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Alfredo Giacobbe
Il piano sbagliato per un derby
25 set 2017
25 set 2017
Un Torino troppo carico non segue le indicazioni di Mihajlovic e la Juventus ne approfitta alla perfezione.
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Alfredo Giacobbe
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La Juventus ha battuto il Torino per 4-0 in una sfida che, stando almeno alla classifica delle due squadre prima della partita, poteva essere considerato il primo banco di prova di questa stagione 2017/18. Gli equilibri della partita si sono spostati a favore della Juventus già da metà primo tempo, con il Torino sotto di un gol e con un uomo in meno, ma è giusto sottolineare come le scelte degli allenatori, soprattutto quelle di Mihajlovic, abbiano influito sullo sviluppo della partita sia prima che dopo il cartellino rosso ricevuto da Baselli.

 

Entrambe le due squadre, senza sorpresa, sono scese in campo con il 4-2-3-1, ma con diverse novità nella lista dei titolari: Mihajlovic ha confermato il giovane brasiliano Lyanco al centro della difesa e ha restituito la fascia destra a De Silvestri, portando Ansaldi su quella sinistra; mentre Allegri ha addirittura cambiato tutto il pacchetto difensivo rispetto all’uscita precedente, compreso il portiere, scegliendo per il centro della difesa Chiellini e Benatia, due giocatori in grado di contrastare la velocità degli attaccanti avversari (soprattutto Belotti). Allegri ha anche concesso un turno di riposo a Gonzalo Higuain, spostando Mandzukic al centro dell’attacco e inserendo Douglas Costa sull’ala.

 

La Juventus è riuscita fin da subito a risalire il campo attraverso un palleggio veloce - talvolta orizzontale ma volto a costringere l’avversario a muoversi da una fascia all’altra - e particolarmente efficaci si sono rivelati i movimenti coordinati di Cuadrado e Lichtsteiner.

 



 


Nell’azione qui sopra (siamo al quinto minuto di gioco) la palla arriva sul giro palla a Lichtsteiner. Lo svizzero evita la pressione di Niang scaricando su Cuadrado. È interessante guardare alle posizioni dei giocatori granata: Belotti si divide tra i due centrali avversari; Iago Falque è entrato nel campo seguendo Alex Sandro; Niang va in pressione su Lichtsteiner mentre Rincon segue Matuidi e Ljajic (fuori quadro) è alle spalle di Pjanic. Ancora più dietro c’è Baselli è su Dybala.

 

Questo appena descritto è il 4-1-4-1 che il Torino ha adottato in fase di non possesso, finché è stato in parità numerica ovviamente.

 

Nel dopo-partita, ai microfoni delle TV, Mihajlovic ha detto di aver preparato un sistema di pressione diverso da questo: con un iniziale 4-4-2, Belotti e Ljajic avrebbero dovuto disturbare la prima impostazione di Chiellini e Benati e se la Juventus fosse riuscita a superare la prima pressione il Torino avrebbe dovuto ripiegare all’indietro in un 4-1-4-1, grazie alla scalata di Ljajic sulla linea dei centrocampisti e a quella di Baselli tra le linee.

 

La differenza tra ciò che è stato preparato e ciò che è stato effettivamente portato in campo non è una sfumatura da poco, perché questo tentativo fallito di ibridazione di due sistemi difensivi, forse al di là delle possibilità e delle conoscenze attuali dei giocatori granata, ha fortemente influenzato lo sviluppo della prima parte del match.

 



 

Pochi secondi dopo il primo scatto mostrato, Cuadrado approfitta dell’uscita in pressione tardiva di Ansaldi per alzare la testa e calciare lungo, servendo lo scatto in profondità di Mandzukic.

 

Nello spazio che viene a crearsi tra Ansaldi, la posizione del mediano e la linea della difesa, va a infilarsi Dybala, che costringe Baselli a ripiegare per inseguirlo. In seguito Ansaldi andrà a raddoppiare sulla fascia con Baselli e l’azione si concluderà con un tiro di Cuadrado, arrivato a rimorchio e capace di penetrare ben dentro l’area di rigore.

 

La Juventus ha lavorato su questa debolezza del Torino ricercando questo tipo di azione per tutta la prima parte del match e la prima ammonizione di Baselli è arrivata in circostanze simili a quelle ora descritte (con Mandzukic che in quell’occasione verrà incontro a fare la sponda per Dybala che preso un metro di vantaggio a Baselli). In generale il meccanismo di pressione del Torino si è rivelato inefficiente, creando spazi troppo grandi da coprire per i singoli giocatori, che soprattutto si trovavano a difendere all’indietro anziché correndo in avanti.

 

Prima dell’espulsione la Juventus aveva già trovato il vantaggio, grazie a una palla recuperata da Pjanic direttamente dai piedi di Rincon, ben dentro la metà campo del Torino. In fase di non possesso i bianconeri hanno tenuto l’ormai consueto 4-4-2 compatto a protezione del centro del campo, volto soprattutto a negare lo spazio tra le linee agli avversari.

 

Sia Iago Falque che Ljajic sono stati costretti ad abbassarsi ai lati di Rincon e Baselli per toccare qualche pallone, mentre Belotti ha ricevuto solo assistenze difficili da gestire, costantemente pressato da uno tra Chiellini e Benatia, con l’altro un passo indietro in copertura sull’attaccante della Nazionale (ed è sintomatico che Belotti non sia riuscito a vincere un solo duello aereo contro i centrali avversari).

