Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Marco De Santis
Il portafoglio del Milan 2018
24 lug 2018
24 lug 2018
Una guida ai ragionamenti economici che influenzano le scelte della dirigenza rossonera.
(di)
Marco De Santis
(foto)
Dark mode
(ON)

L’all-in progettato dal Milan l’anno scorso si basava su cinque pilastri: conquista di un posto in Champions League, notevole aumento dei ricavi da sponsor, conclusione di un Voluntary o Settlement Agreement con l’Uefa, rimborso o rifinanziamento del prestito di Elliott, crescita o stabilizzazione del valore di mercato di Donnarumma per sfruttarne la cessione con plusvalenza in caso di necessità di bilancio. Con una delle applicazioni pratiche della “Legge di Murphy” più riuscita della storia, tutto quello che poteva andare male è effettivamente andato male. Sesto posto in campionato, zero sponsor cinesi, mancato rifinanziamento con conseguente impossibilità di chiudere un Agreement con l’Uefa - situazione che ha portato la squadra a un passo dall’esclusione dall’Europa League. A tutto questo si è aggiunta un’annata non eccezionale di Donnarumma, per il quale è oggi difficile trovare un compratore alle cifre circolate lo scorso anno.

 


L’uscita di scena di Yonghong Li e la garanzia data dal Fondo Elliott all’Uefa di rimanere proprietario del club per almeno un triennio hanno permesso al Milan di riconquistare al TAS di Losanna la partecipazione all’Europa League conquistata sul campo. Il fondo dovrebbe essere garanzia di una proprietà più solida e credibile. Solidità e credibilità però vanno poco d’accordo con la politica di ricchi investimenti sul calciomercato portata avanti da Fassone e Mirabelli la scorsa stagione. Il Fondo Elliott, pur indicando come obiettivo di medio periodo il ritorno in Champions League, in ogni suo comunicato ha sottolineato che la priorità attuale è il risanamento finanziario del club.

 

Il risanamento da una parte ha portato un aumento di capitale di 50 milioni (erroneamente indicato da alcune fonti come “tesoretto per il calciomercato” quando in realtà serve per coprire i costi correnti e avere la possibilità di chiudere qualche acquisto senza aspettare le cessioni che comunque, come vedremo, sono necessarie) ma dall’altra deve avere come obiettivo primario, sottolineato comunque nei comunicati, il rispetto del Fair Play Finanziario e quindi il progressivo abbattimento dei debiti annuali del Milan verso il punto di pareggio di bilancio.

 

Nelle ultime settimane ci si deve quindi attendere un mercato molto più razionale del precedente, che abbia come obiettivo l’utilizzo delle plusvalenze e di eventuali risparmi su ingaggi molto pesanti per finanziarie pochi colpi mirati in entrata, la cui entità dipenderà direttamente dal successo delle operazioni in uscita.
Il bilancio 2017/18, secondo quanto comunicato dal club, dovrebbe chiudersi con un passivo di 75 milioni.

 

Per il 2018/19 verranno meno i 28 milioni di plusvalenze realizzate nei dodici mesi precedenti, ma dovrebbe aumentare di circa 7 milioni l’incasso per la cessione dei diritti tv nazionali. La differenza fra questi due numeri è quasi completamente compensata dalle plusvalenze realizzate con le cessioni di Niang e Lapadula, che dovrebbero essere contabilizzate in questa stagione. Impossibile prevedere se i 15 milioni ricavati dalla scorsa Europa League siano o meno ripetibili quest’anno: una delle possibili sanzioni della “Camera Giudicante”, alla quale il TAS ha rimandato il Milan dopo la riammissione all’Europa League, prevede la mancata elargizione dei premi Uefa conquistati nella prossima competizione europea. Pur non considerando questo rischio, il Milan dovrà comunque rientrare alla fine del mercato di una cifra ipotizzabile fra i 40 e i 55 milioni per indirizzare il bilancio verso il punto di pareggio.

 

Ciò non vuol dire che gli incassi per la cessione dei cartellini dei giocatori dovranno essere di 40/55 milioni superiori agli acquisti, ma che il Milan dovrà portare avanti un mercato simile a quello fatto l’anno scorso dall’Inter (chiuso con quasi 30 milioni di passivo nel costo dei cartellini ma con quasi 50 di attivo sul bilancio annuale contando plusvalenze e risparmi su ingaggi e ammortamenti).

 


Non è quindi a priori impossibile lo sbarco a Milano di uno fra Morata e Higuain, due attaccanti con costi simili per cartellino e ingaggio. Il costo del primo potrebbe più facilmente essere spalmato su cinque anni, vista la giovane età, e garantirebbe anche la possibilità di una plusvalenza futura, mentre il “Pipita” avrebbe probabilmente un impatto maggiore sui risultati sportivi ma rappresenterebbe un investimento più a rischio dal punto di vista economico.

 

Di sicuro i nuovi dirigenti rossoneri faranno di tutto per portare a Milanello una punta di alto livello, ma per permettersi uno dei due giocatori sopracitati e allo stesso tempo migliorare i conti sarà obbligatorio muoversi bene sul fronte cessioni. Per non andare a gravare ulteriormente sul monte ingaggi, sembrerebbe necessario l’addio di almeno un fra Bonucci (33,6 milioni di ammortamento residuo, 8,4 di ammortamento annuale e 13,9 di stipendio) e Donnarumma (0 di ammortamento residuo, 11,1 di stipendio). La cessione del primo per 40 milioni al PSG porterebbe un miglioramento nel bilancio di 28,7 milioni fra risparmi e plusvalenza (cifra simile a quanto peserebbero sul bilancio Morata o Higuain), mentre il secondo al momento non sembra avere offerte interessanti ma garantirebbe risultati ovviamente maggiori potendo contare per lui come plusvalenza l’intero costo del suo cartellino.

 




 

Attenzione anche a Suso, che ha un ammortamento residuo pari a zero, che potrebbe garantire un bel risparmio anche a fronte di una spesa equivalente per il suo sostituto (ricordando che le plusvalenze si contano tutte nella stagione in cui vengono realizzate mentre i costi dei cartellini si spalmano sugli anni di contratto). Oltre a queste operazioni, il Milan si augura di migliorare il proprio bilancio cedendo almeno due fra Kalinic (20 milioni di ammortamento residuo, 6,7 di ammortamento annuale e 6,5 di stipendio), André Silva (30,4 milioni di ammortamento residuo, 7,6 di ammortamento annuale e 3,7 di stipendio) e Bacca (12 milioni di ammortamento residuo, 6 di ammortamento annuale, 6,5 di stipendio).
Sul piede di partenza anche Bertolacci (5 milioni di ammortamento residuo e di ammortamento annuale, 3,7 di stipendio) e Locatelli (0 di ammortamento residuo, 1,4 di stipendio). La possibile risoluzione consensuale del contratto di Montolivo permetterebbe al Milan di utilizzare i 4,6 milioni lordi del suo stipendio per l’ingaggio di Badelj, pronto ad approdare al Milan a parametro zero.

 

Il Milan sembra potersi muovere su un crinale stretto, ma ora pare avere una direzione razionale.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura