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Francesco Casati
Tom Brady: il quarterback perfetto
13 feb 2015
13 feb 2015
Oggi è considerato il miglior quarterback di sempre, ma è dovuto entrare nella NFL passando dalla porta di servizio. La sua non è una storia hollywoodiana.
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Francesco Casati
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Chad Pennington, Giovanni Carmazzi, Chris Redman, Tee Martin, Marc Bulger e Spergon Wynn. Se questi nomi non vi dicono nulla non preoccupatevi, vuol dire che avete una vita sociale al di fuori del football. Per capire di chi stiamo parlando bisogna tornare indietro al Draft del 2000 e, scorrendo le scelte, scoprire che abbiamo di fronte i quarterback chiamati prima di Tom Brady. L'MVP dell'ultimo Super Bowl è arrivato in NFL in silenzio, passando dalla porta di servizio, senza aspettative e con la chiamata numero 199 al sesto giro. Sembra la classica storia di Hollywood, ma qui non ci sono vuoti di sceneggiatura: gli analisti lo davano tutti, nessun eccezione, fra il quarto e la fine del quinto giro; la percezione è ulteriormente peggiorata dopo la combine (i provini pre Draft) e il

durante il quale ha fatto fatica, evidenziando ulteriormente i propri limiti fisici.

 

Il suo

era un mix di pro e contro che facevano intravedere, nella migliore delle ipotesi, un quarterback di riserva di buon livello e poco altro.

 

Ecco i pro nella sua scheda pre Draft: ottima altezza (6'4", pari a 194 cm) che gli consente di vedere bene oltre la linea, grande leadership, precisione e visione di gioco, caratteristiche fondamentali per il ruolo. Sulla sua scheda era appuntato anche il termine

, nel senso che quando commette errori ha la capacità di dimenticarsene subito e tornare a giocare tranquillo e lucido. Buona, ma non straordinaria, gestione della tasca e un'innata capacità di vincere la partita quando è in bilico (soprattutto nell'ultimo periodo). Inoltre, avendo giocato a Michigan una

, la transizione al gioco NFL sarebbe stata più facile da assimilare.

 

L'altra faccia della medaglia erano dei contro che, nella valutazione degli addetti ai lavori, sarebbero stati impossibili da colmare in quanto legati più che altro ad un deficit fisico. Eccone alcuni: atleta mediocre, praticamente incapace di evitare la

della difesa o di lanciare in movimento fuori dalle

(le lineette parallele su cui viene posizionata la palla). Ha buona presenza nella tasca ma tende a commettere errori quando la difesa riesce a penetrare. Fisicamente molto fragile, con una struttura fisica inadeguata per il livello NFL, anche se al college non ha praticamente mai saltato una partita. Ha un braccio modesto: buono sul corto, decente sul medio e nullo sul lungo. Pur avendo completato il suo percorso accademico, ha relativamente poca esperienza per un senior, essendo stato titolare per circa un anno e mezzo.

 



 

Il suo corpo non era quello di un quarterback, la sua corsa sulle 40 yard era così goffa da farlo sembrare un nerd all'inseguimento del bus per non fare tardi al laboratorio di chimica.

 



 

Non può essere lo stesso ragazzo che oggi è l'uomo immagine della lega, idolo dei più piccoli e marito di Gisele Bündchen, così bella da far sembrare Toni Braxton Whoopi Goldberg. Alla combine non c'era il vero Brady, forse un fratello o un parente lontano, una sorta di Digão, Hugo Maradona o Zizi Roberts. Anche Brady si diverte a scherzare su quei provini disastrosi e sulla notte del Draft, anche perché sa che la fortuna era dalla sua parte quella sera. Fortuna che risponde al nome dei New England Patriots che, al di là di ogni limite atletico, hanno sempre creduto in Brady. Hanno aspettato di sceglierlo al sesto giro perché in quell'anno hanno bisogno di tutto tranne che di un quarterback, potendo contare su Drew Bledsoe ventottenne.

 

Brady ha conquistato i Patriots nei colloqui individuali, mostrando una comprensione del gioco da

e analizzando lavagne di gioco. Inoltre Dick Rehbein (l'allenatore dei quarterback) e l'

Bill Belichick avevano studiato ogni singola azione di Brady a Michigan e vedevano in lui un giocatore in grado di adattarsi al sistema che avevano in testa. L'intuizione di Belichick è stata doppiamente geniale, perché anche per lui l'anno duemila rappresentava la prima stagione ai Pats e il suo sistema era fondato solamente sulle sue idee, riuscendo quindi ad immaginare un sistema di gioco e i suoi interpreti.

