Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Il ragno
05 ott 2016
05 ott 2016
Guardiola ha messo Fernandinho al centro della tela del Manchester City.
Dark mode
(ON)

Le idee di gioco, le innovazioni tattiche e i risultati ottenuti da Pep Guardiola durante i suoi dieci anni di carriera sono sotto gli occhi di tutti. Un merito che però spesso si tende a a sottovalutare è la sua bravura nel migliorare i giocatori che allena, plasmandoli sia secondo le loro caratteristiche che nel modo a lui più utile per farli rendere al meglio nel contesto tattico e di gioco in cui si trovano. Nei tre anni trascorsi al Bayern sono molti i calciatori che hanno vissuto un salto di qualità: Boateng, Alaba e Douglas Costa su tutti, ma anche Coman ha trovato un suo posto al mondo e Lahm si è evoluto da grande terzino a giocatore totale.

Dopo appena due mesi dall'esordio sulla panchina del Manchester City, già diversi giocatori dei “Citizens” sembrano vivere un deciso miglioramento. Dal mercato estivo sono arrivati molti elementi, ma la grande differenza dal City della scorsa stagione sta soprattutto nel rendimento di alcuni giocatori già presenti in rosa. De Bruyne ha elevato la sua influenza sul gioco, David Silva è tornato ad incidere come un paio d'anni fa, facendo da elastico tra il centrocampo e l'attacco e rendendosi molto utile in fase di recupero palla, Otamendi ha trovato le giuste misure al centro della difesa e Sterling, impiegato per lo più largo a destra, sembra un giocatore nuovo rispetto a quello sbiadito e confusionario della scorsa stagione. Ma il calciatore che più di tutti sembra essersi evoluto è Fernandinho.

Arrivato a Manchester nell'estate del 2013 dallo Shakhtar Donetsk di Lucescu per 37 milioni di euro, il centrocampista brasiliano ha preso subito posto davanti alla difesa vicino a Yaya Touré nel 4-4-2 (talvolta 4-2-3-1) e il suo apporto si è rivelato importante nella vittoria finale della Premier. In particolare in fase di non possesso: Fernandinho faceva da schermo alla difesa e recuperava molti palloni, lasciando al compagno di reparto il compito di impostare l'azione e di spingersi fino alla trequarti avversaria.

Nel corso delle due stagioni seguenti il rendimento del City e di Fernandinho è calato vistosamente, fino a raggiungere l'apice negativo dell'ultima annata. Nella disorganizzazione tattica della squadra il brasiliano si è trovato spesso fuori posizione, non facendo il giusto filtro davanti alla difesa. Se schierato in coppia con Fernando, i due andavano in difficoltà nel costruire il gioco e non riuscivano a sopperire alla quasi totale mancanza di aiuto dei trequartisti in fase di non possesso. Se invece schierato al fianco di un Touré lontano dalla forma migliore, sembrava quasi lasciarsi contagiare dalla poca partecipazione del compagno nella fase di non possesso, spingendosi talvolta troppo avanti nella metà campo avversaria e abbandonando la difesa al proprio destino.

Appena arrivato a Manchester, nel suo 4-1-4-1, Guardiola ha puntato subito su di lui nel ruolo di pivot davanti alla difesa, anche per la mancanza di alternative al suo livello (durante la preparazione estiva Gundogan era infortunato, Yaya Touré è stato ai margini da subito e Fernando non ha le qualità tecniche adatte a interpretare quel ruolo, e infatti nelle amichevoli estive ha giocato da difensore centrale).

Costruire

Fernandinho possiede buone qualità nel palleggio, che gli permettono di giocare il pallone dal basso in modo pulito anche sotto pressione. Quando il City inizia l'azione dal portiere o da un difensore, Fernandinho è solito abbassarsi tra i due centrali o mettersi leggermente avanti rispetto a loro. In questo modo la squadra può gestire tranquillamente il possesso anche se sotto pressione, grazie alla presenza di quattro giocatori (il portiere, i due centrali e Fernandinho). In fase di possesso a metà campo la disposizione della squadra è variata in base alle partite: inizialmente i due terzini si stringevano ai fianchi del brasiliano formando una sorta di 2-3-4-1 nella metà campo avversaria, ma nel derby Guardiola ha deciso di non utilizzare questo input tattico, lasciando i terzini larghi nella posizione classica. Da quando Gundogan è guarito dall'infortunio ed ha esordito (contro il Borussia Monchengladbach) però la squadra ha iniziato ad assumere una disposizione asimmetrica, dove solamente il terzino che gioca dal lato opposto al tedesco converge verso il centro, mentre l'altro rimane più largo poiché il centrocampista ex Dortmund si abbassa per ricevere il pallone.

La salida lavolpiana del brasiliano e il passaggio preciso per il falso terzino (in questo caso Sagna).

Ma al di là delle posizioni dei suoi giocatori, il gioco del City si sviluppa sempre attraverso il centro, partendo dai difensori centrali e dai centrocampisti. Da qui la via di sbocco principale è quella della verticalizzazione per una delle due mezzali o per la punta che si posiziona tra le linee avversarie (tra la difesa e il centrocampo) per ricevere palla e potersi girare fronte alla porta. Per arrivare alla trequarti avversaria è quindi necessario un passaggio verticale preciso e ben calibrato. Fernandinho non ha un grande estro nella ricerca delle linee di passaggio, ma è molto puntuale nei servizi nei corridoi liberi, dove trova Silva, De Bruyne e Aguero mettendoli nelle migliori condizioni possibili.

Un mix di passaggi per i compagni tra le linee.

L'80% dei passaggi di Fernandinho sono in avanti e spesso, sebbene più raramente, trovano anche i compagni direttamente nello spazio in profondità, oltre la linea.

Inizialmente Fernandinho è in mezzo alla coppia Otamendi - Stones e con lo sviluppo dell'azione si crea un buco nella difesa del Borussia: De Bruyne attacca lo spazio, il brasiliano lo vede e lo serve con un passaggio tutt'altro che banale.

Un'altra via di sbocco del gioco del City è rappresentato dalle fasce laterali. Come nel Bayern Monaco, Guardiola vuole che le due ali mantengano una posizione molto larga, con i piedi quasi sulla linea laterale, pronti a ricevere il pallone per giocare l'uno contro uno in isolamento con il terzino avversario. Per questo è molto importante che in campo ci siano giocatori in grado di aprire il gioco da un posizione centrale verso la fascia più scoperta o, ancora meglio, di cambiare gioco sul lato debole, se la palla è presente in una zona laterale. In queste situazioni Fernandinho è il ragno che tesse una grande tela, collegando i due lati del campo con i suoi lanci.

Il brasiliano è molto bravo a farsi trovare nella posizione giusta per ricevere il pallone e a trovare i compagni sugli esterni attraverso lanci sempre precisi.

Fernandinho gioca quasi sempre a uno o due tocchi e le sue aperture sono di una pulizia notevole (anche quelle di sinistro).

Nelle prime cinque partite del campionato inglese il centrocampista brasiliano ha effettuato in media 64 passaggi per 90 minuti (con una precisione dell'87,7%), in netto aumento rispetto a quelli che aveva compiuto nelle tre precedenti stagioni, dove al massimo ne aveva effettuati 8 in meno di media (l'anno scorso). Insomma, il suo ruolo e l'importanza in fase di possesso sono nettamente cambiati rispetto ai tre anni di Pellegrini, dove era ridotto a fare lo "sparring partner" di Yaya Touré.

Distruggere

Detto questo è chiaro che la fase di gioco in cui Fernandinho è davvero fondamentale è quella di non possesso. Una volta perso il pallone, il City pressa gli avversari in zone alte del campo, lasciando i difensori centrali a dover difendere ampie porzioni di campo. Il pivot allora si trova spesso nella difficile situazione di dover scegliere se accompagnare il pressing, spingendosi in avanti, o se dare maggiore copertura ai difensori, non salendo troppo e rimanendo vicino a loro. Fernandinho è abile nella lettura delle situazioni e possiede la reattività per andare in anticipo ed eseguire molti intercetti.

Di solito Fernandinho preferisce accorciare verso la zona palla. Questa aggressività può portare ad errori che, sebbene rari, possono accadere, come nel secondo gol segnato dal Celtic nel 3 a 3 di Glasgow.