 

Le rare fasi di pressione alta della Juventus erano attivate da triggers ben precisi, come un retropassaggio verso i centrali o verso il portiere.

 



 

È in una di queste occasioni che si sviluppa l’azione del primo gol, intorno al sedicesimo minuto. la Juventus si alza in pressione su Sirigu e N’Koulou. Prima di ricevere il pallone, Baselli si gira alla sua destra per cercare un compagno, forse con la coda dell’occhio vede Rincon ma non vede Matuidi che si alza in pressione arrivando dal suo lato cieco.

 

Il francese sporca il passaggio di esterno di Baselli diretto proprio a Rincon; il venezuelano prova a controllare una palla rimbalzante nonostante la pressione contemporanea di Pjanic e Dybala. Conquistato il pallone sui 35 metri, Dybala batte Sirigu con un diagonale di sinistro dal limite dell’area.

 


Nel grafico delle posizioni medie si nota quanto influenti siano stati i terzini Alex Sandro e Lichtsteiner: in costante proiezione offensiva e superati solo da Pjanic per il numero di palloni toccati.


 


Dopo l’espulsione di Baselli al ventisettesimo, Mihajlovic ha inserito Acquah per Iago Falque e ha ordinato la sua squadra secondo un 4-3-2 con Ljajic, Rincon e Acquah a formare la mediana, Niang e Belotti di punta. L’attaccante italiano doveva poi rientrare sulla linea dei centrocampisti seguendo Matuidi, per formare una linea da quattro nelle fasi di difesa statica.

 

Questo richiesto a Belotti era un lavoro complesso e mai eseguito correttamente, che ha annullato la pericolosità offensiva del Toro e ha praticamente dato il via libera alla Juventus, che ha iniziato ad attaccare in costante superiorità numerica sulle due fasce.

 

I bianconeri sono arrivati al cross nel primo tempo 13 volte, 8 dall’espulsione di Baselli in avanti: uno dei traversoni partito dall’out sinistro ha innescato Cuadrado che poi ha appoggiato per il tiro al limite di Miralem Pjanic, che ha battuto Sirigu sul palo lontano per il 2-0.

 

La partita ha preso a quel punto una piega irrimediabile. Alla fine dell’intervallo, Mihajlovic ha di nuovo cambiato la sistemazione della propria squadra, ordinando i 9 uomini di movimento secondo un più coerente 4-4-1, con Belotti di punta, Niang e Ljajic sull’ala. Il cambio ha inizialmente permesso al Torino di difendere meglio l’ampiezza e di allontanare il giro palla della Juventus dalla propria area di rigore; e ha anche permesso ai granata di riproporsi in attacco, soprattutto sulla fascia sinistra dove Ansaldi riusciva a spingere in basso Lichtsteiner e a creare così lo spazio per le ricezioni di Ljajic ai lati di Pjanic, con lo sguardo rivolto alla porta di Buffon.

 

Il gol del 3-0 è arrivato su calcio d’angolo: Alex Sandro ha eseguito un movimento a ‘L’ partendo dall’altezza del dischetto del rigore e andando a incocciare il pallone di testa oltre la zona del primo palo, praticamente all’altezza del vertice dell’area di porta. Nessun uomo del castello difensivo granata è uscito dalla propria posizione incontro alla palla e all’avversario.

 

Questa rete ha definitivamente tagliato le gambe ai giocatori del Torino che sono usciti mentalmente dalla partita e hanno permesso agli avversari di gestire con tranquillità la partita e di fare accademia, arrivando al quarto gol nei minuti finali.

 



 


L’espulsione di Baselli ha compromesso la partita del Torino e va a rimpinguare un bottino tutt’altro che invidiabile: negli ultimi 7 Derby della Mole i granata hanno collezionato 21 cartellini gialli e 3 rossi. Resta da chiedersi se i toni belligeranti e i richiami alla lotta di classe di Mihajlovic in conferenza stampa non siano stati in fin dei conti controproducenti.

 

Un derby è la partita più semplice da preparare, lo ha ammesso lo stesso allenatore granata a fine partita, perché le motivazioni interne dei calciatori sono automaticamente alimentate dal fuoco della rivalità e dal senso di appartenenza. Ed è un peccato che il Torino, in definitiva, abbia fallito in questo modo la prima vera e propria prova di maturità stagionale. Il piano di Mihajlovic era complesso e ambizioso, avrebbe richiesto forse una maggiore freddezza nella sua applicazione e una maggiore calma nel gestire le situazioni difficili.

 

La Juventus di Allegri ha interpretato correttamente il proprio piano gara, uscendo meglio degli avversari dai blocchi. Poco altro si può dire su eventuali progressi dei bianconeri in una gara che si è messa in discesa quasi subito. Alcuni elementi apparsi in difficoltà nelle partite precedenti sembrano aver recuperato un po’ di condizione fisica, ed è certamente un buon viatico in vista del primo periodo difficile della stagione: ad ottobre la Juventus giocherà 7 partite, affrontando due volte lo Sporting Lisbona in Champions League e incontrando Lazio, Atalanta e Milan in campionato.

 

Potrei dire che ne sapremo di più sulla Juventus alla fine di questo ciclo, ma andrei incontro al dissenso di Allegri, che proprio sabato ha affermato che “le partite del girone d’andata non contano”. Se lo dice lui, devo quanto meno rifletterci sopra.

 

 

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