Il ritorno della leggenda
Dopo aver rivoluzionato l’idea di fighter nelle MMA, Georges St-Pierre torna a combattere a tre anni dall’ultimo incontro.
La strada per la cintura
La vittoria eclatante del suo secondo match UFC lo catapulta direttamente a un match titolato contro una leggenda come Matt Hughes, che ha già all’attivo 36 incontri da professionista (di cui 8 in UFC). Il match è piuttosto chiuso e GSP sembra più contratto del solito. Nella prima ripresa, a un secondo esatto dalla sirena, Hughes è velocissimo a trovare un armbar sul quale GSP è costretto a cedere, perdendo così il suo primo incontro per il titolo. Che è anche la sua prima sconfitta in assoluto.
Anni dopo racconterà a proposito di quella sconfitta di quanto fosse frenato dalla reverenza che aveva per il suo avversario: “Non riuscivo a credere di poterlo battere”.
A UFC 56 deve affrontare Sean “The Muscle Shark” Sherk: un fighter di altissimo livello con un grappling d’elite e un record da professionista clamoroso: 31-1-1.
L’incontro si prospetta complicato, invece GSP lo domina fisicamente. Lo porta a terra tre volte e lo colpisce ripetutamente, sia con i pugni che con le gomitate, fino a che dalla side position le gomitate tramortiscono Sherk, costringendo l’arbitro a fermare l’incontro.
A quel punto si merita un incontro prestigioso con BJ Penn, all’epoca una leggenda vivente. Nel primo round St-Pierre viene messo in grande difficoltà dal magnifico pugilato di BJ Penn.
Riesce a resistere con un po’ di intelligenza tattica e alla fine porta il match a terra dove – pur faticando moltissimo contro la guardia attiva del suo avversario – riesce a portare a casa una vittoria molto sofferta e controversa. Il numero di colpi significativi alla fine andrà nettamente a favore del canadese (59-37) ma la vittoria è arrivata per split decision, senza unanimità di giudizio nei 3 giudici, cioè.
L’incontro seguente è quello per il titolo e il campione è ancora Matt Hughes. GSP però sembra aver perso quel timore reverenziale patito nel primo incontro. Quasi per esorcismo, quando era stato invitato a salire sull’ottagono, subito dopo la vittoria di Huges su BJ Penn, St-Pierre aveva dichiarato – con la consueta educazione – di non essere rimasto impressionato dalla sua prestazione.
St-Pierre impone subito la sua supremazia nello striking, con il jab sempre più determinante, ma anche con il gancio destro, gli spinning back kick e, allo scadere, un Superman punch (colpo che St-Pierre da lì in avanti userà moltissimo sfruttando allungo ed esplosività) che manda knockdown il campione, salvato a quel punto dalla campana.
Nel secondo round St-Pierre non si lascia sfuggire l’occasione: dopo aver trovato la misura col jab mette a segno un high kick che manda KO Hughes e lo consacra campione del mondo.
La seconda sconfitta e il nuovo salto di livello
La prima volta che St-Pierre deve difendere il titolo si trova opposto a Matt Serra, un fighter tecnicamente inferiore sia a Penn che a Hughes, però duro mentalmente e con le mani pesanti. ll match si svolge in piedi e senza particolari emozioni, ma questa fase di studio viene interrotta da un lampo di Serra: un gancio destro piega le gambe a GSP che non riesce ad arginare l’ondata che segue.
Serra si avventa su di lui come una furia, lo manda knockdown e poi lo finisce con un tremendo ground and pound.
È una finalizzazione brutale, forse condita da uno stop tardivo.
GSP non cercherà scuse ma nel frattempo ha scoperto qualcosa in più su se stesso: non è un grande incassatore, quindi dovrà fare di tutto per perfezionare l’arte di non essere colpiti.
Nel giro di un anno, tra la fine del 2006 e la primavera del 2007, GSP ha assaporato il gusto della cintura, ma a quel punto deve tornare a vincere per dimostrare di essere ancora il migliore. Lo fa subito contro Josh Koscheck, con cui fa valere il divario atletico nelle fasi di grappling.
Subito dopo torna a sfidare ancora Matt Hughes, per il titolo ad interim (Serra era momentaneamente fermo per problemi alla schiena). E stavolta GSP mostra pochissimo rispetto, imponendo un dominio che diventa quasi grottesco quando Hughes, aggrappato a GSP per limitare i danni della monta, viene sbattuto al suolo. St-Pierre chiude l’incontro con uno splendido armbar.
A quel punto St-Pierre può concentrarsi sul conto aperto che ha con Matt Serra. Il match, valevole per l’unificazione delle cinture dei pesi Welter, è programmato per UFC 83, a Montreal. Serra lo provoca facendo intendere che le cose non andranno diversamente dal loro primo incontro; St-Pierre ribatte dicendo: «Non ha idea di quanto posso essere forte, di quanto posso essere veloce».
Stavolta, rispetto al primo match, GSP chiude tutti gli spiragli nelle fasi di striking. Dopo una manciata di secondi Serra lascia andare un gancio a vuoto, e in pochi secondi si fa mettere a terra da GSP, che si scatena in un furioso ground and pound. Quando Serra riesce a rialzarsi viene colpito ripetutamente dal Jab.
Nella seconda ripresa GSP riesce a mandare ancora a terra il suo avversario: Serra, che in tutto l’incontro ha messo soltanto 3 colpi significativi, è chiuso in posizione fetale per limitare disperatamente i colpi. St-Pierre si alza e lo finalizza con delle ginocchiate molto violente.
Sarà una delle prove più sontuose e spettacolari di GSP. Serra, con grande sportività lo prende sulle spalle a fine incontro e rende onore al nuovo campione.
In occasione di UFC 87 incontra Jon Fitch e lo batte in un match tutto combattuto sullo striking: lo manda due volte knockdown mettendo a segno ben 131 colpi significativi contro i 31 del suo sfidante. È uno dei momenti più toccanti della storia dell’UFC: sul suono della sirena i due si inginocchiano e si abbracciano quasi fra le lacrime.
A partire dal gennaio del 2009, durante l’UFC 94, St-Pierre inizia ad adattare il proprio stile. Gli adattamenti sono piuttosto evidenti nell’incontro con BJ Penn: nel primo round GSP lo stanca a parete per poi atterrarlo regolarmente all’inizio di ogni ripresa. Da lì inizia poi a colpirlo ripetutamente con il ground and pound.
È un massacro, letteralmente. Alla fine del quarto round, BJ Penn – uno dei più grandi incassatori della storia delle MMA – quasi non si regge in piedi. Il medico di gara guarda l’head coach che dice che può bastare così.