La sua buona velocità, sia negli spazi brevi che in quelli lunghi, gli permette di accorciare rapidamente verso il portatore di palla per poi poter entrare in contrasto, dove di solito fa valere la sua forza nelle gambe e un buon tempismo nell'intervento per conquistare la sfera.

La facilità con cui ruba palla a Jesse Lingard è disarmante (o forse lo è come il giocatore inglese se la fa prendere).

Al momento Fernandinho compie 2 intercetti (nono in Premier League tra i centrocampisti ad aver giocato almeno 450 minuti) e vince 2,3 tackle per 90 minuti. Considerando che i “Citizens” mantengono in media il possesso per il 61% del tempo effettivo di gioco questi numeri sono ancora più notevoli.

L'intelligenza di Fernandinho è visibile anche quando i difensori centrali del City escono dalla loro posizione di competenza, sia per le loro caratteristiche (Otamendi e Stones sono aggressivi e provano quasi sempre l'anticipo), sia per i dettami di Guardiola, che per situazioni di gioco che lo richiedono, come una palla alta su cui è necessario andare in contrasto aereo. Il brasiliano è rapido a occupare la posizione lasciata scoperta dal compagno, coprendo il buco in difesa.

Sul rinvio lungo di Sommer, Otamendi va a contrasto aereo lasciando la sua posizione; Fernandinho si mette al suo posto, segue lo sviluppo dell'azione e in seguito accorcia velocemente sull'avversario lanciato verso la linea di fondo e lo chiude in scivolata.

Qui invece Otamendi esce dalla linea difensiva per seguire Cork, il brasiliano allora si posiziona al suo posto e chiude il cross con un intervento acrobatico.

Quando il City si è trovato in vantaggio ma con la partita ancora in bilico, Guardiola ha spesso inserito in campo Fernando, spostando Fernandinho più avanti a fargli fare la mezzala, in modo da avere più equilibrio e mantenere il risultato favorevole (contro il Tottenham hanno giocato entrambi i brasiliani dall'inizio perché De Bruyne era infortunato e Gundogan stanco). In questo ruolo il brasiliano può sfruttare le sue discrete doti nell'inserimento senza palla in area di rigore, che si erano intraviste negli anni passati. Inoltre, nonostante non sia altissimo (1,79 m) può sfruttare la bravura negli inserimenti e un buon stacco nei cross da palla inattiva, come successo nel gol segnato al West Ham alla terza giornata.

Dopo non essere stato convocato da Dunga per la Copa America Centenario ed essere stato ignorato da Tite nelle due gare di inizio settembre di qualificazione al Mondiale in Russia del 2018, Fernandinho è stato chiamato per le partite di ottobre che i verdeoro giocheranno contro Bolivia e Venezuela. Il commissario tecnico brasiliano ha affermato che nei prossimi mesi lui, Casemiro - adesso infortunato - e Rafael Carioca lotteranno per un posto in campo: il centrocampista del Real Madrid è un distruttore di gioco migliore, mentre il giocatore dei Citizens ha maggiori qualità tecniche e un repertorio di passaggi più vasto.

La fiduca di Pep

In estate Guardiola aveva speso belle parole per il suo centrocampista, dichiarando che «può giocare in dieci posizioni diverse, perché ha le qualità per giocare ovunque», e in particolare non aveva negato di aver pensato di schierarlo difensore centrale perché «è veloce, aggressivo, intelligente e forte nel gioco aereo». Non è quindi da escludere che in futuro, per avere maggiore qualità in difesa e a centrocampo, possa essere schierato lì con Gundogan pivot, soprattutto nelle situazioni di punteggio sfavorevoli.

Al momento però l'allenatore catalano sembra intenzionato a continuare con lui come centrocampista davanti alla difesa, preferendo Gundogan più avanzato. Senz'altro il tedesco ha maggiori qualità del brasiliano, che però garantisce molto più equilibrio e più certezze in fase di recupero del pallone.

Le prestazioni di Fernandinho finora sono state ottime, in particolare nel derby e nella partita contro il Borussia. Al momento, e in modo per certi versi inatteso, sembra un giocatore imprescindibile per Guardiola, il centro perfetto della sua tela, tanto che lo ha sempre fatto giocare sia in campionato che in Champions League, senza mai toglierlo dal campo.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura