenza col resto della Premier, dove anche le neopromosse si possono permettere campagne acquisti massicce. L’arrivo più rilevante è stato quello di Deulofeu, via Barcellona, oscurato però dalla cessione di Richarlison, che per 40 milioni ha seguito il suo ex allenatore nella nuova esperienza all’Everton.

 

Nulla di esaltante, insomma, e nulla che lasciasse in nessun modo presagire di trovare il Watford a 13 punti, una delle migliori difese (sei gol subiti) e il sesto miglior attacco (undici reti realizzate).

 



Nel suo cammino, il Watford ha finora beneficiato di un calendario sulla carta abbastanza agevole ma comunque in crescendo di difficoltà, giocando quattro partite in casa, ed affrontando Brighton (vinta 2-0), Burnley (vinta 1-3) e Crystal Palace (vinta 2-1), prima di incontrare due big six come Tottenham (vinta 2-1) e Manchester United (persa 1-2).

 

Gli ostacoli sono di volta in volta stati superati grazie a una buona organizzazione e a una grande attitudine al lavoro ed al sacrificio. Gracia ha vinto il premio di manager del mese di agosto proprio perché la sua impronta si vede e sta rendendo dei buoni dividendi, facendo funzionare tutto al meglio. Si rischia però di sottovalutare il merito dei giocatori che hanno risolto con le loro intuizioni diverse partite, in qualche modo rendendo più incerta la solidità dei risultati di questo Watford.

 


Parlando di “intuizioni” dei giocatori, questa è la doppietta del “Tucu” Pereyra che ha aperto la stagione. Il suo tiro al volo in altri universi sarebbe finito decisamente verso altri lidi…


 

Dopo aver sperimentato un numero infinito di moduli e formazioni nel finale della passata stagione, Javi Gracia ha iniziato quest’anno con un 4-4-2 mascherato da 4-2-2-2, un modulo che in realtà non siamo abituati a vedere in Premier League. La formazione titolare non è finora stata toccata, facendo giocare sempre gli stessi undici in uno schieramento che riesce a trarre il meglio da tutti, esaltarne le caratteristiche individuali e nasconderne i limiti.

 

La prima costruzione è problematica e risente delle carenze tecniche della rosa. La soluzione più ricercata è quella del lancio lungo (utilizzato circa il 20% in più rispetto alla scorsa stagione). Il Watford non si fa problemi a lasciare il possesso agli avversari, strutturando il suo gioco quindi sul recupero palla, le ripartenze veloci e sul duello fisico nelle seconde palle. È un gioco cucito sopra una squadra piuttosto fisica - tutti i titolari superano il metro e ottanta - e senza molta qualità, soprattutto nel ruolo di regista. Non c’è un giocatore capace di gestire il gioco della squadra palla a terra.

 


Esempio di costruzione nella partita contro il Crystal Palace. Tanto spazio tra i vari giocatori, interni di centrocampo dietro la linea degli attaccanti avversari, senza la creazione di linee di passaggio e con l’unica opzione possibile del lancio lungo.


 

Le maggiori qualità del Watford emergono durante la fase di non possesso, a cui partecipano tutti in maniera attiva. Alla base c’è lo studio degli avversari per una scelta iniziale sull’atteggiamento da tenere, ovvero se uscire in pressione alta o se restare più calmi e attendisti. Segue poi un grande lavoro per stringere le linee e compattarsi, lavorando su traiettorie di passaggio e duelli fisici, tenendo i reparti corti e chiudendo in maniera pressoché perfetta gli spazi.

 


Contro il Tottenham, il Watford preferisce schermare il centrocampo avversario (schierato a tre, con Dembelè da vertice basso ed Eriksen sulla sinistra che si abbassa) e bloccare i loro giocatori avanzati, concedendo il possesso ai tre difensori degli Spurs e costringendoli a cercare spesso il lancio lungo.

 

I numeri difensivi sono importanti e di tutto rispetto, e ci danno una chiara idea del loro stile in campo. Etienne Capoue, che qualche anno fa prometteva una carriera più importante di quella che stiamo vedendo, è tra i primi in Premier per tackle riusciti (20) insieme al compagno Hughes (23) ed è il primo per intercetti (18, dietro di lui i compagni Kabasele, 17, e Janmaat, 16).

 

Grazie alla compattezza nella fase di non possesso, che protegge la zona centrale di campo e ostruisce lo sviluppo di azioni vicine alla propria porta, il Watford riesce nella doppia impresa di subire poche conclusioni ma soprattutto di subirne poche in porta (contro il Brighton 1, con Burnley e Crystal Palace 3, col Tottenham 2), limitando di conseguenza anche il numero dei gol subiti. Fa eccezione la gara contro lo United, con sette tiri concessi di cui ben sei nello specchio.

 


Un esempio di non possesso contro il Crystal Palace, con le due linee a quattro di difesa e centrocampo molto basse e piatte all’indietro, quasi a fondersi insieme per creare un muro.


 

Il quadrato al centro del campo – composto dai due centrali Kabasele e Cathcart e dai due interni Capoue e Doucouré – domina sul piano fisico (188 cm per i due difensori, 189 e 184 per i due centrocampisti) ma ha dei punti deboli per quanto riguarda la velocità e il senso della posizione. Soprattutto per quanto riguarda la transizione difensiva. In ogni caso i cinque gol subiti non c’entrano molto con le loro debolezze.