 

Le statistiche di Brady al college erano buone ma niente di speciale, però Michigan era una squadra equilibrata con un attacco ben bilanciato, molto fisico e con un buon gioco di corsa. Brady sapeva fare il suo, aveva fatto vedere gli attributi nei finali di partita e non mostrava sintomi della "sindrome di Clark Kent". Insomma, i pilastri della filosofia Patriots. Lloyd Carr,

di Michigan dal 1995 al 2007, garantì per Brady come leader e le sue parole avrebbero dovuto contare più di una qualsiasi corsa sulle 40 yard. Carr si è ritirato nel 2007 e in questi anni ha visto il programma sportivo di Michigan arrancare, perdendo l'equilibrio costruito in anni di duro lavoro. Dapprima, il suo successore Rich Rodriguez implementò la decisione folle di convertirsi alla

e, successivamente, il nuovo coach Brady Hoke non riuscì mai a ripristinare un sistema di football credibile; aveva poco talento e molti giocatori furono reclutati per un altro tipo di football. Ora i Wolverines hanno assunto Jim Harbaugh per resettare tutto e ripartire dal lavoro di Carr, perché quando costruisci un sistema puoi alimentarlo con i giocatori adatti, non per forza i più talentuosi o i più fisici. Richiede fatica, studio, intuizione e forza mentale. Questi elementi sono il filo conduttore tra i Wolverines di Carr, i Pats di Belichick e il successo di Brady.

 

L'esperienza a Michigan si rivela la scelta vincente, ma anche la più difficile. Dopo il primo anno da

(cioè fermo a guardare) Brady vuole lasciare e trasferirsi alla

, vicino alla famiglia che vive a San Mateo. A Michigan non vede possibilità di trovare spazio, nonostante si consideri più forte di chi gli sta sopra. Deve dimostrarlo.

 

L'input decisivo gli arriva da suo padre, che lo portava da bambino a vedere i 49ers di Joe Montana, idolo indiscusso di Tom. Anche per suo papà il trasferimento in California sarebbe stata la scelta più facile, ma Tom è stato cresciuto secondo una scala di valori precisi e in casa Brady non si molla alla prima difficoltà. Brady svolta mentalmente nel secondo anno. Non gioca molto, ma i suoi Wolverines vincono il titolo e il suo amico Charles Woodson (uno dei migliori defensive back di sempre) vince l'

.

 

L'anno successivo la competizione diventa ancora più serrata nel ruolo di quarterback, con tutti gli occhi puntati su Drew Henson. Ragazzo prodigio, reclutato come prossima star dell'università, con doti fisiche eccezionali e un braccio potentissimo. Oltre al football gioca anche a baseball e sembra più a suo agio in terza base che in una

. Henson inizia le partite, ma Brady le finisce e - soprattutto - le vince.

 

Proprio come nel primo anno di college, anche da professionista Brady rimane sostanzialmente a guardare per una stagione intera. Sa di poter contare sulla stima del

, che pur di averlo in squadra tiene sotto contratto ben quattro quarterback quell'anno - di solito il “buon senso” ne prevede al massimo tre.

 

Brady si presenta al suo secondo anno con una struttura fisica migliore, consapevole di dover lavorare ancora su tanti aspetti ma sicuro del suo gioco e dei suoi tempi di esecuzione, migliorati lavorando come un toro in allenamento. Il ruolo di Brady è quello di primo cambio di Bledsoe e il suo compito è di farsi trovare pronto in qualsiasi occasione. Per molti quarterback di riserva la grande occasione non arriva mai, mentre nella seconda partita della stagione Bledsoe lascia il campo per un infortunio serio. Come già detto non è una storia hollywoodiana e Brady, che ha a disposizione l'ultimo

della partita, esce sconfitto per 10 a 3 contro i New York Jets.

 

La stagione 2001 inizia con due sconfitte ma si chiude con il titolo. Brady diventa titolare alla terza partita e poco alla volta conquista l'attenzione di tutti. I tifosi Pats sono legati a questo titolo più di ogni altro perché, senza ombra di dubbio, ha segnato l'inizio di una dinastia e il passaggio di testimone tra Bledsoe e Brady. Tra le tante vittorie conquistate in quella stagione ce n'è una che, più di ogni altra, resterà nella storia di questo gioco: la sfida con gli Oakland Raiders sotto la neve. La partita è la gara più controversa degli ultimi anni per la così detta

. Insomma, è la partita del blitz di Woodson e del

non assegnato.

