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Foto di Julian Finney / Getty
Tennis Claudio Giuliani 25 gennaio 2017 5'

Il ritorno del Fedal

Agli Australian Open Wawrinka e Dimitrov cercheranno di impedire la Restaurazione: Federer contro Nadal.

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Le semifinali degli Australian Open potrebbero regalarci la sfida migliore di sempre nel tennis. Serviva andare fino ai confini del mondo, lì dove in 24 ore ruotano tutte le stagioni per ritrovare il tennis perduto. Sconfitti Murray e Djokovic, l’Australian Open si è divertito a mostrare a chi passava per caso dalla tv quanto le partite di tennis possano essere diverse una dall’altra. Giornate dominate ancora più che dalla stucchevole e ormai noiosa attenzione per il ritorno del Re – e addirittura dell’usurpatore – dal ritorno persino del serve and volley.

 

E quanto è strano questo torneo lo dice il fatto che in semifinale ci sono tre giocatori che giocano il rovescio a una mano, Federer, Wawrinka e Dimitrov, una cosa che non si vedeva dall’edizione 2007 a Melbourne quando arrivarono in semifinale Gonzalez, Federer e Haas (il torneo lo vinse Federer su Gonzalez). Inoltre, tre dei quattro semifinalisti sono over 30, con l’unica eccezione del talento che sembrava sfiorito e che comunque tanto giovane non è più, Grigor Dimitrov.

 

Persi per strada i primi due della classifica, con Djokovic battuto oltre che da un Denis Istomin in giornata di grazia anche da un Nole sempre più perso in lontani pensieri e Murray eliminato dal serve and volley di Misha Zverev, il torneo ha trovato immediatamente il suo protagonista in Roger Federer, uno che dopo il sorteggio non aveva guardato il tabellone oltre i quarti di finale e che ha da poco scoperto che in semifinale giocherà contro Stan Wawrinka.

 

 

Come sta il Re e quanto è “caldo” Wawrinka

 

L’inizio di Federer nel torneo non è stato molto convincente: il set perso per strada contro Melzer e la partita così così con un altro qualificato, Rubin, nei primi due turni non lasciavano ben sperare. Poi però c’è stato l’improvviso lampo di magnifico splendore contro Berdych, che alla fine ha pensato bene di raccontare che avrebbe preferito essere sugli spalti anche lui a godere di quella che lo stesso Federer, con la modestia che gli è propria, definirà “una lezione di tennis”.

 

Se volete gustarvela.

 

Lo fermerà Nishikori si diceva, anche perché il giapponese è da anni in predicato di vincere uno Slam. Invece arrivava l’ennesimo bluff, con Federer capace di vincere al quinto set dissipando ogni possibile dubbio circa la sua resistenza sulla lunga distanza. Ora la domanda è: Roger potrà battere Wawrinka e raggiungere la finale?

 

Contro Stan il bilancio degli scontri diretti è di 18 a 3 per Federer, che non ha mai perso sul cemento. Wawrinka ha giocato fin qui un torneo abbastanza lineare: sofferenza ai primi turni (sotto di un break al quinto set con Klizan, altro quinto set evitato di un soffio contro Troicki); tre tiebreak vinti contro Seppi dimostrando di essere capace di alzare il suo livello di gioco quanto conta la partita (nel terzo era sotto 6-5 e servizio Seppi ma ha recuperato subito con i suoi terribili schiaffi di rovescio); ordinaria amministrazione contro Tsonga nei quarti. Wawrinka ha ora la grande occasione di poter arrivare di nuovo in fondo al torneo che lo consacrò come vincitore Slam nel 2014. Però, avrà di fronte l’avversario più scomodo per lui dal punto di vista del gioco.

 

Federer dovrebbe improntare la partita all’insegna dell’attacco continuo, per evitare lunghi e sfibranti palleggi da fondo campo, cercando di chiudere il punto entro i cinque colpi e sforzandosi di far giocare Wawrinka “di fretta”. Stan è pericoloso quando ha tempo per caricare i suoi colpi viste le ampie aperture sia di dritto che di rovescio, e ama accelerare da fondo campo in crescendo sul palleggio. Federer lo sa bene e farà di tutto per evitare di giocare due metri dietro la linea di fondo campo, facendo tornare la pallina nella metà capo di Wawrinka il più velocemente possibile. Ma il Federer visto contro Berdych e anche parzialmente contro Nishikori – tralasciando il match contro Misha Zverev, troppo il divario fra i due – è quello che può tornare in finale agli Australian Open dal 201o (che vinse battendo Murray).

 

 

La semifinale degli ex irrecuperabili

 

Nella parte bassa del tabellone il primo ad arrivare in semifinale è stato Grigor Dimitrov. Il bulgaro ha battuto in un deludente quarto di finale David Goffin, senza cedere neanche un set. Dimitrov non ha particolarmente brillato ma il suo robusto palleggio da fondo campo è bastato per eguagliare il suo miglior risultato di sempre nei tornei maggiori. Si tratta della sua seconda semifinale negli Slam dopo quella raggiunta a Wimbledon 2014, quando perse con qualche rimpianto contro Djokovic in quattro set).

 

Quest’anno si parla molto della sua rinascita, di come possa finalmente dimostrare quanto vale realmente. E forse c’è da fare i conti con il fatto che la reale collocazione di Dimitrov sia quella di una posizione fra i top ten, che si tratti quindi di un ottimo giocatore, dotato di un gran talento, ma forse senza l’afflato necessario per vincere uno Slam. Se ha un’occasione per smentire questa idea di lui è questo Australian Open.

 

Fra lui e la smentita c’è di mezzo però un ritrovato Rafael Nadal. Lo spagnolo, eliminando Raonic dal torneo, è tornato a battere due top ten in uno Slam per la prima volta dal 2014, quando vinse il suo ultimo torneo maggiore, ovviamente a Parigi. Di sera, con il campo rallentato rispetto alle condizioni di gioco del giorno, Nadal ha iniziato la partita rispondendo al servizio del canadese posizionandosi nei pressi della linea di fondo, senza cedere campo per non essere costretto a giocare da posizioni indifendibili da fondo campo anche per uno come lui.

 

 

Intelligente come pochi altri, Nadal ha fatto giocare Raonic nel peggior modo possibile, facendolo colpire da fondo campo sempre in corsa e costringendolo a giocare le volée sempre sotto il livello della rete. Specie il primo set, vinto 6-4, ha riproposto un Nadal vintage, molto agile negli spostamenti laterali. Lo spagnolo ha sofferto nel secondo set, quando Raonic ha sprecato ben 6 set point, ma non ha mai dato l’idea che potesse perdere il match. Subito dopo aver chiuso la partita in tre set Rafa si è inginocchiato, un gesto che fatto parecchie volte dopo aver vinto uno Slam e che la dice lunga su quanto conti per lui questo risultato.

 

Contro Dimitrov, che come Nadal arriva da un 2016 molto deludente ed è in cerca di riscatto, gli scontri diretti vedono in vantaggio lo spagnolo per 7 a 1, ma l’ultima partita l’ha vinta il bulgaro, a Pechino qualche mese fa, anche se questo Nadal pare un’altra cosa. Grisha è ancora imbattuto in questo 2017 e non partirà da favorito. Rafa sicuramente adotterà la “strategia Federer”, ovvero aprire il campo dalla parte del rovescio, facendo colpire il bulgaro sopra la spalla con il rovescio ad una mano, e poi tirare nel campo aperto. Dimitrov dovrà seguire l’esempio di Nadal contro Raonic: giocare quanto più possibile vicino la riga di fondocampo e far tornare rapidamente la palla dall’altra parte del campo, togliendo il tempo di giocata allo spagnolo.

 

Dimitrov e Wawrinka sono gli ultimi ostacoli per la partita dell’anno, il Fedal. Se Nadal e Federer arriveranno in finale si troveranno di fronte per giocare una delle partite più importanti degli ultimi anni, sicuramente la più seguita dal punto di vista mediatico. Nadal potrebbe arrivare allo Slam numero 15, Federer battere la sua nemesi e raggiungere il titolo maggiore numero 18. Gli scontri diretti dicono Nadal in vantaggio 23 a 11, con Federer vincitore dell’ultimo match a Basilea 2015. Ma questa partita, se si arriverà a vederla, sarà la sfida definitiva. Federer contro Nadal in una finale Slam, ancora una volta. L’ultima?

 

 

Tags : australian openrafael nadalroger federertennis

Claudio Giuliani gioca a tennis da tempo e tira il rovescio rigorosamente a una mano, con una Yonex arancione. Scrive anche su Tennispotting.

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