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Marco De Santis
Il portafoglio del Napoli 2018
08 giu 2018
08 giu 2018
Una guida ai ragionamenti economici che influenzano le scelte della dirigenza partenopea.
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Marco De Santis
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Il bilancio 2016/17 del Napoli ha chiuso con un attivo record di 66,6 milioni grazie agli effetti della plusvalenza dovuta alla cessione di Higuain (86 milioni). Questo risultato, unito a un Patrimonio Netto positivo di 122,6 milioni che garantisce ampiamente la presenza di coperture in caso di passivi futuri, unito anche alla totale assenza di debiti bancari e a un monte ingaggi pari ad appena il 50,5% del fatturato netto (quindi plusvalenze escluse e nonostante un aumento di questa cifra in termini assoluti da 85 a 101,6 milioni in dodici mesi; nettamente inferiore sia a quello della già virtuosa Juventus, di poco superiore al 60%, che alle richieste UEFA relative al Fair Play Finanziario questa soglia non dovrebbe superare il 70%) fa del Napoli la “regina” delle società finanziariamente sane del nostro campionato e un modello di sostenibilità economica per tutta Europa.

 

In questo quadro non fa quindi paura l’annunciata chiusura del bilancio 2017/18

, a causa di minori introiti dalle competizioni europee (dovuti alla prematura uscita nella Champions League nella fase a gironi seguita dall’immediata eliminazione in Europa League), oltre che di minori introiti da Market Pool (perché lo scorso anno aveva diviso la somma totale con la sola Juventus, quest’anno invece anche con la Roma). Vanno considerate anche le minori plusvalenze, stimabili oggi attorno ai 30 milioni (compresi gli obblighi di riscatto di Zapata, Pavoletti e Dezi che scatteranno a giugno e saranno verosimilmente inseriti nel bilancio corrente), notevolmente inferiori ai 106 milioni del 2017/18.

 



Pur non evidenziando motivi di preoccupazione, questa stima ci permette però di capire che anche il Napoli ha necessità di risultati europei o di plusvalenze, per non andare progressivamente a intaccare i conti societari. Nella prossima stagione la nuova distribuzione dei diritti televisivi italiani per i partenopei dovrebbe comportare (il condizionale è d’obbligo visto

) maggiori introiti per circa 11 milioni che già da soli vanno a coprire per più della metà i 30 milioni di plusvalenze del 2017/18 al momento assenti nel bilancio 2018/19.

 

La qualificazione come seconda del campionato italiano alla Champions League garantisce inoltre con la nuova distribuzione un incasso sicuro di circa 43 milioni, già vicinissimo alla stima degli introiti ottenuti fra Champions League ed Europa League nel 2017/18 (poco più di 45 milioni) e migliorabile in caso di risultati anche solo discreti nei prossimi match europei. Fin da ora si può quindi ipotizzare che nella peggiore delle ipotesi il Napoli (tenendo il monte ingaggi e monte e gli ammortamenti attuali) non potrà realizzare un passivo superiore ai 50 milioni nella prossima stagione, che sarebbe una cifra ancora sostenibile sia in ottica societaria (essendo inferiore all’ammontare del Patrimonio Netto) che per le regole del Fair Play Finanziario grazie all’utile del 2016/17.

 

Il Napoli quindi si approccia al prossimo mercato senza alcuna necessità di vendere i suoi migliori calciatori, ma quello che non è richiesto dai freddi numeri potrebbe invece accadere per altre motivazioni.

 

Numerosi calciatori del Napoli hanno una clausola rescissoria, che impedirebbe alla società di evitarne la partenza se questa venisse pagata. Va detto che l’arrivo di Ancelotti (che può essere considerato il vero “grande acquisto” del mercato per il palmarès ma anche per lo stipendio da allenatore di prima fascia, 6,5 milioni netti, che comunque non limita significativamente le possibilità di spesa del Napoli sul mercato vista la “salute” contabile della società, basti pensare che non è eccessivamente superiore a quanto guadagnava Higuain quando militava nelle fila dei partenopei) potrebbe aiutare a scacciare pensieri d’addio nella testa di molti calciatori, come Callejon (23 milioni e unica valida non solo per l’estero ma anche in Italia), Mertens (28), Albiol (8), Hysaj (50), Ghoulam (38), Chiriches (50), Maksimovic (55), Rog (60) e Zielinski (65).

 

Sembrano ad un passo d’addio Hamsik (in questo caso ci sarebbe un importante risparmio anche sul monte ingaggi visto che è uno dei quattro calciatori in rosa con uno stipendio superiore ai 3 milioni, insieme a Insigne, Mertens e Callejon) e Jorginho (che dovrebbe passare al Manchester City per una cifra vicina ai 50 milioni). Per alcuni la cifra d’acquisto è abbordabile, per altri meno, ma quel che è certo è che l’ammortamento residuo di praticamente tutti questi giocatori è molto vicino allo zero e quindi gli eventuali soldi incassati (dall’uscita loro o di altri giocatori) verranno in gran parte contabilizzati come plusvalenze e garantirebbero alla società non solo di avvicinarsi al pareggio di bilancio ma di poter far fronte a qualsiasi uscita con la capacità di reinvestire immediatamente gran parte dei soldi sul mercato alla ricerca di sostituti all’altezza.

 

Il tutto senza mai fare il passo più lungo della gamba, come da politica mai venuta meno nell’intera gestione De Laurentiis e ribadita anche nell’ultimo bilancio, in cui si sottolinea che gli investimenti indirizzati al potenziamento della prima squadra verranno sempre e comunque fatti “mantenendo inalterata la filosofia dell’investimento capace di dare frutti nel tempo”.

 



È difficile immaginare quindi l’arrivo di numerosi calciatori con un nome magari altisonante ma che, avendo superato i 30 anni, sarebbero buoni solo per un paio di stagioni e non adatti a portare un ritorno economico in caso di successiva cessione. Certo, Ancelotti potrebbe chiedere almeno un giocatore con maggiore esperienza internazionale, come potrebbe essere, ad esempio, Vidal o Dembelé a centrocampo, o ancora David Luiz in difesa in caso di partenza molto ben remunerata di Koulibaly. Molto più facile, però, attendersi investimenti anche importanti (in proporzione agli incassi dalle cessioni) per giovani talenti in rampa di lancio e dal grosso potenziale.

 

In questa ottica va visto l’acquisto di Verdi per 25 milioni, così come l’interesse manifestato per i difensori 26enni Meunier e Vrsaljko o per i centrocampisti under 23 Torreira, Fabian Ruiz, Praet e Rabiot. Per la sostituzione di Reina sembra favorito Areola (già allenato da Ancelotti e a rischio panchina al PSG in caso di approdo di Buffon) su Leno.

 

A differenza di quanto accaduto con Sarri, con Ancelotti c’è da attendersi infine un cambio di rotta nella gestione della rosa, con l’obiettivo di consegnare al nuovo allenatore un gruppo allargato di giocatori in competizione fra loro per un posto da titolare e poter affrontare con i ricambi adeguati sia gli impegni di campionato che quelli di coppa.

 

 

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