 

https://www.youtube.com/watch?v=5lNI-Uq_fww

Importante: se in questi ultimi 18 anni avete tifato per Charles Woodson, sia in versione cornerback che come safety, queste immagini vi faranno ancora male. Consigliamo due aspirine e questo video per riprendervi.


 

Non sappiamo se Woodson abbia smaltito la rabbia per quella chiamata (la NFL la considera un'interpretazione legittima, anche in campo fu rivista al replay), ma di certo non perde occasione per punzecchiare il suo amico Brady: "Se gli arbitri non avessero sbagliato quella chiamata, il suo record di 10 partite di playoff vinte consecutivamente non esisterebbe. Tom mi deve tutto, mi deve anche la casa. Sono il motivo per cui si è sposato una top model e sono la ragione di un sacco di cose. Tom mi deve tutto, perché gli arbitri hanno mancato quella chiamata”.

 

Da quella partita, come dicono gli americani, il nome di Tom Brady è “sulla mappa”, nel senso che è un personaggio ufficialmente di un altro livello. Woodson ovviamente scherza, ma in quella partita Brady sarebbe uscito da protagonista anche se avesse perso. Sotto la neve ha guidato una rimonta improbabile, ha lanciato per oltre 300 yard in situazioni precarie e con i running back totalmente fuori gara e, infine, ha corso (proprio lui!) l'unica meta dei Pats andando oltre i propri limiti. Come

per Prince,

per Michael Jackson o

per Notorious B.I.G., quella partita ha cambiato per sempre lo status di Brady. Un fuoriclasse assoluto.

 

Tenendo fermi i suoi pregi, aggiornare lo

è doveroso: a parte la mobilità FUORI dalla tasca, possiamo prendere quelli che erano i suoi difetti all'uscita dal college e ribaltarli completamente. Nel vedere il gioco e nel guidare i compagni è il quarterback perfetto, e neanche i titoli vinti possono raccontare il lavoro svolto dal punto di vista fisico e dello studio del gioco. Oggi il suo braccio è uno dei migliori della NFL, la pressione nella tasca non la sente, ha sviluppato un gioco di piedi da fiorettista, la

la evita con istinto e dall'uscita dal college fino al suo primo anno da titolare ha messo 6 kg di muscoli per assorbire i contatti.

 

Con l'ultimo Super Bowl vinto i suoi titoli sono quattro: 2001, 2003, 2004 e 2014. Vuol dire tredici stagioni ai massimi livelli, una continuità al limite delle possibilità umane. Il quarto titolo porta con sé anche paragoni pesanti con due dei più grandi quarterback di sempre: il suo idolo Montana e Terry Bradshaw (bandiera degli Steelers anni '70). I confronti portano a una sola domanda: Tom Brady è il migliore di sempre?

 

Brady ha cambiato questo sport per la continuità mostrata in questi anni e per la capacità di separare la parte mentale di questo gioco dalla dimensione fisica. La sua forza è il modo di pensare football e di farlo sulla stessa lunghezza d'onda del suo

. Nell'ultimo Super Bowl, giocato contro la difesa stellare dei Seahawks, ha reagito da campione a tre errori pesanti: due intercetti e un incompleto per Julian Edelman libero in

. Brady sapeva che quel gioco era perfetto ed è mancata solo la precisione del suo braccio, e a colloquio con il suo coach gli ha detto: “con gli accoppiamenti difensivi di Seattle questo schema lo rigiochiamo”. Eccolo!

 



 

Touchdown decisivo che spazza via dubbi ed errori. Ma in ogni Super Bowl vinto, oltre alla sua firma, c'è sempre quella di un gregario di lusso: dal kicker Adam Vinatieri fino al cornerback semisconsciuto Malcolm Butler.

 



 

Brady trasuda fiducia in se stesso e nella sua squadra, e chiudere la partita con la giocata decisiva di un suo compagno è il premio più grande che possa ricevere.

 



 

A Butler non è andata decisamente male, visto che Brady gli ha subito regalato il macchinone destinato all'MVP del Super Bowl.

 



 

Volete veramente sapere se è il migliore di sempre? Volete veramente fargli il torto di ridurre il football a un nome solo? No, non sarebbe corretto.

 

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