 

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Con la palla, il modulo si trasforma in un 4-2-2-2 in cui gli esterni sono chiamati a svariare molto e hanno grandi responsabilità creative. Per lo più si accentrando occupando la corsia centrale alle spalle delle due punte – lasciando in questo modo l’ampiezza alla salita dei terzini, Holebas a sinistra e Janmaat a destra – ma comunque liberi di seguire l’istinto, in particolare per quanto riguarda Pereyra che sfrutta la sua velocità e creatività.

 


Deeney è sceso basso ed è in possesso di palla. I due esterni stanno tagliando al centro, il giocatore più avanzato è l’altra punta Gray, e Doucourè si trova lì quasi per caso. Non c’è una reale opzione di passaggio, e l’inferiorità numerica contro la difesa è evidente.


 

Rispetto allo scorso anno è stata fondamentale la scelta di passare a un attacco a due, che garantisce più presenza offensiva – c’è sempre almeno un uomo vicino all’area avversaria – e toglie tutto il peso del reparto dalle spalle di un solo uomo. Il Watford ora tira di più verso la porta avversaria.

 

Sebbene sul piano realizzativo il Watford abbia trovato la rete in tanti modi diversi, è innegabile che siano per lo più gol nati da iniziative individuali. Il gol che meglio sintetizza il loro stile di gioco è il primo segnato al Burnley: palla recuperata a centrocampo, disimpegno veloce per superare la metà campo, ripartenza, e da lì quattro passaggi per arrivare in porta, con Deeney che si allarga e serve il taglio centrale di Gray, che impatta la palla in modo strano. Un gol essenziale, con pochi tocchi, e che nasce da una primo momento di lavoro in fase difensiva.

 


Transizione offensiva condotta in maniera veloce ed essenziale, con Deeney che si allarga e mette poi dentro un pallone precisissimo raccolto in qualche modo da Gray.


 



L’inizio di campionato del Watford porta la firma di alcune individualità interessanti. L’emblema è senza dubbio la punta Troy Deeney. 183 centimetri per 90 kg, il capitano del Watford ha già trovato due gol e un assist, ma il suo ruolo è fondamentale in particolare sul piano fisico, per tenere alta la squadra e battagliare contro la difesa avversaria.

 

Un altro giocatore che sta rendendo oltre le aspettative è Roberto Pereyra. L’ex di Juventus e Udinese – e finito al Watford proprio per via dell’affiliazione con la famiglia Pozzo –, ha già segnato tre gol (tra cui una doppietta in apertura a Brighton) e sta seminando il panico sulla corsia di sinistra, prendendosi l’ampiezza e attaccando poi continuamente lo spazio puntando la difesa e la porta. È terzo in Premier per dribbling tentati, 26, appena dietro ad Hazard del Chelsea e Joshua King del Bournemouth.

 


Il gol dell’1-0 di Pereyra contro il Crystal Palace è un tiro precisissimo a rientrare che si insacca dolce sul secondo palo.


 

I suoi due gol contro il Brighton sono stati entrambi assistiti da Holebas, esterno basso che agisce sulla sua stessa corsia, e che ha replicato la performance con un’altra “doppietta” di assist contro il Tottenham, salendo a quota quattro passaggi vincenti come Mendy del Manchester City. L’ex Roma guida anche la classifica dei cross tentati, con 47.

 

Menzione di merito anche per Doucourè, uno dei due interni di centrocampo, vera e propria anima sul piano emotivo e del pressing, che gioca sempre partite di quantità e di sacrificio. La sua stagione è stata finora arricchita da due assist, di cui uno magnifico contro il Burnley (a cui per poco ne seguiva uno uguale contro il Palace), ma è stato anche sfortunato nella partita contro il Tottenham trovando una stranissima deviazione che ha portato all’autogol.

 


L’asse Doucourè - Deeney nel 2-1 contro il Burnley, un tocco splendido che smarca l’attaccante mettendolo davanti a Joe Hart. La punta decide poi di segnare con un tocco di esterno.


 

La prima sconfitta in campionato, in realtà neanche così meritata o fuori linea rispetto alle prestazioni precedenti, non ha fatto altro che confermare quale sia la struttura e la forza di questo gruppo. Difficile predire un futuro a questo punto della stagione. Dopo il pareggio esterno sul campo del Fulham, in una partita in cui la squadra di Gracia era comunque passata in vantaggio, il Watford è atteso da altre quattro trasferte, prima Liverpool e Manchester City. Probabilmente il Watford sarà destinato a un campionato di metà classifica, ma di sicuro sarà un avversario complicato da affrontare per qualsiasi grande squadra. Dopo il Burnley lo scorso anno, quindi, un'altra squadra sta spiccando in Premier League - il campionato dell'avanguardia tattica - attraverso un'efficace semplificazione dei principi di gioco. Il Watford è una squadra dal calcio lineare, che massimizza i pregi dell'attenzione difensiva e della forza fisica.

 

La sconfitta contro lo United e il pareggio col Fulham hanno in parte ridimensionato le ambizioni da alta classifica del Watford, che non è detto però non possa provare a infastidire le squadre più forti per un posto in Europa. Chissà se la favola del Watford continuerà o se, come canta il loro tifoso più famoso, sir Elton John, si spegnerà come una “candle in the wind".

 

 

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